Winery Dogs – Hot Streak – Recensione
“Hot Streak” tradotto dalla lingua inglese è un “momento fortunato”.
Un titolo che sembra portar bene al ritorno dei Winery Dogs vista la presenza dell’album nella top 30 di Billboard dopo solo una settimana dall’uscita.Ad ogni buon conto, un simile risultato ha in questo caso poco a che vedere con la fortuna e non solo per i talenti del virtuoso power trio statunitense.
La cifra tecnica di ognuno dei componenti è nota a tutti ma è il potente amalgama di questi a rendere i Winery Dogs un super gruppo di razza superiore.
Quello tra Mike Portony, Billy Sheenan e Ritchie Kotzen non è un rapporto a distanza.
Compongono, registrano assieme ed addirittura si esibiscono dal vivo contro ogni recente abitudine del music business contemporaneo.
Un’amalgama che in questa loro seconda uscita sembra portarli ad un livello ancora superiore rispetto al pur eccellente debutto.
Il disco non risulterà facile da digerire per gli amanti delle sonorità più tradizionali e come illustrato dalla splendida copertina la band qui gioca d’azzardo, spingendosi ancora oltre in territorio crossover.
Attenzione signori miei !
Non si tratta di sprovveduti “gamblers” alle prime armi, unitevi quindi al nostro tavolo e fate il vostro gioco.
Sul tappeto verde i dadi rotolano a grande velocità con la doppia cassa di Portnoy nell’opener Oblivion, dove Sheenan e Kotzen non fanno nulla per tradire il loro dna fusion.
A sbancare subito il tavolo è piuttosto la seguente Captain Love, un mid tempo in “corrente alternata/corrente diretta” dove Ritchie Kotzen si libera dei fastidiosi panni vocali di Chris Cornell per vestire in maniera convincente quelli di un novello Coverdale. Continue…