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Ultime Recensioni

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Roxanne – Radio Silence – recensione

19 Novembre 2018 18 Commenti Giulio Burato

genere: AOR / Melodic Rock
anno: 2018
etichetta: Rat Pak Records

Correva l’anno 1986 quando io, adolescente ingenuo, m’innamorai del rock melodico degli Europe, Def Leppard, Bon Jovi e tutti i gruppi di quelle memorabili annate. Ero talmente “cotto” da quella fiamma viscerale verso il rock che, il quel periodo, compravo musicassette di gruppi anche sconosciuti, solo magari per aver letto due righe di recensione su qualche rivista del settore (Metal Shock, se non ricordo male).

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Midnite City – There Goes The Neighbourhood – Recensione

19 Novembre 2018 14 Commenti Luka Shake Me

genere: Hard Rock / AoR
anno: 2018
etichetta: AOR Heaven

La lezione dell’aor degli eighties deve essere stata studiata in maniera certosina da tantissime nuove leve anglosassoni scalpitanti di dire la loro; i Leppard, eliminate le premesse iniziali di essere gli anti Maiden, si tuffarono gaudenti nel fervido calderone a stelle e strisce e mi sembra giusto che rockers emergenti provino anche loro a scuotere la scena underground del rock adulto britannico. Ho avuto modo di fare un pre ascolto e sicuramente “There Goes The Neighbourhood” del progetto Midnite City rende doverosamente omaggio a quel periodo con tutti i pro e contro del caso, non lasciando spazio neppure in fase di produzione a qualche cenno di modernità.

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White Widdow – Victory – Recensione

19 Novembre 2018 7 Commenti Luka Shake Me

genere: Pop Rock/AoR
anno: 2018
etichetta: AoR Heaven

Nostalgici per gli anni d’oro dell’AoR più pomposo ne abbiamo? Non cesseranno mai, non ci saranno frivole e ingannevoli mode che tengano, al cuor non si comanda e in barba a logiche di mercato che attualmente tentano di imperversare anche nel rock adulto, si riaffacciano gli australiani White Widdow, band decisamente prolifica arrivata al quinto lavoro in dieci anni e forti di un’intensa attività live che li ha portati a scorazzare in lungo e in largo su tutti i più grandi festival del genere.

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Robert Rodrigo Band – Living For Louder – recensione

18 Novembre 2018 1 Commento Stefano Gottardi

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Autoproduzione

Un bel digipack, con cover artwork a tema hockey su ghiaccio e booklet completo di foto dei musicisti e testi dei brani, presenta la prima fatica della Robert Rodrigo Band intitolata Living For Louder. Il disco porta il nome del chitarrista Robert Rodrigo, qui coadiuvato dalla sezione ritmica del suo gruppo principale Airless, composta da Miguel Manjon al basso e Pako Martinez alla batteria, e da due ospiti speciali che rispondono al nome di Gotxi Ibarra all’Hammond e di Johnny Gioeli (Hardline, Axell Rudi Pell) alla voce. Il CD ha i suoi momenti: la title track, di cui è stato anche girato un bel video che ha raggiunto circa quarantamila visualizzazioni su YouTube in pochissimi giorni, è forse quello più alto.

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Kissin’ Dynamite – Ecstasy – recensione

18 Novembre 2018 10 Commenti Stefano Gottardi

genere: Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Metal Blade Records

“Prima di ogni concerto ci raduniamo in cerchio, poggiamo ognuno la propria mano su quella di un altro e gridiamo: riportiamo in vita l’arena rock”! Così si è espresso il chitarrista Ande Braun in una recente intervista per un importante magazine britannico. Ed il nuovo disco dei suoi Kissin’ Dynamite, profeticamente intitolato Ecstasy, sembra proprio voler guardare ai grandi cavalli di razza del rock del passato. Cosa che a dire il vero la band già faceva agli esordi, nel 2008, quando tutti i membri erano soltanto degli adolescenti speranzosi (ma già sotto contratto major). Dopo un paio di interessanti, seppur acerbi, album, il combo tedesco ha proseguito la sua carriera accrescendo la propria fama fra gli appassionati di hard rock, ma perdendo punti per strada alla voce qualità. I CD infatti, a parte qualche buono spunto, lasciavano sempre un senso di incompiuto, uno stato di “vorrei ma non posso” perenne. Erano un po’ come il famoso alunno con le potenzialità che non si impegna fino in fondo con cui tutti abbiamo avuto a che fare (o siamo direttamente stati) ai tempi della scuola. Mancava un guizzo, adesso è arrivato.

