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27 Maggio 2022 1 Commento Stefano Gottardi
genere: Hard Rock 'n' Roll
anno: 2022
etichetta: Despotz Records
Il progetto Donna Cannone ruota attorno alla chitarrista italiana, ma da anni trapiantata in Svezia, Giorgia Carteri, che ha dato vita a questa sorta di super-gruppo assieme al suo amico cantante/bassista Luca D’Andria, a cui si sono poi aggiunti la sua ex compagna di band nelle Thundermother Tilda Nilke Nordlund alla batteria, e il suo fidanzato Bjorn “Speed” Strid (Soilwork, The Night Flight Orchestra, At The Movies) alla chitarra solista.
Dopo aver scritto qualche pezzo e trovato un contratto con la Despotz Records, etichetta con base a Stoccolma in passato già label proprio delle Thundermother, il gruppo ha esordito ufficialmente il 25 Settembre 2020 con la pubblicazione del video dell’opener “Cross The Line”. Un brano che da solo svelava già quelli che poi sarebbero stati i punti cardine dei successivi singoli e video “Nothing To Do“ e “Is It True” (in cui è apparsa come ospite una rediviva Mia Karlsson delle Crucified Barbara) e del debut album: hard rock di stampo scandinavo condito da riff energici, drumming sostenuto, cori zuccherosi e melodia a fiumi, con una spruzzatina di glam rock a corredo. La voce graffiante di D’Andria, un altro italiano trasferitosi in Svezia ormai parecchi anni fa, è talmente particolare da riportare subito alla memoria i suoi Cowboy Prostitutes, sleazy rock ‘n’ roll band autrice di tre bei lavori nel quinquennio 2004/2009, periodo in cui utilizzava il nome d’arte Luca Isabelle. Ma a parte questo, un pregio dei Donna Cannone è una certa personalità nel songwriting, che rende la proposta interessante e, a tratti, persin “originale”. Nei mesi scorsi, dopo aver assimilato i tre singoli, la domanda sorgeva spontanea: il resto dell’album sarà all’altezza? La risposta è indubbiamente sì! Forte anche di una tracklist che si è con intelligenza fermata a dieci tracce, un numero che non scontenta mai l’acquirente e che facilita il compito di evitare di inserire dei filler, il platter scorre che è una meraviglia dall’inizio alla fine, confermando la propria bontà ascolto dopo ascolto grazie a canzoni come la sleazy e taglientie “Look Around You”, uno dei pezzi più vicini allo stile dei Cowboy Prostitutes del lotto; la rocciosa “Pushed”, che rimanda al periodo d’oro del revival sleaze/glam post “Rest In Sleaze” e la più rotonde e atmosferiche “Lost City’s Long Lost Friend” e “The North”. Insomma, se il tipo di rock and roll presentato coi singoli apripista è di vostro gradimento, il disco vi piacerà (quasi) sicuramente.
La versione in nostro possesso è un digipack con doppia tasca contenente CD e booklet di 16 pagine completo di foto, crediti e tutti i testi.
IN CONCLUSIONE
Sapientemente mixato da Chris Laney (At The Movies, Gathering Of Kings, Zan Clan, Animal, Pretty Maids) e masterizzato da Dan Swanö (Bloodbath, Katatonia, Edge of Sanity, Nightingale), a conti fatti l’esordio dei Donna Cannone è davvero una… cannonata!
