Dare: novità dalla band

DareCon un aggiornamento della propria pagina Facebook, i melodic rockers britannici Dare hanno comunicato la loro partecipazione al prossimo Bang Your Head Festival in Germania, precisamente Venerdì 15 Luglio 2016.

Ma non è tutto, perchè la band ha annunciato a breve altre grosse novità, con il leader Darren Wharton che ha già anticipato di essere al lavoro – assieme al chitarrista Vinny Burns e agli altri ragazzi – ad una special edition dell’album di debutto “Out Of The Silence” (A&M, 1988), vero caposaldo di tutto l’AOR europeo.

Attendiamo i prossimi giorni per i particolari.

Dare – Beneath The Shining Water – Gemma Sepolta

« Sono state alcune immagini molto forti a delineare la personalità di questo album. Da un mondo pieno di problemi e conflitti non poteva che nascere un disco dai toni pessimistici, ma con tra le righe un messaggio di speranza. » – Darren Wharton, 2005

Due anni dopo la conclusione del fruttifero tour a supporto dell’album Belief (2001), che vantò anche alcune date suonate a supporto degli Asia, i Dare tornarono in studio (con la consueta calma e attenzione maniacale al dettaglio sonoro) per pubblicare, nel giugno del 2004, il loro nuovo album, intitolato Beneath the Shining Water.

Con un nuovo batterista in formazione (Gavin Mart, sostituto ufficiale di Julien Gardner), il disco non si distaccò, quantomeno concettualmente, dal precedente capitolo, vedendo però scemare definitivamente quelle sfumature celtiche che avevano reso caratteristico, e ben più solare, il sound di Belief. Uno stile, quello di questo nuovo platter, privo di un ampio uso di chitarre elettriche, e che mostra una netta predominanza di tonalità oscure e cupe, talvolta quasi sommesse, che appaiono in netto contrasto con il mood positivo tipico della formazione, che mantiene la sua identità soltanto nelle aperture melodiche e ariose dei ritornelli, ricche di luce e di speranza, che rimangono di fatto il vero punto di unione tra recente e passato. Per una serie di canzoni lente, drammatiche, romantiche, soffuse, sempre altamente emozionali, quasi mai esplosive o determinate, ma composte soavi e poetiche per arrivare dritte al cuore di chi le ascolta.

Forse proprio in virtù di queste caratteristiche atipiche per le sonorità dei Dare, unite, come vedremo tra poco nell’analisi dei brani, anche alla più accentuata semplicità delle strutture compositive, Beneath The Shining Water è citato dai più come un mezzo passo falso della discografia della band di Oldham. Una visione riduttiva, questa, che non tiene conto di come sia qui la potenza dei testi a fare da vero motore di un’opera ricca di sfumature preziose come diamanti, e di messaggi di forza degni, già da soli, della palma di classico (o capolavoro) di un gruppo da sempre capace di mettersi in gioco, con coraggio ed onestà artistica, pubblicazione dopo pubblicazione.

A fare da opener al disco sono gli echi lontani di Sea of Roses, primo singolo di questa pubblicazione, e vera perla della discografia più soft dei Dare, con il suo sound morbido, ma bombastico, che spinge verso un ritornello catchy, e avvolgente come un caldo manto in una notte d’inverno. Ricordi e desideri si muovono in un vortice senza tempo, con la forza dell’amore (sei rimasta con me sotto il fuoco nel cielo / e abbiamo guardato l’alba assieme / resterò con te se anche ci volesse un mare di rose, recita il ritornello) a guidare la potenza di un componimento di per se semplice (lo schema è strofa-ritornello-strofa), ma incredibilmente efficace.

Secondo brano dell’opera è Days Gone By, una canzone già più ricercata della precedente, e capace di ricordare in qualche modo alcuni episodi di Calm Before the Storm, senza tuttavia rivelare mai toni progressivi. Lo stacco netto tra l’incipit e la prima strofa, e, ancora tra strofa e ritornello, porta a una bella alternanza tra momenti più leggeri, e altri più energici, nei quali fanno finalmente capolino gli echi della chitarra di Andrew Moore, che vince la sfida con l’acustica sempre in primo piano di Richard Dews grazie a una serie di assoli davvero notevoli. Il testo, stupendamente cantato da un Darren Wharton sempre sugli scudi, è da antologia, in un viaggio nel tempo sulle ali dei ricordi, che spinge verso la giovinezza perduta e le delusioni d’amore, nel nostro cuore, mai più superate. Lei lasciò la città alla fine dell’estate / correndo veloce con il vento del deserto / chiuse i suoi occhi sotto un milione di stelle / ed era finita, canta la seconda strofa di una canzone struggente, che chiude con la nostalgia della frase, ripetuta: tu non mi hai mai lasciato..

Un balzo, ed eccoci nuovamente in cammino sulle verdi colline che fanno da frequente scenario delle canzoni dei Dare. Silent Hills, colline silenziose, è la terza ballad/mid-tempo intensa ed emozionante del disco, e il primo (e unico) pezzo a creare un leggero collegamento con il precedente Belief grazie agli arrangiamenti di sottofondo, che rimandano alla tradizione celtica inglese. Qui l’amore e il ricordo felice sono visti come cura, oggi come allora, di fronte ai più dolorosi e oscuri attimi della vita: e quando quei cieli oscuri mi circondavano / e perdevo la strada verso quelli che amavo / così tante volte amore mio mi hai portato / in cima alla tua montagna, mentre le acque salivano. Le colline verdi, sulle quali danzare mano nella mano con la amata di fronte alla sera che avanza (che porta con se il buio e le paure), diventano l’isola felice della nostra rettitudine, e l’unico appiglio solido per non impazzire di fronte a un mondo non più a misura d’uomo. Per una canzone non così eclatante musicalmente, ma con un messaggio forte per i nostri cuori.

