Recensire e soprattutto dare un voto ad un nuovo album dei Bon Jovi è sempre un’ardua impresa; fare paragoni con i “classici” della band sarebbe un inevitabile recensione negativa, quindi tutto quello che scriverò sarà solo in riferimento a questo disco.
Tralasciando la storia della band e la dipartita di Richie Sambora che ormai sono note a tutti, Jon Bon Jovi si separa dalla Mercury Records dopo 32 anni e quest’ultima uscita è solo per dovere contrattuale. Il disco è infatti composto da 10 B-Side degli ultimi 10 anni di carriera. Detto questo personalmente mi aspettavo un disco scialbo, soprattutto considerando che i dischi ufficiali da cui sono state scartate non erano proprio capolavori… In parte mi sono dovuto ricredere….
La lenta e sofferta A Teardrop To The Sea è stata un scelta opinabile da usare come prima canzone; il coro iniziale e la produzione richiamano l’album Destination Anywhere, sia come stile e come atmosfera con l’assolo e l’organo in sottofondo…buona canzone anche se in posizione errata in scaletta…We Don’t Run ha praticamente lo stesso coro iniziale di Teardrop To The Sea(!) per poi esplodere in chorus voce/basso e un bel ritornello trascinante. L’assolo di Shanks, pur non essendo Sambora, risulta buono anche se corto. Saturday Night Gave Me Sunday Morning, primo singolo è stato subito stroncato dai fan per avere lo stesso ritornello di “Gotta Be Somebody” dei Nickelback…effettivamente lo ricorda molto, ma Jon ha dichiarato che si tratta di una canzone scritta 8-10 anni fa….mistero… We All Fall Down è un canzone pop-country trascinante, con ancora un ritornello ben fatto, questa volta la song potrebbe provenire da Lost Highway dallo stile. Blind Love è una canzone tutta pianoforte-voce, sentita da Jon nell’interpretazione e molto delicata ma anche troppo lunga e monotona, alla lunga potrebbe stancare. Who Would You Die For con il suo bel giro di basso e i cori risulta interessante e fuori dai canoni Bonjoviani. Il refrain con Jon che tira fuori finalmente la grinta e graffia è ben fatto e anche l’assolo(Sambora?) è dei più ispirati. Fingerprints è la canzone più bella dell’album; una chitarra acustica settantiana e una canzone che non riesco a capire come possa essere stata scartata o definita B-Side; due assoli dei migliori sentiti negli ultimi anni per una grande song. Life Is Beatiful riprende per l’ennesima volta i cori delle prime due canzoni è ed un pop classico che sembra provenire da What About Now, canzone semplice senza pretese che non lascia il segno. I’m Your Name rialza il ritmo con un bel intro di chitarra per una canzone allegra e divertente. Si chiude con la titletrack Burning Bridges, che inizia con i saluti di Jon in tutte le lingue per proseguire in poco più di due minuti in un puro vecchio country americano.
IN CONCLUSIONE:
Come già detto all’inizio, il voto è riferito solo a questo disco e non paragonato a nulla di vecchio. Considerato che si tratta di B-Side siamo ben al di sopra del mediocre livello dell’ultimo What About Now, ma nessuno si aspetti del vero rock, Burning Bridge è un insieme di buone canzoni pop prodotte dal nuovo marchio “Bon Jovi”. Come dichiarato da Jon “Si è chiusa un epoca“, cosa ci dovremmo aspettare dal nuovo album del 2016?