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Ginevra – We Belong To The Stars – Recensione

15 Settembre 2022 8 Commenti Alberto Rozza

genere: Melodic Rock
anno: 2022
etichetta: Frontiers

Nuovissima uscita targata Frontiers con il super gruppo svedese Ginevra, ennesimo ensemble che propone un chiarissimo rock melodico tipico della tradizione nordica.

“Siren’s Calling” è un avvio molto tradizionale, brano gagliardo, dal piglio tambureggiante e dalle note stilistiche tipiche del genere. La successiva “Unbreakable” presenta un riff più tagliente e martellante, accarezzando sonorità più heavy, sapendole alternare a parti più dolci in un buonissimo gioco di dinamica. Sentita, emozionante e convinta, “Apologize” bussa alle porte del cuore, dimostrandosi un pezzo riuscito ma complessivamente poco originale. Arriviamo a “Masquerade”, ballata acustica, che vede la collaborazione di Chez Kane alla voce e che a livello globale risulta compatta e piacevole, perfetta nell’incasellarsi nel canone di genere. Si torna su orizzonti più oscuri e misteriosi e soprattutto su ritmi più sostenuti con “Break The Silence”, ottima nel fraseggio chitarrisitico nella parte solista. “Brokenhearted” si presenta con un riff spietato e graffiante, una grinta non indifferente e una sezione ritmica basso/batteria travolgente, rendendolo globalmente una chicca godibilissima. Giungiamo alla title track “We Belong To The Stars”, pezzo titanico per struttura e realizzazione, condensato dello stile e del pensiero della band, che raggiungono su questa traccia un livello compositivo convincente. continua

Allen Olzon – Army of Dreamers – Recensione

14 Settembre 2022 0 Commenti Yuri Picasso

genere: Melodic Metal
anno: 2022
etichetta: Frontiers

Formazione satura di classe ed esperienza!
Il trio Russell Allen (Allen/Lande, Symphony X), Anette Olzon (Nightwish) e Magnus Karlsson (Allen/Lande, Primal Fear, Starbreaker, The Ferrymen tra le altre) di certo non ha bisogno di presentazioni, tanto meno alle nostre latitudini. Nell’idea della nostrana Frontiers, un paio di anni or sono, si era materializzata la possibilità di protrarre il percorso impostato con l’ottimo progetto Allen/Lande, per dare sfogo alla creatività del mastermind svedese Magnus Karlsson, sostituendo il lungocrinito norvegiese con l’ex vocalist dei Nightwish.

Siamo al secondo capitolo, dopo il buon esordio datato 2020, e la formula come quasi tutti noi presumevamo non è alterata di una virgola. In perenne bilico tra metal ed hard rock, potente e melodico, a tratti epico e sinfonico, tecnico nelle sue espressioni ed interpretazioni. Prodotto alla perfezione. Quello che fa (può fare) la differenza in un disco come ‘Army of Dreamers’ è la qualità del songwriting; globalmente al di sopra della sufficienza eccezione fatta per alcuni episodi dove si assiste al ripetersi di una formula statica che rischia di mutare in noia la grinta trasmessa dal trio (accompagnati come nel debutto da Anders Kollerfors alle pelli). continua

House of Lords – Saints and Sinners – Recensione

13 Settembre 2022 8 Commenti Yuri Picasso

genere: Melodic Rock
anno: 2022
etichetta: Frontiers

Tornano gli House of Lords capeggiati dalla propria vera anima nonché singer James Christian, coadiuvato dall’oramai fido (e ottimo) chitarrista Jimi Bell e da un vecchio nuovo pezzo da 90, Mark Mangold ai tasti d’avorio. Il nuovo percorso degli HOL si è fatto strada dal 2006 ad oggi gremendosi di dischi talvolta giustificati dalla sola natura consumistica della musica odierna non omettendo saltuariamente una qualità generale elevata (basti pensare a ‘Come To My Kingdom’ o ‘Cartesian Dreams’).
Forse la presenza di Mangold ha risvegliato in parte un vecchio gusto ed una trascurata ispirazione per un certo pomp rock d’annata, a tratti anche old fashioned rimembrante i Touch di cui Mangold ne è stata la mente. Un passo avanti rispetto al deludente ‘New World New Eyes’ di 2 anni fa. continua

