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Tokyo Motor Fist – Tokyo Motor Fist – recensione

17 Febbraio 2017 47 Commenti Leonardo "Lovechaser" Mezzetti

genere: Melodic Rock
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music

Spingi play, chiudi gli occhi, e vedi tutto lì, davanti a te.
Come per magia, ti ritrovi in un fine pomeriggio di agosto del 1989, stai passeggiando su una spiaggia di Los Angels, mentre il sole sta tramontando ma ancora lancia i suoi bagliori sull’acqua, e sulle bionde chiome delle ragazze in bikini che ti sfiorano.
Lo senti esplodere attorno a te, il clima godereccio e festaiolo che alla fine degli Eighties imperversava in America, e soprattutto in California. Un magico periodo in cui anche le bands di hard rock e heavy metal rinunciavano al look tutto pelle e borchie e all’aria truce per darsi un aspetto più solare e colorato.
I Tokyo Motor Fist rappresentano un romantico, nostalgico salto indietro nel tempo, e nello spazio, per chi, come me, desidera godersi ancora quei tempi ridondanti di ottimismo e sfrenata voglia di vivere.
D’altra parte non potrebbe essere altrimenti, considerando che Ted Poley con i Danger Danger e Steve Brown con i Trixter, proprio in quegli anni, hanno dato vita a due fenomenali espressioni di quelle magiche e solari atmosfere di fine Eighties.
Il sound è cromato ed immacolato, e la voce di Ted è rinvigorita e riverberata rispetto alla opaca prova solista uscita mesi fa, quasi che dicesse: hey, adesso sì che canto quello che voglio! E si sente!

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Supernova Plasmajets – Supernova Plasmajets – recensione

14 Febbraio 2017 11 Commenti Giulio Burato

genere: Melodic Rock / Glam Rock / Pop Rock
anno: 2017
etichetta: AOR Heaven

La Supernova Plasmajets ha colpito la terra
Potrebbe essere questo il titolo di una rivista musicale per introdurre l’esordio discografico dei tedeschi Supernova Plasmajets che, a discapito della giovane età, sfoderano delle buone qualità che “brillano di luce propria”.
Capitanati dall’interessante singer Jennifer Crush i cinque ragazzi calano a terra un sound “alternative” con derivazioni glam/sleaze ed un pizzico di heavy rock melodico. Il risultato di tale “esplosione” è un sound energico e ben confezionato.

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Electric Guitars – Rock’n’Roll Radio – recensione

12 Febbraio 2017 3 Commenti Denis Abello

genere: Hard Rock / Classic Rock
anno: 2017
etichetta: Mighty Music

Prendiamo due chitarristi di quelli con gli attributi quadrati e ricoperti di titanio come Søren Andersen e Mika Vandborg e mettiamoli a fare ciò che più gli piace, che ben inteso non è fare le tagliatelle fatte in casa (anche se a vedere due Danesi che fanno le tagliatelle a mano secondo me ci sarebbe da divertirsi… ) ma suonare quel classico hard rock che arriva dai lontani anni’70 infarcito da riff rocciosi, un tocco di acido ed un pizzico di funky/blues.
Bene, fatta questa premessa, abbiamo già praticamente inquadrato quello che ci aspetta in questo Rock’n’Roll Radio, terzo capitolo del duo di chitarristi che rispondono al nome veramente fantasioso di Electric Guitars.
A tutto questo possiamo ancora aggiungere una produzione ultra cromata a cura di Jacob Binzer (D-A-D) che tra l’altro con il fratello Jesper compare anche come ospite nel pezzo Headless Chicken, collaborazione dovuta al fatto che il buon Søren Andersen può vantare nel suo curriculum una breve apparizione nella formazione dei D-A-D nel 2015 quando Stig Pedersen, bassista dei D-A-D, si ruppe il braccio.

