Uno dei vocalist più riconoscibili e per questo amati della scena AOR internazionale, il mitico Steve Overland, tornerà nei negozi il 21 ottobre 2016 con Contagious, il suo quarto album solista in uscita per Escape Music.
Due anni dopo lo straordinario Epic, tra i dischi dell’anno nel 2014, il fan del melodic rock più ottantiano potrà così godere di un nuovo tassello importante nella carriera del cantante inglese. Questa volta supportato dal talento chitarristico e compositivo di Tommy Denander, Overland si affida a Lars Chriss per la produzione e il missaggio (il mastering è invece a cura di Mike Lind), ed è questa ahimè l’unica nota dolente per ciò che concerne l’analisi del disco, in quanto la produzione appare deficitaria nei suoni, assai plasticosi e poco dinamici, proprio e soprattutto nella batteria dello stesso Chriss. Un peccato che può essere giudicato veniale per i più, ma che non sfuggirà all’orecchio più minuzioso e attento, e che certamente comprometterà l’ascolto di coloro che sono abituati a ricercare la perfezione sonora nei dischi della loro collezione.
Espresso ciò per dovere oggettivo di recensore, trovo necessario altresì riconoscere la bellezza e la varietà degli undici brani contenuti in questo platter, con una prova canora dello stesso Steve nuovamente sopra le righe, di un altro livello. Le note che pennella la voce dei leggendari FM se le possono davvero permettere in pochi, ve lo assicuro, e una opener eccellente come Doctor My Heart può essere ritrovata solo in un pugno di pubblicazioni presenti sul mercato 2016. Una bomba di feeling e melodie catchy, che apre alla altrettanto efficiente Easy On Me, con quelle sue tastiere di sottofondo che appaiono al 100% ottantiane, d’altri tempi. Molto divertente e riuscita è anche Edge Of The Universe, che pone ancora sugli scudi le tastiere di Mark Stanway e il lavoro chitarristico di un Denander in formissima, fino al ritornello arioso, tutto da cantare, e non è da meno la mid-tempo/ballad Every Lonely Night, un acuto di vocalità magnifiche, delicata e con il cuore in mano, forse una delle tracce più belle del lotto grazie al coro e contro-coro del suo refrain.
Raffinata e calda di emozioni appare poi anche la delicata Wildest Dreams, una traccia dal grande mood e dal bel feeling, con Intoxicated che alza il ritmo e sprigiona una energia rock più decisa, ma non meno musicale, prima che Define Our Love lasci nuovamente spazio al sound da ballad, per un brano bluesy che permette a Overland di sprigionare tutta la raffinatezza del suo timbro. Calda, ritmata e sensuale è Pocketful Of Dreams, mentre Making Miracles ha qualcosa del sound hard rock anni’80 dei mitici Great White, specie nell’approccio della chitarra. Ci si appresta infine a chiudere, ed ecco allora a Back Where I Belong il compito di alzare il tiro su un pezzo settantiano, ma sostenuto, che apre alla finale Unforgiving World, una cavalcata rock melodica ricca di chitarra, tastiere e di un bel groove di basso. Divertente!
IN CONCLUSIONE
Pur non riconfermandosi sui livelli assoluti di Epic, il buon Steve Overland piazza un altro colpo grosso all’interno del mercato discografico, candidandosi per un posto di rilievo anche nelle classifiche di questo 2016.
Ormai il nome Overland è diventato a tutti gli effetti un sinonimo di garanzia, e di musica di classe e di assoluta qualità. Ancora una volta, imperdibile!