Work Of Art – Framework – Recensione
Questa recensione non vi parlerà dei Work Of Art. Non sciorinerò la loro (breve) discografia capace di partorire album seminali per la nuova primavera del Rock Melodico made in Europe. Non ricorderò che Robert Säll, chitarrista e principale compositore ha partecipato al progetto W.E.T. insieme a Jeff Scott Soto ed è songwriter per i Place Vendome e Bobby Kimball. Eviterò accuratamente di citare le indubbie influenze Toto (Isolation), Giant (Last of The Runaways), Journey (Raised on Radio) e Stage Dolls (omonimo 1988). Vorrei tediarvi il giusto nel rendere noto al mondo intero e dintorni circa le incommensurabili doti tecniche umilmente messe al servizio di un songwriting maturo imvece che alla creazione di pugnette musicali seduta stante. Tralascerei pertanto il dato che Framework arriva sui vostri scaffali a distanza di tre anni dal precedente In Progress (qui la recensione) di cui è una naturale continuazione cementando la managerialità musicale di una gestione capace di sfornare refrain indimenticabili conditi da un supporto strumentale mai sfuocato.
Certo, il compito di chi scrive è quello (forse) di informare, o meglio, indirizzare (esageriamo) l’eventuale compratore tra diversi piece of art, ma perchè dilungarmi su quanto Framework sia il compendio di quanto finora realizzato dal trio svedese, che ha deciso spudoratamente di pigiare il piede sull’accelleratore degli up-tempo anche se i momenti più easy listening non mancheranno. E’ pertanto inutile che i nostri lettori più fedeli, o top commenter per gli amanti dell’inglese, si precipitino ad insultare il sottoscritto sul perchè non siano stati indicati i momenti più entusiasmanti anche se, a onor del vero, Over The Line, My Waking Dream e How Will I Know? sono da orgasmo multiplo e la Youtube-anticipation Can’t Let Go inesorabilmente detta i tempi rispetto a quanto andrete ad ascoltare in questo dischetto. Continue…