Ce l’ho fatta, ho trovato un bug nel sistema (da ora im-)perfetto che regola le recensioni qui sul MelodicRock.it. Si può dare più di 100 su 100 di giudizio a un album, arrivando fino a 999. Ottimo. Anche perchè mi sembra questa l’occasione giusta per stravolgere le regole e cambiare le carte in tavola. L’ha fatto anche Jim Peterik d’altronde, che per il suo nuovo album della premiata ditta Jim Peterik and World Stage (intitolato Winds Of Change e in uscita il 26 aprile per Frontiers Music) ha tirato fuori dal cilindro non solo il grande disco che da lui sempre ci si aspetta, ma un nuovo e vero capolavoro da far ascoltare ai giovani per spiegare loro.. come si fa. Anche nei duemila, più di 35 anni dopo gli allora ’80s.
Qui:
- non si contano gli ospiti-superstar, quali Kevin Chalfant (ex-The Storm), Dennis DeYoung (ex-Styx), Matthew e Gunnar Nelson, Kelly Keagy (Night Ranger), Lars Safsund e Robert Sall (Work Of Art), Toby Hitchcock (Pride Of Lions), Danny Vaughn (Tyketto), Mike Reno (Loverboy), Kevin Cronin (REO Speedwagon), Jason Scheff (ex-Chicago).
- non si può rimanere che attoniti di fronte al team di musicisti formato dai batteristi Ed Breckenfeld, Dave Kelly e Colin Peterik, dai bassisti Klem Hayes, Bill Syniar e Bob Lizik, dal chitarrista Mike Aquino, e da Jeff Lantz in veste di arrangiatore orchestrale nel pezzo “You’re Always There”. Tutti ai loro massimi livelli, tutti capaci di dare il loro preziosissimo contributo alla realizzazione dell’opera.
- non delude la produzione. E’ nitida e avvolgente, retrò, ma moderna quanto basta per non risultare anacronistica.
- non ci si può stancare di brani sempre vari, perfettamente composti dal maestro Peterik. Senza giri di parole, il più grande songwriter del nostro genere.
- non manca neppure l’emozione unica di trovare un brano inedito cantato dal mai troppo compianto Jimi Jamison.
E allora largo alle emozioni vere della opener e title track Winds of Change, che vede come ospiti gli ottimi Danny Chauncey e Don Barnes dei 38 Special su un brano frizzante, positivo, arioso, fedele allo stile sempreverde e motivazionale di Peterik. Without A Bullet Being Fired mette Jim in duetto con Mike Reno su un pezzo decisamente ottantiano ed alle ritmiche incalzanti, ma è nel conubio con Dennis De Young degli Styx nel già singolo e video Proof Of Heaven che si squarciano i veli del tempio, e avviene la definitva risurrezione del genere rock melodico. La canzone, che trasuda teatralità, scomoda contemporaneamente Styx, Survivor e Queen, e risuona nei nostri impianti come un puro inno di early AOR, quello di fine anni ’70, con tutti i suoi coretti e le sue trovate pop, pomp e sinfoniche.
Vi ricordate i The Storm? Ecco allora Sometimes You Just Want More e Kevin Chalfant su un pezzo iper melodico, divertente, dinamico, che fa venire davvero voglia di muoversi. E ancora, come se fosse stata strappata via dal miglior platter dei Pride of Lions, Home Fires gode della epicità ed corposità vocale di un bravissimo Toby Hitchcock (speriamo sia un antipasto di un loro nuovo album). Bella!
Parentesi. I REO Speedwagon sono, proprio al pari dei Survivor, i fondamenti assoluti della mia storia di ascoltatore prima, e recensore poi, di AOR. Trovare la voce di Kevin Cronin prestata a una power ballad di Jim Peterik è per me come la realizzazione di un sogno, una di quelle cose che non credi mai possano accadere, ma su cui metti comunque il cuore sopra, e speri, speri speri.. Bene, Just For You è persino più grande di quanto mi aspettassi e, anche se molto essenziale a livello di songwriting (è di fatto una traccia semi-acustica), nella sua intima delicatezza suona come una delle più belle ballad romantiche che abbia mai ascoltato. Fine parentesi. Punto, e a capo.
The Hand I Was Dealt ci presenta uno strepitoso Danny Vaughn ai suoi massimi di espressività su una mid-tempo che ha il sapore lontano dei suoi Tyketto, ma in una veste più ricamata, di pura matrice Peterik. E Where Eagles Dare, con Lars e Robert dei Work Of Art, mi strappa un’altra standing ovation, per una traccia pop rock, atmosferica, originale, echeggiante, dal mood decisamente spirituale, che ci avvolge morbida l’orecchio e ci lava via il nero dei nostri ascolti più metallari (dai lo so che sotto sotto anche voi ascoltate gli Slayer, haha). Ad ogni modo, è una boccata di aria pura sotto forma di note, e melodia.
La rockeggiante I Will What I Want ha Kelly Keagy come ospite, e suona come un bellissimo motivo corale, frizzante come i migliori Night Ranger. Segue una nuova ballad, You’re Always There, interpretata da un super Jason Scheff su un arrangiamento molto classico, ricco di suoni, classico secondo lo stile dei Chicago. Un altro pezzo da antologia del genere, da brividi. Infine, il bell’hard rock stelle e strisce di Avalanche, con Matthew e Gunnar Nelson su una traccia molto stradaiola, lascia spazio al toccante commiato finale di Love You All Over The World, che vede alla voce Jimi Jamison. La chiusura perfetta, e qui le lacrime sono davvero difficili da trattenere…
IN CONCLUSIONE
Al di là dell’ironico giudizio del disco, Winds Of Change è un platter che rasenta la perfezione sotto tutti gli aspetti, e che riporta in auge quel tipico stile compositivo degli anni’80 sfruttando la bravura del miglior Jim Peterik compositore, e di tutti gli ospiti illustri da lui radunati.
Dodici tracce da antologia del genere AOR. Che altro serve aggiungere?