LA COSTELLAZIONE SEPOLTA: EUROPE, WHITE SISTER, OUTSIDE EDGE, PREVIEW E MARK FREE

L’idea di questo articolo è nata una sera, mentre spulciavo nel mio archivio personale, nato da un’incessante opera di ricerca nei meandri nascosti dell’aor durata anni, e che continua tuttora senza sosta. Era mia intenzione scrivere un’altra recensione su uno di quegli album che qui su melodicrock definiamo gemma sepolta. Ma scorrendoli uno dopo l’altro, mi sono accorto che erano davvero troppi, smarriti nel buio delle notti eighties. Pezzi splendidi, custodi eterni di un’epoca, che per perversi giochi del destino non hanno mai visto la luce. E allora mi sono detto che sarebbe stato giusto realizzare un articolo che li racchiudesse tutti. Un articolo che una volta per tutte rendesse giustizia a questa costellazione sepolta di tesori.

E’ stato difficile fare una selezione, perchè all’interno del genere aor sono molti i gruppi che possiedono pezzi mai pubblicati. Potrei citare Bon Jovi, Def Leppard, House Of Lords, Harem Scarem, Roxus e molti altri.

La mia idea era però individuare i pezzi veramente notevoli, quei pezzi, cioè, che se pubblicati avrebbero potuto dar vita a lavori aor di livello eccelso e avvicinabili ai classici del nostro genere.

Siete pronti allora per tornare indietro nel tempo con me? Ascoltate.. Quei chorus echeggiano ancora in qualche sala di registrazione vecchia e impolverata di Los Angeles, come anime urlanti attaccate alle pareti, non si rassegnano al passare del tempo e coltivano ancora la speranza di vedere finalmente la luce.

Devo partire per forza dagli Europe. Chi mi legge su melodicrock saprà bene quanto disprezzi gli Europe di oggi, che hanno abbandonato l’aor per diventare una band di marionette imbolsite senza identità. Ma sia chiaro che, invece, gli Europe dell’anno del Signore 1986 hanno a mio avviso rappresentato l’apice assoluto che l’aor abbia mai raggiunto, oltre che essere stata la band capace di avermi fatto innamorare del genere. D’altronde non sono, forse, Lovechaser?

Ebbene, tra il 1989 e il 1990, gli Europe incisero dei brani che avrebbero dovuto far parte del loro album Prisoners In Paradise. Tra questi è compresa Little Sinner. Questo pezzo, se prodotto in modo serio, avrebbe potuto essere una hit pazzesca. Tempest canta come un Dio e la melodia gioiosa e calda è esattamente quello che amavo degli Europe e quello che hanno smarrito oggi. Inutile dire che basta Little Sinner per incenerire l’intera discografia degli Europe dalla reunion in poi.

Passiamo agli White Sister, monumentale band che con l’omonimo album del 1984 realizzò uno dei migliori lavori aor della storia. Ebbene, sul finire degli anni ottanta anche gli White Sister scrissero pezzi che mai finirono pubblicati. Una scandalosa ingiustizia, perchè i brani sono fantastici. Potete ascoltare First Time Forever e One Way Love. Le loro famigerate tastiere esplodono dirompenti, e i chorus vi catapultano negli eighties di violenza!

Continuiamo con gli Outside Edge, band inglese formata dai fratelli Farmer. Qualcuno di voi avrà forse letto le mie recensioni su Running Hot e More Edge, i loro due lavori del 1986 e del 1987. Purtroppo gli Outside Edge non riuscirono a pubblicare l’album successivo, dal titolo Call Me, datato 1990. Il lavoro, pur non arrivando ai fasti di Running Hot, racchiude ottimi brani, come Kiss Of Judas, Ghost In Your Heart, Losing Control, Teardrop, House Of Love e Hot Touch. Il loro space aor suona vivido più che mai, e le loro tipiche melodie eighties provocano brividi a non finire.

Proseguiamo ancora una volta con un solo pezzo dei Preview, la band di Jon Fiore, che nel 1983 realizzò un buon album aor. Beh, qualche anno dopo i Preview incisero alcune canzoni che avrebbero dovuto essere il loro secondo lavoro. Tra questi si trova quello che, a mio avviso, maggiormente spicca, all’interno del mio articolo. E’ un vero e proprio delitto capitale poterlo sentire solo con il suono cupo e strozzato della demo, perchè Find My Way Back To You aveva tutto per diventare uno dei brani aor più belli mai realizzati. Il chorus è spettacolo puro, ti si stampa in testa e lo vorresti cantare all’infinito!

Finisco questo viaggio nel passato con Mark Free. Mark Free è senza ombra di dubbio uno dei miei tre cantanti preferiti. La voce cristallina e ipermelodica si associa alla perfezione al genere aor. Mark Free è la voce aor per eccellenza. Ma per uno strano scherzo del destino proprio Mark Free non ha mai raccolto il successo che avrebbe meritato, partecipando a progetti fenomenali, come Signal e Unruly Child, poi tramontati troppo presto. L’album che i Signal realizzarono nel 1989, Loud And Clear, è un fulgido esempio di aor stellare, capitanato dall’opener Arms Of A Stranger, uno dei pezzi più belli della storia del genere. Ebbene, Mark Free, a dispetto della sfortuna che attanagliò la sua carriera, fu un artista estremamente prolifico. Esistono decine e decine di suoi demos mai pubblicati. Tra l’altro, mi chiedo perchè certe etichette discografiche specializzate in aor continuino a pubblicare lavori obiettivamente inutili di band che non hanno nulla da dire, quando potrebbero pubblicare una compilation ufficiale dei pezzi unreleased di Mark Free. Questo è veramente un mistero.. Tra tutti menziono Nobody Gets Out Alive (pezzo scritto con i Signal che avrebbe dovuto far parte di un loro secondo lavoro.. e anche qui lacrime..), Innocent (pezzo cristallino per eccellenza, dove la voce di Mark esplode e divora tutto il mondo circostante), You Do It For Love e If It Was Love (ballata perfetta, che vari gruppi di oggi pagherebbero oro per poterla pubblicare).