Il vero capolavoro dell’album, eccola qua, è la title track Beneath The Shining Water. Una composizione ancora non ricercata a livello compositivo, ma di una intensità emotiva fuori dal comune, grazie a melodie ampie e cristalline, profonde e cariche di potenza, che sul finale esplodono e aprono nuovamente al mood immortale di Calm Before the Storm, e alle sue immense chitarre. La magia, la crea ancora una volta il testo e la voce di Wharton, che (come in un concept album) prosegue quanto lasciato in sospeso dalla precedente canzone, arrivando direttamente al superamento della notte e all’arrivo del mattino, con le speranze e le energie rinnovate che espodono in rabbia di fronte alla apparente impossibilità di raggiungere il tanto agongnato sogno di felicità. Nel mio cuore mi domando / se ciò durerà un centinaio di anni / nella speranza che tu possa essere mia per un giorno /  potremmo allontanarci sotto le acque lucenti , è la frase che muove l’intera canzone, e che cambia dal secondo refrain in poi indirizzando la fuga sulle acque verso gli oceani nel mio cuore. Inutile aggiungere altro, testo e melodie parlano da se.

Un monumento alla forza dell’amicizia è The Battles That You’ve Won, quinto brano del disco e forse la traccia più intima e personale tra quelle composte da Darren Wharton. Il testo ci dice che, di fronte ad ogni difficoltà, di fronte ad ogni cedimento e ad ogni crollo di morale e di forze, non c’è solo l’amore a fare da motore per la ripresa, ma che anche la vicinanza di un amico sincero può far diradare ogni nube carica di pioggia di fronte a noi, riportando il sereno. Con un ritmo in continuo divenire, dritto a crescere, vicino al pop ma carico di grinta rock, il pezzo esplode mano a mano di energia, colpendo secco il petto dell’ascoltatore con il crescendo della sua intensità, e l’aumentare dell’adrenalina. Finita la lotta, la discussione, il litigio, forse anche la separazione, tra due persone cosa resta, ci dice Wharton, se non campi di battaglia silenziosi / colpiti dalle parole che non ci siamo mai detti ? E’ li, in quell’istante di calma distruttiva, che arriva l’amico (nel testo, a nome Daniel, ndr): ma quando cado / tu mi aiuti a rialzarmi / come un leone con la criniera / tu eri Daniel e mio amico. Ecco la rivelazione: vidi una lacrime cadere / da qualche parte nel mezzo di queste cose che ho detto? / e ti strinsi tra le mie braccia / non posso affontare questo giorno da solo / non posso costruire questo ponte senza te / tu sei la sabbia e io la roccia. Anche qui, zero spazio all’immaginazione: tutto è perfettamente esplicitato da un altro testo da lode di un album, fino a qui, in continuo crescendo di emozioni.

Dopo qualche canzone (leggermente) più sostenuta, è il turno di una vera e propria slow-tempo con una Allowed to Fall leggera, pop, densa di battiti, totalmente priva di chitarra elettrica. Interpreto personalmente questo brano come una iniziale esortazione di un padre verso un giovane figlio, che muove ricordi e di conseguenza nostalgie. Il genitore, di fronte a un errore del figlio, si ricorda di come, nella sua stessa esperienza di vita (riconobbi me stesso in te / e fui di nuovo giovane), ogni sbaglio giovanile, ogni errore, sia divenuto poi un metodo per imparare, maturare e quindi crescere. Ed esorta quindi il figlio a cadere ancora per rialzarsi, per sognare e riprovarci ancora. E’ un pezzo sussurrato, di una dolcezza infinita nelle melodie e nel testo, basti vedere il ritornello: adesso puoi cadere e puoi sognare / gli errori che farai ti guideranno lungo la tua strada  / e imparerai ad amare, e a vivere la tua vita in libertà / So quello che sta succedendo / ricordo quando queste cose una volta accadevano a me. Da qui, nascono però le riflessioni dell’uomo maturo: se avessi la possibilità di rifare tutto da capo / passerei la mia vita con te, è tutto ciò che posso fare. Scegliete voi come interpretare questa ultima espressione: se come un nuovo accenno ad un amore mai sbocciato, se come una dolce dedica alla compagna di una vita, o come una tenera espressione detta al figlio stesso.

Brano numero sette, I’ll Be The Wind. Altro pezzo melodic rock assolutamente soft, che apre però a un ritornello elettrico e bombastico di grande intensità, con una esplosione di groove caldo non indifferente. E’ un pezzo forse non particolarmente inedito, ma drammatico, che racconta di un ragazzo che legge, fino a consumarla, la commovente lettera di un genitore che ormai non c’è più (forse ucciso da una malattia o, addirittura, suicida). Sarò il vento negli alberi figlio mio – recita il manoscritto – sarò la strada su cui cammini / sarò con te quando me ne sarò andato / e ce la farai. Sicuramente, è la canzone più cupa e drammatica della discografia dei Dare insieme a Silence of Your Head del mai troppo citato Calm Before the Storm, ma ciononostante muove energie positive in ognuna delle parole d’amore scritte nella lettera, e nei suoi insegnamenti: lascia che la strada ti porti dove vorrai andare / e un giorno saprai / che l’orgoglio che arde così lucentemente non muore mai