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Care of Night – Love Equals War – Recensione

17 Novembre 2018 21 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2018
etichetta: AOR Heaven

La difficoltà maggiore che gli svedesi Care of Night hanno dovuto affrontare nel realizzare il loro nuovo e secondo album Love Equals War è stata certamente quella di dover realizzare un platter in grado di poter reggere il confronto con il loro ecccellente esordio Connected (2015).

Respiro, di sollievo. Missione compiuta!

In uscita il 23 novembre 2018 per AOR Heaven, questo nuovo disco suona come un altro importante esempio di AOR moderno, interpretato con inventiva e indubbia originalità. Infatti, pur rimanendo fedele ai canoni stretti che il melodic rock esige, il tocco dei Care of Night appare ancora una volta immediatamente riconoscibile, e anche il cambio di chitarrista (che ha visto l’arrivo del bravo Viktor Öström Berg) non ha in nessun modo influito nella qualità della proposta del gruppo. Calle Schönberg si dimostra ancora una volta un cantante dotato di una timbrica molto particolare, ma assolutamente espressiva e intonata, e Kristofer von Wachenfeldt lavora a parti di tastiere e a cori davvero notevoli, che ampliano il raggio sonoro della band e supportano alla perfezione le chitarre, aggiungendo all’insieme profondità e melodia. Plauso anche al bravo batterista Linus Svensson, e migliorata la produzione, dal gusto sempre molto retrò e in qualche modo volutamente impreciso, ma capace di dare il giusto spazio alla ariosità dei pezzi, e alla loro energia.

Un songwriting forse meno immediato di quello d’esordio, ma non meno efficiente, ricercato e di gusto ’80s, rende la proposta musicale varia e sempre di alto livello. L’opener e singolo Love equals War esplode immediatamente nelle nostre orecchie grazie a un bel refrain e a ottime chitarre, che ricordano immediatamente il sound del debutto, al pari di una Your perfection che suona divertente, frizzante, piacevole all’orecchio grazie anche ai suoi bei synth di sfondo. Il bel ritmo e gli ottimi cori di She leads you on non calano le energie del disco, con All I got che si mette invece in luce come la prima emozionante ballad del platter. Una canzone molto riuscita questa, che da un incipit acustico aggiunge mano a mano tastiere e parti di batteria, fino alla sua definitiva e riuscita esplosione elettrica. Wow!

Come da titolo, Hit e una delle possibili hits dell’album, per un pezzo H.e.a.t.-oriented (evviva i giri di parole..) di grande dinamismo e dalla solida struttura melodica. Decisamente di valore anche la canzone Ivory Tower, una traccia molto catchy e ricca di tastiere che anticipa la mid-tempo/ballad Cold as my heart, sensazionale, diretta al cuore di chi ascolta grazie al suo mood crepuscolare, romantico, soffice ma non privo di robustezza rock, ma soprattutto grazie al suo sassofono da capogiro. Assolutamente da brividi, per uno dei brani del 2018.

Infine, ecco un altro pezzo molto interessante, Please don’t leave, notevole nella sua atmosfera e nella sua capacità di incrociare un sound da ballad (nelle strofe) con parti rock melodiche decise e ultra melodiche (in apertura e nel refrain), che spingono il chitarrista a un lavoro super, specie sull’assolo. E il finale del disco non cala di una virgola le energie con la bella We will find a way (che ritmo!) ma soprattutto con il commiato At last, un’altra mid-tempo/ballad finale in perfetto stile Care of Night, a tratti ricamata e soffice, sempre atmosferica e ultra-romantica, ma anche capace di accellerare in parti elettriche corpose e di grande intensità.

IN CONCLUSIONE

Tre anni dopo il loro debutto, i Care of Night si ripresentano sulle scene in grande spolvero con un album dal sound classico, ma dallo stile moderno, originale e di facile riconoscimento.

Uno dei pochi gruppi che, nel loro puro revival AOR, riescono a inserire elementi in grado di diversificarli dagli altri. E questo è un grandissimo merito, specie in questo 2018!

Dion Bayman – Better Days – recensione

12 Novembre 2018 1 Commento Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2018
etichetta: Art of Melody Music / Burning Minds Music Group

Torna Dion Bayman, cantautore, compositore e polistrumentista che chi segue le pagine di MelodicRock.it da qualche tempo non può non conoscere. Australiano di nascita il nostro Dion ha saputo conquistarsi una buona fetta di pubblico AOR / Melodic Rock grazie alla sua miscela fatta di brani dal forte appeal catchy e dal richiamo palesemente radiofonico!
Non si discosta da questo filone neppure questo Better Days, album che per la prima volta non vede un’uscita indipendente ma che si accasa sulle italiche lande della Art Of Melody Music / Burning Minds Music Group.

