Revolution Road – Revolution Road – recensione

Alzi la mano chi ha sentito in questi anni la mancanza di una voce come quella di Stefan Bergreen.
Bene, voi non potete vedermi ma entrambe le mie mani stanno cercando di congiungersi al cielo! Se invece, come potrebbe essere benissimo successo, voi siete tra quelli che in questo momento si stanno chiedendo chi sia Stefan Berggren ed il perchè di tutta questa mia insensata euforia… ecco, giusto così vi butto li un “Snakes in Paradise“!
Bene vedo che ora non siamo solo più in due ad avere le mani alzate ma si è aggiunta un pò più di gente, ma (purtroppo) se alzo gli occhi sulla platea di fronte a me vedo ancora molti sguardi in cerca di risposta.
Non mi sento di denigrare o additare chi non riesca a mettere a fuoco il nome di Stefan Bergreen o quello degli Snake in Paradise, infatti i “natali musicali” dello Svedese Stefan cadono proprio in quello che con il senno di poi e per i sopravvissuti può essere definito il periodo più buio della storia del melodic e hard rock… gli anni ’90!!!
La sua carriera professionale infatti inizia a vedere la luce proprio nei primi anni ’90, periodo in cui invece le luci del genere andavano cominciando ad affievolirsi sempre più per arrivare ad essere un timido lumicino a fine carriera degli Snakes (Snakes in Paradise – 1992, Garden of Eden 1998, Yesterday and Today – 2001, Dangerous Love – 2002).
Il gruppo però riuscì comunque ad esaltare i pochi estimatori rimasti in quegli anni con un melodic hard rock pieno di cori e grandissime melodie a cui su tutto inconfondibile si appoggiava la voce forte e vibrante di Stefan.
Saltiamo a piè pari il resto della storia (che comunque passa anche per altri nomi quali Company of Snakes e Razorback) fino ad arrivare ad oggi, dove, chi se non l’uomo AOR del momento poteva riuscire a riportare dietro ad un microfono e sulle giuste note la voce di Stefan? Stiamo parlando proprio di Alessandro Del Vecchio che in combutta con il mastermind della Avenue of Allies, Gregor Klee, ha pensato bene di mettere su una band di tutto rispetto (Francesco Marras – chitarre, Carmine Martone – chitarre, Paul Logue – basso, Francesco Jovino – batteria) e di buttare letteralmente in pasto a Berggren una serie di pezzi che… beh, il “che” lo scopriamo fra poco…

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Gli Eden’s Curse omaggiano Dio e i Dokken nel loro nuovo album

eden's curseArriva direttamente dal myspace ufficiale degli Eden’s Curse, la notizia che il nuovo album “Trinity”, in uscita nella seconda metà di Marzo, conterrà ben due cover: la prima è “Rock ‘n Roll Children”, classico immortale di Ronnie James Dio, una delle voci più importanti e rappresentative del metal, scomparso lo scorso anno a causa di un cancro allo stomaco, mentre la seconda è “Unchain The Night” dei Dokken, seconda traccia di “Under Lock And Key”, album del 1985 .

Per Michael Eden, cantante della band, l’inclusione di Rock ‘n Roll Children è un tributo dovuto a uno dei più grandi frontman e vocalist nella storia del rock e del metal. Con la sua grinta, con la sua passione per la musica e con l’umiltà che solo una grande persona come lui può avere, è riuscito a entrare di diritto nell’Olimpo dei grandi musicisti, vendendo milioni di dischi e influenzando tantissimi cantanti nelle generazioni future, tra cui lo stesso Eden.

E’ invece Paul Logue, bassista della band, che spiega la presenza di Unchain The Night all’interno del nuovo album. Essendo i Dokken una delle maggiori influenze della band insieme ai Queensryche e i Pink Cream 69 (di cui Dennis Ward, produttore di Trinity è il bassista) era doveroso omaggiarli registrando la loro personale versione di Unchain The Night, visto che oltretutto la stessa canzone veniva spesso suonata dalla band in sala prove. Logue conclude il suo intervento auspicando una possibile reunion dei Dokken con George Lynch, reunion che renderebbe felici tantissimi fan della band americana.

Ecco gli indirizzi del myspace della band e della pagina ufficiale su Facebook dove poter ascoltare i sample delle due cover:

Myspace Official Page

Eden’s Curse Official Page on Facebook

Dopo la notizia della partecipazione di James LaBrie, cantante dei Dream Theater, in un duetto con Michael Eden nella canzone “No Holy Man” e come corista in tutto il nuovo album, si può affermare con tranquillità che Trinity si propone già come una delle gemme più preziose in uscita in questo 2011, e noi italiani dovremmo essere pure un po’ onorati vista l’entrata nel gruppo come tastierista di Alessandro Del Vecchio, musicista nostrano di alta classe, che non solo ha scritto il pezzo del duetto, ma ha affiancato LaBrie nei cori di tutto il disco.