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Alberto

  • Iacopo Mezzano ha scritto un nuovo articolo 8 anni, 5 mesi fa

    EVERY ROSE HAS ITS THORN – POISON
    di Bret Michaels, C.C. DeVille, Bobby Dall, Rikki Rockett
    1988

    La canzone parla di: abbandono, ed è particolarmente adatta a: momenti di nostalgia e so […]

  • Iacopo Mezzano ha scritto un nuovo articolo 8 anni, 5 mesi fa

    Un periodo di sette anni intercorsi senza un nuovo disco di inediti dei Dare può certamente essere definito come eccessivo da chi (come l’autore di questa recensione) si dichiara senza timori fan accanito di uno d […]

    • Dei Dare ho tutto e mi piace tutto ovviamente…ho sentito Home su spotify e pur non essendo brutta al momento non mi entusiasma, ma sono sicuro che l’album sarà di livello. Th Battles that you’ve won capolavoro assoluto….

    • A me l’album continua a piacere un sacco… 😉

    • allora….1-questi devono fare un disco ogni 7/8 anni….senno’ diventano soporiferi.
      2-il disco è più bello degli ultimi lavori , si nota che la chitarra di Vinnie da più “movimento” e “dinamica” ai brani.
      3-Darren deve stare attento a non urlare troppo senno’ tra qualche anno si giocA LA VOCE AH AH AH
      4-il disco va ascoltato più volte non per assimilarlo (ci mancherebbe)ma per capire se reggerà nel tempo ……
      5-75/100

      • Mark, Darren non ha mai urlato in vita sua, e a malapena lo faceva in Blood From Stone. Il ”sussurrato” è il suo stile, punto. Piaccia o non piaccia 😉

        • Iacopo ooooo…….la mia era una battuta!!!!!!!!!!…………..grrrrrrrrrrrrrr

          • no ma ho capito che era una battuta eh, ma credevo volessi anche dire ”eh, ma se provasse un po’ ad urlare!!”

            • no il trademark dei Dare è questo e va bene cosi……se provasse ad “incattivire ” le vocals sarebbe fuori contesto diciamo.

    • Avrei voluto scrivere meraviglie di questo Sacred Ground visto che il sottoscritto ha sempre subito il fascino della creatura DARE (e non a casa considero OUT OF THE SILENCE un must tale da comparire tra i primi 10 dischi della storia dell AOR) ma purtroppo così non è…..

      Il disco parte non certo nel migliore dei modi con l’abbastanza anonima Home per poi proseguire con un bel trittico (Strenght la migliore del lotto) che mi aveva illuso che il resto del disco sarebbe stato su grandi livelli…ed invece da Every Time fino fino a You Carried assistiamo ad una serie di brani che di vincente hanno ben poco…anzi…e per fortuna che il finale di album ci regala due colpi di coda degni (o quasi) del loro nome (bellissima soprattutto Like The First Time).

      Un album che va troppo a corrente alternata e su cui non incide positivamente ne la chitarra del rientrante Vinny Burns (a volte troppo presente e a tratti un po “forzata” la sua prova ) ne gli arrangiamenti che a lungo andare risultano ripetitivi.
      Di contro sempre ottima la voce del grande Darren e quella capacità che hanno (come pochi) di emozionare (solo) su alcuni brani del disco.

      Difficile in definitiva dare un voto ad un disco che solo per metà mi ha convinto e che considero tra i meno brillanti della grande discografia firmata Dare

    • Mimmo, Purtroppo, ha ragione,
      Questo sacret gound, preannunciato tra squilli di trombe e atteso come il ritorno dei Dare alle origini, propone gli stessi Dare coi i quali siamo costretta “convivere” negli ultimi anni, e nessun brano di questo disco sarebbe degno di entrare in “out of silence” , forse vagamente “days of summer”.
      Nache in questo “sacred ground” i Dare degli ultimi anni: leggeri , lenti e fiacchi. Tanto fiacchi, e l’intero lavoro non è migliore dei recenti dischi “ambient” e “folk”, anche se prova ad esserlo.
      La chitarra di Burns sembra quasi un diversivo, fumo negli occhi di chi come me si aspettava di risentire il tiro dei primi due lavori. Quasi avessero voluto dare il contentino ai tanti fan che da troppi anni aspettano un lavoro all’altezza del nome che portano.
      Deluso? Bhe! io si, e continuo ad aspettare che un giorno i Dare escano con un altro lavoro all’altezza del loro nome, e ripropongano quella grande band che nel 1988 con una sola uscita discografica e la tournee dell’anno successivo insieme agli Europe, si sono conquistati un posto nell’olimpo del British AOR, scarso ma di altissima qualità.
      Il disco tutto sommato è anche piacevole e scorre bene . Belle le “pennellate” di west coast che si possono cogliere in brani come “On my own” o “all our brass was gold” e nelle tracce conclusive del disco. Carina anche la uillean pipe che apre “until”, altra prova della scarsa volontà da parte di warton di tornare alle origini. (a proposito, qualcuno sa chi è il Piper?). Difficilmente mi verrà voglia di riascoltarlo.
      A mio avviso il voto che merita è 65/100, e spero che Iacopo non mi tolga l’amicizia per quello che ho scritto:).

