Sweet & Lynch – Only To Rise – recensione
La strana coppia. Ultimamente le collaborazioni si sprecano tra i decani hard rocker a stelle e strisce tra le quali, regolarmente nell’angolo rosso, spunta il nome di George Lynch, chitarrista extraordinaire (Dokken, Lynch Mob) sempre più a suo agio in queste operazioni di frugalità discografica.
Nell’angolo blu invece il baldanzoso Michael Sweet (Stryper), che ritorna a farsi sentire a distanza di un anno dall’egregio album solista e, sotto l’egida della sempre lungimirante Frontiers di Serafino Perugino, contribuisce per questo esordio discografico non solamente a livello di songrwriting ma ricoprendo in prima persona il ruolo di produttore.
James Lomenzo (Megadeth, Black Label Society, White Lion) e Brian Tichy (Whitesnake, Foreigner, Billy Idol) completano questa line-up stellare che, difficilmente in passato, sarebbe stato possibile ritrovare in un’epoca zeppa di personalismi e tentativi di eldorado.
Only To Rise consta di 13 tracce di succoso e bollente Hard Rock di chiara matrice statunitense che, inevitabilmente, raccoglie il testimone dall’ultima produzione Stryper ricalcandone le orme metalliche rispolverando l’appeal Aor-oriented e ampliandone ulteriormente il raggio d’azione grazie all’apporto di un Lynch sempre più calato nella contemporaneità dei suoni e dello skill tecnico.
E’ un disco che accontenta i fan delle rispettive formazioni? Yes my friends! Certo si è corso il rischio di scontentare i supporter più sfegatati e intransigenti ma, volenti o nolenti, le stimmate di due carriere trentennali sono innegabili e riconoscibili ad ogni passaggio inoltre le dinamiche che consentono alla pulita e fulgida voce di Sweet di incastrarsi alla perfezione con il funambolismo tellurico di Lynch consolidano il giudizio di un lavoro innegabilmente riuscito. L’album è compatto, coeso, senza cali di tono anche se quella copertina grida vendetta.
Il video teaser September ha svelato compiutamente un canovaccio che ritroviamo senza particolari sconvolgimenti per tutta la durata del full lenght: ottime armonie vocali, un piede sull’accelleratore della ritmica e sul punch delle singole song e un pattern chitarristico stratificato, metallico ed estremamente tecnico in linea con quanto mostrato da Lynch nel progetto KXM del 2014.
Il resto fluttua tra le reminescenze Lynch Mob all’ennesima potenza di Like a Dying Rose e Rescue Me (due killer track) e l’anthemica power ballad Love Stays (Sweet superlativo), tra le metalliche Time Will Tell e Recover trascinate da una ritmica dinamica e riservando un capitolo a parte per Me Without You, meraviglioso e struggente affresco senza tempo sospeso tra melodia e un chitarristismo incisivo e delicato.
IN CONCLUSIONE
Meglio degli ultimi Stryper, meglio di quanto realizzato in due decadi dai Lynch Mob, questa liaison funziona e cresce con il passare degli ascolti: è rock, è melodico, è ben suonato, è ben prodotto. Buy Or Die!