Alla conclusione di Beneath the Shining Water mancano ormai sole tre canzoni, questo ora più energiche e colme di positività. Non sono forse le più belle del platter, o le più elaborate a livello sentimentale, ma meritano anch’esse di un’attenta analisi per i significati che nascondono. La prima è Where Darkness Ends, un pezzo lucente, arioso, nelle melodie e nel testo, che contrasta nettamente con i precedenti, messo nel punto giusto per farci dimenticare del dolore di I’ll Be The Wind. I suoi quattro minuti e mezzo scivolano via, dopo un iniziale momento di stallo in apertura, veloci e brillanti, ricchi di chitarre e di un bel lavoro alle pelli di Gavin Mart. Anche le liriche sono scritte per infondere gioia e positività. Il peggio è passato: non ho paura di nessuno adesso / mentre scendono le tenebre / ci sono volte che so che cadrò / lungo questa strada oscura e solitaria / ma questo vento di cambiamento mi guiderà a casa / attraverso la notte per ritornare da te. La salvezza è di nuovo lì, tangibile, tra le braccia dell’amata o del migliore amico.

Ancora chitarre, ancora energia, con Storm Wind, un pezzo che in qualche modo anticipa quello che sarà il tratto caratteristico del successivo album Arc of the Dawn (2009). Chitarra acustica e chitarra elettrica duettano alla perfezione, in un brano leggermente meno rapido del precedente, ma comunque abbastanza sostenuto ed esplosivo di buone emozioni. Il testo, eccolo, è scritto di nuovo dal punto di vista del figlio che ripensa alle parole del padre perduto, ed esorta a seguire la fiamma nel proprio cuore, a caccia di sogni:  mi domandai dove mi avrebbe portato questa strada / chiusi gli occhi e pregai di farcela / e tu (dentro di me, ndr) dicesti /  figlio, sta arrivando un vento di tempesta / segui la fiamma nel tuo cuore / e lui disse / figlio là dove soffia il vento di tempesta / segui la fiamma nel tuo cuore

Chiude l’opera Last Train, una canzone melodic rock abbastanza semplice e lineare, priva di particolari sussulti se non di una scossa di energia a partire dal ritornello. E’ una buona catarsi finale, che rilassa e tranquillizza, nelle melodie e nelle parole dell’autore. L’Ultimo Treno è il mezzo, misterioso (nessuno sa quando parte e quando tornerà) per il ritorno a casa, per la pace. Siamo a bordo, quindi ok, sediamoci e aspettiamo..  Presi l’ultimo treno dalla stazione / quando parte non lo sa nessuno / c’è un sorriso nel volto del vecchio qui / nelle sue mani vedo la sua casa / dove le aquile volano sull’acqua (..) Alcuni cercano di dirmi che non è il paradiso / mentre il fumo inizia a diradarsi / un giorno darai luce al cielo con i tuoi diamanti (..) sto tornando a casa con l’ultimo treno

IN CONCLUSIONE

Come definire quindi, in conclusione, Beneath The Shining Water? Beh, forse sì, nonostante il suo stile pop rock e le sue calde melodie, non è questo un disco immediato e di facile assimilazione dopo appena pochi ascolti. E’ però un gigantesco monumento alle capacità poetiche, più che compositive, dei Dare, e fino ad oggi il capitolo massimo della loro discografia per ciò che concerne le liriche. La Natura, protagonista di ogni canzone del nuovo corso di questa band inglese, è qui (per la prima volta in assoluto) non più forza trainante, è questa la maggiore differenza di questo disco rispetto ai precedenti. E’ presente sì, vestita a festa, ma soltanto osserva, guarda da vicino gli uomini affannarsi dietro questo, dietro a quest’altro, dimetichi delle cose fondamentali della loro vita, come gli affetti e le amicizie. E’ l’essere umano il protagonista di questo album (intimo e personalissimo), con tutte le sue debolezze, i suoi difetti, ma anche le sue straordinarie qualità.

Tra nostalgie, ricordi, paure, coraggio e voglia di risollevarsi, Beneath the Shining Water è l’apoteosi perfetta, messa in musica, del detto: l’unione fa la forza. Solo così, uniti e fedeli gli uni agli altri, supereremo anche i momenti più bui. Risolleviamoci!

Dare: Richie Dews è fuori dalla formazione

Richie DarrenManca solo un comunicato che ne decreti l’ufficialità, ma Richie Dews è da considerarsi ormai escluso dalla formazione degli storici melodic rocker inglesi Dare.

Il chitarrista, parte integrante del gruppo dal 2001 a oggi, recentemente non aveva partecipato alle due date irlandesi della band, venendo sostituito sul palco dal rientrato bassista Nigel Clutterbuck.

Evidente il dispiacere del musicista, che sulla sua pagina facebook commenta laconico i tanti commenti di supporto dei suoi fans.

Dare – Belief – Gemma Sepolta

« Quest’album parla dell’avere fede in se stessi inseguendo il sogno. Credo che chiunque creda fermamente in ciò che fa possa un giorno raggiungere il suo risultato. Le canzoni di questo disco raccontano la storia delle mie esperienze, delle mie speranze e paure attraverso la mia vita, e credo che sia il mio album preferito dei Dare. » – Darren Wharton, 2005

Tra il 1998, anno di pubblicazione del mastodontico Calm Before The Storm, e il 2001, in cui esce il nuovo album intitolato Belief, avviene in realtà molto poco tra le fila dei Dare. Sono infatti anni in cui Darren Wharton, ormai sempre più consacrato leader del gruppo inglese, fa ritorno nella line-up della tribute band ufficiale dei Thin Lizzy, girando il mondo al fianco di Scott Gorham e soci. Nel tempo libero il musicista continua però a lavorare a nuovi brani, e quando nel 2000 i Lizzy decidono di prendersi una nuova pausa, la maggioranza del materiale per il nuovo disco dei Dare sarà già bella che pronta per la realizzazione in studio.

