Con 17 milioni di album venduti nel mondo, oltre 3000 concerti all’attivo, 1 bilione di ascolti stimati alla radio, ma soprattutto il traguardo raggiunto di 35 anni di carriera alle spalle, i leggendari Night Ranger ritornano con un nuovo disco di inediti, intitolato Don’t Let Up, in uscita il 24 marzo 2017 su Frontiers Music Srl.
Sempre fedele al passato storico di un gruppo indissolubilmente ancorato al tipico sound arena rock statunitense, il dodicesimo platter in studio di questi eterni giovani del rock sprizza energia da ogni nota grazie anche a una produzione curata direttamente dai componenti della band per dare ampio spazio alle chitarre indomabili di Brad Gillis, sugli scudi lungo l’intero minutaggio del disco, tra assoli mozzafiato e riff hard rock adrenalinici come pochi. La tecnica strumentale sopraffina dei Night Ranger viene fuori brano dopo brano, e ascoltando la sezione ritmica dei soliti Jack Blades e Kelly Keagy, fratelli nella creazione del grande groove e dei suoni profondi di cui gode il disco (completati dalle belle tastiere in sottofondo di Eric Levy), notiamo come questi siano uniti come non mai anche nell’alternanza delle loro splendide parti vocali, che sono la definitiva valvola di sfogo della grinta sempreverde della band americana.
Nel complesso siamo allora di fronte a un prodotto che suona sulla falsariga dei precedenti, tanto che risulta davvero difficile che un fan di vecchia data o un amante di questo genere musicale possano trovarsi in qualche modo poco partecipi di questo ascolto. Certo, se proprio vogliamo trovare qualche difetto possiamo notare una leggera involuzione nella varietà di un songwriting che, salvo in qualche occasione di cui diremo tra poco, tende a presentare sempre lo stesso sound di fondo, peraltro musicalmente meno melodico di altre occasioni e più incentrato sulla vena rock dello stile del gruppo. Ma, davvero, parliamo di sfumature minime che non mi sento di definire come penalizzanti ai fini del giudizio complessivo dell’opera.
Così, Somehow Someway è la tipica opener che ci aspetteremmo su ogni disco dei nostri, ovvero una traccia rapida e compatta, energica, con un bel refrain da cantare. Di contro, Running Out Of Time è un brano più radiofonico, ritmato e bombastico, con una melodicità più evidente nelle parti di chitarra e nel cantato delle strofe, che porta a un ritornello tra i migliori di questo lotto. La #3 in esame, Truth, ricorda un po’ alcuni motivi dei danesi D-A-D e ha un sound più moderno delle precedenti, mentre Day And Night picchia forte con il suo solido groove e le sue accese parti strumentali. Di un altro livello è decisamente la title track Don’t Let Up, il cui refrain da stadio basta da solo ad elevarla a una delle top track di questo lavoro, con Won’t Be Your Fool Again che invece torna a mostrare il lato più rock USA del gruppo, evidenziando qualche richiamo ai Lynyrd Skynyrd più recenti.
Al giro di boa, Say What You Want è un frizzante motivo hard rock di immediato appeal che, anche nel cantato, ha qualche richiamo ai vecchi inni del gruppo. E’ il turno poi di una intensa traccia melodica,We Can Work It Out, dal mood positivo e allegro, a cui segue la divertente Comfort Me, decisamente nominabile come altra hit di questo platter grazie al suo ritornello semplice e genuino. Alla pari di Jamie, altra traccia da novanta del disco (sentite le chitarre!!) che anticipa la chiusura affidata a Nothing Left Of Yesterday, bellissimo commiato rock melodico di un altro album dei Night Ranger meritevole di un posto nelle nostre collezioni.
IN CONCLUSIONE
Anche se i tempi d’oro della band sono ormai alle spalle, i Night Ranger continuano a tenere botta contro se stessi e conto gli altri, producendo l’ennesimo disco di spessore della loro immensa carriera.
Tecnica strumentale da vendere, ottime melodie, tantissima energia, immense vocalità e uno spirito di gruppo che non ha praticamente eguali: tutto questo sono i Night Ranger, tutto questo lo potete ascoltare in Don’t Let Up.