HARDLINE – Intervista con Johnny Gioeli e Alessandro Del Vecchio

Mancano tre ore circa all’inizio del loro concerto all’HT Factory di Seregno (MI), e Johnny Gioeli e Alessandro Del Vecchio accolgono me e la Mary Ferranti (che di questa intervista è stata per gran parte l’unica voce e mente. La ringrazio ancora per l’enorme aiuto!) nella loro stanza, salutandoci con dei sorrisi radiosi che perfettamente nascondono la loro stanchezza (abbiamo fatto il check-in in hotel – ci racconta Johnny -, ci siamo riposati tipo.. quanto, 30 minuti?! Ci siamo fatti una doccia, abbiamo preso la nostra roba, siamo venuti qui, abbiamo fatto il sound check, e… beh, ad ogni modo va bene così. E’ il rock ‘n’ roll!! Per chi ci incontrerà, da adesso a dopo lo show, noi saremo perfetti.)

Inizialmente si chiacchiera un po’ del più e del meno. Poi, provando a fare i seri, ci sediamo su un divanetto, e parte la nostra conversazione sugli Hardline e il loro nuovo disco Life..

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HARDLINE + DREAM COMPANY @ HT Factory – Il Report

Gli Hardline scelgono la bella ed ospitale cornice dell’HT Factory di Seregno (MI) per tornare ad esibirsi dal vivo nel nostro Paese, di ritorno dalla loro grande performance al Frontiers Rock Festival, e ancor più dalla pubblicazione del loro ultimo disco Life, accolto con tante lodi sia dal pubblico che dalla critica di settore.

Ad accompagnarli gli italianissimi Dream Company, con il release party ufficiale del loro album di debutto The Wildest Season, che sarà sul mercato tra qualche settimana (per l’esattezza il 15 ottobre) per l’etichetta Tanzan Music.

Presente all’evento un buon numero di calorosi spettatori, che ha potuto godere anche della presenza degli stand ufficiali del merchandising dei gruppi, oltre di un bel banchetto di dischi targati Frontiers Music, e non solo.

DREAM COMPANY

Dopo 13 anni on stage e oltre 600 concerti in giro per l’Europa come cover band dei Bon Jovi, i Dream Company (ovvero il cantante Giulio Garghentini, Stefano Scola al basso, Enrico Modini alle chitarre, e Davide Colombi alla batteria) sono finalmente pronti a presentare alle folle il loro primo personale album di inediti.

Quanto ascoltato in questo spettacolare show è un bellissimo ed energico hard rock melodico, che già lascia presagire l’alta qualità che di certo ritroveremo nella registrazione in studio. Ricchi di chiari riferimenti agli artisti più amati del genere (ho sentito ovviamente spunti bonjoviani, oltre che alla Gotthard, e più moderni alla Eclipse), ma forti anche di un tocco musicale molto personale che porta a canzoni dotate di ottimi ritornelli orecchiabili e di bei passaggi strumentali, i nostri tirano fuori dal cilindro lo spettacolo che non ti aspetti, e la loro oretta di concerto scivola via senza intoppo alcuno, e con un livello esecutivo e tecnico davvero di alto profilo.

Così, in quello che è stato un gustoso antipasto di quello che sarà il futuro della band, mi sento di elogiare la qualità in particolare della canzoni Scared To Be Loved, Revolution, Salvation, Land Of Freedom e del già singolo Days In Blue, che hanno letteralmente tirato giù il locale con la potenza delle loro parti ritmiche, con il tocco melodico ma deciso della chitarra di Modini, e con i vocalizzi sempre precisi e intonati del bravo Garghentini. Per uno show da applausi scroscianti, perfetto anteprima di un evento che non mancherà di riservare altrettante sorprese.

Set List:

1. The Ghost
2. Mine Mine Mine
3. Scared To Be Loved
4. Revolution
5. Salvation
6. River Of Love
7. Love Is Possession
8. Land Of Freedom
9. Liars
10. Days In Blue

 

HARDLINE

Si sa, quando un gruppo è affiatato non ha bisogno di nient’altro che dei sei suoi stessi componenti per esprimersi in un concerto esaudiente sotto ogni aspetto. L’impressione, vedendo suonare gli Hardine (ma anche i Dream Company prima di loro, c’è da dirlo!), rimane quella di un gruppo di amici che sale on stage prima di tutto per divertirsi, e divertire i propri fans. Poi semmai anche per mestiere.. E non è cosa di poco conto!