Lasciata la label MTM Music per autoprodursi sotto il proprio marchio Legend Records, Wharton decide di licenziare il bassista Martin Wilding per ingaggiare in modo definitivo ed ufficiale Richard Dews, che con la sua sola chitarra acustica riempirà in formazione il vuoto lasciato dal basso. Già questo fatto lascia presagire un nuovo e abbastanza netto cambio di rotta nel sound del gruppo che, come vedremo poi, passerà ad essere ancora più intimista, leggero, atmosferico e di impronta celtica che in passato.

Un altro anno di certosine lavorazioni e nel 2001 Belief è disponibile per l’acquisto nei negozi, autoprodotto ma distribuito nel mondo da svariati canali (SPV, MTM, Pinnacle, Playground nei rispettivi Paesi). Una copertina piuttosto semplice richiama nella grafica le antiche tradizioni, con i musicisti a nudo di fronte al pubblico. Leggendo i credits, colpisce subito la riconferma della talentuosa Sue Quinn alle backing vocals, ma soprattutto la presenza di Tricia Hutton al violino e di Tommy Martin alla cornamusa e al flauto irlandese, i quali contribuiranno (e tanto) alla creazione del nuovo elaborato sound originale dei Dare.

Pronti-via e pigiato il tasto play immediatamente abbiamo un deja-vu: il suono delle acque. Un oceano che appare calmo, con i flutti appena mossi dal vento, fa da intro all’opener Silent Thunder. La tempesta è oramai definitivamente passata, e la nuova quiete ci lascia il tempo di guardare a noi stessi, di curare il nostro animo dal turbinio di sensazioni e paure provate durante il passato e, volendo, nell’ascolto del precedente Calm Before the Storm. Il flauto irlandese di Martin è subito protagonista, squarciando le ultime nubi con il suo dolce suono, e la chitarra acustica di Dews accompagna l’insieme dando il via alla dolce e sussurrata vocalità di Darren Wharton. Il cantante ci narra di un alba che si alza dall’oceano e del suo spirito che vola tra le montagne fino a sentire il suono di un tuono (rumoroso dentro di noi, ma silenzioso fuori) che da vita a un bellissimo sogno, che brucia nel suo petto e nel cuore come un fuoco. Ogni immagine è resa perfettamente in musica da echi di chitarra elettrica, magistralmente suonati da un Moore sempre sugli scudi, e da cornamuse che fanno da toccante e puro intermezzo strumentale. How could they understand how good this feels inside? (come possono capire quanto è bello provare ciò dentro di se?) si chiede Darren, e la risposta più vera è nella sua stessa musica, in queste soavi e poetiche note.

When I was a boy, long time ago.. Inizia qui l’intimista viaggio tra memorie e ricordi di Wharton. Dreams On Fire racconta, sempre tra bellissime atmosfere celtiche e un ritmo un po’ più sostenuto rispetto alla precedente, degli sforzi e delle difficoltà che un uomo deve affrontare nel tentativo di raggiugnere un risultato, una meta che si è prefissato. La chitarra acustica detta il tempo, mentre Moore alla chitarra continua a essere libero di muoversi all’interno delle strutture accompagnando alla perfezione le emozioni di Darren.

La seguente White Horses (Lions Heart) è forse uno dei più bei pezzi scritti nell’intera discografia dei Dare, e quello che quindi più di altri merita una analisi dettagliata. Anche perchè il suo testo, diciamolo, è quanto di più toccante esista. Il brano narra di un giovane coraggioso che decide di lasciare la sua terra, la sua patria, per inseguire un sogno. Nel farlo, deve per forza di cose allontanarsi dalla sua amata, che lo saluta fiera e orgogliosa sulla costa al mattino della partenza, mentre le vele lo portano via lontano dalla terraferma. La luce che ora vede in mezzo al mare, lungo l’orizzonte, diventa il simbolo del loro amore che non cede, e attraverso le onde che si infrangono sulla nave le preghiere di lei giungono al suo cuore. Passano le stagioni e la loro promessa rimane. Toccando la catena che lei gli ha regalato la sente ancora un po’ vicina e sa in cuor suo che lei è ancora là, seduta sugli scogli, ad attenderlo. E le onde non smettono di battere sullo scafo della sua nave..
Inutile descrivere la musicalità di questo brano, le sue melodie raffinatissime e il suo refrain dolce e intimo. Chiudete gli occhi, e nel silenzio ascoltate.

Si volta in qualche modo pagina con la title track Belief, la canzone più pinkfloydiana della carriera dei Dare e una sorta di Comfortably Numb in chiave rock melodica. Ariosa, pura, la traccia si mostra come un bellissimo dialogo padre-figlio, in cui il genitore esorta il figlio a non aver paura, a vivere la sua vita al massimo delle sue possibilità, senza precludersi nulla. Valore aggiunto del pezzo è la voce di Sue Quinn, che fa da magico sottofondo sostituendo in parte gli echi della chitarra di Moore, ora leggermente defilata e più nei canoni del genere, quantomeno fino al suo brillante assolo.

