Europe – Bag Of Bones – Recensione
Avete presente gli Europe? Quel gruppo conosciuto in tutto il mondo soprattutto per quel motivetto che di nome fa “The Final Countdown”, simbolo del panorama rock anni 80 insieme a Livin On A Prayer e Pour Some Sugar On Me (rispettivamente, Bon Jovi e Def Leppard) e che in seguito ha dato alla luce “Out Of This World” e “Prisoners In Paradise” che ancora oggi fanno letteralmente sognare tutti quei fanatici e amanti del rock melodico? Bene, di quel gruppo non è letteralmente rimasto più nulla. Nonostante dall’inizio del nuovo millennio la formazione è tornata ad essere quella originale in molti sono rimasti piuttosto perplessi dal ritorno degli svedesi che in questi 8 anni hanno man mano sviluppato un nuovo tipo di sound sempre più lontano dal rock melodico da classifica dei tempi d’oro e sempre più vicino all’hard rock grezzo e crudo in stile Led Zeppelin, UFO, Black Country Communion.
D’altronde il ritorno all’ovile di mr. John Norum nel 2003 non poteva che determinare un netto cambio stilistico nella band, visto che il chitarrista abbandonò proprio gli Europe (sostituito, direi ottimamente da Kee Marcello) nel 1986 a causa di una direzione sonora più votata alla melodia con tastiere sempre più in evidenza, forse più della sua amata chitarra. Accantonato il passato, torniamo al presente e in particolare all’ultimo e nono album in carriera del gruppo di Joey Tempest, “Bag Of Bones”.
Se con “Last Look Of Eden” e il precedente “Secret Society” la band stava cercando di perfezionare questa nuova direzione musicale (“Start From The Dark” lo considererei ancora oggi un episodio a sè stante), con “Bag Of Bones” possiamo semplicemente dire che il gruppo ha finalmente chiuso il cerchio rilasciando probabilmente il miglior album dal 2004 ad oggi.
Il sound si fa più corposo ed è oggi più che mai figlio di tutte quelle band che hanno fatto la storia del genere hard rock quali i già citati Led Zeppelin e Ufo ma anche Thin Lizzy, Deep Purple e i più recenti Black Country Communion, scelta che valorizza maggiormente le performance di Tempest e Norum. Il singer, che neanche in passato è stato un virtuoso dello strumento voce, in questo nuovo album regala una performance assolutamente convincente grazie all’ottima condizione vocale, trovandosi davvero a suo agio su composizioni che ne esaltano soprattutto il timbro. Ciò però non basta ad oscurare un John Norum letteralmente sugli scudi, in grado di sfornare un gran campionario di riff (seppur non originalissimi) e di grandi assoli proprio come ci si aspetta da un musicista della sua caratura. Continue…