Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.
effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!
09 Maggio 2017 10 Commenti Denis Abello
E’ con un certo orgoglio che MelodicRock.it può annunciare che Marco “Rokko” Ardemagni, conosciuto nel settore per essere stato l’ispiratore ed uno dei fondatori di Rock Hard Italy, si unisce ufficialmente da questo mese alla sua redazione in qualità di recensore e consulente…
Queste le parole di Marco:
“…quando l’anno scorso, al Frontiers Rock Festival, Denis mi ha chiesto di tornare a scrivere e a fare qualcosa per la nobile causa Melodica non ho esitato a dirgli OK..ed il vero motivo è stata la sua positività come persona e l’entusiasmo genuino che caratterizza melodicrock.it..website che dedica moltissima attenzione alle bands italiane, e questo mi fa un ENORME piacere! abbiamo dato i natali a tantissimi vocalist Hard & Heavy, ed è ora che ci appropriamo della scena entrando dalla porta principale 🙂 ”
01 Marzo 2017 0 Commenti Denis Abello
Per me basterebbe dire che in questo primo progetto a nome VIANA c’è come ospite alla voce Alessandro Del Vecchio per scatenare un certo interesse! Non è infatti una novità che reputo quella di Ale Del Vecchio una delle più belle voci che abbiamo al momento in Italia, e non è una novità che il “nostro” in questi anni si sia “concesso vocalmente” ben poche volte… e se risentirlo sulle note quindi di Bad Signs (primo singolo estratto dall’album di Viana) è stato sicuramente un gustoso antipasto va da se che l’acquolina in bocca è rimasta alta…
… fortunatamente ci ha pensato Stefano Gottardi (uno dei mastermind dietro alla Street Symphonies, etichetta di VIANA) a correre in mio soccorso dandomi la possibilità di ascoltare in anteprima altri due pezzi tratti dal debutto dell’album di Stefano Viana che uscirà il 24 marzo!
Se quindi Bad Signs (che potete ascoltare sotto) ci ha fatto conoscere il lato hard rock della chitarra (e del songwriting) di Stefano Viana con Follow The Dawn facciamo un viaggio a senso unico in quello che da sempre è terreno fertile per l’hard rock melodico. Quello cioè dei lenti voce, piano e chitarra. Dico viaggio a senso unico perchè una volta che parte il pezzo in cui la suadente chitarra di Viana si sposa con la voce, mai come in questo caso ammaliante, di Del Vecchio non ce n’è più per nessuno. Ritornello sognante, un solo di chitarra che rimanda ai capisaldi del genere e la perfetta prima ballata del disco è servita! Le note del piano in chiusura, come si dice… sono la morte sua…
Abbiamo quindi avuto per le mani un primo brano hard rock (Bad Signs) ed una seconda splendida ballata (Follow The Dawn)! Ci manca quindi una mid tempo che strizzi l’occhio al lato più “melodic rock”… e quindi Living A Lie casca giusto a fagiolo. Brano che si apre su uno stile quasi alla Night Ranger e che regala il suo continuo in mano ad una sezione ritmica carica e bilanciata su cui si innesta in maniera magnifica la voce di Del vecchio mentre si insinuano qua e la i tocchi di chitarra di Viana!
Tre pezzi che giocano sugli stili “classici” del genere e che mettono in luce tutte le qualità di un album che se manterrà queste promesse sicuramente non passerà inosservato!
16 Gennaio 2017 42 Commenti Denis Abello
Immancabile come ormai da tradizione arriva il “Best of” del 2016… annata difficile ma che comunque ha regalato album interessanti!
