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Yeah!Mutation – Ri(e)voluzione – Recensione

19 Giugno 2017 0 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Rock
anno: 2017
etichetta: ALKA Record Label

Il progetto rock italiano Yeah!Mutation nasce come quartetto nell’agosto 2013, producendo musica propria, rock elettronico cantato in lingua madre, e trasformandosi poi in un quintetto nell’ottobre 2015. Nel 2017 l’uscita, via ALKA Record label, del disco Ri(e)voluzione, un concept album che si ispira alle grandi opere rock come The Wall dei Pink Floyd e Tommy degli Who.

Fondato su una storia che racconta di una persona comune, costretta a combattere nel nome di una bandiera in cui deve credere per forza, obbligata e indottrinata a credere che la realtà in cui vive, una realtà di totalitarismo, di estremismo e di censura totale, sia l’unica o, peggio, la migliore possibile, il platter si evolve in una storia di una ribellione verso questo sistema, una ribellione che si concretizza in un gesto tanto semplice, quanto proibito: quello di amare un altro essere umano.
Musicalmente, il disco si ancora alla tradizione rock italiana senza porsi precisi limiti, e durante la riproduzione l’ascoltatore potrà gustare momenti di rock classico, hard rock, progressive in egual misura, senza stupirsi mai di fronte a cambiamenti melodici o di atmosfera, che anzi lo trasportano con gusto sulle ali del bel ritmo di cui gode l’opera. La chitarra varia e mai troppo invadente di Filippo Sgarbi accompagna con intelligenza la voce intonata e carismatica della cantante Sabella Spiga – brava a interpretare i bei testi scritti dal gruppo -, con Marcello Papotti alla batteria e Mattia Boldini al basso che macinano chilometri ritmici con assoluta precisione, mentre Marco Malavasi alle tastiere completa la profondità sonora al platter.

I brani, che per continuità di cose andrebbero valutati nel loro insieme e non singolarmente, riescono a mantenere sempre alta la tensione lungo il minutaggio dell’opera, senza cali o riempitivi. Ciononostante, è giusto segnalare la bontà in particolare del singolo Una Bandiera, ma anche del brano in due parti La Verità del Vincitore, di forte denuncia nel suo testo. Senza dimenticare la chiusura finale affidata alla title track Ri(e)voluzione, lunga, complessa, progressiva, perfetta per riassumere tutte le migliori caratterstiche di questo emergente gruppo tricolore.

IN CONCLUSIONE

Con un messaggio importante di denuncia di fondo, ma soprattutto con tante qualità musicali, Ri(e)voluzione ci ricorda come esista ancora tanta musica underground italiana di livello pronta per essere scoperta.

Rock, progressive, opera rock, hard rock, entrano qui in gioco in un unico bel pacchetto, ben interpretato e composto in lingua italiana da un valido gruppo italiano: gli Yeah!Mutation.

Taz Taylor Band – Pressure And Time – recensione

19 Giugno 2017 3 Commenti Marco 'Rokko' Ardemagni

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Escape Music

Taz ‘no, non il diavolo della tasmania dei cartoons’ Taylor è guitar player di gusto e dal 2006 ci propone musica chiamando in causa personaggi dall’illustre passato quali Graham Bonnet, Keith Slack (MSG), Don Airey oltre a vagabondare live con Ace Frehley, LA Guns, Molly Hatchet, Dokken, Skid Row, MSG, Great White-..
Qui alla voce troviamo Chandler Mogel, già lavorante per Outland e Punky Meadows (Angel), dotato di una timbrica alta, epigono di gruppi AOR 80’s da culto quali Alliance, Franke&The Knockouts, Roadmaster, Orion the Hunter, con una spolverata di Brad Delp

continua

Radiocut – Radiocut – Recensione

17 Giugno 2017 0 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Rock
anno: 2017
etichetta: (R)esisto

Largo alla musica emergente italiana. I Radiocut sono una giovane realtà lombarda attiva dal 2013 che ha debuttato il 7 aprile con un EP omonimo, distribuito e promosso dalla label (R)esisto.

Il rock di questi tre ragazzi appare molto introspettivo, con testi (in lingua inglese) ispirati e forti di tematiche riguardanti la natura ed esperienze personali. Melodie ariose e mai banali creano un sound rock leggero, rilassante all’ascolto ma forte anche di qualche momento di forza elettrica che non disturba affatto, neppure quando sposta l’ascolto su lidi sonori vicini ad atmosfere più alternative. La voce carismatica e la chitarra vivace di Riccardo Colombo dominano la registrazione, ma l’apporto di groove ed energia dato dal basso di Matteo Redaelli e dalla batteria di Francesco Mazza appaiono fondamentali nella creazione del sound coeso e compatto di questo terzetto, ben esaltato peraltro da un’ottima produzione in studio.

Insomma, i Radiocut hanno tutte le carte in regola per stupirvi, e il singolo arioso e vivo Vajolet Rose dimostra di avere qualità importanti, che lo rendono orecchiabile, melodico, accattivante per le utenze. Colpisce anche la leggerezza radiofonica di My Green Moon, perfetta come sottofondo per un viaggio in automobile al pari dell’altrettanto convincente Places, dolce e romantica, suonata dritta al cuore di chi sente. Infine non delude neppure la più elettrica ed alternativa The Hero, davvero grintosa nei suoi momenti più rock!

IN CONCLUSIONE

I Radiocut colpiscono nel segno grazie alla loro freschezza e alla loro sempre presente ricercatezza melodica. Piace il loro rock ben interpretato, arioso e leggero, ma sempre pronto ad esplodere in attimi alternative di gusto. Al debutto, promossi!

