Steve Porcaro – Someday/Somehow – recensione
Nel mondo della musica troviamo tanti di quei musicisti che finiscono spesso in prima pagina più per i loro eccessi che per la musica effettivamente proposta: tweet al veleno verso ex compagni, atteggiamenti irrispettosi verso i fan, bravate dentro e fuori dal palco. Parlando di Steve Porcaro, ma sarebbe il caso di estendere il concetto a tutta la famiglia Porcaro, questi discorsi cadono miseramente. Un’intera famiglia dedita al mondo della musica, un insieme di musicisti dal talento innato e smisurato capace di ispirare intere generazioni. A partire dagli anni 70 e per tutti gli anni 80 Jeff, Mike e Steve hanno scritto pagine e pagine di storia della musica (la golden-age dei session-men della West coast) e citare tutte le loro collaborazioni sarebbe un’impresa titanica, riuscendo a spaziare dal rock al pop, jazz, blues con una disinvoltura rara. Con i Toto hanno raggiunto il successo planetario ma ci sono loro dietro l’album più venduto di tutti i tempi, quel “Thriller” di Michael Jackson, così per dire.
“Someday/Somehow”, primo disco solista di Steve Porcaro, non ha certo avuto una genesi semplice. Come ha affermato lo stesso musicista in varie interviste, diversi dei pezzi presenti nel platter sono nati originariamente negli anni 80 come brani per i Toto, poi rimasti incompleti o bocciati dagli altri membri del gruppo. Finiti nel dimenticatoio, Steve ha poi deciso di prendersi una pausa dalla band, dedicandosi alla composizione di colonne sonore o collaborando come songwriter per altri artisti (Yes, Jefferson Airplane) fin quando la sua vita non fu nuovamente sconvolta dalla malattia e successiva morte del fratello Mike. Perdere un fratello per la seconda volta (Jeff Porcaro morì tragicamente nel 1992) è stato un colpo durissimo. Riflettendo sull’imprevedibilità della vita, Steve decise così di rimettersi al lavoro tirando fuori e completando tutti quei pezzi che sarebbero andati a definire il suo primo disco da solista.