Perchè ho impiegato così tanto tempo a far uscire questa recensione? Beh, credo soprattutto perchè, prima di scrivere questo articolo, ho dovuto lasciar spegnere il grande entusiasmo che provavo nell’aver tra le mani il nuovo album di una delle maggiori leggende che la storia dell’hard ‘n’ heavy conosca, gli Scorpions. Non potevo infatti recensire in modo oggettivo un disco, questo Return to Forever, che soltanto qualche anno fa, di fronte all’annuncio dello scioglimento del gruppo tedesco, nessuno avrebbe mai e poi mai pensato di poter ascoltare. Specie con questa qualità!
Ok, lo sappiamo tutti, Return to Forever non sarà mai il capolavoro della discografia degli Scorpions, e forse neppure un platter sul livello di Sting in the Tail (2010), ma guardate che cinque anni di distanza, visti nell’ottica di cinquant’anni suonati di carriera, sono davvero tanti, e il (leggero) calo è ben che motivato. Pensateci bene, mica in tanti possono permettersi di pubblicare un album degno di un otto pieno in pagella a (e qui prendo Rudolf Schenker come esempio) 67 anni di età! Un disco che, tra l’altro, riesce a racchiudere al suo interno almeno tre/quattro gemme hard rock niente male, che fanno invidia a centinaia e centinaia di formazioni più giovani, più arrembanti, più fresche presenti sulla scena. Insomma, a conti finiti, e scemato il tripudio smisurato dato dai primi ascolti, resta tra le mie/nostre mani un album quantomai solido ed ispirato, che non sfigura affatto nella discografia dei nostri, come magari poteva fare lo scialbo Comeblack (2011). O sbaglio?!
Così, Going Out With A Bang è una opener energica ed elettrizzante, forte del grande riffing solido e compatto del navigato duo composto da Rudolf Schenker e Matthias Jabs, capace di dimostrarsi in grande spolvero fin dal pronti-via. Il primo vero sussulto ce lo da però il singolo We Built This House, immenso componimento hard rock capace di spingere verso un ritornello da cardiopalma, vera essenza del rock, inno per le generazioni a venire, da cantare e ricantare ancora a squarciagola. Enorme! Successivamente, Rock My Car punta ancora sull’energia e sull’adrenalina, ma non riesce più di tanto a brillare al di là di un refrain da stadio. Ci pensa la super power-ballad House Of Cards a ristabilire i livelli che cercavamo, con un cantato di Klaus Meine a cinque e più stelle, e un felling degno solo dei giganti, per un pezzo commovente, e ricco di sentimento. Molto piacevole anche All For One, canzone rock ben strutturata e dal bel ritmo, un po’ nello stile dei Twisted Sister, e buona Rock n Roll Band, cavalcata tra rock e metal che trasmette positività ed energia, che apre a Catch Your Luck And Play, altra hit del disco grazie ad un sound molto radiofonico, in perfetto stile anni’80.
Si riparte, e i battiti quasi pop di Rollin’ Home deliziano gli ascoltatori più giovani e abituati ai motivetti moderni, mentre Hard Rockin’ The Place torna a presentare le chitarre in primo piano, in un pezzo roccioso e di buona fattura, che rimanda ancora agli ’80s della band tedesca. Altra hit da tenere sotto conto è la ballad Eye Of The Storm, nostalgica e solitaria nel mood, un po’ alla Gotthard nello stile, e con lei (dopo la discreta The Scratch) brilla di luce propria la cremisi Gypsy Life, altro grande componimento di questo lotto, forte di un testo toccante e di sensazioni crepuscolari, da cuore in mano.
PS: Consiglio ai lettori l’acquisto dell’edizione deluxe dell’album, contentente quattro canzoni degne di nota e differenti tra loro (in rilievo in particolare The World We Used To Know e Who We Are), ulteriori valori aggiunti di questa ottima release.
IN CONCLUSIONE
Non ci pensino neanche lontanamente gli Scorpions a sciogliersi! Altro che farewell tour e album di addio, ascoltando Return to Forever (che, lo ripeto, qualche calo e difettuccio qua e là lo ha) ci si rende conto di quanto sia alto lo stato di forma di questi giganti del rock, e di quanto la scena moderna abbia ancora bisogno della loro musica!
Long live Scorpions, long live..