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Stefano Gottardi ha commentato l'articolo The Cruel Intentions – No Sign Of Relief – recensione 6 anni fa
Adoro il primo perché uscito in un periodo in cui non c’era praticamente nessuna band emergente che suonava quel tipo di musica (99/2000 o giù di lì). Ricordo un giorno dopo il lavoro di essere andato in edicola e aver comprato Metal Hammer ed essere rimasto sorpreso di leggere la recensione di Fabio Magliano che esaltava questo disco di una ba…[Leggi tutto]
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo The Cruel Intentions – No Sign Of Relief – recensione 6 anni fa
Ma davvero? Per me DeVine è uno dei migliori vocalist sleaze in circolazione, ha la voce perfetta per questo stile, anche dal vivo è una macchina! HCSS dopo No Regrets sono tutto quello che per me non dovrebbe essere una rnr band: da fan accanito sono diventato uno dei loro più grandi detrattori! 😀 Cmq questo conferma quello che dicevo qualche gi…[Leggi tutto]
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo The Cruel Intentions – No Sign Of Relief – recensione 6 anni fa
Non è che lo dico io, non sono un romanziere. Che sia figo o no Rachelle cosa c’entra col mio discorso? Ho scritto forse che hanno fatto una carriera da leggende del rock? Non mi pare, ho scritto: “Trasferitasi quasi subito negli USA in cerca di fortuna, la band la trovò solo in parte, riuscendo comunque ad assaporare per qualche anno un po’ di qu…[Leggi tutto]
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo The Cruel Intentions – No Sign Of Relief – recensione 6 anni fa
Prego? Avevano Stevie Rachelle come manager. Gilby Clarke come produttore. Bam Margera come boss dell’etichetta (capisco che non parliamo di John Kalodner o della Geffen degli anni 80, ma va anche tutto rapportato al periodo storico in cui hanno vissuto questa vicenda). Si sono trasferiti negli USA e campavano suonando un genere morto e sepolto,…[Leggi tutto]
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo Hercules – On The Radar – recensione 6 anni fa
Grazie ragazzi!
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo Dallas – Dallas – recensione 6 anni fa
😀 😀 😀
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo Dallas – Dallas – recensione 6 anni fa
Ciao Lorenzo, non devi scusarti di nulla: ben vengano i commenti quando sono gentili ed educati, anche se in disaccordo con la recensione. Ognuno ha la sua opinione, ci mancherebbe altro! Anzi, la cosa che mi ha sempre affascinato della musica è proprio che sia così soggettiva ed ogni persona ci possa sentire dentro qualcosa di diverso rispetto a…[Leggi tutto]
Stefano Gottardi ha scritto un nuovo articolo 6 anni fa
Che cosa pensereste voi trovandovi ad osservare questa copertina senza saperne nulla? Che si possa trattare di un disco rock and roll forse? In quel caso avreste indovinato! I norvegesi Hercules (Simen Knuts al […]
Stefano Gottardi ha scritto un nuovo articolo 6 anni fa
“The Weight” è una canzone del 1968 del gruppo canadese The Band: è da un verso di questo testo che nello stesso anno la cover band di dopolavoristi The Shadettes prende il nome Nazareth e inizia il cammino che l […]
Stefano Gottardi ha scritto un nuovo articolo 6 anni fa
Nel 2004 Universal mise sotto contratto una glam band svedese di nome Crashdïet, in un periodo in cui non c’erano altri gruppi emergenti dediti a quelle sonorità sotto ad una major. L’anno successivo uscì il loro […]
Confermo…..a tratti lo preferisco all’ultimo HCSS
……cos’hanno assaporato i vains of jenna???….il nulla …..volevi dire!….los angeles non e’ piu’ rappresentante del genere fin dal post grunge del 1996….i vains a mio avviso hanno sbagliato a trasferirsi in america quando la’ era di moda il R&B l’HIP HOP e il RAP!!!….avrebbero fatto molto piu’ successo in europa!….mi sembra evidente! e soprattutto in scandinavia!!!….daro’ un ascolto per curiosita’….