Una passione smisurata per il lavoro di musicista che spinge i nostri (perchè dai, questi 4/5 tricolore della formazione ci fanno ormai sentire il gruppo un po’ nostro) a uno show passionale e vivo come pochi, nel quale energia e potenza sono le parole chiave adatte a descrivere una esibizione ragionata per bilanciare intelligentemente il nuovo e il vecchio corso (diverso, ma mai opposto) di questa storica realtà hard rock melodica.

Johnny Gioeli, il leader indiscusso della band, si è dimostrato ancora una volta un frontman eccellente. La sua potenza vocale è risuscita anche in questa occasione a unire in modo indissolubile energia e sentimento attraverso una timbrica unica e inimitabile, e una intonazione sempre perfetta. Trascinante e carismatico, Gioeli si è rivelato anche abile nello sfruttare la voce di Alessandro Del Vecchio, che è stato in grado non solo di colorare i brani con il tocco delle sue tastiere, ma di supportare il leader con i suoi cori sempre presenti, che hanno fanno risparmiare ben più di qualche respiro all’imponente americano.

E se Marco Di Salvia è stato il solito carro armato di rimiche, e la Portalupi la più sinuosa e talentuosa groove maker che ci sia, chi davvero ci ha impressionato questa sera è stato il maestro Mario Percudani che, come su disco e ancora più in sede live, riesce con naturalezza a non far rimpiangere nessuno dei suoi predecessori, gettandosi in riff e assoli eccellenti e sempre stra carichi di tocco e sentimento. Da brivido.

E allora via, con la nuova Place To Call Home messa in apertura, e la più antica Takin’ Me Down a seguire, tra i primi tripudi del pubblico. La leggendaria Dr. Love scioglie definitivamente la gente, ormai persa in canti e movimenti di capo a non finire, con Take A Chance e Where Will We Go From Here che danno poi ancora un occhio al recente storico della band, assieme alla toccante ballad Page Of Your Life, che per prima riesce a fare scendere qualche lacrimuccia tra gli spettatori.

Life’s A Bitch e la intensa ballad In The Hands Of Time ci riportano agli albori del gruppo, e vengono accolte con estasi dalla gente al pari della nuova Love Is Gonna Take You Home, che vede Gioeli duettare con Del Vecchio in un lento melodico da paura. Everything, dedicata al co-autore Eddie Money recentemente scomparso, lascia infine spazio alla mitica Hot Cherie, con il bis-non-bis affidato a Fever Dreams e Rhythm From A Red Car, che chiudono l’ennesimo concerto perfetto di una band tra le più in forma del nostro panorama musicale.

Sono di parte, lo so. Ma il mio aggettivo per Gioeli e soci è: inimitabili. Ci siamo divertiti un mondo. Applausi quindi agli organizzatori, e ai due gruppi, che si sono lasciati andare a lunghe sessioni di foto e autografi con i fans fino a tarda ora. Così si fa, clap clap!!

SETLIST

1. Place To Call Home
2. Takin’ Me Down
3. Dr. Love
4. Take A Chance
5. Where Will We Go From Here
6. Page Of Your Life
7. Life’s A Bitch
8. In The Hands Of Time
9. Love Is Gonna Take You Home
10. Everything
11. Hot Cherie
12. Fever Dreams
13. Rhythm From A Red Car

GALLERIA FOTOGRAFICA

Hardline – Life – Recensione

Con l’ingresso in pianta stabile nel gruppo del nostro connazionale Mario Percudani, gli Hardline dell’iconico cantante Johnny Gioeli riescono a inserire l’ultimo tassello mancante al loro rinnovato puzzle musicale, che necessariamente voleva un chitarrista a 360°, in grado di fornire alla band sia riff corposi e hard rock, che ottimi fraseggi melodici, oltre che delziosi assoli tecnici e musicali. Non c’è Josh Ramos che tenga, e voi malati di esterofilia dovete farvene una ragione: gli Hardline hanno ora il top che il mercato potesse loro riservare.

