Unruly Child – Big Blue World – Recensione
Agosto 2019 è da ricordare come il mese delle grandi voci: esce infatti per Frontiers Music il nuovo album degli Unruly Child, formazione ormai più o meno stabilmente riunita dal 2010, che vede alla voce Marcie Michelle Free (conosciuta anche per i suoi lavori con i King Kobra e i Signal, e per alcune sue produzioni soliste), una delle ugole più apprezzate (in senso assoluto) dai cultori più appassionati del genere.
Al suo fianco sono ovviamente sempre presenti gli immensi musicisti Bruce Gowdy alla chitarra (Stone Fury, World Trade) e Guy Allison alle tastiere (Lodgic, World Trade, Doobie Brothers), di fatto i veri leader del progetto, che completano un terzetto tecnicamente sopra la media e tra gli storici del genere AOR, oggi ancora riunito per la realizzazione del pregevole disco Big Blue World.
Siamo di fronte a un platter – diciamolo subito – decisamente meglio prodotto rispetto al suo predecessore Can’t Go Home, che tanto soffriva invece con i suoi suoni piatti e poco dinamici. Qui invece – seppur senza raggiungere mai l’eccellenza – l’ascolto pare immediatamente più equilibrato ed amalgamato nel sound degli strumenti, con le chitarre che finalmente suonano davanti assieme alla voce e alle tastiere, sopra un buon groove di basso e batteria. Tutti i musicisti si riconfermano autori di prove ineccepibili: Bruce Gowdy colora il disco con le melodie della sua chitarra, e Guy Allison lo accompagna con altrettanta ariosità alle tastiere, permettendo alla Free di toccare le solite vette vocali senza mai sforzare la sua ugola, ma salendo gradualmente di tono con grande controllo e padronanza dei propri mezzi. Bene infine anche il songwriting, che porta a dieci tracce varie ed ispirate, nessuna di livello compositivo eccelso ma tutte piacevoli all’ascolto, e dotate di bei refrain melodici ed orecchiabili.
Apre il sipario Living In Someone Else’s Dream, una traccia costruita intorno a un ritornello di facile memorizzazione e a un bel gioco di chitarre e tastiere, che la rendono opener adatta a un disco come questo, con il suo essere frizzante e bella ritmata. All Over The World è invece un brano già meno diretto e più elaborato, ed è caratterizzato da una ottima chitarra, pura protagonista delle melodie. Dirty Little Girl pone invece maggiormente i riflettori sul cantato di Free, specie sulle strofe, e sui buoni arrangiamenti di tastiere, con Breaking The Chains a mettersi in luce nuovamente per gli arrangiamenti e per la sua bella atmosfera rilassata, al apri di una Are These Words Enough che è una carezza per le nostre orecchie, con il suo sound vellutato, classico, di grande raffinatezza.
Will We Give Up Today ha invece le caratteristiche tipiche della mid-tempo AOR, con qualche rimando chitarristico al sound dei Def Leppard ben riconoscibile sia nelle strofe che nel ritornello. Largo poi alla ballad piano-voce di Beneath A Steady Rain, intima e solitaria, egregiamente interpretata da Free, e che anticipa uno dei pezzi più esplosivi del lotto, The Harder They Will Fall, dal bel ritmo e groove, e con un cantato determinato, supportato da ottimi cori, e deciso al pari del resto degli strumenti. Chiudono infine il disco Down And Dirty, altro pezzo sostenuto da ottime prove strumentali, e da un sound più hard rock del predecessore, e la conclusiva The Hard Way, altra canzone ritmata che sigilla con la giusta energia questa nuova opera degli Unruly Child.
IN CONCLUSIONE
Senza particolari acuti, ma con un livello compositivo medio che si assesta su buone vette, Big Blue World suona come il secondo migliore disco degli Unruly Child dalla reunion ad oggi, secondo solo a Worlds Collide.
E’ sempre un piacere ascoltare la voce di Free, e sentire suonare i suoi compagni Gowdy e Allison. Tanto che, anche se i fasti del passato rimangono oggi giustamente un miraggio, ci sentiamo ampiamente soddisfatti di quanto ascoltato. Nonostante l’età, gli Unruly Child continuano a regalarci ottima musica.