Scoprite le classifiche della redazione di MelodicRock.it e se volete lasciate le vostre nei commenti a fondo pagina:
– Denis Abello (direttore / capo redattore)
– Iacopo Mezzano (vicedirettore / editore / recensioni)
– Max Carli (editore – area news)
– Lorenzo Pietra (recensioni)
– Alessandro Lifonti (interviste)
– Nico D’Andrea (recensioni)
– Matteo Trevisini (recensioni / live report)
– Matteo Alidori (recensioni / classici)
– Giulio Burato (recensioni)
continua
11 Gennaio 2017 4 Commenti Denis Abello
Il “classico” è ciò che ci fa sentire protetti ed al sicuro, ma è solo quando abbiamo il coraggio di staccarci dall’abitudine per ritrovarci immersi in qualcosa di nuovo, che possiamo allora veramente sentire l’Adrenalina ed il Brivido della scoperta scorrere forte e deciso tra le nostre sinapsi per riattivare nuovamente ogni nostro singolo neurone!
Brivido ed Adrenalina che mi capita di sentire ogni volta che la scoperta di una nuova band riesce letteralmente a spiazzare i miei padiglioni auricolari, e sappiamo come nell’AOR e nel Melodic Rock questo “brivido” sia sempre più difficile da trovare.
Quando poi i casi della vita ti mettono di fronte a questa “scoperta” in modo del tutto inaspettato allora la cosa si fa ancora più interessante…
… proprio come quanto mi è capitato durante il primo Frontiers Metal Festival dove difficilmente avrei potuto pensare di trovarmi faccia a faccia con tre pezzi di puro Melodic Rock in grado di scatenare emozioni che solo da bambino di fronte ad un insperato e quanto mai gradito regalo di Natale forse ho provato!
Capita così di venire avvicinato da Mario De Riso, ovvero l’Head of Label Management / Legal Affairs della Frontiers Music, che aveva in serbo per me una di quelle proposte che prima o poi tutti i Fans più sfegatati sognano di ricevere,
“…ma vuoi sentire in anteprima tre pezzi di una nuova band che penso ti possano piacere?”
Fatemi capire, in un festival Metal mi capita l’occasione di mettere le orecchie su del puro e ruffianaccio Melodic Rock? La risposta è più che ovvia…
“Certo che li voglio sentire!!!”
17 Dicembre 2016 3 Commenti Davide Arecco
Come ha rammentato l’amico Gianni Della Cioppa, la scena musicale canadese, in particolare quella legata all’hard rock melodico, è stata tra la seconda metà degli anni Settanta e i primi Ottanta una delle più floride e rigogliose del pianeta, specialmente nel rapporto qualità-quantità. Pensiamo ai grandi maestri Rush, all’hard rock (April Wine, Bachman Turner Overdrive, Pat Travers, Moxy, i Mahogany Rush di Frank Marino), al pomp rock (Saga, Max Webster, Zon, Alpha Centauri, Avalon, Fist, Chilliwack, Nightwinds, Aldo Nova), al progressive (i malnoti ma validissimi Excubus, Robert Connolly, True Myth, Leggat e, soprattutto, FM), all’heavy prog (i mitici Symphonic Slam di Timo Laine), al metal (i pionieri Anvil), persino al thrash (Exciter, Sword, Voivod, Annihilator, Sacrifice, Infernal Majesty e False Witness). Impossibile poi dimenticare i filoni dell’hard melodico (gli Hush di Robert Berry, i Coney Hatch e i Reckless) e dell’AOR (Prism, Harlequin, Toronto, Brian Adams, Honeymoon Suite, White Wolf tra i molti altri).
Grandissimi dell’hard rock melodico sono stati anche gli storici e sofisticati Triumph. Oggi di loro – tecnicamente straordinari, estrosi e fantasiosi nell’approccio – raramente si parla quanto forse si dovrebbe, specie in Italia. Eppure, il gruppo è stato veramente di una levatura assoluta e di una classe superiore. Ripercorriamone insieme la storia.