Prego? Avevano Stevie Rachelle come manager. Gilby Clarke come produttore. Bam Margera come boss dell’etichetta (capisco che non parliamo di John Kalodner o della Geffen degli anni 80, ma va anche tutto rapportato al periodo storico in cui hanno vissuto questa vicenda). Si sono trasferiti negli USA e campavano suonando un genere morto e sepolto, sfruttando il temporaneo revival, e in ogni caso facevano la musica che gli piaceva. Suonavano di spalla ai loro idoli (e anche ad altre band famose di altri generi) e calcavano palchi come quello del Whisky A Go Go invitati dai Motley Crue, quando saprai benissimo che per suonare lì oggigiorno, se non sei nessuno, devi pagare! Facevano solo i musicisti vivendo a Los Angeles, che magari non sarà più stata rappresentante come dici tu, ma intanto erano sempre in tour in giro per gli USA. Di gente che raccontava di afterparty selvaggi in ville con piscina a quei tempi non ce n’era molta. Per via della mia attività di recensore, all’epoca seguivo molto bene questa scena, posso dire di aver interagito con l’85/90% delle band che uscivano anche solo con un demo e praticamente era per tutti solo e soltanto un hobby. Tutti tranne i VOJ. Non so se sei mai stato in un loro backstage dopo un concerto o visto qualche foto. Fidati che quel “lifestyle 80iano” che ho scritto lo hanno assaporato. Non farmi dire nient’altro… 😉
Ascoltato velocemente ma …. non è il mio genere.
…..ma….se lo dici tu….avranno imboccato un buco temporale che li ha portati nel 1987…ahah…..la loro musica certo non era eccelsa…stivie rachelle comunque non sa scrivere un brano buono….nei TUFF li scriveva todd…non ce’ che sia buono come manager…lo dico con affetto…lo conosco pure!…il whisky a go go nel 2010 faceva tra si e no 50 paganti a concerto e se hanno beccato erano battone …eddaiii…..tutto morto a los angeles….dopo il grunge e’ cambiato tutto…non andate a L.A. !!!!…..non troverete nulla di quello che fu….solo rapper del cavolo e negroni che vi fanno il beeeeeep! 🙂
Non è che lo dico io, non sono un romanziere. Che sia figo o no Rachelle cosa c’entra col mio discorso? Ho scritto forse che hanno fatto una carriera da leggende del rock? Non mi pare, ho scritto: “Trasferitasi quasi subito negli USA in cerca di fortuna, la band la trovò solo in parte, riuscendo comunque ad assaporare per qualche anno un po’ di quel lifestyle 80iano tutto sesso, droga e rock and roll che molti altri invece hanno dovuto accontentarsi soltanto di sognare.”. Mentre in tutto il resto del mondo il 99% di chi suonava glam/sleaze in quel periodo lo faceva per hobby, sborsando soldi per tutto, loro erano pagati per fare i musicisti negli USA, invitati dai Motley Crue a suonare al CrueFest al Whisky e se anche scopavano battone, tranquillo che non le pagavano (cmq scopavano anche un sacco di fanciulle prese dal pubblico). Tutto questo se rapportato al 1987 sarà anche poca cosa, ma non capisco come tu possa dire che loro, al contrario degli altri, un po’ di quello stile di vita lo abbiano provato come ho scritto io. Cmq non importa, non voglio avere ragione per forza…
Dopo diversi ascolti posso dire che questo album non mi ha convinto…
Intendiamoci: strumentalmente è grandioso, e ci sono tanti bei pezzi con un tiro estremamente coinvolgente.
Ma ciò che ho trovato altamente penalizzante è stata la brutta, bruttissima voce di DeVine: monotona, mononota, priva di espressività…solo urlacci sguaiati, talvolta perfino privi di quella potenza che il genere richiede.
Per me gli Hardcore sono assolutamente su un altro pianeta.
Darei un 65/100, perchè, ripeto, i pezzi ci sono e sono anche validi…ma la voce di DeVine rovina tutto, rendendo alle volte perfino inascoltabile il disco.