25 Maggio 2022 1 Commento Vittorio Mortara
genere: Aor
anno: 2022
etichetta: Lion Music
I Terra Nova sono un altro di quei gruppi AOR che non hanno mai mollato negli anni tetri della nostra musica. Un faro nel buio profondo del ‘medioevo’. Perciò mi sono assai affezionato alla band dei fratelli Hendrix. Forti di un discreto successo, specialmente in terra nipponica, i tulipani pubblicano questo nuovo platter, il nono, per la Lion Music dopo un paio di lavori non proprio esaltanti. Scritto per intero e prodotto dal cantante, Fred Hendrix, “Ring that bell” rappresenta qualitativamente un deciso passo avanti rispetto ai suoi predecessori, riprendendo tutte le influenze e le contaminazioni che avevano caratterizzato i loro capolavori “Livin’it up”, “Break Away” e “Make my day”. La lineup è stabile e collaudata, l’ho potuto verificare di persona ad un H.E.A.T. festival di qualche anno fa. E l’esperienza e l’affiatamento si percepiscono perfettamente tra i solchi di questa nuova release. La produzione, per quanto i suoni non siano particolarmente scintillanti, fa sì che i singoli strumenti siano perfettamente scanditi ed intelligibili. Nella fattispecie, non ricordo di aver ascoltato negli ultimi dieci anni un album in cui le linee di basso uscissero così nitide dalle casse del mio impianto. A tutto vantaggio del risultato finale.
Un due tre e si attacca con “Carpe diem”, pezzo classicamente AOR anni 80, con hooklines facili e un bel tappeto di chitarre e tastiere. Come dite? Somiglia a “Raised on radio”? E chissenefrega: è una gran canzone! Le più hard “Cranck it up” e “What’s broken can be mend” sono invece più in linea con le ultime produzioni del gruppo. Ma i fratelli Hendrix si rifanno immediatamente con la bostoniana title track, tutta cori e coretti di pregevole fattura. E giungiamo alla romantica “Home”, super lento che si articola su una partitura per piano e voce fino al finale, dove entrano tutti gli strumenti in un emozionante crecendo. Influssi Toto sull’elegante “Angels & demons” nel mezzo della quale viene incastonato un pregevole assolo di synth. Hard rock anthemico dalla grande immediatezza si può trovare su “Bust your balls”, mentre la semiballad “Where do we go from here” richiama ancora i Journey più soft di “Raised on radio” e l’intera band a fornisce l’ennesima prestazione dalla classe cristallina. Lasciatevi poi colpire al cuore dal favoloso flavour radiofonico della tastieristica “Running on empty”. Come dite? Somiglia ad “Heart turns to stone”? E chissienefrega! E’ stupenda! E sono certo che la successiva “Touch down”, mix mostruoso tra l’indimenticata “Break away” e la band di Perry, Schon e Cain, farà saltare migliaia di accaniti fans giapponesi sotto il palco! Arriva qui la seconda splendida ballad “Gimme shelter”, magistralmente costruita intorno alla straordinaria interpretazione di un Fred ispiratissimo. continua
24 Maggio 2022 1 Commento Alberto Rozza
genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Frontiers
Nuova uscita per il veterano dell’hard rock Graham Bonnet e la sua band: artista dalla prolifica e lunghissima carriera, si presenta con questo terzo disco firmato Frontiers che non ha di certo bisogno di presentazioni.
Partiamo con il primo singolo: “Imposter”, del quale è possibile trovare un suggestivo videoclip su YouTube, presenta tutte le caratteristiche stilistiche dell’artista britannico, ovvero riff serrato e complesso, vocalità riconoscibilissima e grande esecuzione tecnica, per un mix assolutamente atomico. Si passa alla successiva “Twelve Steps To Heaven”, molto intensa, potente, dolorosa, un concentrato di grande maestria ed esperienza. “Brave New World” si avvale della preziosa collaborazione di Roy Z alla chitarra, che si cimenta in un sontuoso solo centrale che rende ancora più godibile un brano struggente e sentitissimo. Si passa a sonorità più epiche e trionfanti sulle note di “Uncle John”, ampia e maestosa, più metallosa rispetto alla media, ma comunque di grandissimo impatto. continua
24 Maggio 2022 2 Commenti Giulio Burato
genere: Aor
anno: 2022
etichetta: self released
Prendendo ispirazione dalla scena AOR anni Ottanta, gli Squared sono una nuova band fondata circa tre anni fa dal cantante svedese Jack L. Stroem e dal chitarrista di origini francesi Arthur Vere.