Life è il nuovo album di una band sempre più statunitense-italiana, visto che ai già presenti Alessandro Del Vecchio (in veste di tastierista, compositore e produttore) e Anna Portalupi (basso) si aggiunge ora anche il dinamitardo Marco Di Salvia alla batteria, per un prodotto che prosegue quanto di ottimo messo in mostra dal suo predecessore, concentrandosi questa volta su temi meno umanitari, ma più intimi e umani come quelli della vita di tutti noi. Le liriche sono motivazionali, il mood generale dell’opera sempre riflessivo, ma positivo. Gioeli interpreta i brani con la solita forza esecutiva e comunicativa, venendo aiutato da musicisti sempre in grado di riservargli basi musicali potenti, melodiche ma decise, da qualche disco un po’ più vicine all’hard rock che agli standard tipici del rock melodico. Ma non per questo, meno raffinate o godibili all’orecchio..

Place To Call Home, opener del disco, si mette proprio in mostra per la sua capacità di riprendere alcune sonorità che avevano reso celebre l’album di debutto del gruppo (Double Eclipse, 1992) in chiave più hard rock, con succulente parti soliste di Percudani a supportare l’infinita gittata vocale del singer americano. Successivamente, la coralità di Take A Chance e la sua grande musicalità rendono questo pezzo uno dei più invitanti del lotto, con Helio’s Sun che non cala di una virgola le energie, fuggendo via rapida e compatta, carica di groove e avanzante nelle ritmiche come una monoposto lanciata a tutta velocità lungo un circuito cittadino.

Si cambia poi atmosfera con la ballad Page Of Your Life, che affianca Gioeli a Del Vecchio in un piano-voce iniziale di grande intensità, capace di esplodere poi di energia in un refrain tra i più belli e motivazionali della carriera post anni duemila del gruppo. Segue una nuova accellerata hard rock melodica con Out Of Time, mentre Hold On To Right ha analoga forza fino alla seconda ripetizione del suo ottimo ritornello: da li segue un bellissimo rallentamento che trova la voce di Gioeli accompagnata dalla chitarra delicata di Percudani, con Del Vecchio a dare sfondo con le sue tastiere. Da brividi!

La bella Handful Of Sun apre una side B del disco che è subito impreziosita da un’altra bella ballad a titolo This Love, che ha in Gioeli alla voce e Percudani alla chitarra i veri protagonisti. Tocca invece nuovamente al chitarrista e a Del Vecchio salire sugli scudi nella rockeggiante e più classica Story Of My Life, altra traccia di certo spessore che anticipa l’unica cover presente sul disco, ovvero Who Wants To Live Forever dei Queen. Johnny tributa qui la leggenda Freddie Mercury: senza nulla togliere all’americano, il paragone resta indubbiamente a favore del britannico, ma il risultato finale porta comunque a una cover di altissima qualità, che mette bene in mostra tutte le doti vocali di Gioeli. Non imprescindibile, ma interessante.

Infine, Chamaleon è un altro bel motivo rock e carico del groove della chitarra di un Percudani ancora sugfli scudi, e del basso della Portalupi affiancato al martellante ritmo di Di Salvia. Cala il sipario l’ultimo lento My Friend, traccia intima, inno dell’amicizia vera e indissolubile, che non manca di colpire in musica con le sue belle emozioni.

IN CONCLUSIONE

Dominato dalla eccellente voce di Gioeli e dalla chitarra camaleontica e sempre presente di Percudani, Life è un nuovo tassello importante della discografica degli Hardline.

L’ottima produzione di Del Vecchio, e il suo contributo compositivo unito alla sua capacità di assumere in qualche modo il ruolo di direttore d’orchestra del gruppo assieme al cantante americano, hanno portato alla stesura di un disco maiuscolo sotto tutti gli aspetti. Da gustare ascolto dopo ascolto.

Johnny Gioeli – One Voice – Recensione

Nato come tributo ai fans, ma soprattutto come stimolo per una raccolta fondi per il giovane Joe Barber, un ragazzo che lotta contro la paralisi dopo un brutto incidente, One Voice è il primo album solista della carriera del cantante Johnny Gioeli, conosciuto ai più per la sua militanza in gruppi come Hardline, Axel Rudi Pell e Crush 40.