E poi Run Wild Run Free, un’altra grandissima traccia che narra di una ragazza nata nel 1975 e che, stando al testo, è cresciuta al fianco di un amorevole padre, il quale ha contribuito a formare il suo bel carattere e le sue brillanti qualità. Una fanciulla che Darren incontra a 17 anni, probabilmente appena trasferitosi in Irlanda alla corte di Phil Lynott, e che da quel giorno illuminerà e cambierà per sempre la sua vita. E’ un altro brano da cui affiorano dense emozioni e la cui struttura rasenta la perfezione, con un groove caldo e un perfetto tappeto di suoni a riempire l’ascolto, fino a un toccante finale tutto da gustare.

C’era una volta un amico di cui ci fidavamo, che credevamo sincero e vero, che però si è rivelato un’altra persona alle nostre spalle. Da una situazione dolorosa come questa nasce We Were Friends, una traccia sofferta che ci parla della definitiva rottura di un’amicizia. La rabbia e la disperazione lasciano mano a mano spazio alla nostalgia, alla mancanza, alla paura per il futuro, mentre le parole di affetto mai dette tra i due amici si infrangono tra le memorie e ci si interroga, tra ripensamenti e emozioni via via sempre più contrastanti, se la scelta di rompere il rapporto sia stata giusta o meno. E’ un lento magistrale, alla Mark Knofler, dominato dalla voce di Wharton, dalla sua capacità di trasmettere ogni singola pulsazione all’ascoltatore. Arrangiamenti da urlo, e lacrime dentro il cuore.

Un altro racconto di giorni passati e nostalgie ci arriva con Falling, settimo brano di Belief e nuova ballata incandescente dal testo narrativo di una intima e incantevole poeticità. Seduto su un treno, alle prime luci del mattino, un uomo ripensa alla amata e alla lettera d’addio che le ha lasciato accanto al letto. Vorrebbe chiamarla, spiegarle tutto, ma non lo fa, non se la sente. Passano gli anni e la nostalgia si fa ancora più forte, quelli erano i suoi anni migliori e chissà, potrebbe anche provare a telefonarle e vedere come sta, se si ricorda di lui e di loro dopo così tanto tempo. Ma mentre le strade cittadine gli sembrano sempre più fredde, l’uomo realizza che il suo sogno si è infranto, e che non potrà mai più riaverla al suo fianco.. Tipica power ballad nel clima musicale di questo album, ennesimo sussulto emozionale, tutto battiti e caldo feeling.

C’è tanto di Calm Before the Storm invece in Where Will You Run To, che diversamente dalle ultime canzoni è una traccia impostata come up-tempo e tende a scorrere più ritmata e sostenuta. C’è più chitarra, batteria, voglia di movimento. Un ritorno al sound più rock e meno pop per presentare la lucida realizzazione di quanto si è sognato, vissuto e provato negli ultimi brani, e nei rispettivi sogni. Gli occhi si sono aperti, c’è davanti a noi un mondo da vivere ed esplorare: che cosa aspettiamo a ripartire all’avvenutura, lasciando alle spalle echi e ricordi?!

Take Me Away: la liberazione. Soffice e vellutata, ampiamente acustica, la canzone è un viaggio tra panorami idilliaci e paradisiaci. Riflessiva e quieta, ci fa immaginare un tramonto sulle acque, mentre nuovi pensieri vorticano nella nostra mente. Già con essa, lentamente, al fianco dei Dare torniamo a respirare l’aria di una nuova esistenza, e ci muoviamo piano su simili sonorità fino a Promised Land, altra traccia rilassata e rilassante, squisitamente atmosferica e levigata. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, toccato con mano la terra promessa, ora il nostro viaggio volge al termine e le nostre ossa possono finalmente riposare sul fresco arenile.

L’ultimo respiro di Belief è racchiuso in Phoenix, un brano totalmente incentrato sulle sue bellissime liriche ed emozioni. Wharton è accompagnato ora dalla chitarra acustica del solo Dews, che non a caso appare come co-autore di questo pezzo. In regalo per voi, la traduzione di tutto l’intenso testo:

Dimmi perchè cambiano le stagioni, e perchè c’è della pioggia che cade sulla mia testa. Dimmi perchè il mio amore rimane, e le promesse che mi hai fatto si sono infrante. Come una fenice mi sollverò ancora dalle fiamme, e dirò addio all’estate, dirò addio a te, e dirò ciao all’inverno, è tutto quello che posso fare. Non c’è inferno che abbia la stessa furia di una donna disprezzata, è un sentimento che colpisce come un onda sulle roccie. La fama e la gloria sono due cose differenti, che crescono con il fumo dal fuoco. Come una fenice mi sollverò ancora dalle fiamme, e dirò addio all’estate, dirò addio a te, e dirò ciao all’inverno, è tutto quello che posso fare.

IN CONCLUSIONE

Belief è a tutti gli effetti il quarto (e per molti ultimo) vero e puro capolavoro della discografia dei Dare. E’ l’album più riflessivo, intimo, privato, personale e sincero tra quelli scritti dal palmo di Darren Wharton, che proprio per questo lo nomina come uno dei suoi preferiti, se non il suo preferito, di sempre. E’ un prodotto assolutamente soft ma che non disedegna qualche cavalcata rock e qualche bella schitarrata di Moore, specie sugli assoli. Certo, è un album lontano sotto certi aspetti anni luce dai canoni del rock melodico, e a primo ascolto può sembrare un prodotto di soft rock atmosferico, ma ascoltandolo bene e nel dettaglio vederete che troverete diversi parallelismi con le precedenti uscite di questo stupendo combo inglese.