Ma davvero? Per me DeVine è uno dei migliori vocalist sleaze in circolazione, ha la voce perfetta per questo stile, anche dal vivo è una macchina! HCSS dopo No Regrets sono tutto quello che per me non dovrebbe essere una rnr band: da fan accanito sono diventato uno dei loro più grandi detrattori! 😀 Cmq questo conferma quello che dicevo qualche giorno fa in un altro commento: ciò che mi ha sempre affascinato della musica è che ognuno ci sente dentro una cosa diversa, o quel che ci vuol sentire, in ogni disco. Lo trovo meraviglioso.
ahahahaha 🙂 , mi dispiace, Stefano, io sono del partito degli Hardcore Superstar più zoccoleggianti! Per me il Black Album ha segnato proprio il punto di svolta: fu allora che trovarono la loro formula vincente fatta di esplosività e suoni ruffianissimi.
No regrets per me è praticamente un demo, mentre Thank You è un disco molto brutto. Il debutto è sicuramente un capolavoro.
🙂
Ritengo il debutto degli HCSS una bomba ineguagliata ma anche i dischi seguenti non sono malaccio , certo con alti e bassi….nei giudizi credo incida molto il contesto temporale in cui si scopre una band o un album poi con l’età i parametri di giudizio possono variare.
Adoro il primo perché uscito in un periodo in cui non c’era praticamente nessuna band emergente che suonava quel tipo di musica (99/2000 o giù di lì). Ricordo un giorno dopo il lavoro di essere andato in edicola e aver comprato Metal Hammer ed essere rimasto sorpreso di leggere la recensione di Fabio Magliano che esaltava questo disco di una band ancora sconosciuta (anni dopo ho avuto l’onore di conoscere Fabio di persona a un concerto proprio degli HCSS e addirittura poi di scrivere per lui e viceversa, ospitandolo come recensore sulle pagine di Roxx Zone, ma questa è un’altra storia). Ho atteso il sabato pomeriggio, mi sono fiondato in città (50 km) e ho passato in rassegna tutti i negozi di dischi, trovando il CD solo all’ultimo tentativo, al negozio che davo per scontato non ce lo avesse. Avevo ancora l’autoradio a cassette in macchina, ho guidato come un pazzo fino a casa e appena ci ho messo piede la prima cosa che ho fatto è stato metterlo nel lettore a palla! Erano giorni che nella mia testa girava solo un’idea: trovare quel CD! Se vedeste la mia copia oggi capireste cosa ha rappresentato per me in quel periodo: è un po’ sgualcita, perché l’ho prestata a tutti quello che conoscevo per fargli sentire questa band emergente che cazzo di musica fighissima faceva! Ho apprezzato anche i due dischi successivi, ma poi sono cambiati troppo per i miei gusti e sono diventati troppo popolari. Mi fa piacere per loro, ma a me non sono più piaciuti. I loro fan si dividono grossomodo in due categorie: quelli della prima ora, a cui piacciono i primi tre, massimo quattro (considerando Bad Sneakers il primo e non It’s Only Rock ‘N’ Roll), e quelli che li han scoperti col quarto disco. Poi esistono le eccezioni, come sempre, ma ad oggi uno che mi ha detto di apprezzare entrambe le fasi allo stesso modo non l’ho mai trovato… 🙂
No, no, ma anche io li scoprii con Pina Colada, ragazzi. Anche io compravo Metal Hammer tutti i mesi, Stefano…quanto era bello informarsi una volta al mese con una voracità assurda, ahahahah. 🙂
Rivista stupenda, davvero.
Ricorderai sicuramente il grande Carmelo Giordano, maestro di musica Aor.
Certamente, l’ho anche visto in giro a qualche concerto… 🙂
Che mito! Le sue recensioni erano sempre il top!
C’era tanta tanta preparazione e passione dietro quella rivista. Che tempi…
Mi ricordo le polemiche, madó…ahahhaa 🙂
Quando usciva un nuovo album dei Metallica, era la rissa. Ahahha
Io quel MH ce l’ho ancora ( così come tanti altri numeri) e tuttora vado di riviste……i due classix e rockhard….Pina colada per me è stato il primo e con quella cover poi mmmmmmmhhh
In altri tempi a leggere quello che è stato scritto qui nei commenti in merito ad una band che apprezzo molto, sarei intervenuto energicamente nella discussione chiedendo di argomentare, poi ho continuato a leggere i commenti successivi e mi è venuto un po’ da sorridere ed ho quindi deciso di evitare. Sto proprio invecchiando! Riguardo questo album che ho avuto modo di ascoltare ed approfondire, a mio parere si avvicina al 70 pur non raggiungendolo. Mi ha dato le stesse sensazioni del disco dei Tales From The Porn. Ci sono sicuramente degli spunti interessanti, ma si aspetta per tutta la durata il pezzo che alza repentinamente la qualità dell’album che però non arriva mai… E’ un disco gradevole che però risulta un po’ statico, monotono con le canzoni che tendono un po’ ad assomigliarsi tutte. Sarebbe giustificabile per una band di debuttanti assoluti che però NON sono. Col massimo Rrispetto.