I Triumph nascono a Toronto nel 1974 ed esordiscono con l’omonimo LP tre anni più tardi per la Attic: pezzi ancora abbastanza brevi, energici e scattanti, con però i quasi nove minuti di Blinding Light Show / Moonchild, ad anticipare il suono che verrà. Lo stile del trio – costituito dal virtuoso Rik Emmett (chitarra e voce), da Mike Levine (basso e tastiere) e da Gil Moore (batteria) – inizia a farsi più definito e elettrizzante in occasione del secondo disco, Rock and Roll Machine, pubblicato all’inizio del 1978: le due parti di New York City Streets, la mini-suite in tre movimenti The City e la lunga title-track conclusiva fanno centro, mostrando un gusto per la scrittura varia e articolata, quasi prog in taluni passaggi. Con il terzo album, Just a Game (1979, il primo per la RCA), i Triumph si rivelano interessati a strutture più legate all’hard blues di marca anglo-americana. Si nota tuttavia la propensione a sognanti escursioni acustiche (memori di certi Led Zeppelin), che diverranno, di lì a breve, un marchio di fabbrica di Emmett, pure dal vivo. Grande è il successo fatto fatto registrare in patria dal disco, il primo a vendere in maniera consistente (diventerà disco di platino). Progressions of Power (1980) affina in modo ulteriore la proposta dei tre, innestando su un tessuto classicamente hard parti neo-classiche e assoli coinvolgenti quanto superbi.
Il capolavoro è oramai dietro l’angolo e giunge nel 1981 con il fantastico Allied Forces, disco che porta a compimento quanto fatto nell’album precedente, raggiungendo veri e propri vertici in termini di statura artistica. I Triumph sono oramai cresciuti e maturati, stelle di prima grandezza nel firmamento dell’hard rock canadese, e in generale nord-americano. Inoltre, con il sapiente aiuto dei sintetizzatori, evidenziano altresì pregevoli influenze sinfoniche. A rimanere costante in tutti i pezzi è l’elevato livello esecutivo di materiali melodici d’alta scuola: il primato spetta – come rimarcato da Johannes Van den Heuvel – senz’altro a Emmett, la cui strabiliante voce (acuta e cristallina), unita a una tecnica chitarristica che nulla ha da invidiare a Eddie Van Halen, resta nella memoria. Su ottimi livelli, appena meno appariscente, è la sezione ritmica. Allied Forces è stupefacente: un LP storico, delizioso ed elegante, molto alla Rush in determinati frangenti sonori, più spericolato in altri. I brani – su tutti la medievaleggiante e folk Magic Power, commovente per cori e vocalizzi – incrociano il rock elettro-acustico e fatato di Just a Game e la dolce ed onirica potenza elargita in Progressions of Power. In ogni traccia di Allied Forces si coglie l’ombra della perfezione raggiunta: composizioni frastagliate, fiere e formidabili, splendide e stratificate, a più livelli, con complicate sequenze che si intrecciano con armoniosa efficacia. In una parola: magistrali.
Dopo avere realizzato il loro masterpiece, i Triumph si concedono un anno di riposo, anche e soprattutto per preparare adeguatamente il suo successore. Nel 1983 esce Never Surrender, che non fa alcun passo indietro, complesso e molto sperimentale, timbricamente moderno e incredibilmente compatto nell’insieme. Il trio scrive pagine tra le sue più belle e creative: stupende When the Lights Go Down (pomposamente introdotta dai synth) e l’incantevole A World of Fantasy, che apre le porte del successo europeo alla band. Sulla stessa falsariga, si mantiene Thunder Seven (1984, prodotto da Eddie Kramer e primo album per la nuova etichetta MCA), anch’esso privo di cedimenti. Il doppio live Stages (1986) chiude poi alla grande la prima parte di carriera, un decennio durante il quale il gruppo si è letteralmente imposto alla scena mondiale, come una delle autentiche colonne dell’hard melodico d’oltreoceano. Del resto, il medagliere dei Triumph è ormai folto.