Prodotto da Alessandro Del Vecchio per Frontiers Music, questo è un disco che vive di emozioni, e che alterna tracce riflessive e colme di sentimento, ad altri motivi più spensierati, energici, come inni di puro rock melodico. Molto personale sul piano compositivo (è scritto interamente da Gioeli) e lirico, e per questo ben lontano dal sound dei progetti madre (gli si avvicina in parte il solo Leaving the End Open degli Hardline), il platter mette ovviamente in primo piano la sempreverde e potentissima ugola di Gioeli, qui affiancata da un nutrito team di ottimi musicisti capitanato da Eric Gadrix alle chitarre (davvero in palla in molte di queste tracce), con gli italianissimi Nik Mazzucconi al basso, Marco Di Salvia alle pelli  e Alessandro Del Vecchio alle tastiere. Esaltato dai suoi bei suoni, l’album ci trascina lungo la sua tracklist con buona varietà e senza cali di ispirazione, risultando un ascolto leggero, di compagnia, sicuramente sempre piacevole.

A fare gli onori, ecco l’opener Drive, canzone tanto morbida nelle strofe quanto di impatto nel suo ottimo refrain corale. E’ uno di quei pezzi che resta subito impresso nella mente, al pari di It, componimento dal sound sognante e dal gusto moderno, che lascia spazio all’inno rock solidale della title track e traccia simbolo One Voice, tutta da cantare. La ritmata e compatta Mind Melt sembra fatta apposta per fare da colonna sonora di un viaggio, esattamente come Running, dal gusto pop rock moderno e un po’ bonjoviano. La chitarra crea poi splendide atmosfere nella mid-tempo intima Deeper, delicata e soffusa, a cui segue il rock deciso di una Let Me Know tutta grinta ed energia.

Ancora rock puro con Hit Me Once, Hit Ya Twice, che strizza un po’ l’occhio (con gusto!) ai primi Hardline, e poi delicatezza ed emozioni a non finire con la power ballad Price We Pay, che ci ricorda (se ancora ce ne fosse bisogno) della grandezza artistica di Gioeli. Sul finale, ecco ancora potenza sdonora con le belle chitarre di Out Of Here, prima che Oh Fathers faccia da commiato con lo stile soffice di un’altra magica power ballad, toccante e da accendino in mano.

IN CONCLUSIONE

Un uomo generoso, un compositore sempre pronto a sorprendere, certamente un incredibile cantante. E’ tutto questo Johnny Gioeli, permettetemi di dirlo, il più umano tra i grandi frontman della nostra musica.

Il suo primo disco solista non lo mette a nudo, come spesso accade quando un vocalist si getta in questo tipo di pubblicazioni. No, lo rende invece uno di noi, e lo fa esattamente nello stesso momento in cui lo riveste di un drappo d’oro e lo consacra come il gigante di cantante che realmente è.

In One Voice non esiste artifizio, ma solo passione vera. E’ un abbraccio in musica: grazie Johnny!

Gioeli-Castronovo – Set the World on Fire – Recensione

Venticinque anni dopo il disco di debutto degli Hardline (Double Eclipse, 1992), il cantante Johnny Gioeli e il batterista/cantante Deen Castronovo tornano a lavorare assieme a un nuovo album, uscito a metà luglio 2018 sotto il moniker Gioeli-Castronovo, e con il titolo di Set The World On Fire, per la label Frontiers Music.

Il talento vocale di Gioeli, conosciuto nell’ambito del rock melodico per i suoi vocalizzi con gli Hardline, ma anche per i suoi lavori con gli Axel Rudi Pell e i Crush 40, incontra nuovamente quindi le abilità ritmiche di un Deen Castronovo sempre sugli scudi (ora è attivo con i Revolution Saints e The Dead Daisies), e per la prima volta in assoluto la sua perizia vocale, che per lungo tempo gli aveva permesso in passato di fare da corista e anche qualcosa di più mentre suonava le pelli coi Journey. L’incontro delle due vocalità, decisamente differenti tra loro, crea un tutt’uno che è il vero punto magico e irresistibile di un album davvero ricco di motivi rock/hard rock melodici capaci di impressionare ed appassionare gli ascoltatori. Merito questo anche dell’eccellente lavoro della truppa italiana di supporto, che vede un bravissimo Alessandro Del Vecchio alle tastiere (e produttore e aiuto-compositore del disco) affiancato da quel mito di Mario Percudani alle chitarre e dal super Nik Mazzucconi al basso.