Basta far scorrere i primi due pezzi, Ready For The Real Thing e Rise And Fall, per riaccendere in noi il “Dion mood”, quel senso di benessere che le nostre orecchie percepiscono ascoltando i lavori dell’Australiano Bayman.
Va detto che ogni uscita di Dion riesce a livellare sempre un po’ più verso l’alto il livello generale dei suoi lavori e così questo Better Days risulta a detta di chi scrive (che poi sono io 😀 ) il lavoro più riuscito e completo dell’Artista.
Lasciatevi quindi trasportare dalle note sensuali e brillanti della titletrack Better Days, della solare The Best Times of My Life, o ancora dalla dolce e rilassante Leap of Faith passando per ritornelli virali come in Pieces o semiballad alla Out of Mind Out of Sight fino ad arrivare alla conclusiva e tastierosa If I Could.

IN CONCLUSIONE

Potremo definire quello di Dion Bayman un “melodic rock cantautorale”. Bello e riuscito, questo Better Days è sicuramente il miglior e più completo lavoro di questo artista che merita sicuramente ben più di un ascolto! Se amate le grandi melodie catchy e quel sound radiofonico a cavallo tra gli ’80 ed i ’90 qui troverete di che godere!

Joe Bonamassa – Redemption – Recensione

12 Novembre 2018 3 Commenti Nico D'andrea

genere: Rock Blues
anno: 2018
etichetta: Provogue- Mascot Label Group

E’ ormai un dato di fatto che in questo sontuoso 2018 i fans di Joe Bonamassa non si siano fatti mancare proprio nulla.

Dopo aver ripristinato  con la più pregiata delle cere la fortunata collaborazione con la cantautrice americana Beth Hart in Black Coffee ed a pochi mesi dalla pubblicazione del tributo al Blues britannico British Blues Invasion Live, il chitarrista newyorkese esce (un po’ a sorpresa) con un nuovo album solista.

Redemption è il suo terzo disco consecutivo di soli inediti, annunciato per bocca del proprio produttore e mentore Kevin Shirley come miglior album in studio mai concepito dall’inizio della loro proficua collaborazione.
La solita frase di circostanza per i detrattori del troppo prolifico Bonamassa ma gìà dopo pochi ascolti credo si possa affermare come tale dichiarazione non sia così distante dalla realtà.

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Hank Von Hell – Egomania – recensione

12 Novembre 2018 21 Commenti Stefano Gottardi

genere: Rock/Rock'n'Roll
anno: 2018
etichetta: Century Media

Sono trascorse otto primavere da quando Hank Von Hell (aka Hank Von Helvete, al secolo Hans Erik Dyvik Husby) ha lasciato i Turbonegro dopo diciassette anni di onorato servizio, per provare ad uscire dai suoi problemi di droga che oggi sostiene di aver superato anche grazie all’aiuto di Scientology. Di lui da allora si sono un po’ perse le tracce, sebbene nel frattempo abbia dato alle stampe un disco con i Doctor Midnight & The Mercy Cult (supergruppo comprendente, fra gli altri, Tim Sköld), fatto il giudice ad Idol norvegese e pubblicato la sua autobiografia. Il suo comeback solista annunciato mesi fa ha colto tutti di sorpresa, visto che aveva abbandonato la scena dichiarando di non volervi più fare ritorno. Così come anticipato dal video di “Bum To Bum”, a cui ha preso parte anche Steve O, e dall’artwork di copertina, il paffutello singer scandinavo pare essersi lasciato il suo passato oscuro alle spalle, rinascendo in questa white version tutta da scoprire. Il digipack con un booklet privo di testi è un po’ deludente, anche se i riferimenti ai soliti vecchi argomenti non sembrano mancare (e sapete tutti quali sono).

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The Sticky Fingers Ltd. – Point Of View – recensione

12 Novembre 2018 1 Commento Alberto Rozza

genere: Classic Rock
anno: 2018
etichetta: Sneakout Records / Burning Minds Music Group

In arrivo il secondo album degli italianissimi The Sticky Fingers Ltd., storica band emiliana che propone un genuino rock classico.
La carica e l’energia della band si fanno sentire sin dalle prime note di “Bad Mood”, cadenzato e scanzonato, un brano coinvolgente e ben strutturato. “You Don’t Have To Go” presenta una trama gradevole, fatta di ottimi intrecci tra strumenti e voce, atti a ricreare un’atmosfere sognante e folle.

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