Sinner – One Bullet Left – Recensione
Lunga e silenziosa la carriera dei Sinner. Formati nel 1982 in quel di Stoccarda per volontà del mastermind Mat Sinner, che ricopriva e ricopre tutt’ora anche il ruolo di cantante/bassista, la band ha saputo attraversare indenne ben 3 decenni mantenendo intatto lo spirito del rock diretto e senza fronzoli, pur senza affermandosi come realtà musicale di successo. Dopo un periodo in cui la proposta musicale era devota ad un power metal piuttosto classico, il gruppo teutonico sembra tornato negli ultimi a quello che era il sound e il genere proposto agli albori della sua nascita: un hard ‘n heavy solido con chiare influenze Thin Lizzy, eterna ed importante ispirazione per il biondo Mat. Trovando probabilmente nei Primal Fear (fondati insieme Ralf Scheepers nel 1998) la sua personale valvola di sfogo nel power, e dilettandosi in vari lavori di produzione/mixing/songwriting negli ultimi anni (Kiske/Somerville, Kimball/Jamison ecc.), Mat Sinner risveglia la sua band sfornando “One Bullet Left” con una formazione praticamente inedita: nuovi arrivi sono il signor Andre Helgers (Rage) dietro le pelli, Alex Beyrodt (Primal Fear, Voodoo Circle), amico e compagno dello stesso Mat in diverse band ed Alex Scholpp (Tarja). Contando anche Christof Leim, già presente negli ultimi precedenti lavori, il numero di chitarristi sale a ben 3 elementi. Scopriamo subito se questa particolare scelta si sia rivelata vincente nel sound complessivo del nuovo disco:
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