Fedeli al loro reciproco passato storico, i due musicisti si presentano allora uniti di fronte alle platee al suono dei due singoli Set The World On Fire e Through, che potete ascoltare nei video a lato articolo. Sono due tracce straripanti, molto coinvolgenti, la prima con il suo divertente hard rock energico, la seconda con il suo sound più delicato e raffinato, rock melodico fino al midollo, che si lasciano accompagnare con stile da una Who I Am dagli echi journeyani, eccezionalmente interpretata sia da Castronovo che da Gioeli negli acuti, e caratterizzata da un bell’arpeggio acustico spagnoleggiante che fa qua e la capolino tra le melodie. Facciamo poi un tuffo negli anni’80 del genere con la classica Fall Like An Angel, forte di un lavoro ritmico e chitarristico davvero di primissimo livello (e che refrain!), mentre ecco il sapore delle ballad di Axel Rudi Pell con la soffice It’s All About You, interpretata a meraviglia da un Gioeli ancora in formissima.

Al giro di boa con la cover riuscita di un brano dei Lady Antebellum a titolo Need You Now, spazio allora alla orecchiabile e ritmata Ride Of Your Life (magico qui Castronovo, sia alla voce che alla batteria), e all’atmosfera pop anni’80 di Mother, tra i pezzi più particolari, belli e ricercati del lotto. La delicatissima ballad Walk With Me è un altro acuto emozionale e compositivo di questo ottimo disco, al pari di una Run For Your Life tutta tastiere e frizzantezza, per una canzone danzante che risente forte dello zampino di Del Vecchio. Infine la esaltante e gloriosa Remember Me chiude, assieme alla ballad gotthardiana e acustica Let Me Out, un platter vario, ben strutturato e composto, che festeggia al meglio questo ritrovato sodalizio tra due dei più celebri interpreti della musica tanto che amiamo.

IN CONCLUSIONE

Capace di crescere esponenzialmente con gli ascolti, Set The World On Fire si candida tranquillamente a un posto nelle classifiche degli appassionati di rock melodico in stile Hardline, Journey, Revolution Saints, Survivor, e così via.

La coesione sincera tra i talenti vocali dei due leader, e la bravura generale dei musicisti, unita alla varietà compositiva dei brani, sono i punti forti di un album destinato a riempire con le sue melodie queste nostre calde notti estive. Un must buy.

Hardline + Hungryheart + Mr.Riot @ Colony Club, Brescia – Live Report

Domenica 21 maggio 2017 dove diamine eravate tutti?!

Una cinquantina di spettatori per gli Hardline live nella loro prima data europea dell’Human Nature Tour 2017/18 sono davvero troppo pochi. In Spagna, Portogallo, Inghilterra, stanno facendo sold out a ripetizione, da noi faticano ad arrivare a cento spettatori. Pazzesco. E quindi ora, mi raccomando, non lamentatevi MAI PIU’ se in Italia non passa mai qualcosa di figo da vedere dal vivo eh. La persistente stagnazione della scena – salvo qualche eccezione annuale che ben conosciamo – la vuole anche chi non alza MAI il sedere dalle proprie sedie. Specie per gli eventi medio-minori poi, proprio quelli in cui si misura la reale esistenza di una vera scena musicale!

Scusate l’incipit un po’ accesso, ma in cuor mio sono ancora oggi decisamente arrabbiato. Non si può rispondere così freddamente a certi eventi, tanto più se supportati da due dei migliori gruppi melodic rock della nostra scena nazionale, ovvero gli Hungryheart e i Mr.Riot. Impariamo un po’ a dimostrare che esistiamo anche al di là di ste maledette tastiere. Se no tutto quello per cui ci sbattiamo, beh, diventa in un sol colpo ogni qual volta vano.

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Hardline – Human Nature – Recensione

Quattro anni dopo il grande comeback a titolo Danger Zone (2012), gli Hardline sono pronti a tornare nei negozi nell’ottobre 2016 con il loro nuovo album Human Nature, forti del rinnovato sodalizio tra Stati Uniti (il cantante e unico membro fondatore Johnny Gioeli con il chitarrista Josh Ramos) e Italia (il trio delle meraviglie Alessandro Del Vecchio – Anna Portalupi – Francesco Jovino, ma anche la label Frontiers Music), che ha reso il gruppo ormai consolidato nella prima formazione davvero stabile della sua carriera.