Quando esce The Sport of Kings (1986) taluni vogliono intravedere un certo ammorbidimento e una vena giudicata troppo commerciale. In realtà, il disco segue semplicemente il passo dei tempi, incorporando istanze AOR ed elementi elettronici molto in voga a metà degli Eighties (anche Larry Gowan, per restare in Canada, innestò nel proprio sound in quei medesimi anni echi del techno-pop e della new wave inglese). Inoltre non va certo dimenticato che i Triumph, pure nei lavori degli anni precedenti, avevano sempre mostrato un crescente interesse per ambientazioni prima spaziali e poi decisamente futuristiche, oltre che epiche e solenni. Da questo punto di vista, The Sport of Kings è, solo e semplicemente, una sorta di sbocco naturale e quasi obbligato per certi aspetti. Anche il pomp rock, a metà degli anni Ottanta, riscrive la propria ambizione in una chiave più radiofonica. Ad ogni modo, con il successivo Surveillance (1987), i Triumph ritornano a mettere tutti d’accordo, critica e fans: il disco è un perfetto ed equilibrato mix di hard settantiano e aggiornamento melodico. Con la band collabora intanto, alle tastiere e alla seconda chitarra, Rick Santers, già fondatore e leader (tra 1981 e 1984) dell’omonimo ed eccellente gruppo canadese.
Tutto cambia nel 1988: Rik Emmett decide improvvisamente di lasciare i compagni (due anni dopo debutterà da solista con Absolutely, primo di tutta una serie di lavori). Si apre quindi una fase di crisi per un gruppo che ha venduto milioni di copie e rimpito gli stadi, tamponata dall’uscita della raccolta antologica Classics (1989). Il sostituto di Emmett viene individuato da Moore e Levine in un primo momento in Sil Sione (dei Simon Chase) e in un secondo in Phil X: nonostante l’impegno del nuovo arrivato (alle prese con un compito oltremodo difficile), i tempi sono cambiati e quando esce finalmente Edge of Excess per la Victory, nel 1992, si perde tra i flutti del dilagante alternative.
Nel 2007, per l’inserimento nella Canadian Music Industry Hall of Fame, i Triumph originali si riuniscono. Ed i loro concerti, ancora una volta, trovano un pubblico entusiasta. Tutti i classici dei Triumph si possono ascoltare, infine, nel Live at Sweden Rock Festival, pubblicato da Frontiers nel 2012: con Emmett a fianco di Moore e Levine, il grande passato splende ancora di luce viva.
In conclusione, si può affermare che se è esistita una scuola, in Canada e non solo, di melodic hard rock, il merito principale è stato forse proprio dei Triumph: una band magnifica e significativa, che non ha mai snaturato le proprie sonorità ed è rimasta fedele a un’identità precisa. Veri alchimisti dell’hard melodico, attentissimi alle tecniche di incisione ed al lavoro in studio (un aspetto sul quale riflettere, per comprenderli appieno), i Triumph hanno fatto la Storia, nell’epoca aurea della nostra musica. Dotati di una vena fertile, competenti in quanto a preparazione, non hanno mai sbagliato un colpo e sono famosi anche per le molte iniziative umanitarie supportate grazie ai loro guadagni.
29 Giugno 2016 2 Commenti Matteo Alidori
Dopo un ennesima puntata nelle amate terre nordiche mi accingo a descrivere il panorama musicale della nazione a cui sono più legato, la bellissima finlandia; terra di laghi, di Alvar Aalto, di Arto Paasilinna, di belle bionde e di tanta musica Metal.
Nei pochi giorni trascorsi nella capitale mi accingo alla scoperta dei molti negozi di dischi presenti. Sotto consiglio e accompagnato quasi sempre da amici in zona eccomi passare dalle aerose vie del centro fino ai mercatini più caratteristici nella zona del porto alla ricerca di nuovi acquisti e alla scoperta di nuove band.
Nell’elegante quartiere di Kamppi oltre a fare piacevoli incontri con artisti di vario genere si trovano bellissimi record shops. Fra i più belli e forniti visti finora in europa.