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo Dallas – Dallas – recensione 6 anni fa
Ripeto, Angelo: davvero credi che esista ancora qualcuno che nel 2018 si lascia influenzare nei suoi acquisti dalle parole di un recensore? Forse qualche anziano che non ha internet potrebbe a tutt’oggi seguire i pareri delle riviste, ma ormai uno smartphone lo ha anche mia nonna, e Spotify, YouTube e (ahimè) siti pirata vari permettono a tutti…[Leggi tutto]
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo Dallas – Dallas – recensione 6 anni fa
Angelo, non capisco due cose: 1) che cosa c’entri la recensione di Iacopo di Firmo con la mia di Dallas. Ci sono due nomi e cognomi diversi in calce alle due recensioni, già questo dovrebbe essere sufficiente a rendere inconsistente il paragone. 2) che cosa ti può portare a pensare che le recensioni non siano neutrali. Io sono l’ultimo arrivato q…[Leggi tutto]
Stefano Gottardi ha scritto un nuovo articolo 6 anni fa
“L’artista più emozionante con cui abbia lavorato dai tempi di Poison e White Lion… Pensate a Winger, Bon Jovi, Blue Tears, Def Leppard, Reckless Love che incontrano i Danger Danger su un viale oscuro… È giova […]
Mah, onestamente credo che Stefano, che come al solito ha fatto una recensione eccellente (.. merito qualitativo del disco a parte), sia stato fin troppo generoso.
La voce del buon Dallas lascia molto a desiderare: mi è bastato l’ascolto di pochi pezzi per aver voglia di staccare fin da subito.
Poi comunque il disco ti incuriosisce, perché ci sono delle riletture in chiave modernista di sonorità tipicamente 80s…ma una volta superato l’effetto sorpresa, stanca anche quello.
Io mi fermerei ad un 58/100…
Non siamo assolutamente di fronte ad un fenomeno, anzi…ne siamo ben lontani.
seeeee kelv hellrazer!!!!.miglior artista….paragonabile ai poison bonjovi winger???? eh????….lascia li’ va….quelli erano artisti di altri tempi……l’Ep di dallas sembrava anche carino pero’ e’ troppo filtrato!!!….la sua voce e’ tutta aggiustata e alzata con l’autotune!!!!….se state attenti lo si sente!….fa l’effetto metallico sulla voce….la produzione e’ troppo/dance….ma….
Ma Angelo, certe sonorità bisogna saperle riprodurre con gusto. Ti ripeto: il tentativo di reinterpretarle in chiave modernista è senz’altro apprezzabile, ma il risultato è discutibile.
C’è una evidente carenza di mezzi tecnici.
E dice assolutamente bene il capitano: la voce di Dallas è la fiera dell’autotune.
Purtroppo non posso spingermi oltre sulla polemica riguardante Firmo, perché se leggi tutta la discussione capirai come io per primo ne abbia evidenziato l’infima qualità artistica.
Questo non può portarmi però ad elogiare un Dallas qualunque, perché sarei ingiusto: quello di Firmo è un disco pienamente insufficiente. Qui invece siamo davanti alla mediocrità più totale.
ottimo lavoro grande talento
Sì, ti ho capito :-), ma come ho già detto a loro, io non credo che siano recensioni “manipolate”… semplicemente ognuno di noi giudica tenendo conto di tanti fattori che influiscono a livello conscio ed inconscio.
Io e te magari siamo molto spietati e asettici. Altri non lo sono.
Sono sicuro che Stefano recensisce in modo diverso da Iacopo, e viceversa…ecco perché questa “stonatura” fra recensioni.
Probabilmente se Firmo avesse preso il 41/100 che meritava per te (o anche per me), non staresti qui a discutere il 70 di Dallas…che per me è un 58 :-).
È tutto soggettivo alla fine.