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Black Star Riders – Heavy Fire – Recensione

12 Febbraio 2017 2 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Nuclear Blast

Sempre meglio.
Basterebbe l’unione di queste due parole per riassumere alla perfezione tutti i possibili discorsi relativi alla nuova produzione di casa Black Star Riders. Infatti Heavy Fire, il nuovo album del gruppo uscito qualche giorno fa per la major Nuclear Blast, riesce ad andare oltre al già ottimo The Killer Instinct del 2015, candidandosi già, e seriamente, per la palma di migliore release hard rock del nuovo anno.

Ma andiamo per ordine. Dopo un esordio discografico che per la critica era fin troppo derivativo del loro sound madre (quello dei leggedari Thin Lizzy di Phil Lynott, da cui questa line-up ha origine), i Black Star Riders hanno lavorato ad una evoluzione sonora che ha portato un secondo album di matrice sì thinlizzyiana, ma finalmente forte di spunti personali e di una sfrontatezza che lo allontanavano sempre più dalle basi di partenza. Ora, con Heavy Fire questo divario appare ancora più netto, e la complicità dei diversi componenti appare tale da permettere persino a quel mito vivente di Scott Gorham di gettarsi in riff lontani dalla sua solita stilistica, come ci dimostra anche la traccia “metallosa” Who Rides The Tiger. E Ricky Warwick, wow, sale in cattedra come solo i grandi frontman sanno fare, ed è micidiale in ogni singola occasione, sia questa una canzone squisitamente hard rock, che richiede il suo timbro più aggressivo e grintoso, o una ballad melodica, che lo vede levigato e intonato come pochi. Impossibile poi non tessere le lodi anche di un bravissimo Damon Johnson alla seconda chitarra solista, o di un duo ritmico come quello formato da Robbie Crane al basso e Jimmy DeGrasso alla batteria che, merito anche dell’ottima produzione in studio, tirano su un muro sonoro che ce ne fossero. Insomma, I Black Star Riders non sono più una meteora o un progetto (se mai lo fossero stati), e non sono neppure più una costola dei Thin Lizzy. No, sono una band a tutti gli effetti, e di quelle più cazzute.

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Jack Russell’s Great White – He Saw It Comin’ – Recensione

12 Febbraio 2017 2 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Rock
anno: 2017
etichetta: Frontiers Records

Quanto sarebbe difficile pensare ai Great White senza Jack Russell? Proprio grazie a lui, alla sua vena e voce dedite al rock n roll abbiamo in mano questa nuova uscita sotto il monicker Jack Russell’s Great White. E dire che dal 2012 i Great White si sono divisi in due “band” distinte e solo dopo diverse battaglie legali ecco finalmente la pubblicazione del primo album di inediti He Saw It Comin’ …. Jack ha arroulato dei gran musicisti per questo disco, a partire dal vecchio amico Tony Montana, alla chitarra solista e tastiere, Robby Lochner alla chitarra ritmica, Dan McNay al basso e Dicki Fliszar alle pelli.

Diciamo subito che il vecchio sound dei Great White qui si troverà a sprazzi, ma l’album è godibile e le canzoni sono di ottima fattura.

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Paris – The World Outside – recensione

11 Febbraio 2017 0 Commenti Denis Abello

genere: AOR / Melodic Rock
anno: 2016
etichetta: Melodic Rock Records

AOR alla francese… e con un nome come Paris era difficile aspettarsi altro! Dietro il monicker Paris si nascondono infatti due amici d’infazia della periferia di Parigi, Frédéric Dechavanne (voce e tastiere) e Sébastien Montet (chitarre), che nel 2013 coronano il sogno di pubblicare un album AOR dal titolo Only One Life che tra l’altro vedeva la produzione curata dal nostro Alessandro Del Vecchio.
Il loro primo album faceva vedere buone possibilità anche se risultava ancora un po’ acerbo in fase di songwriting e per la voce di Dechavanne, non ancora forse al massimo delle sue possibilità.
Passati tre anni i due amici ci riprovano passando la produzione in mano a Steve Newman (che nel primo album curava, come anche in questo, la maggior parte dei cori) e reclutando Robert Säll, Alessandro Del Vecchio ed il già citato Steve Newman tra gli ospiti del disco.