Insomma, la magia continua e questi quattro musicisti inglesi appaiono sempre più autori di un genere unico e inimitabile, originale, forse descrivibile soltanto come una sorta di alleggerimento del sound pinkfloydiano in chiave melodic rock, e quindi non più progressiva. Non lo so. Certo è che Belief appare come un rosso raggio di sole in un fresco tramonto, che tocca la nostra pelle riscaldandola di un caldo brivido. Poesia allo stato puro, tra suoni di tradizione celtica e la silenziosa furia del rock.

 

Firefest 2013: tutti i nomi della decima edizione!

Firefest 2013L’organizzazione del Firefest 2013, storico festival melodic rock inglese con location a Nottingham, ha svelato ieri sera tutti i nomi della sua decima edizione, in programma dal 18 al 20 ottobre 2013.

Questo il programma:

Ven 18 ottobre

HAREM SCAREM
DARE
WORK OF ART
EDEN’S CURSE
THE MAGNIFICENT

Sab 19 ottobre

HARDLINE
SHOOTING STAR
TRIXTER
TREAT
HEAVENS EDGE
VON GROOVE
NATION

Dom 20 ottobre

LEGENDS (Joe Lynn Turner, Eric Martin, Fergie Frederiksen)
JSRG (nuova formazione delle Vixen)
BATON ROUGE
ALIEN
PROPHET
BRIGHTON ROCK
ECLIPSE

La vera notizia è il ritorno live degli Harem Scarem, inattivi da quattro anni, al Firefest con una nuova formazione guidata sempre da Harry Hess ma priva del bassista Barry Donaghy, sostituito dal batterista originario (e backing vocalist) Darren Smith. Da segnalare inoltre nella giornata di sabato il ritorno degli Hardline con la nuova rinnovata formazione che vede Gioeli, Del Vecchio, Ramos, Portalupi e Terrana e la sorpresa del supergruppo di voci Legends (Joe Lynn Turner, Eric Martin, Fergie Frederiksen) nella serata conclusiva del Festival.

Dare: nuovo album a metà 2013

Dare_Interview2In un’intervista a ARfm (che potete ascoltare qui), Darren Wharton ha ufficialmente annunciato la pubblicazione di un nuovo album dei Dare, la cui uscita è prevista per metà 2013.

Il musicista ha affermato che il 70% del lavoro di composizione dei nuovi brani è già stato ultimato e che suoneranno le chitarre sul disco Vinny Burns, Richard Dews e il figlio Paris Wharton. L’album, ancora senza nome (smentito per il momento il titolo, circolato in passato, di Seven) è stato descritto come ‘uno dei migliori della carriera dei Dare’.

Si apprende infine che la band sarà in tour nel 2013, con date già fissate in Regno Unito (una a Londra), Norvegia, Germania e Spagna.

Dare – Calm Before the Storm 2 – Recensione

Avete presente le vocine dei cartoni animati disegnate come l’angioletto e il diavolo che sussurrano all’orecchio del protagonista di turno? Ecco, appena uscita la notizia della pubblicazione di questo disco anche io ero così. Da un lato l’angelo custode, volendo il mio bene, mi sussurrava: “L’originale Calm Before the Storm è un album perfetto, rileggiti la tua recensione (fatelo anche voi se volte, cliccando qui) e smettila di eccitarti per questo remake, finirai per deluderti!”. Dall’altra parte il diavolo, astuto, mi tentava: “Vai tranquillo, i tuoi amati Dare non hanno mai sbagliato un colpo, se hanno voluto lavorare a Calm Before the Storm 2 avranno avuto le loro sante ragioni!”. Non sono un santo e se ho una così ghiotta tentazione, beh, non me la lascio sfuggire.

Spinsi così via l’angelo dalla mia spalla, brindai con il diavolo e mi mossi in anticipo. Così, pochi giorni dopo l’annuncio ufficiale dell’uscita di Calm Before the Storm 2, settimo lavoro in studio della mia band preferita Dare in uscita l’8 ottobre per la label personale di Darren Wharton, la Legend Records, avevo già in casa il prodotto finito, così da potervelo raccontare in questa (spero) succulenta anteprima.  

Continue…

Dare: la tracklist di ‘Calm Before the Storm 2’

Calm Before the Storm 2E’ stata svelata la tracklist del nuovo disco degli inglesi Dare, intitolato Calm Before the Storm 2. In uscita l’8 ottobre, l’album sarà una ri-registrazione dello storico Calm Before the Storm, pubblicato nel 1998.

La nuova lista di brani si differenzia dall’originale per essere priva della cover dei Thin Lizzy Still In Love With You, e per l’aggiunta di due canzoni, la già conosciuta Cold Wind Will Blow (B-side già ri-registrata nell’album Arc of the Dawn) e Precious, B-side del singolo di Abandon.

Questi in definitiva i brani:

1. Walk On The Water
2. Someday
3. Calm Before The Storm
4. Crown Of Thorns
5. Precious
6. Silence Of Your Head
7. Rescue Me
8. Ashes
9. Rising Sun
10. Cold Wind Will Blow
11. Deliverance

Dare – Calm Before The Storm – Gemma Sepolta

Una delle fortune di essere recensore musicale è certamente la possibilità di svegliarsi il mattino, mettere su un disco della propria band preferita, scriverne decantandone le lodi, e avere poi la certezza quasi matematica che qualcuno leggerà le tue smisurate effusioni. Saranno poi elogi o stroncature, applausi o fischi, botte o carezze, ma ad ogni modo avrai calmato la tua sete di dire e ridire del tuo artista del cuore, sentendoti così straordinariamente appagato. E ora io lo sono, molto.