Lo stampo dei negozi in finlandia segue lo stesso filone già visto in Svezia. Anche qui spesso si trovano all’esterno dei locali pile di cd disposte in cassette di legno colorate. Nella maggior parte gli ambienti sono spartani, pieni di adesivi, gadget e l’aspetto davvero singolare è senzaltro la frequentazione per lo più da tanti ma dico tanti metallari. Penso che nessuno stato al mondo offra un numero così vasto di gruppi ed etichette indipendenti dedite a questo genere musicale immortale. Altra caratteristica che ho davvero apprezzato, il superamento delle barriere architettoniche anche per quanto concerne i record shops. In alcuni mi chiedevo come mai le porte fossero così larghe e poi ho capito il perché. Grande popolo. I prezzi nei negozi visitati viaggiano dai 2,3,4 gli usati (come nuovi), 5 euro per i nice price fino ai 18 per le ultime uscite. (si, avete capito bene).
22 Marzo 2016 2 Commenti Matteo Alidori
Sembra ieri quando la bellissima capitale inglese forgiava una delle più lunghe liste di negozi di dischi, tanto da far invidia a città come New York, Tokyo e Los Angeles…
Ecco che a distanza di quindici anni molti record shops hanno chiuso i battenti sopraffatti dall’era digitale e altri invece hanno resistito facendosi partecipi del RECORD STORE DAY , avvenimento che ogni anno richiama tutti gli appassionati del vinile in ogni angolo del mondo.
Londra è sempre stata culto del negozio indipendente, ce lo ricorda Nick Horsby nel suo grazioso romanzo ALTA FEDELTA’ ma anche documentari realizzati in tempi recenti sulla tutela del vinile.
Come ogni anno decido di ripercorrere la vita dei negozi di dischi nelle principali città europee soffermandomi su quelli che secondo me richiamano maggior appeal o perlomeno hanno saputo resistere al ”mp3 war”.
27 Gennaio 2015 4 Commenti Elena Aurë
INTRODUZIONE
Uno speciale monografico, realizzato dalla nostra Elena Aurë, che ripercorre la storia e la carriera di uno dei volti più noti della nuova “generazione del Melodic Rock“, Erik Martensson! Artista che ha saputo imporre, e lo sta facendo tuttora, il suo marchio sul nuovo corso di questo genere! – Denis Abello
MONOGRAFIE: ERIK MARTENSSON
a cura di Elena Aurë
12 Gennaio 2015 8 Commenti Matteo Alidori
Secondo speciale firmato da Matteo Alidori sempre in giro per il mondo e sempre alla ricerca “dell’angolo di Paradiso”, sotto forma di negozio specializzato, che cui ogni buon Viaggiatore Rock Melodico (o Hard Rockko, fate voi 😀 ) dovrebbe assolutamente aggiungere tra le sue visite!
Così, dopo il primo speciale su Stoccolma (che potete leggere qui) il nostro inviato speciale si è perso questa volta tra le strade di MADRID (Spagna).
Denis Abello
17 Dicembre 2013 156 Commenti Iacopo Mezzano
Titolo: I 100 Migliori Dischi AOR
Autore: Cristiano Canali, Gennaro Dileo
Genere: Manuale
Anno di uscita: 2013
Casa editrice: Tsunami Edizioni
Pagine: 216
La musica che amiamo torna a far parlare di se anche tra gli scaffali delle nostre librerie.
E’ infatti da poco uscito un nuovissimo manuale made in Italy del genere melodic rock, intitolato I 100 Migliori Dischi AOR e scritto a due mani da Cristiano Canali e Gennaro Dileo per la casa editrice Tsunami Edizioni.
Il libro si propone come un manuale in grado di mostrare al neofito delle sonorità rock melodiche anni ’80 una serie di pubblicazioni fondamentali per il suo apprendimento del genere, partendo dai grandi nomi come Journey, Foreigner, Toto, etc., e arrivando fino a (più di) qualche chicca sepolta nei meandri della storia.
continua