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05 Ottobre 2018 5 Commenti Luka Shake Me
genere: Melodic Rock/AOR
anno: 2018
etichetta: Pride & Joy Music
La band di cui mi appresto a parlarvi può essere considerata sinonimo di prolificità messa in risalto dalla presenza in ambito live a festival europei prestigiosi oltre ad aver girato in lungo e in largo fra States, Europa e Giappone. Musicalmente il loro è un AOR impreziosito da armonizzazioni e controcanti marchio di fabbrica di band quali Queen o Def Leppard. Gli australiani Radio Sun presentano”Beautiful Strange” il quinto lavoro in cinque anni di attività a cui come accennato, alternano un’importante lavoro promozionale.
“Hold On Tight” opener rocciosa pregna di melodia e contornata di un’aura dai toni epici e pomposi, dove i chorus e controcanti fanno la parte del leone. Dunque una piccola perla di Hard Rock melodico, un ottimo biglietto da visita sperando in un platter di alto livello.
28 Settembre 2018 16 Commenti Giulio Burato
genere: Sleaze Rock / Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Gain Music
Quando una band azzecca la copertina del proprio album è già un passo avanti, ha già quel quid in più. Ecco dunque l’irriverente ma divertente art-work in bianco e nero di “You Can’t Kill My Rock N Roll”, apri-pista perfetto del nuovo e undicesimo capitolo degli Hardcore Superstar.
Autoprodotto, registrato negli Osterlyckan Studio vicino alla loro città natale di Gothenburg e mixato da Dino Medanhodzic, l’album si compone di dodici canzoni di sano, energico e puro rock n roll.
27 Settembre 2018 0 Commenti Alberto Rozza
genere: Melodic Rock
anno: 2018
etichetta: MelodicRock Records
Arriva il nuovo lavoro di studio di Dan Trigger, talentuoso cantautore britannico che convoglia nelle sue opere il giusto mix di sound melodico e rock, influenzato dai grandi del genere, da Bon Jovi agli Europe.
Partenza di grandissimo effetto emotivo con la superba e trionfale “Penitence”, corale, piena, dalla struttura trascinante, che identifica in pieno l’autore dal punto di vista vocale e artistico. Si prosegue con “Days Gone By”, più rockeggiante e scanzonata, allegra e gioiosa, ottima colonna sonora per creare un’atmosfera festaiola. “Drive” è introdotta da un pregevole arpeggio acustico, intenso, corposo, come il resto del brano: un inno dolce e vellutato che va dritto al cuore, dove le influenze bonjoviane si sentono in pieno. Il ritmo aumenta notevolmente su “Running Into The Wind”, moderatamente veloce, aggressiva e frizzante, piacevolissima dal primo all’ultimo secondo di ascolto. La brillantezza non cala mai, anche nella solare e sconfinata “Hold Back The Night”, brano schietto e deciso, dal ritornello orecchiabile e musicalmente raffinato. “Heavy Heart” non scherza, tosto in tutta la sua interezza, granitico nella ritmica, dall’esecuzione impeccabile. Sempre sulla stessa lunghezza d’onda della traccia precedente troviamo “Alive”, compatta e cristallina, che presto lascia spazio alla ben più lacrimevole “There In Your Heart”, ballata calda e tutto sommato canonica. Il clima si riscalda ulteriormente con “Rock N Roll Party”, pezzone rock senza se e senza ma, godereccio, dagli spunti strumentali non del tutto scontati. Dopo la travolgente traccia finale “Wheels In Motion”, perla conclusiva, ci congediamo con un gran sorriso di soddisfazione stampato sul volto da questo super album, splendidamente reso, che si attesta senza dubbi tra le uscite più calde e riuscite dell’anno.
27 Settembre 2018 2 Commenti Alberto Rozza
genere: Rock/AOR
anno: 2018
etichetta: Lions Pride Music
Rox Diamond sono da più di due decadi una certezza nel campo hard rock/AOR, con alle spalle una sostanziosa attività live e una tradizione ben consolidata: ecco il terzo lavoro di studio di Paul Daniels e soci!
Il marchio di fabbrica si sente distintamente già dalle prime note di “Savannah Blue”, coinvolgente e fresco, dall’ottima resa complessiva. La title – track “Let The Music Do The Talkin’” ha una cadenza travolgente e piacevole, con un ritornello delicato e arioso, ampia in tutte le sue molteplici sfaccettature. “You Can Never Love Somebody Too Hard” è un brano sentimentale, intenso e conturbante, vellutato e suadente, dalle interessanti trame vocali. Atmosfere puramente hard rock nella generosa e scanzonata “Angeline”, solare nella sua trama essenziale, che apre le porte alla ben più articolata “Just Wanting You”, ritmicamente godereccia e frastagliata, complessivamente tosta e gagliarda. Le sensazioni presenti nell’album sono sempre molto forti e sentite, come nel caso della profonda e accorata “Yesterday Is Gone”, lineare e diretta, superba nel toccare quelle corde profonde che troviamo nel nostro cuore. Sempre sulla stessa lunghezza d’onda degli altri brani troviamo la rockeggiante “The Way I Feel”, tambureggiante e festaiola, che velocemente si riversa nella ben più intensa e corposa “Two Hearts”, vera e propria ciliegina sulla torta, dalla caratura decisamente superiore. “Lonely Without You” presenta una ritmica sostenuta, facendone un pezzone in perfetto stile ’80, incredibile a credersi così recente. Grande impatto è decisamente quello offerto da “Midnight Girl”, frenetica e veloce, assolutamente gradevole e geniale: agli antipodi, ma sempre di grandissima qualità compositiva, troviamo la power ballad “Hold Our Heads Up High”. Esauritasi la frizzante “Never Say Goodbye”, ritmicamente folle ed estroversa, si conclude sfortunatamente un buonissimo lavoro di studio, eseguito in modo impeccabile e dagli spunti musicali eccellenti.