Sì, avevo proprio bisogno di continuare a parlarvi di Darren Wharton e dei suoi Dare, che diversi mesi fa avevamo lasciato hard rockers stile americano con il loro disco Blood From Stone del 1991 (se volete ridare una letta alla mia recensione, cliccate qui). Bene, dal 1992 al 1998 i Dare.. puf, spariscono! Si smaterializzano letteralmente e di loro non si sa più niente di niente. Che cosa può essere successo di tanto grave da disintegrare questa formazione? In realtà poco, o meglio, abbastanza poco. Vinny Burns, si dice insoddisfatto dalle vendite proprio dell’ultimo album, aveva salutato la formazione prestandosi ai Ten, Brian Cox (quasi mi viene da ridere) aveva lasciato la musica per diventare un fisico di assouto rilievo mondiale, e Darren solo soletto finì così a dare una mano all’amico Scott Gorham nella stesura del suo album con i 21 Guns, per poi unirsi a lui e ai suoi ex compagni nella tanto famigerata reunion celebrativa dei Thin Lizzy, che da li in poi farà da (noioso) spartiacque per la carriera di questa melodic rock band inglese.. Poi tac, è un attimo. Darren si stufa, lascia i Thin Lizzy e in quattro e quattr’otto nel 1998 mette su una nuova formazione dei Dare, con Andrew Moore e Richard Dews alle chitarre (il secondo non ancora in modo ufficiale). Trova una nuova label, la MTM Music, e pochi mesi dopo Calm Before the Storm è nei negozi..

“Con quest’album credo facemmo un gigantesco passo verso la realizzazione del suono autentico dei Dare. Fu il primo album che produssi e la mia prima collaborazione con Mario (Lehmann) e la MTM Music in Germania. Credo che il disco catturò al meglio l’atmosfera che cercavo. Rimane uno dei miei preferiti.” Difficile dare torto a Darren in queste affermazioni. Calm Before the Storm fu a tutti gli affetti un nuovo esordio per la band. I sound precedenti furono totalmente accantonati, e persino brani già scritti i precedenza con Burns e inseriti nella tracklist di questo disco (come la magnifica Walk On The Water) furono quasi totalmente rivisti in una chiave molto più leggera e sfumata. Nella mente di Wharton c’era ormai un nuovo disegno per quello che era diventato a tutti gli effetti il suo progetto, un piano straordinariamente originale e innovativo che avrebbe portato da qui in avanti la band ad avere un suo stile personale e riconoscilissimo che, di successo o meno, l’avrebbe comunque consegnata alla storia.

Ecco quindi motivata la scelta di sfondare ogni barriera e canone, portando il rock melodico a a farsi avvolgere da nuove vesti, lunghe, bianche, eleganti. Vedete la figura femminile in copertina? Lei è il rock melodico dei Dare. Attorno ora tutto si muove, i paesaggi cambiano e si evolvono. Il cielo rappresenta le influenze progressive (e aggiungerei quasi pinkfloydiane) che si aggiungono a questa musica, ruotando attorno ad essa in un misterioso insieme, spaventoso ma bellissimo come un cielo che si prepara alla tempesta (dark skyes, dangerous and beautiful dirà più avanti in un suo brano Darren..). Il sole, che si appresta ad essere cancellato dalle nubi, è il legame con il passato che se ne va, e il lago in cui bagna i suoi piedi non è altro che la sintesi più pura e tangibile di quelle straordinarie atmosfere che rafforzeranno l’insieme sonoro della band, e che definirei quasi ambient per come riescono a far respirare all’ascoltatore l’aria di paesaggi incontaminati, di verdi colline e di cieli straordinariamente sereni e lucenti, talvolta anche in tempesta. E attenti! Non è un caso che la seducente figura tocchi le acque, è questo infatti l’unico modo che ha per divenire in tutto per tutto parte del straordinario sistema che muove intorno a lei e che ora per capillarità risalirà il suo corpo nudo facendola per sempre sua. Non esiste il ritorno ora. Lei cammina sulle acque e si avvincina a noi, ci seduce e ci circonda, e se accettiamo il suo caldo bacio, il tocco delle sue labbra sulle nostre, per sempre a lei apparterremo. Il suo ricordo e la sua musica non lasceranno mai più i nostri cuori, è questa la magia della nuova musica dei Dare! Dal momento che entrerà nelle vostre orecchie non sarete più in grado di farne a meno, come se fosse una donna bellissima, sensuale e dal portamento elegante, che sotto la sua unica bianca veste nasconde il vostro desiderio d’amore più puro.