Pronti alcuni brani nel 2019, il meccanismo produttivo si è parzialmente bloccato a causa della pandemia. Durante questo periodo sono stati assunti alcuni musicisti di sessione e amici da tempo di Stroem, Robin Risander alla batteria e Kammo Olayvar al basso; da qui, riparte e poi termina la stesura dei brani che completano l’album di esordio “Strange affairs”.
In uscita il 13 maggio e rilasciato in maniera indipendente dalla band, l’album, composto da otto brani, due bonus tracks ed un breve intro strumentale, ha un sound autentico e reale, perché è stato registrato con strumenti vintage insieme ad una batteria dal vivo e completamente senza alcun autotune o altra diavoleria sulla voce. continua
23 Maggio 2022 1 Commento Stefano Gottardi
genere: Hard Rock 'n' Roll
anno: 2021
etichetta: Go Down Records/Transubstans Records
Uscito nel Dicembre del 2021, il quinto lavoro degli Small Jackets segue di ben otto anni il suo predecessore. Edito congiuntamente dalle due etichette che da tempo collaborano con il quartetto (l’italiana Go Down Records, che si è occupata del vinile, e la svedese Transubstans Records, che ha invece curato il CD), l’album è stato registrato al Deposito Zero Studios di Forlì e masterizzato a La Maestà di Tredozio (FC) da Giovanni Versari, un fonico che ha legato il suo nome, fra gli altri, a quello dei Muse del pluri-premiato Drones. Forte di una formazione ormai consolidata, il combo tricolore mette in pista nove brani di infuocato rock and roll di stampo scandinavo (The Hellacopters, Backyard Babies), infarcito con maestria di soluzioni più classicamente hard rock e blueseggianti (il fantasma dei primi Aerosmith aleggia su buona parte delle composizioni). Breve (circa 32 minuti) ma intenso, il disco si lascia ascoltare con piacere grazie a suoni pregevoli e ad una prestazione eccellente da parte dei musicisti. Just Like This! ha anche il pregio di non contenere filler, sebbene il rnr “funkeggiante” di “Getting Higher”, quello scuotichiappe di “Breakin’ The Line” e quello più anthemico di “Get Out Of My Way” sembrino avere una marcia in più. Una caratteristica che forse è sempre un po’ mancata ai lavori degli Small Jackets è stata la capacità di trasportare sul supporto ottico almeno una parte di quella strabordante carica live che da sempre li contraddistingue sul palco. Stavolta non è così: a patto di concedere a questo album qualche più che necessario giro sul piatto del giradischi (o se preferite nel lettore CD), per assimilarlo al meglio in quanto non proprio immediatissimo, si verrà catapultati on-stage, nel bel mezzo di un loro incendiario concerto!
IN CONCLUSIONE
Senza dubbio la produzione più indovinata del nuovo corso, che vede il bassista Mark Oak occuparsi anche delle parti vocali, e molto probabilmente una delle migliori, se non la migliore in assoluto della discografia di questo gruppo. La versione in nostro possesso è quella in CD: si tratta di un digipack a 2 ante con tray trasparente ma nessuna tasca o taglio per il libretto; il booklet, infatti, è assente, ed è un po’ un peccato non poter leggere i testi.
20 Maggio 2022 0 Commenti Samuele Mannini
genere: Classic Rock
anno: 2022
etichetta: Pride & Joy
Eravamo quattro (beh in questo caso cinque) amici al bar che volevano fare un disco di classic rock….. E se i cinque amici in questione sono: Leif Digernes (Westpoint, Bronx), Leif Johansen (21 Guns, Phenomena, A-ah), Geir Digernes (Sons Of Angels), Tom Sennerud (Stoneflower, Diezel) e Jon Johannessen (Stoneflower, Diezel, Ronnie Le Tekro’s Kingdom), ci sta anche che la cosa riesca bene.