24 Settembre 2018 1 Commento Iacopo Mezzano
genere: Rock / Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Painted Bass Records
Non ci si può distrarre mai. La caccia ai bei dischi è uno sforzo che l’ascoltatore appassionato deve fare giorno dopo giorno, 24 su 24 o quasi. Altrimenti, beh, c’è il rischio di perdersi uscite discografiche apparentemente minori, ma invece di indubbio valore artistico, come l’album Frozen Fields dei Chapter7, una band di Tilburg in Olanda, attiva dal 2009 e autrice di un bellissimo rock moderno a tinte anni’90 ispirato a Alice in Chains, Black Stone Cherry, Puddle of Mudd e Stone Sour.
21 Settembre 2018 64 Commenti Denis Abello
genere: Melodic Rock
anno: 2018
etichetta: Frontiers Music
TREAT, il miglior connubio tra presente e passato del melodic rock! Riuniti nel 2006 dopo che la loro carriera sembrava essere definitivamente arrivata al capolinea molti anni prima e portandosi dietro un passato ingombrante, pur non avendo mai raggiunto il successo di band connazionali, i Treat dal 2010 in avanti, anno di uscita del clamoroso Coup The Grace, riescono ad ammutolire la scena internazionale e a piazzarsi giustamente come una delle band “storiche” che meglio ha saputo reinventare senza stravolgere il suo stile inconfondibile fatto di cori, ritmi ballabili e melodie orecchiabili.
Il 2016 con Ghost of Graceland (qui la recensione) conferma lo stato di salute esaltante della band.
Arriviamo così a questo 2018 che ci consegna Tunguska che senza giri di parole segna la perfetta unione tra il sound più solare di Coup The Grace ed il lato più roccioso di Ghost of Graceland e, neanche da dire, lo fa con la classe e lo stile a cui ormai ci hanno abituato questi “nuovi” Treat. Mi ripeterò in fase di chiusura della recensione, ma già da ora è difficile trattenersi, perchè il risultato è a dir poco clamoroso per chi ama il nuovo corso di questa band ed in generale il taglio “moderno” e più attuale del melodic rock degli ultimi anni.
21 Settembre 2018 1 Commento Luka Shakeme
genere: Hard Rock
anno: 2018
etichetta: PRIDE & JOY MUSIC
Ci sono band che tentano di dare forti scossoni al loro percorso artistico servendosi del passato; un passato che avrebbe potuto riservare ben altri traguardi per delineare invece palesi meteore. E’ il caso degli svedesi Universe, che anche se nati nei primi anni ottanta e annoverando musicisti coinvolti inizialmente con nomi di spessore quali Norum o Tempest, già alla fine degli eighties era tutto finito; un lavoro sulla lunga distanza e buoni tour in giro per la Svezia. In questi anni solo contatti e voglia di ripartire da zero in nome del rock duro; tutto enfatizzato da una produzione più moderna. Il come back è “Rock is Alive” e siamo dunque pronti a tuffarci nel consueto “track by track”.
21 Settembre 2018 8 Commenti Giulio Burato
genere: AOR / Pop Rock
anno: 2018
etichetta: Nuclear Blast
In questo periodo dell’anno si va al mare o si va in montagna; vista la calura delle ultime settimane penderei per la soluzione più rinfrescante che mi serve come metafora per scrivere la recensione.
In montagna si scala, si fa fatica ma poi si vedono dei luoghi e dei paesaggi unici. Ecco, recensire “Sometimes The World Ain’t Enough” è una bella montagna da scalare, ripida e tortuosa, ma che alla fine ci farà vedere qualcosa d’inaspettato.
Ci troviamo dunque dinanzi alla quarta vetta da conquistare, anzi alla quarta uscita discografica, tramite Nuclear Blast, del progetto nato come nome The Night Flight Orchestra, a solo un anno di distanza dall’ottimo “Amber Galactic”, nominato al Swedish Grammy Award nella categoria Best rock/Metal.
La base di questo nuovo album è la stessa del precedente; suoni patinati che viaggiano tra il pop e la disco music, tra il prog e il rock, con chiari riferimenti agli anni 70/80 e che ci riportano idealmente a dei mostri sacri come Styx, Boston, Queen, Toto, Kiss e chi più ne ha, ne metta.
Rimbocchiamoci dunque le maniche e si va.
21 Settembre 2018 0 Commenti Alberto Rozza
genere: Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Volcano Records
Attivi sin dal 2011, con un’attività live di altissimo livello, su e giù per la penisola italiana e in giro per l’Europa, ecco arrivare la nuova fatica dei livornesi 17 Crash, che propongono un gustoso hard rock di stampo “losangelesiano”.
21 Settembre 2018 2 Commenti Paolo Paganini
genere: AOR
anno: 2018
etichetta: Frontiers Music
I TOAK sono una formazione olandese costituita da alcuni membri dei Terra Nova capitanati dalle due voci femminili di Esther Brouns e Anita Creanmehr. Rise è il secondo capitolo della band che da seguito all’omonimo disco di debutto del 2007. Diciamo subito che nonostante non ci si attendesse un disco eclatante il risultato finale è ben al di sotto delle benché minime aspettative. Difficile trovare un vero e proprio colpevole per questo fallimento in quanto l’intero lavoro risulta carente un po’ sotto tutti i punti di vista.