Rafforzata in concerto la coesione tra le parti, gli Hardline producono oggi il disco più heavy e possente della loro carriera, pur rimanendo allo stesso tempo fedeli a quel sound hard rock melodico che è da sempre stato nelle corde (vocali) dell’incredibile loro leader Johnny Gioeli. Un mostro di tecnica, il simpaticissimo vocalist italo-americano, che, nel mutare della sua timbrica, ha visto scemare da qualche anno la sua levigatezza melodica a favore di un graffiato roco, che espande ancora di più la gittata delle sue note. Da qui si spiega allora l’irrobustimento dei suoni e dello stile del disco, con il compositore primario (e tastierista e produttore) Alessandro Del Vecchio al lavoro su pezzi dal grande tiro e dalla enorme energia, che riprendono quanto di buono (anzi ottimo) fatto in passato dal gruppo, rivedendolo in chiave moderna e più – permettetemi il termine – metallica (da heavy metal). Anche la produzione tende così a porre in maggiore evidenza il riffing aggressivo e dinamico di Josh Ramos (così in forze non lo sentivamo da diverso tempo) piuttosto che il suono delicato delle tastiere, che si limitano ora per lo più al solo arricchimento e accompagnamento dell’insieme, colorando invece di trame i passaggi più lenti o le mid-tempo. Eccellente infine il groove dato dal basso della Portalupi e dalla batteria bombastica di Jovino, vere ciliegine sulla succulenta torta che questo platter rappresenta per ogni fan del rock melodico che si rispetti.

La carrellata di brani che formano la tracklist di questo Human Nature ci parlano allora di un primo singolo Where Will We Go From Here che fa da intermezzo tra il recente passato del gruppo e il presente, per un pezzo che avrebbe facilmente potuto trovare spazio anche su Danger Zone se non fosse per il suo sound molto più in faccia ed energico. Nobody’s Fool invece ci dice chiaramente dove gli Hardline vogliono oggi andare a parare, riprendendo l’idea musicale dell’esordio Double Eclipse (1992) in chiave decisamente più heavy e dando vita a un brano hit, micidiale. Eccellente è ancora la mid-tempo e title track Human Nature che, nei suoi diversi momenti, si evolve da un intimo piano-voce – che eleva sugli scudi tutto il talento di Gioeli – fino a una coralità d’insieme strabordante nel refrain, che non diminiusce di intensità emotiva neppure lungo le strofe.

L’hard rock più classico di Trapped In Muddy Waters permette a Josh Ramos di mostrare tutta la sua perizia chitarristica in un riffing di puro assalto rock intervallato da altri momenti di grande melodia, mentre Running On Empty colpisce per l’ariosità del suo chorus, davvero coinvolgente. Una vera bomba di hard ‘n’ heavy è poi la decisa The World Is Falling Down, che ci spinge a saltare da una parte all’altra della stanza e che suona in totale contrasto con la super ballad (e secondo singolo) Take You Home che la segue, e che cementifica il legame tra Gioeli e Del Vecchio in un brano piano-voce di incredibile intensità emotiva. Unica.

Rialzano il tiro una Where The North Wind Blows decisamente rocciosa, ma carica di tastiere e musicalità e con ottime parti soliste di Ramos, e una In The Dead Of The Night ancora forte di grandi chitarre, un bel ritmo e di succulente atmosfere nelle sue strofe. Sorprendente infine l’appeal della mid-tempo United We Stand, una traccia fedele agli esordi e dalla grande orecchiabilità melodica (altro apice qualitativo del lotto), e della conclusiva Fighting The Battle, meno d’impatto ma non meno convincente delle precedenti.

IN CONCLUSIONE

Gli Hardline si mettono in gioco e sono pronti a sfidare le altre band per un posto di rilievo nelle posizioni top delle classifiche 2016 degli appassionati del genere. Questo, grazie a una prova di forza, molto convincente, che da vita a un disco differente dai precedenti, ma mai fuori dagli schemi del rock che amiamo, e privo di filler alcuno.

Johnny Gioeli è una forza della Natura, le canzoni sono di livello assoluto, con refrain che si stampano in testa fin dal primo ascolto. Del Vecchio ha dato il meglio di se nel songwriting e nella produzione, Josh Ramos torna a far ruggire la sua chitarra, e gli altri italiani gli corrono dietro con assoluta qualità. Insomma, potevamo davvero chiedere di più a questi ragazzi??!!

Per grinta, energia, melodia, emozioni e carisma, Human Nature è una vera bomba discografica. Da avere.