L.A. Guns – The Devil You Know – recensione
Fra eccessi di ogni tipo, infiniti cambi di musicisti, estemporanei scioglimenti e sdoppiamenti di formazione vari, il 2019 segna l’anno in cui vede la luce il dodicesimo studio album della gloriosa band americana fondata dal chitarrista Tracii Guns nel lontano 1983. Dopo essersi esibiti separatamente per diverso tempo in due distinti gruppi che rispondevano allo stesso nome, Tracii e il cantante Phil Lewis si sono infine rappacificati, dando alle stampe il disco della reunion The Missing Peace nel 2017. Accolto forse con un po’ di scetticismo dalla critica e dai fan più accaniti, il lavoro del combo di Los Angeles ha sorpreso tutti, mantenendo per certi versi intatta l’atmosfera sudata e polverosa degli anni d’oro, pur uscendo sul mercato in un momento storico totalmente differente. Allo stesso tempo la band ha saputo convincere anche dal vivo, dopo qualche anno in cui le due diverse line-up riconducibili al “leggendario monicker” avevano arrancato in più di un’occasione. È ovvio che con queste premesse l’attesa da parte dei fan per il nuovo platter fosse spasmodica e le aspettative elevate. La copertina del CD, su cui campeggia una versione aggiornata del logo, ricalca quella del suo predecessore (a cui, forse per un errore, mancava il titolo stampato). Il booklet, di dodici pagine, contiene i testi ed un collage con le facce dei musicisti, fra i quali rispetto al precedente lavoro manca solamente il chitarrista Michael Grant, licenziato qualche tempo fa. Inserito il supporto fisico nel lettore, alzato il volume a palla e premuto il tasto play, dalle casse dello stereo esce la musica che ci si aspetterebbe di sentire. Chiamatelo sleaze rock, o se preferite dirlo “all’italiana” street rock, di certo gli L.A. Guns sono da considerarsi uno dei padri fondatori di questo stile caratterizzato, fra le altre cose, da un sound sporco e selvaggio, di derivazione punk. È quindi lecito da un gruppo che professa tale credo attendersi un disco dai suoni grezzi e in-your-face, ma questo non può mai giustificare carenze di produzione. The Devil You Know all’ascolto appare molto più come un demo che come un full-length album e questa, per quanto possa essere una scelta, è la caratteristica che ne abbassa irrimediabilmente il gradimento. Ed è un vero peccato, perché canzoni come la veloce e robusta “Rage”, la più quadrata e old-style “Stay Away” e la rock’n’roll oriented “Loaded Bomb” – che compongono il terzetto d’apertura – dimostrano che la premiata ditta anglo-americana Lewis/Guns sa mantenersi fedele alla linea e ha ancora delle cartucce da sparare. Certo qualche calo di intensità alla lunga si registra (e non mancano dei filler), ma questo può anche essere considerato un fattore fisiologico giunti al capitolo dodici della carriera. Quello su cui non si può chiudere un occhio, purtroppo, è la qualità della produzione che inficia pesantemente la resa e di conseguenza il giudizio finale.
IN CONCLUSIONE
Mettendo sul piatto della bilancia pregi e difetti, è impossibile andare oltre ad un sei politico: dopo la buona prova offerta da The Missing Peace, questo The Devil You Know è una mezza delusione…