Di sicuro io cercherei di uniformare i metri di giudizio, ma mi rendo conto che non è una cosa facile. Soprattutto quando i recensori sono tanti.
eccomi angelooooooooooooooooooooooo…quando c è da far casino io arrivoooooooooooooooooooo…aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhh…cmq io come DALLAS conosco solo la telenovelas…me spias 🙂
Pensavo ci suonassero J.R. e Bobby Ewing :-).
I pezzi che ho sentito sono piacevoli 80iani.
La voce ha volte ha degli effetti metallici qua e la, ma anche i Def Leppard ogni tanto usavano ste soluzioni.
Forse lo approfondiro’, vedremo.
Fede prepara la macchina fotografica x il prox FFestivalllllllllllllllllllllll…Tave arriviamoooooooooooooo!!!!!!
disco che non mi e’ piaciuto…..sorry
Angelo, non capisco due cose: 1) che cosa c’entri la recensione di Iacopo di Firmo con la mia di Dallas. Ci sono due nomi e cognomi diversi in calce alle due recensioni, già questo dovrebbe essere sufficiente a rendere inconsistente il paragone. 2) che cosa ti può portare a pensare che le recensioni non siano neutrali. Io sono l’ultimo arrivato qui, ma sono 20 anni che scrivo recensioni e ho avuto il piacere di far parte di altre redazioni prima di questa, sia per il web che per il cartaceo. Ciò che accomuna tutte le redazioni in cui sono stato è che ognuno ha la totale libertà di scrivere quello che pensa, senza tenere conto dei giudizi o dei voti delle altrui recensioni. Anche perché il contrario avrebbe poco senso: siamo un team di persone e ognuno coi suoi gusti e il suo metro di giudizio. In tutti questi anni ho cercato di “rubare il mestiere” e imparare dai miei colleghi di penna più navigati e credo di avere sviluppato un mio stile e una capacità di valutazione che in ogni caso non può essere oggettiva. Uno dei segreti che mi hanno rivelato i più esperti è stato quello di non dare giudizi di pancia, di ascoltare e riascoltare i dischi e cercare di dare giudizi obiettivi, cercando di analizzare i lavori con responsabilità e senso critico, lasciando da parte il sentimento. Questo significa che se a me piace il glam ed esce un disco glam che mi fa impazzire, prima di dare un 90 cerco sempre di provare a pensare se quel voto è quello che riterrebbe giusto anche un non fan (per la cronaca io di 90 nella mia vita ne ho dati pochissimi). E quindi il mio voto sarà qualcosa di più obiettivo di quello che avrei potuto dare al primo ascolto preso dall’entusiasmo di un amante del genere (ecco perchè magari agli occhi di qualcuno posso sembrare un po’ tirchio di voti). Non sempre, poi, ci si riesce, perché al di là di tutto non è facile fare recensioni ed essere sempre obiettivi. Ci si prova, ed è quello che faccio ogni volta, completamente libero da qualsivoglia costrizione: giunto a questo punto dell’avventura, se recensisco qualcosa lo faccio per puro passatempo e piacere personale, sempre con il CD fisico in mano e quasi sempre quel CD è frutto di miei acquisti. Non vedo quindi perché non dovrei essere neutrale; Dallas è un CD che ha pubblicato AnderStein Music con cui ho anche dei rapporti collaborativi in atto, quindi non avrei motivo per parlarne male. E non credo di averlo fatto. Ho detto che la voce effettata dopo un po’ annoia e mi sembra un’opinione condivisa anche da qualcuno che ha commentato dopo di te. Capisco che quello dell’obiettività di giudizio possa essere un discorso complesso e che potrebbe dare vita a mille dibattiti, ma per quanto ci si sforzi a fare le cose nella maniera più limpida possibile, la verità è una sola: la recensione perfetta non esiste. Il disco che a me piace, farà sicuramente cagare a qualcun altro là fuori e viceversa. E ci sta, per questo mi permetto di dirti: esprimi pure il tuo parere ma per favore rispetta quello di chi fa sacrifici per trovare il tempo di ascoltare i dischi e tenere attiva e aggiornata una delle più belle rock webzine italiane. Nel 2018, anche volendo, con la tecnologia a disposizione di tutti non è più possibile influenzare o pilotare degli acquisti come magari si poteva fare 30 anni fa, quindi non vedo il motivi per sospettare complotti o favoritismi che non esistono, e che se anche esistessero sarebbero del tutto inutili e fini a se stessi.