Questi cinque musicisti della scena di Oslo si cimentano infatti in un album classico, che più classico non si può, andando a recuperare le atmosfere del rock americano di fine seventies miscelandole con massicce dosi di blues e giochi di voci con controcori femminili. Un disco tra il graffiante ed il compassato, che elargisce però energia e rilassatezza in egual misura e che ha nella voce graffiante e sexy di Leif Digernes uno dei suoi indiscussi punti di forza. continua
18 Maggio 2022 3 Commenti Lorenzo Pietra
genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Atomic Fire
Terzo lavoro per i Coreleoni di Leo Leoni intitolato semplicemente “III” . Se nei primi due capitoli “I” e “II” si erano rivisitate le vecchie hit dei Gotthard, in questa nuova fatica troviamo 10 canzoni nuove , 1 cover e solo 4 rivisitazioni di brani del compianto Steve Lee e co. La notizia principale di “III” sta nel cambio alla voce da Ronnie Romero ad Eugent Bushpepa, cantante albanese con una somiglianza vocale incredibile a Steve Lee. La band si completa con Leo Leoni e Igor Gianola alla chitarra, Mila Merker al basso e Alex Motta alla batteria.
Il primo brano scandisce dalla prima nota cosa Leo Leoni e soci vogliono dirci con questo album; un hard rock sanguigno degno dei primi Gotthard e con Bushpepa sugli scudi . Let Life Begin Tonight parte fortissimo con un refrain che rimane in testa al primo ascolto, mentre Purple Dynamite incrocia l’intro di basso alle chitarre ed ai riff infuocati di Leoni e Gianola per esplodere in un assolo infuocato. Inizio migliore non ci poteva essere. Guilty Under Pressure ha il marchio Gotthard nel sangue, ancora un giro di chitarra e un ritornello azzeccati, brano molto Whitesnake, hard rock ad alti livelli! Greeting From Russia conferma quanto detto fin’ora , il brano è forse meno incisivo come melodia, ma non sfigura grazie sempre al fantastico assolo di Leo Leoni. Sometimes è il primo lento, un po’ bluesy un po’ rock, che riporta ai tempi di Need To Believe col suo incedere lento ma potente, altro centro per i Coreleoni. L’intro country di Like It Or Not esplode in un riff devastante, le chitarre di Leoni e Gianola si intrecciano in ogni nota e Bushpepa tocca note altissime nel ritornello. Brano ipnotico. continua
17 Maggio 2022 1 Commento Vittorio Mortara
genere: glam
anno: 2022
etichetta: Pride & Joy
Che barba i dischi di cover… ma possibile che sti gruppi non abbiano più idee? E che, per vendere qualche disco in più, buttino sul mercato una accozzaglia di canzoni che dicono essere state la loro ispirazione, suonate tanto per tenersi occupati e tali e quali alle originali? Aspetta. Fammi un po’ sentire sta roba degli Shameless… Accidenti, ma siamo sicuri che sia un disco di cover? Suona così maledettamente Shameless! Fammi vedere un po’ di chi sono ste canzoni che, a parte “Hiding from love” di Bryan Adams e “Does your mother know” degli Abba, non ne conosco manco una… Dunque, abbiamo solisti country, I Green Day … Gene Simmons!?!? Ce n’è abbastanza per fare una bella macedonia, molto in voga di questi tempi. Eppure il disco suona organico e glam… esattamente come un disco degli Shameless. Che in realtà non sono un vero gruppo, ma una versione sguaiata del progetto A.O.R. di Salma messo su dal bassista tedesco Alexx “Skunk” Michael insieme al fido chitarrista Boris “BC” Sleaze. Intorno ai due, negli anni, si sono susseguiti nomi di ospiti illustri, come il cantante dei Tuff, Stevie Rachelle, quello dei Pretty Boy Floyd, Steve Summers, Jani Lane, Bruce Kulik, Tracii Guns e innumerevoli altri. Il loro album di maggior successo, “Queen for a day”, è piaciuto parecchio anche a chi vi scrive. Anche se, lo devo ammetere, all’epoca lo presi soprattutto perché era un DDD registrato con codifica HDCD. Ed in effetti suonava proprio bene! Ma bando alle ciancie e partiamo con i pezzi. continua