Non mi stancherò mai di dire come questo Calm Before the Storm riesca ad essere a tutti gli effetti il primo di una serie di quadri in musica, di ipnotici dipinti di note che il genio di Darren Wharton ha voluto dare a noi. Le singole battute diventano ora frasi di poesia, assumono un valore che mai prima d’ora avevano avuto e si sublimano alla natura e alla sua potenza. La calma prima della tempesta è quell’ultimo tacito momento di quiete che accompagna il vortice delle interperie, l’istante di apparente tranquillità che precede le ostilità celesti, e quello che sarà dopo (e che parimenti verrà al termine dell’ascolto del disco) saranno solo pioggia e lacrime, un turbine emotivo di una violenza disarmante, una calamità di sensazioni, un tornado di sentimenti.
Una tela che ottiene la sua prima pennellata con il brano Walk On The Water, il cui incipit di chitarre e voci echeggianti al cielo anticipa lo splendido ingresso vocale di Darren Whorton, dal cantato ora straordinariamente dolce, sussurrato e carismatico. La chitarra acustica di Dews accompagna con assoluta maestria le melodie, mentre Moore è libero di spaziare nell’insieme con parti e assoli elettrici di un intensità artistica unica e rara. Some Day rimane più lineare dell’opener, ma il suo ritornello urlato al cielo (I’ll meet you there in a land somewhere.. waiting) giunge a Dio ed è per tutti, e commuove e sorprende come l’ultimo grido di smisurato amore e speranza del Figlio al Padre prima dell’ultimo affannato respiro. La title track Calm Before the Storm ridipinge in musica la cover dell’album, con passaggi e accelerazioni-rallentamenti di puro soft progressive. L’intera band è sugli scudi, Darren sfoggia qui forse la sua migliore prestazione vocale di sempre, mentre la chitarra di Moore muove il cielo e addensa le sue nubi che, dopo un’ultimo istante di silenzio (splendidamente rappresentato dalla band), gettano pioggia e vento sul volto di tutti noi, lasciando il ritmo del brano ad evolversi fino a quando il sole riuscirà a farsi spazio tra i nembi, riportando la normalità tra echi di chitarre. E’ poi il turno di Rescue Me, un brano dal testo romantico e nostalgico, denso di passati ricordi e commosse sensazioni. Nuovamente più nei canoni e con un ritmo abbastanza sostenuto, il pezzo pogggia su una prestazione chitarristica da lode eccelsa e sulla profondità infinita dei suoi arrangiamenti. Silence Of Your Head apre invece con note di tastiera ed è un brano piuttosto cupo che cerca di rappresentare i dolori di spirito di un’anima perduta, disinnamorata e sola, chiusa nei silenzi della sua mente. Nonostante la vena triste che lo accompagna, il pezzo troverà la sua catarsi nell’urlo a non cedere e pieno di speranza (when you can’t carry on and the feeling is gone.. there’s so much more!) che chiude il bel refrain e che anticipa l’accellerata parte strumentale del brano, forte di un altro piacevolissimo assolo. Poi in Rising Sun l’amore e la sua dirompente forza sull’animo vengono invece descritti positivamente, facendoci provare sulla pelle il magnifico sentimento del perdono e del ritorno del sentimento dopo un addio. Dominata da un’atmosfera calda e soffusa, chiusi i nostri occhi la traccia riesce a guidarci in un intenso panorama mattutino dall’intenso rossore, una sensazione inebriante e avvolgente. Arrangiamenti che rimangono parte preponderante anche in Ashes, che esordisce lieve e leggera come la nebbia del mattino per poi poggiarci piano sulle ali del vento, mentre la bellissima Crown of Thorns torna a mostrare i Dare aggressivi e maschi, con un ritmo ben più sostenuto degli altri episodi (forse questo è l’unico e ultimo momento riconducibile al vecchio stile della formazione inglese) e con sensazioni totalmente opposte a quelle ben più arrese di Ashes. Siamo ormai in chiusura ed eccoci ad un’altra hit assoluta del repertorio Dare, ovvero Deliverance, componimento di un originalità unica, intenso ma allo stesso tempo ancora soffuso ed etereo, sotto certi versi progressivo ma anche ritmato e rock. Il testo magico accompagna splendidamente le musiche, squarciando gli orizzonti dinanzi ai nostri occhi in visioni mozzafiato che ci accarezzano, poi feriscono e rimarginano in continuazione. Conclude l’opera la bella cover di Still In Love With You, omaggio al genio dei Thin Lizzy, che qui assume caratteri sotto certi versi diametralmente opposti rispetto all’originale. Infatti, mentre la versione di Lynott cercava di essere una sorta di ultimo tentativo di riconquista dell’amata, qui Wharton da maggiore sfogo alle sensazioni nostalgiche e pare più arreso, quasi che ora la speranza fosse svanita. Un interessante modo di interpretare un capolavoro!

IN CONCLUSIONE

Se si pensa a dischi unici ed innovativi nell’ambito del rock melodico, difficilmente si ci può dimenticare di Calm Before the Storm, un’album che è stato capace di ridisegnare totalmente il genere, arricchendolo di mille altre influenze musicali e sensazioni. Una raccolta di 10 brani indimenticabili da tramandare alle generazioni, in un sogno ad occhi aperti da cui è impossibile svegliarsi. Da ascoltare, riascoltare, ascoltare e riascoltare ancora senza mai potersi annoiare e, anzi!, scoprendone sempre nuove sfumature. Un viaggio sulle ali del vento lungo le calme rive dei laghi, tra albe e tramonti mozzafiato, attraversando dense nebbie per sfiorare poi la fresca e umida erba di verdi colline, subendo le tempeste per poi riscaldarci al caldo sole di cieli sereni e raggianti. Un inno alla potenza della natura chiuso in un disco, una musica perfetta per tornare in pace con se stessi e con questo caotico mondo che ci circonda. Un lavoro calmo, tranquillo e rilassato che ci cura dentro, ma allo stesso tempo così forte e denso da farci reagire e capire tante cose di noi stessi e delle nostre vite. E come diceva qualcuno: il naufragar m’è dolce in questo mare..