guarda angelo….mi sembra quasi quasi che dallas abbia pagato te per sponsorizzarlo…..ahahah….comunque questo oggettivamente non e’ un lavoro paragonabile a quelli degli anni ’80…eddaiiii…suona troppo finto!!!!….e’ fatto troppo al computer….le canzoni sono anche carine ma tutto finisce qua…..e’ musica da camera come gli ultimi dei bon jovi…..voglio vederlo sto qua dal vivo….e’ li’ che lo voglio….vedrai che non fara’ mai tour dallas perche’ quella estensione li’ non ce l’ha!!!!
Vergognati!!!
Ripeto, Angelo: davvero credi che esista ancora qualcuno che nel 2018 si lascia influenzare nei suoi acquisti dalle parole di un recensore? Forse qualche anziano che non ha internet potrebbe a tutt’oggi seguire i pareri delle riviste, ma ormai uno smartphone lo ha anche mia nonna, e Spotify, YouTube e (ahimè) siti pirata vari permettono a tutti di ascoltare prima di comprare qualcosa. Quindi guarda che anche la più ricca delle etichette non sprecherebbe mai soldi per comprare bei voti. Di certo non io, che se solo sapessi che cosa comporta economicamente e a livello di sacrifici gestire una label indipendente al giorno d’oggi, ci penseresti due volte prima di lanciare certe accuse infondate. Il fatto che io scriva qui non significa nulla, anche perché sono qui da pochissimo mentre la webzine è da anni che recensisce i nostri lavori che più le aggradano (bada bene, non tutti, solo quelli che decidono di recensire i redattori, un po’ come dappertutto). Non ho il potere di manovrare dall’alto nessuna webzine e se anche lo avessi non lo sfrutterei, basti pensare che fino a qualche mese fa ho diretto per dieci anni Roxx Zone e, sebbene i miei collaboratori recensissero le uscite della mia label, tutti avevano la libertà di scrivere quello che volevano sui dischi. Vuoi una prova? Ecco la prima che mi viene in mente, un 5/10 ad un MIO disco sulla MIA webzine dato da un MIO collaboratore: http://www.roxxzone.com/3.0/nowitstime.html . Questa si chiama onestà intellettuale, mia e di chi faceva parte della mia redazione precedente, la stessa che riconosco anche a Denis e alla redazione di Melodicrock e Melodicmetal. Che poi Firmo sia da 50/100 è un TUO parere, che io rispetto, ma non corrisponde alla verità assoluta, come nessun altro parere al mondo. A prova di ciò, questa è la lista dei voti presi da “Rehab” dalla stampa italiana e internazionale fino a questo momento: Melodic Music Reviews (96/100) USA, ViriAOR (94%) SPAGNA, AmadeuS Melodic Rock Show (9.25/10) UK, Métal Intégral(18/20) FRANCIA, Heavy Paradise, The Paradise Of Melodic Rock (8,8/10) GRECIA, Metalhead.it (8,5/10) ITALIA, Hardrockheavymetal (85/100) ITALIA, Needleinthegroove (8/10) UK, MetalEyes (7.8/10) ITALIA, WeRock (7.5/10) ITALIA, Hardsounds (60/100) ITALIA (e non ho inserito quelli che non mettono voto alla recensione, cmq tutte positive). Come vedi non c’è nemmeno una insufficienza, che magari prima o dopo arriverà, ma sarà cmq la minoranza. La stessa etichetta giapponese che ha pubblicato il tuo amico Dallas, ha pubblicato anche Firmo e proprio oggi ci ha mandato la recensione della storica rivista Burrn! che gli ha assegnato un bel 82. Tornando a Dallas, visto che Firmo nemmeno avresti dovuto nominarlo sotto a questa recensione (e invece stai continuando a ripetere la tua opinione sia sotto la recensione giusta che sotto a quella sbagliata, diventando anche fastidioso: una volta è più che sufficiente, abbiamo capito come la pensi), certo che puoi dargli 90, anche 200:
il voto per me resterebbe sempre quello che ho dato e non mi metterei di certo a contestarlo ripetutamente. Anzi, forse se anziché accusare ingiustamente chi si sbatte per tenere in piedi una webzine che a quanto pare ti piace leggere, impiegassi il tuo tempo libero per scrivere qualcosa di sensato sotto forma di recensione, magari potresti dare una mano a qualche redazione che ha bisogno di collaboratori: ne vedo sempre parecchie alla ricerca. Facci un pensiero. 😉 Io di certo non mi abbasserò al livello di venire ad accusarti gratuitamente di qualcosa che non so. Non ti conosco e non mi permetterei mai. Gradirei tu mi portassi lo stesso tipo di rispetto. Grazie. E con questo sperò di chiudere qua questa polemica INUTILE.