      • no no, l’amicizia resta solida. 😉 Anche se, come è ovvio che sia, non sono d’accordo con gran parte di quanto detto ^^

    • Parto dal presupposto che la voce di Darren è sublime; Il sound dei Dare è particolare: molto legato alle radici e, a mio avviso, troppo “leggero”.
      “Sacred Ground” non mi fa sobbalzare dalla sedia e reputo che, dopo i primi album, i Dare abbiamo perso un po di verve….escluso il presupposto.

    • Iacopo sa già come la penso ed ho aspettato volutamente l’uscita ufficiale prima di scrivere la mia. La delusione per me è grande. Un’altro lavoro fotocopia dei 3 precedenti. Trovo Le composizioni (testi compresi) di una ripetitività quasi stucchevole 🙁
      Non riesco proprio ad accettare la palese mancanza del minimo sforzo compositivo.
      Mi rimane il dubbio che si tratti di una lavoro preconfezionato, buttato sul mercato per tirare a campare. Voto 5….e di stima 🙁

    • Purtroppo mi unisco anche io al coro dei lamentosi scontenti.

      Sono rimasto molto deluso da questo disco, al quale mi sono approcciato con grandi aspettative…fors’anche fin troppo elevate a causa del ritorno all’ovile del figliol prodigo Vinnone Burns….
      Fatto sta che dopo ripetuti ascolti, non sono riuscito a trovare un singolo episodio del disco che potesse in qualche modo destarmi dal torpore nel quale si permane per tutta la durata dell’ascolto.
      Il problema di questo disco non è la produzione, non sono le prestazioni dei singoli…e non sono neanche le idee…che sono rimaste sempre un pò quelle….
      E’ che proprio non ci sono i pezzi.
      Non ci sono grandi canzoni: solo semplici compitini, alle volte anche ben eseguiti…ma nulla che possa far saltare dalla sedia.

      La cosa triste è che neanche il sempre bellissimo guitaring di Burns riesce a distinguersi da un certo anonimato generale che pervade l’intero platter.
      La sensazione è che “con” o “senza” Vinny Burns, questo disco non sarebbe stato poi tanto diverso da quello che è.

      E’ con il cuore in gola che dico che questo “Sacred Ground” è per me, al momento, il disco delusione dell’anno.

      59/100

      • Acopioneeeeeeeeeeeeeeeee…manco avevi il coraggio di criticarlo sto disco se prima non mi esponevo io…bontropiconiglio…..aaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh 🙂

    • credo che il modo di approcciarsi a questo disco sia fondamentale x il giudizio finale..quindi penso sia inutile cercare analogie con i primi due dischi o sperare in un ritorno a quel sound,ormai i dare hanno cambiato definitivamente pelle..detto questo x me sacred ground è un gran bel disco nettamente superiore all’ultimo,specialmente trovo i primi 6 pezzi davvero ispirati dove l’atmosfera e il pathos sono ai massimi livelli,merito anke di un vinny burn davvero in palla e un darren wharton,la cui interpretazione riesce sempre a farti provare emozioni uniche..forse nel finale c’è un leggero calo ma è davvero un dettaglio che non intacca la bontà di questo ritorno discografico!voto 85/100

    • a me sta piacendo molto . inoltre visto i continui “auto richiami” al proprio stile , inimitabile o quasi, apprezzo la scelta di darren e soci di fare uscire pochi dischi.
      tanti i pezzi preferiti , che mi hanno colpito.
      Every Time We Say Goodbye , Days Of Summer sono due gemme che brillano di luce propria.
      Arc of the Dawn mi era piaciuto tantissimo , qui siamo pochi punti sotto. 85 al primo (aiutato dalla presenza di king of spades), 80 a questo sacred ground