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Stephen Pearcy – Smash – recensione

08 Febbraio 2017 14 Commenti Matteo Trevisini

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music

Il quarto disco solista di Stephen Pearcy esce quasi in sordina, soffocato dall’illustre passato (…anche recente) della band madre, con quel Infestation del 2010 che aveva fatto tornare i Ratt ai fasti di un tempo grazie ad un album di gran levatura.
Soffocato dalla pantomima tragicomica degli ultimi anni dove il batterista Bobby Blotzer si è arrogato unico proprietario del nome Ratt, portando in tour (…per fortuna solo negli Stati Uniti) una formazione posticcia e pasticciata e facendo alterare i rimanenti membri originali della “fu” grandiosa band di Los Angeles. Avvocati con le bave, dichiarazioni al vetriolo e asce di guerra dissotterrate per dar battaglia al “traditore” con le news intasate da commenti dei protagonisti in una guerra da “tutti contro tutti”.
Ed è un vero peccato perché Smash è senza dubbio un ottimo album, probabilmente il miglior album solista del riccioluto singer dei Ratt. Coadiuvato da una formazione che vede Erik Ferentinos (ex Mad Architect) come chitarrista e suo partner in crime in fase di scrittura, Matt Thorne (già nei Mickey Ratt con Stephen e successivamente nei Rough Cutt) al basso e tastiere e per finire il mai dimenticato ex drummer dei White Lion Greg D ‘Angelo.

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Unity – Almost There – recensione

03 Febbraio 2017 0 Commenti Denis Abello

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: RVPrecords

Dalle lande della vicina Polonia arrivano questi Unity che escono oggi per RVPrecords con il loro secondo lavoro Almost There che segue a tre anni di distanza il loro debutto Promised Land.
Registrato agli Heinrich House/Mandragora Studio in Varsavia e masterizzato da Maor Appelbaum nei Maor Appelbaum Studio (Faith No More, Dokken, Halford, Ville Valo, Adrenaline Mob, Sepultura, Yngwie J. Malmsteen, Angra, Yes, Therion e Gus G) in California, questo Almost There punta a far fare il grande salto agli Unity e lanciarli nell’affollato terreno internazionale dell’Hard Rock moderno.

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Frontback – Heart of a Lion – recensione

02 Febbraio 2017 0 Commenti Denis Abello

genere: Sleaze Rock / Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Dead End Exit Records

Secondo album per gli svedesi Frontback! Heart of a Lion segue infatti il precedente Born With A Secret del 2013. Un lungo lavoro per arrivare a questa nuova uscita in cui la band ha potuto raggiungere una maggiore maturità e sicurezza artistica.
A marchiare a fuoco lo stile dei Frontback ci pensa la potente voce femminile di Anlo Front. La sua voce unita alla stradaiola chitarra di Axel Graneskog definiscono infatti il tiro tra sleaze rock e hard rock su cui gioca la band!

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Niterain – Vendetta – recensione

31 Gennaio 2017 2 Commenti Matteo Trevisini

genere: Sleaze Rock / Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Live Management

Arrivano al traguardo del secondo album anche i norvegesi Niterain. Ennesima band scandinava, spuntata fuori nel 2013 con il debutto “Crossfire” che ne ha fatto conoscere le gesta al popolo “bandana-munito” con un sleaze glam moderno e accattivante pur senza particolari spunti innovativi e che alla fine li ha fatti tornare nel calderone insieme ad altri centinaia di gruppi.
Ora arriva il “comeback” con questo Vendetta che segue le orme del predecessore, sia come contenuti sia come qualità proposta, migliorando però dal punto di vista della scrittura e riuscendo a far alzare le antenne dell’attenzione di quel tanto che basta per poter “beccare” un mezzo voto in più.
Effettivamente brani come “Lost And Wasted”, “Romeo” o “#1 Bad Boy” sono degli esempi notevoli di come bisogna fare sleaze metal nel 2016.
Qua non c’è nulla di originale oppure innovativo e certi brani risultano anche futili divagazioni su sentieri triti e ritriti milioni di volte (…e nella maggior parte dei casi in modo migliore!).

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