Jorn – Bring Heavy Rock To The Land – Recensione
Recensire un album di Jorn sembra ormai diventato semplice; il singer norvegese ci ha ormai abituato ad album di gran classe a cavallo tra metal e hard rock, scanditi dall’inconfondibile voce roca e potente che Lande sa trasmetterci nelle sue grandi canzoni, come sempre devote al sound di Rainbow,Sabbath e all’immenso Ronnie James Dio. Nonostante i tantissimi progetti a cui Jorn Lande partecipa (Masterplane,Allen-Lande,Ayreon etc…)quest’ultimo Bring Heavy Rock to The Land non perde un colpo; anche se bisogna sottolineare che in questo lavoro si respira più hard rock che metal risultando meno “cattivo” rispetto agli altri album. Alle sei corde ritorna Jimmy Iversen, che aveva registrato solo Spirit Black, e se a questi aggiungiamo l’accoppiata Tore Moren e Nic Angileri (qui purtroppo all’ultima apparizione) rispettivamente alla seconda chitarra e al basso si crea una miscela perfetta.
Le misteriose tastiere dell’intro My Road, accompagnate dalla chitarra acustica e da Jorn che “recita” il pezzo, aprono la strada alla title track Bring Heavy Rock To The Land col suo classico riff hard potente e massiccio e con Jorn Lande sugli scudi. La battaglia tra spade di A Thousand Cuts ci porta ad un suono più scuro e cupo per poi arrivare ad un pregevole assolo. La song dura più di otto minuti e tra cambi di tempo e riff risulta una delle più belle creazioni di Jorn. La cover Ride Like The Wind (già rifatta dai Saxon) risulta più melodica con le chitarre che graffiano meno ma è un gradevole episodio. Chains Around You pigia sull’acceleratore con il suo ritmo indiavolato dettato da echi di Rainbow e qualcosa di Iron Maiden, mentre The World I See è una power ballad con dolci arpeggi di chitarra, un refrain rabbioso che cambia ritmo e un assolo che ci farà sognare. Time To Be King è una cover dei Masterplan (del 2010!) e qui esplode in un inconfondibile Maiden-style. Ancora hard rock con la potente Ride To The Guns dove la melodia la fa da padrona e il clima si fa più “allegro” e meno cupo. Black Morning è la perla dell’album. Una ballad acustica con inserti di chitarra elettrica che sembrano parlare; il sound sudista, un bicchiere di Jack Daniel’s in una mano,una sigaretta nell’altra e che il sogno abbia inizio…… Si chiude con l’hard melodico di I Came To Rock devota ancora una volta a Ronnie James Dio e i Rainbow ma con le chitarre sul tipico suono del rock più melodico.
IN CONCLUSIONE
Jorn Lande continua a lasciarci a bocca aperta. Nonostante le tante uscite e le altrettante collaborazioni riesce a produrre un album quasi perfetto e la sua voce calda e rabbiosa continua a trascinarci con la sua potenza e ad ipnotizzarci con le sua melodia.