That Rock Guy – Nothin To Lose – recensione

15 Giugno 2017 3 Commenti Marco 'Rokko' Ardemagni

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2017
etichetta: AOR Heaven

Accreditato di oltre 1000 live show in 3 anni… pare un po’ tantino, ma facciamo finta di crederci..
Dietro al mixer e come produttore troviamo Andy Shanahan della cult AOR band Aussie Roxus (please, ascoltare ‘Rock N’Roll Nights’ da Nightstreet del 1992)..-
Curiosità: ma perché tutti i vocalist australiani hanno una timbrica rude e sporca? Saranno le origini galeotte, mmah!?

continua

Dobermann – Pure Breed – recensione

09 Giugno 2017 0 Commenti Marco 'Rokko' Ardemagni

genere: Hard Rock / Street Rock
anno: 2017
etichetta: Wild Mondays Music

Leggere nelle loro italiche note biografiche (i ragazzi sono di Torino) che nell’arco di quattro anni i Dobermann suonano oltre 500 concerti, percorrendo più di 300.000 km in lungo e in largo per Italia, Svizzera, Francia, Austria, Olanda, Belgio, Inghilterra e Germania , suonando oltre 90 date in Spagna e 100 nel Regno Unito me li rende già simpatici a prescindere… come dite?.. sono di origini torinesi anch’io?… evabbè, non facciamo i pignoli, dai…
E allora (dico) li voglio vedere in faccia… vado sul tubo e mi vedo un trio che sembra uscito dalla cantina dei Ramones all’interno dello stabile dei Motorhead… giovani, capelluti, sdruciti e inca**ati quanto basta… ’Pure Breed’ è il videoclip che mi investe con l’irriverenza dei migliori Rhino Bucket… ci siamo, raga ci siamo…

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Osukaru – The Labyrinth – recensione

08 Giugno 2017 6 Commenti Luka Shakeme

genere: AOR / Hard Rock
anno: 2017
etichetta: City Of Lights Records

A distanza di quattro anni il ritorno degli svedesi Osukaru con un lavoro ispirato al film “Labyrinth” (da cui l’album prende il titolo, ndr). Pellicola datata 1986 in cui il grande istrionismo di Bowie emergeva in tutta la sua grandezza. Le ambientazioni e la colonna sonora della pellicola sembra siano stati cardini imprescindibili per la stesura di questo platter che a tratti sembra voglia renderne omaggio.
Senza ulteriore indugi, spazio al consueto “track by track”.

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Radiation Romeos – Radiation Romeos – recensione

06 Giugno 2017 7 Commenti Giulio Burato

genere: Hard & Heavy Rock
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music

Quale migliore film per fare un salto nel passato?
Beh la saga del famosissimo “Ritorno al futuro” ha nel suo DNA la sceneggiatura ideale per essere la risposta più azzeccata.
Accendiamo la “Delorean”, puntiamo una data temporale degli anni 80, continente Americano, genere musicale “hard and heavy”.
Risultato del viaggio?
I Radiation Romeos che per proposta musicale ci riportano idealmente in quel periodo. Il gruppo è trainato da Parramore “Perry” McCarty, ex frontman dei metal-leggendari Warrior, band che lasciò tracce marcate del suo passaggio negli esordi discografici ed ex vocalist degli Atomic Playboys del chitarrista di Billy Idol, Steve Stevens; proprio da quest’ultimo gruppo sembra trai ispirazione il nome di questa nuova formazione.
La band si completa ai giorni nostri da:
Dag Heyne, Jogi Spittka e Gereon Homann rispettivamente alla chitarra, al basso e alla batteria.

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Walk On Fire – Mind Over Matter – Recensione

05 Giugno 2017 12 Commenti Nico D'andrea

genere: AOR
anno: 2017
etichetta: Escape Music

Se avrete la bontà di arrivare alla fine di questa recensione capirete come il punteggio che ho dovuto ad assegnare a questo album, abbia poco a che vedere con l’effettiva qualità delle composizioni…ma andiamo per ordine :

Il gradito ritorno degli inglesi Walk On Fire , porta ancora oggi in dote la fama da culto di cui  gode l’album di debutto Blind Faith (MCA 1989)…ma non basta.
Sotto il monicker Walk On Fire si celano infatti i nomi di alcuni musicisti capaci di vantare collaborazioni e militanze con artisti del calibro di Asia, Bryan May, Keith Emerson ecc.

continua

The Night Flight Orchestra – Amber Galactic – recensione

30 Maggio 2017 21 Commenti Marco 'Rokko' Ardemagni

genere: AOR
anno: 2017
etichetta: Nuclear Blast

Avreste mai immaginato di ascoltare qualcosa di maledettamente ispirato alla melodia 80’s scritto ed interpretato da loschi figuri di origine Soilwork?! Ebbene, galeotta fu l’occasione di un tour nel 2006, negli States, quando le note di Layla (Eric Clapton) provenienti da una rock radio smossero le coscienze adamantine dei due, che si ripromisero di incidere qualcosa in tal senso…
Copertina, tributo clarissimo all’immaginario ottantiano…

continua

JORN – Life On Death Road – recensione

23 Maggio 2017 7 Commenti Marco 'Rokko' Ardemagni

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music

Parlare di Jorn Lande per il sottoscritto vuol dire genuflettersi di fronte ad una delle migliori voci degli ultimi 20 anni… una sintesi naturale di carica Metal, asprezza Hard Rock e pulizia Melodic… un Mostro: Dio meets Coverdale meets whoever you want
Copertina che mi fa già sballare di suo… un inno agli anni 80! …e allora dai, vediamo se anche il contenuto musicale tiene fede a questo dolce auspicio.

continua