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    • Ah il grande ChrisOusey ! Ho un debole per questo artista dotato di una voce mostruosa e versatile (chorus, vibrato, falsetto,..) quindi contentissimo per questo secondo lavoro. Il precedente Rhyme&Reason gran disco ma freddo e meccanico in alcuni passaggi a vuoto. Questo DreamMachine invece rimedia alla grande a quei (piccoli) difettucci con canzoni più compatte, calde e più centrate se capite cosa intendo;)
      L’album si apre con il brano stranamente più debole (un heavyrock veloce ma poco originale) ma da li in poi è tutta una festa !
      Hardrock tutto muscoli, ritmo e melody 🙂
      Brani migliori: AnotherRunway(ciao BonJovi..addio BonJovi), MomentOfMadness(attenti ai lampadari!), LongGone

    • Come fai a dire che non salvi niente ?! Hai mai sentito “BestOfTimes” degli Heartland ? Oppure tutto l’album “MiraclesByDesign” ?

    • CiAo, torno un momento su questo album che, come immaginavo, non ha convinto tutti, per dire che tempo fa me l’hanno rubato dalla macchina rompendo i vetri (aaarggh!) (stava in una borsa con anche il cd Shadowman-DifferentAngles!.. mai lasciare roba in macchina) , ebbene dopo un po di tempo ho deciso che non potendo farne a meno, di ricomprarlo ! Questa piccola storia penso vale più di 100 recensioni non vi pare ? 🙂
      brano preferito: “MomentOfMadness” devastanteeee !!

    • si d’accordissimo! Come nel primo album ci sono alti e bassi ma quando abbiamo pezzi super come TearingAllDown IntoTheDream LongGone possiamo facilmente “accettare” anche gli altri non credi ?

    • si ma il secondo aveva una produzione scandalosa se ricordo bene.. sembrava un demo, peccato

  • Iacopo Mezzano ha scritto un nuovo articolo 8 anni, 7 mesi fa

    Tredici lunghissimi anni dopo il loro ultimo album in studio, i mitici Drive, She Said del tastierista e compositore Mark Mangold e del cantante e polistrumentista Al Fritsch fanno il loro ritorno su Frontiers […]

    • quanto è bella said it all ?
      un disco che in alcuni frangenti sto davvero rivalutando come gia mi è successo in passato

  • Iacopo Mezzano ha scritto un nuovo articolo 8 anni, 9 mesi fa

    Con quaranta anni di carriera alle spalle come attore, scrittore e musicista, l’australiano Rick Springfield non pone freno alle sue passioni e ritorna sul mercato più forte e grintoso che mai con il suo ultimo […]

    • In piena “Springfieldite” acuta, ripesco questa recensione per ribadire ancora una volta che questo è stato un autentico capolavoro di album.
      Riascoltato ieri sera, sono rimasto colpito da quali e quanti hits contenga.

      Trascinante ed appassionato dall’inizio alla fine. Produzione stellare. Voce e prestazioni top.

      Metto anche il voto, che avevo tra l’altro dimenticato di assegnare….

      96/100

      • Amen! Album splendido! 😉

        • Alle volte non ci rendiamo neanche conto dei capolavori che ci passano fra le mani in questi ultimissimi anni, sia perchè siamo presi dalle tante, troppe, uscite, sia anche perchè spesso (e mi metto in prima fila) siamo troppo prevenuti sulla possibilità di vedere venire alla luce un vero “capolavoro” in questi tempi così critici per il nostro amato genere.

          Ma i capolavori ci sono. E va riconosciuto a Frontiers di aver pubblicato certamente tanti dischi discutibili….ma anche diversi capolavori dei quali non potremo che esserle eternamente grati.
          Rocket Science, a mio giudizio, è assolutamente uno di questi.

  • Iacopo Mezzano ha scritto un nuovo articolo 8 anni, 10 mesi fa

     

    Cosa ci fa una recensione degli W.A.S.P. su un sito che parla di musica rock, in più melodica?

    La domanda è lecita, ve lo concedo, ma è altresì ponibile solo previa l’ascolto di Golgotha, l’ultimo disc […]

  • Iacopo Mezzano ha scritto un nuovo articolo 8 anni, 12 mesi fa

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