Mark Spiro – Care Of My Soul Vol.2 – Recensione
A pochi mesi di distanza dall’uscita del nuovo disco di inediti “It’s A Beautiful Life” (qui la recensione) ecco ritornare Mark Spiro con il sequel del bellissimo Care Of My Soul datato 1994. Intitolato semplicemente Care Of My Soul Vol.2 l’album ha un sound totalmente diverso dal suo predecessore, risultando molto moderno, con un uso massiccio di drum machine e con un songwriting poco ispirato.
Ci troviamo di fronte ad un pop rock in cui solo poche tracce riescono ad essere sufficienti e la sensazione è quella di avere tra le mani un lavoro poco curato, composto alla svelta senza un sound degno del nome di Mark Spiro e a volte arrangiato in modo approssimativo. Sicuramente un piccolissimo passo avanti rispetto all’ultimo album ma personalmente non riesco a capacitarmi di alcune scelte sonore.
Parlando delle canzoni l’opener A Beautiful Mistake ha una melodia dolce e un bel refrain ma la drum machine e gli effetti vocali rovinano l’atmosfera. Stesso discorso per Get Into The Going mentre la successiva Love Don’t Come Around Here sprofonda in una piattezza disarmante con più effetti sonori che strumenti reali e una melodia scialba. Starlight è la song più solare del lotto, risultando piacevole col suo pop-rock trascinante e allegro che apre alla successiva Miss Her Everywhere, canzone malinconica dove compare un pianoforte(reale?)in sottofondo e dove Mark sprigiona finalmente energia. Una chitarra classica spagnoleggiante apre Singing You Back To Me e la nostra inevitabile drum machine ci accompagna nel refrain poco riuscito…Arriva ora Paper Dragons dove si respira un AoR di classe e una melodia chitarra-voce-pianoforte azzeccata per una ballad che finalmente riesce a lasciare il segno.Bella. Up In Flames e My Greatest Goodbye ci riportano, purtroppo, al sound plasticoso e pop del resto dell’album mentre Everything Is On It’s Way, con archi iniziali,chitarre acustiche e il basso a tenere il ritmo è un mid tempo gradevole e ben riuscito.La conclusiva Say Your Prayers chiude l’album con un AoR lento e melenso che non riesce a lasciare il segno.
IN CONCLUSIONE
Mark Spiro per la seconda volta in pochi mesi delude le aspettative. Una discutibile produzione e la scelta di introdurre strumenti computerizzati rendono l’album scialbo e senza sussulti a parte qualche episodio isolato. Peccato.