King Kobra – II – recensione
Il Re Kobra è morto, il Re Kobra è rinato… viva il Re Kobra. So che può sembrare una frase da seri problemi mentali, ma in realtà ha un suo senso, e brevemente spiega la genesi che ci ha portato tra le mani questo II.
Esisteva una band chiamata King Kobra con un certo Mark (ora Marcie) Free alla voce che faceva un (gran bel) melodic rock patinato anni ’80 (vi ricordate Never Say Die, colonna sonora di Iron Eagle, Aquile d’acciaio?). Quella band ora non esiste più e questo deve essere ben chiaro a chi si sentiva legato a quel moniker e vuole continuare nella lettura di questa recensione… il Re Kobra è morto!
Come un buon serpente però, più che morto, ha cambiato pelle. Dal 2011 tornano infatti i King Kobra con un cambio notevole che vede la voce di Paul Shortino sostituire Free e soprattutto da li in avanti il sound della band si ricarica e si adatta alla voce unica del suo nuovo frontman e diventa un hard rock classico classico, il re Kobra è rinato!
Se ci seguite da un pò di tempo o solo avete letto la recensione del “ridebutto” (terzo nella loro storia)) dei King Kobra (la trovate qui) sapete anche che, cambio di genere a parte, il ritorno del Kobra si è rivelato più che valido… viva il Re Kobra!