Stephen Pearcy – Smash – recensione
Il quarto disco solista di Stephen Pearcy esce quasi in sordina, soffocato dall’illustre passato (…anche recente) della band madre, con quel Infestation del 2010 che aveva fatto tornare i Ratt ai fasti di un tempo grazie ad un album di gran levatura.
Soffocato dalla pantomima tragicomica degli ultimi anni dove il batterista Bobby Blotzer si è arrogato unico proprietario del nome Ratt, portando in tour (…per fortuna solo negli Stati Uniti) una formazione posticcia e pasticciata e facendo alterare i rimanenti membri originali della “fu” grandiosa band di Los Angeles. Avvocati con le bave, dichiarazioni al vetriolo e asce di guerra dissotterrate per dar battaglia al “traditore” con le news intasate da commenti dei protagonisti in una guerra da “tutti contro tutti”.
Ed è un vero peccato perché Smash è senza dubbio un ottimo album, probabilmente il miglior album solista del riccioluto singer dei Ratt. Coadiuvato da una formazione che vede Erik Ferentinos (ex Mad Architect) come chitarrista e suo partner in crime in fase di scrittura, Matt Thorne (già nei Mickey Ratt con Stephen e successivamente nei Rough Cutt) al basso e tastiere e per finire il mai dimenticato ex drummer dei White Lion Greg D ‘Angelo.