I cenni di Def Leppard si sentono lontani un miglio; purtroppo la voce è un po troppo metallica e non riesco ad assimilare il potenziale di alcune canzoni. Rimandato!
Scusate ragazzi ma in punta di piedi e a bassa voce mi permetto di inserirmi nel discorso e dire la mia. Premetto che conosco poco questo Dallas ho solo sentito qualcosa “qua e la” in modalità random su you tube.
Mi limito quindi a dire che tutto sommato questo ragazzo non mi è sembra cosi male come leggo dai commenti. Certo, non ha assolutamente nulla di originale (e questo di per se forse è un punto a favore) e, come dice Federico, propone molto il modello ’80. L’immagine che propone è quella, un po’ costruita del rocker americano ribelle e maledetto già vista e rivista mille volte (se non di più) i brani però non mi sembrano per nulla brutti, e anche la voce non la considero certo inascoltabile. Sicuramente nei suoi brani trapela l’entusiasmo che cita Kelv Hellrazer e anche l’impegno che mette nel cercare di scrivere belle canzoni.
Concludendo mi permetto solo di dire che l’impressione che ho (e ci tengo a sottolineare che si tratta di un’impressione) e che il voto che gli ha dato Stefano sia un po’ severo, artisti di questo calibro, anche se non sono rivelazioni, vanno incentivati e sostenuti. (stesso discorso si può fare con nomi come Midnite city, Issa, e, perché no, firmo).
Tutto sommato non mi dispiace quello che ho sentito di questo ragazzo e ritengo che su questo sito ho letto apprezzamenti maggiori ad artisti meno interessanti.
Scusate se mi sono permesso.
Ciao Lorenzo, non devi scusarti di nulla: ben vengano i commenti quando sono gentili ed educati, anche se in disaccordo con la recensione. Ognuno ha la sua opinione, ci mancherebbe altro! Anzi, la cosa che mi ha sempre affascinato della musica è proprio che sia così soggettiva ed ogni persona ci possa sentire dentro qualcosa di diverso rispetto ad un’altra.
Issa secondo me va sostenuta..ma in altro modo… 🙂
😀 😀 😀
mimmoooooo….volevi dire si sosteneva volentieri alcuni anni fa….ora e una passabile chiattona….ahahah
Concordo appieno con la recensione. Disco orecchiabile ed i numeri ci sono, però gli effetti elettronici a tratti sono troppo marcati e troppo pop oriented.
Pezzi preferiti Rock N Roll Never Dies, Lay It On The Line e Don’t Ever Stop.
Stefano Gottardi ha scritto un nuovo articolo 6 anni fa
Il rock and roll è un tipo semplice e senza grandi pretese: si accontenta di pochi accordi, di qualche scapocciata e battuta di piede. Per concedersi non ha bisogno di essere portato a ristoranti di lusso su una […]
Non li conoscevo.
Per me tra i candidati a disco rivelazione dell’anno.
Questo è un grandissimo disco.
Mi avevano già impressionato con il precedente Prison Earth, ma con questo nuovo platter hanno fatto un piccolo capolavoro. Al netto della produzione, davvero notevole, è la varietà dei pezzi proposti che mi ha colpito in particolare: si va dai Guns agli AcDc, dai Turbonegro agli Aerosmith, con una spruzzata di Oasis nei pezzi più lenti…
Padronanza tecnica a 1000, gusto melodico, grande amalgama…: questa è gente che sa il fatto suo.
Disco bomba per me.