Ebbene, cosa accomuna questa costellazione sepolta di tesori? In verità, solo questo: il fatto di essere stati creati troppo tardi, fuori tempo massimo, in un periodo storico in cui l’aor non riempiva più gli stadi e le industrie discografiche stavano già strizzando l’occhio alla tristissima desolazione del grunge.

Ebbene, amici, non vi sembra che sia giunta l’ora di fare un po’ di giustizia?

Outside Edge – Running Hot – Gemme Sepolta

Il passato dell’ AOR nasconde perle inesplorate, solo sfiorate, ingiustamente passate sotto silenzio. Il tempo passa con cadenza inesorabile, e la polvere si accumula su alcuni capolavori, che avrebbero invece meritato fama e gloria.
Questa mi è sempre parsa una grande ingiustizia. La mia idea di riscoprire gemme dell’AOR rimaste quasi sconosciute, che ringrazio Denis (direttore di MelodicRock.it) di aver condiviso, nasce proprio da qui: un atto di giustizia.
Mi piace l’idea di iniziare la mia collaborazione con melodicrock.it parlandovi degli Outside Edge.
Il sound di questo gruppo, intriso della più profonda delle anime Eighties, mi è entrato dentro fin dal primo ascolto, ormai più di dieci anni fa, senza andarsene più. Non ho più trovato sonorità simili, se non qua e là, sporadicamente, in particolare, forse, negli White Sister del 1984, e per quanto riguardo lo spettacolo tastieristico, nei Giuffria.
Gli Outside Edge venivano dal Regno Unito e nascevano dalla mente dei gemelli Tom e David Farmer.
Si trattava di AOR, su questo non ci sono dubbi, ma un AOR che dovrei definire “unico”, e uso questa parola non a caso.
Profondamente diverso e molto più d’impatto rispetto all’Hi Tech del tempo, carico di dirompenti scie di tastiere, gli Outside Edge avevano creato un sound dall’atmosfera magica e spaziale, quasi futuristica. Quasi si potrebbe definirlo “space AOR”.
Nel 1986 gli Outside Edge uscirono con Running Hot, che era in realtà il loro secondo lavoro. Il primo omonimo, datato 1984 e dal sound ancora immaturo, era uscito solo in Francia, e distribuito in pochissime copie.
Nel 1987 uscirono con un nuovo disco, dal titolo More Edge, che per problemi contrattuali non vide mai la luce, se non nel 2000 grazie ad una lungimirante reissue. Esiste poi un quarto e ultimo lavoro della band, datato 1990, dal titolo Call me, mai pubblicato su CD. Sia More edge che Call me sono lavori spettacolari ma è giusto considerare Running Hot il lavoro più rappresentativo, e in assoluto il migliore.
Un disco come Running Hot uscito nell’anno del Signore 1986, in piena Golden Era per l’AOR, era nato per sfondare. Eppure Running Hot passò quasi inosservato. Un pazzesco, bellissimo mistero.

L’album è aperto da Heartbeat Away, un mid-tempo tra i più maestosi che io abbia mai ascoltato.
Poi parte Wait, un altro monumentale mid-tempo, spettacolare il bridge che precede il chorus struggente ai massimi livelli. Fu il primo pezzo degli Outside Edge a stamparsi nella mia testa.
Louella offre un’atmosfera un po’ più scanzonata, ancora un altro travolgente bridge, e un solo di sax da pelle d’oca.
Don’t be a Hero esprime il lato duro della band, ed è la sontuosità fatta a canzone, maestosa e futuristica. Sarebbe stata una perfetta colonna sonora per il film Terminator uscito solo due anni prima.
Running Hot è il pezzo più rappresentativo dell’album, e forse di tutto il repertorio degli Outside Edge. Ascoltare Running Hot è come salire su una navicella spaziale, perdersi tra le galassie, tuffarsi in buchi neri e tornare poi a casa carichi come molle!
Don’t leave me tonight è a mio avviso il pezzo più classicamente aor dell’intero album. Un altro mid-tempo con un chorus travolgente, che se fosse comparso in Hysteria dei Def Leppard sarebbe diventato un loro must.
You è la prima ballata dell’album. Grande atmosfera.
Heartbreaker aumenta lentamente il rirmo, esplodendo in un chorus epico.
Hold on è la seconda ballata, altro pezzo di profonda suggestione futuristica.

IN CONCLUSIONE

Potremmo descrivere lo “space AOR” degli Outside Edge come una tempesta di futuristiche melodie, trasportate da un tappeto di fruscianti e roboanti tastiere.
Credo che liberare Running Hot dalla polvere dei decenni, e assurgerlo a nuova vita sia un atto di giustizia per ogni amante dell’AOR.
Basta farsi trasportare dalle ali di queste tastiere, salire sulla navicella spaziale, e correre tra le galassie insieme a loro!