Gioeli-Castronovo – Set the World on Fire – Recensione

Venticinque anni dopo il disco di debutto degli Hardline (Double Eclipse, 1992), il cantante Johnny Gioeli e il batterista/cantante Deen Castronovo tornano a lavorare assieme a un nuovo album, uscito a metà luglio 2018 sotto il moniker Gioeli-Castronovo, e con il titolo di Set The World On Fire, per la label Frontiers Music.

Il talento vocale di Gioeli, conosciuto nell’ambito del rock melodico per i suoi vocalizzi con gli Hardline, ma anche per i suoi lavori con gli Axel Rudi Pell e i Crush 40, incontra nuovamente quindi le abilità ritmiche di un Deen Castronovo sempre sugli scudi (ora è attivo con i Revolution Saints e The Dead Daisies), e per la prima volta in assoluto la sua perizia vocale, che per lungo tempo gli aveva permesso in passato di fare da corista e anche qualcosa di più mentre suonava le pelli coi Journey. L’incontro delle due vocalità, decisamente differenti tra loro, crea un tutt’uno che è il vero punto magico e irresistibile di un album davvero ricco di motivi rock/hard rock melodici capaci di impressionare ed appassionare gli ascoltatori. Merito questo anche dell’eccellente lavoro della truppa italiana di supporto, che vede un bravissimo Alessandro Del Vecchio alle tastiere (e produttore e aiuto-compositore del disco) affiancato da quel mito di Mario Percudani alle chitarre e dal super Nik Mazzucconi al basso.

Fedeli al loro reciproco passato storico, i due musicisti si presentano allora uniti di fronte alle platee al suono dei due singoli Set The World On Fire e Through, che potete ascoltare nei video a lato articolo. Sono due tracce straripanti, molto coinvolgenti, la prima con il suo divertente hard rock energico, la seconda con il suo sound più delicato e raffinato, rock melodico fino al midollo, che si lasciano accompagnare con stile da una Who I Am dagli echi journeyani, eccezionalmente interpretata sia da Castronovo che da Gioeli negli acuti, e caratterizzata da un bell’arpeggio acustico spagnoleggiante che fa qua e la capolino tra le melodie. Facciamo poi un tuffo negli anni’80 del genere con la classica Fall Like An Angel, forte di un lavoro ritmico e chitarristico davvero di primissimo livello (e che refrain!), mentre ecco il sapore delle ballad di Axel Rudi Pell con la soffice It’s All About You, interpretata a meraviglia da un Gioeli ancora in formissima.

Al giro di boa con la cover riuscita di un brano dei Lady Antebellum a titolo Need You Now, spazio allora alla orecchiabile e ritmata Ride Of Your Life (magico qui Castronovo, sia alla voce che alla batteria), e all’atmosfera pop anni’80 di Mother, tra i pezzi più particolari, belli e ricercati del lotto. La delicatissima ballad Walk With Me è un altro acuto emozionale e compositivo di questo ottimo disco, al pari di una Run For Your Life tutta tastiere e frizzantezza, per una canzone danzante che risente forte dello zampino di Del Vecchio. Infine la esaltante e gloriosa Remember Me chiude, assieme alla ballad gotthardiana e acustica Let Me Out, un platter vario, ben strutturato e composto, che festeggia al meglio questo ritrovato sodalizio tra due dei più celebri interpreti della musica tanto che amiamo.

IN CONCLUSIONE

Capace di crescere esponenzialmente con gli ascolti, Set The World On Fire si candida tranquillamente a un posto nelle classifiche degli appassionati di rock melodico in stile Hardline, Journey, Revolution Saints, Survivor, e così via.

La coesione sincera tra i talenti vocali dei due leader, e la bravura generale dei musicisti, unita alla varietà compositiva dei brani, sono i punti forti di un album destinato a riempire con le sue melodie queste nostre calde notti estive. Un must buy.

Bad English – Bad English – Classico

Ristampe: Supergruppo, parola che ricorre spesso in questi ultimi anni ma che per l’AOR ha le radici che affondano lontano di più di vent’anni! Nel 1989 si stava per chiudere il decennio d’oro dell’AOR e del Melodic Rock, decennio che ci ha regalato perle preziose e che ci ha lasciato in pegno Artisti di spessore che ancora oggi riescono a farci sognare con la loro musica.

Quasi a consacrazione e sigillo di quanto detto sopra a chiusura degli ’80 arrivò sul mercato un supergruppo che avrebbe segnato più di una generazione di amanti dell’AOR, i Bad English!
Supergruppo nel senso più ampio del termine, perchè oltre ad una formazione realmente stellare che vedeva John Waite alla voce (che arrivava dai The Baby e da una strabiliante carriera solista) coadiuvato per le parti strumentali da Neal Schon (Journey) alle chitarre, Jonathan Cain (Journey, The Babys) alle tastiere, Ricky Phillips (Styx, The Babys) al basso e Deen Castronovo (Journey, Hardline) alla batteria, vedava Richie Zito alla produzione, uno che ha messo le mani su alcuni dei lavori più iconici di questo genere lavorando con nomi quali Mr. Big, White Lion, Tyketto, Cheap Trick…, e Mike Fraser (che ha lavorato con AC/DC, Aerosmith, Metallica) al mixing!
Con simili premesse risultava difficile sbagliare il colpo!

… infatti i Bad English non sbagliarono raggiungendo la vetta delle classifiche con la stupenda ballata e secondo singolo estatto dall’album intitolato When I See You Smile, ad oggi sicuramente il pezzo più conosciuto della band ed il loro maggior successo. Primo singolo fu al tempo Forget Me Not, dall’intro tastieristico su cui si infilavano in successione basso, batteria e chitarra per dare slancio alla voce magistrale di Waite.
Dall’album verranno poi estratti altri quattro singoli nel biennio ’89 / ’90, Best of What I Got dal ritmo trascinante, Price of Love che si gioca lo scettro di ballata strappalacrime con la più nota When i See You Smile, la rocckeggiante Heaven Is a 4 Letter Word e nel ’90 si chiuderà con la dolce e semi acustica Possession.
Notevoli comunque anche alcuni pezzi meno noti di questo lavoro quali l’emozionante ed epica Ghost In Your Heart, il funky rock (si sente il tocco di Neal Schon) di Lay Down, la meno conosciuta semi ballata The Restless Ones impreziosita dai tocchi del piano in perfetta sintonia con voce, chitarra e batteria che esplode in un refrain arioso e trionfante o ancora la prova Maiuscola alla voce di Waite in chiusura di disco sulle note di Don’t Walk Away. Continue…