Vado su rispetto a Stefano: 89/100
Gradevolissimo sorpresa ….cose “semplici” ma fatte da dio…..mi ricordano un po’ danko jones con più cori e meno ritmi frenetici, poi brani di meno di 4′ figata.
No news good news!!!
Finalmente te lo sei cagato questo discone!
ho ascoltato velocemente le prime 5 e lo finirò con calma nei prossimi giorni
a primo impatto mi è piaciuta “Young Modern Lightning”
Bel disco! Non originalissimo, ma molto godibile.
Li ho visti vicino a Milano 10 giorni fa davanti a ben.. TRE spettatori paganti: io, la mia compagna e un altro ragazzo… che tristezza. Loro spaccano, comunque, e sono delle persone simpaticissime e alla mano.
Continuo a sostenere che in Italia non capiamo un cazzo . Cavolo si parla di Milano non di Otranto.
Un paio di mesi prima, sempre nel milanese, ai Bullets & Octane eravamo in 5. In Italia manca la cultura del rock’n’roll, c’è poco da fare…
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo The Night Flight Orchestra – Sometimes The World Ain't Enough – recensione 6 anni, 1 mese fa
Sono d’accordo con Mark Huge: non ne sbagliano uno! Che altro dire? Nulla!
Stefano Gottardi ha scritto un nuovo articolo 6 anni, 1 mese fa
Nel 2004 un’etichetta indipendente americana, Criterion Records, pubblica The Revelry, un CD prodotto da Gilby Clarke che in breve tempo vale ai Bullets And Octane un contratto major. Ne fa seguito un solo album, […]
Stefano Gottardi ha scritto un nuovo articolo 6 anni, 2 mesi fa
In attesa di saperne di più riguardo ad un nuovo lavoro degli Aerosmith, dopo il solo album di Steven Tyler del 2016, i fan possono oggi godersi un altro capitolo della discografia di Joe Perry. Iniziata nel 1979 […]
Sempre bellissime le recensioni di Stefano.
Non ho ascoltato il disco, e non credo lo farò: il Perry solista non mi ha mai detto nulla, nonostante la caratura del personaggio. I suoi dischi sono sempre stati molto freddi e asettici, costantemente a metà strada tra la carne ed il pesce, finendo con l’essere né l’uno né l’altro.
Tyler dal canto suo non ha saputo far meglio.
Aspettiamo con ansia un nuovo album della band, perché i pezzi belli nei dischi degli Aerosmith non sono mai mancati.
l’ultimo di Tyler a mio avviso e’ un capolavoro!!!!… tra aerosmith sound e new country blues!….pezzi quali red white & you…only heaven… love is your name…it ain’t easy…sweet louisiana e my own worst enemy potrebbero essere estratti da uno dei migliori album della casa madre!!!….ascoltatelo!!!
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo Michael Kratz: entusiasmante partnership con i Mindfeels per il nuovo singolo Dragging Me Outside 6 anni, 3 mesi fa
Link del pezzo su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=Xbcp46wfSWo
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo Lipz – Scaryman – recensione 6 anni, 3 mesi fa
E hai ragione, sono diversi. I Lipz sono un gruppo glam, uno dei pochi attuali a cui questo accostamento che viene fatto spesso a sproposito calza a pennello! 😉
Stefano Gottardi ha commentato l'articolo The Cruel Intentions – intervista 6 anni, 4 mesi fa
Good job Mary 🙂
Confermo per l’ennesima volta che, a parer mio, l’acquisto di Stefano Gottardi è stato assolutamente clamoroso.
Con il suo arrivo è stato dato spazio ad una fetta molto importante del mercato discografico che non poteva essere trascurata, se piace il Rock melodico latamente inteso.
Poi non ho capito se sono le sue recensioni ad invogliarmi all’ascolto dei prodotti che recensisce o se semplicemente abbiamo gli stessi gusti: anche questo disco mi sta piacendo moltissimo. Tornerò sicuramente per un parere dettagliato, ma il disegno tracciato in recensione mi sembra assolutamente perfetto.
A prescindere dalle recensioni che fa ma anche per me il supporto che sta dando Stefano al sito è veramente clamoroso! 😉
Grazie ragazzi!
Stefano, io sono di parte perché sei un amico, ma sono contento di leggerti e credo che la tua firma sia un’ottimo acquisto. Buon lavoro
Grazie, carissimo!