16 Maggio 2022 19 Commenti Max Giorgi
genere: Melodic Rock
anno: 2022
etichetta: Frontiers
Gentili lettrici e lettori di www.melodicrock.it, direttamente dalla Serbia, i “The Big Deal” ci presentano il loro primo lavoro First Bite. Se avete gia visto I video che hanno anticipato l’uscita di questo disco, avrete subito notato che l’attenzione viene subito attirata dalla particolare avvenenza delle due fanciulle, Nevena Brankovic e Ana Nikolic. “Siamo donneeeeeee, oltre le gambe c’è di più………ops scusate, sono stato posseduto un attimo dal Demone della musica di me@@@. Ok! Esorcismo effettuato. Torniamo a parlare di musica decente ed andiamo oltre quello che è il mero e superficiale aspetto fisico……..questo progetto nasce dall’idea del chitarrista, compositore e produttore Srdjan Brankovic e sua moglie Nevena (pianista molto preparata e cantante). Il loro desiderio è stato quello di creare una band che potesse fare del sano ed orecchiabile Hard Rock. Al progetto si uniscono Ana Nikolic come ulteriore contributo vocale, Marko Milojevic alla batteria, e, Udite Udite il Nostro Alersessandro Del Vecchio, questa volta in una inusuale veste di bassista.
La curiosità di sentire cosa esce fuori da questo connubio è alta e devo sinceramente dire che le cover pubblicate hanno creato in me molta curiosita di ascoltarli alle prese con brani originali. Ma un conto è suonare molto bene delle cover, (il livello dei musicisti non si discute) un altro conto è produrre qualcosa di proprio.
L’opener è un brano che già conosciamo in quanto uno dei singoli usciti già da un po’ di tempo: Never Say Never (ma quanto è inflazionato questo titolo nella storia dell’hard rock?) è il tipico brano che prende spunto da tutto quello che è stato il nostro amato genere a cavallo tra gli anni 80 e 90. Una bomba? Forse più un petardo. Brano piacevole ma che non ci dona nulla di originale, ed anche il finale con il pianoforte ……..mi fa storcere un po’ il naso. continua
11 Maggio 2022 1 Commento Alberto Rozza
genere: glam/hard rock
anno: 2022
etichetta: Sneakout Records/Burning Minds Music Group
In uscita il nuovissimo album dei Reckless, band italiana che propone hair/glam metal dall’intenso e spontaneo sapore anni ’80 e già dalla copertina si percepisce fortemente.
Per rimanere in tema, iniziamo la carrellata con la title track “Take Me To The ‘80”, dalle sonorità peculiari, con un riff tagliente e martellante, un vero manifesto per la compagine vicentina che snocciola una serie di band che ben identificano il periodo d’oro dell’hair metal. Suoni pieni e atmosfere avvolgenti sono riconoscibili nell’ottima “Countach”, tutto sommato convincente e dalla struttura canonica, anche nei soli di chitarra. “Work Out” risulta frizzante e cantabile, senza troppi fronzoli, diretta, molto in stile Def Leppard. Ci rilassiamo sulla melodica “One Night Together”, ben costruita e di buonissimo impatto. Esploriamo orizzonti più acidi e cupi con “Chic & Destroy”, piacevole e allineata allo stile della band, come la successiva “Rock Hard (In My Party!)”, sporca, festaiola e selvaggia. Proseguiamo sull’onda della nostalgia con “We Are The Rock” che contiene un campionario eccellente di rimandi, sia nel suono che nell’atmosfera, al genere e al contesto dei Reckless. Grande effetto e spregiudicata arroganza per “Red Lips”, aggressiva al punto giusto, che si getta nella successiva “Raise Your Fist”, un vero e proprio inno hard rock. continua