Shiraz Lane – Forgotten Shades of Life – Recensione

13 Settembre 2022 4 Commenti Giulio Burato

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: /

Di acqua sotto i ponti ne è passata da quel 23/04/2016 in cui i giovani e abbastanza acerbi Shiraz Lane esordirono sul palco del Frontiers Festival di Trezzo sull’Adda (MI). Quel giorno ebbi la netta sensazione di una band con del potenziale ma ancora da sgrezzare.
Dopo sei anni, ecco la nuova uscita discografica intitolata “Forgotten Shades of Life” che dimostra quanto la band sia cresciuta grazie anche al lavoro del 2018, “Carnival days” associato ad alcuni e successivi singoli, tra cui l’ottimo “Broken into pieces”. I cinque componenti rimangono Hannes Kett (voce), Jani Laine (chitarra), Miki Kalske (chitarra ritmica), Joel Alex (basso) e Ana Willman (batteria).

L’impronta sleaze rimane immutata ed è riconducibile a gruppi come gli Skid Row ma è impreziosita da innesti di altri generi che rendono il tutto variabile e in un certo senso innovativo.
Si parte con la grintosa “Back to life” e con “Maniac Dance”, un misto tra i nostri connazionali Hell In The Club e i sopracitati Skid Row. continua

Lugnet – Tales from the great beyond – Recensione

06 Settembre 2022 3 Commenti Giorgio Barbieri

genere: Hard Rock/Heavy Metal
anno: 2022
etichetta: Pride & Joy

Chi è avvezzo a scorrazzare su queste righe, probabilmente è anche un ascoltatore di Rock of Ages, il programma condotto da Luca Tex e Stefano “Mr.Double Trouble” Grazio, in onda al lunedì sera sulla webradio Radio City Trieste, dove i due rockers di vecchia data propongono un pò tutto quello che intercorre tra l’aor nelle sue forme più light, fino alle nefandezze metallare, con puntate ,a volte, in territori anche più estremi ed è proprio durante una delle loro trasmissioni che ho scoperto, in colpevole ritardo, gli svedesi Lugnet, con il brano che apre “Tales from the great beyond”, secondo album della formazione fondata dal bassista Lennart ”Z” Zethzon e dal batterista Fredrik Jansson-Punkka, con un passato nei Count Raven, nei Witchcraft e attualmente anche percuotipelli per la leggenda della nwobhm Angel Witch ed è proprio questo il primo riferimento evidente che mi ha fatto innamorare di “Still a sinner”, da lì a farmi assegnare il promo dal deus ex machina Samuele, il passo è stato breve, anche perchè il brano è un evidente tuffo nell’Inghilterra dei primi anni ottanta, quando Saxon, Def Leppard, Iron Maiden, Tygers of Pan Tang, Raven, Holocaust e gli stessi Angel Witch stavano muovendo i loro primi gloriosi passi. continua

Taboo – Taboo – Recensione

05 Settembre 2022 11 Commenti Samuele Mannini

genere: Melodic Rock / Pop
anno: 2022
etichetta: Frontiers

Premessa importante: non state tanto a soffermarvi sul voto perché mai come in questo caso è abbastanza fine a se stesso.

Altro dato di fatto, mi sto beccando tutte rogne con le recensioni quest’anno. Questo disco dei Taboo infatti potrebbe essere giudicato abbastanza frettolosamente in ottica talebana e senza pietà come una ‘cosettina leggerina’  e passare quindi oltre. Infatti, il novanta percento del voto si forma nei primi due ascolti, gli altri sono di rifinitura e francamente, ai primi ascolti casuali non so se saremmo arrivati al 6… Poi mentre ero in macchina e li stavo ascoltando, mia figlia di nove anni (abituata alla mia musica , ma anche ovviamente inondata dalle sonorità di oggi) mi dice: “babbo bellini questi”… Ecco che mi è venuto da chiedermi il perché, decidendo di approfondire meglio.

Il perché è venuto fuori dopo un’altro paio di ascolti attenti: suona bene ed è ruffiano soprattutto perché è fondamentalmente un disco di matrice pop . L’attitudine USA pop sprizza da ogni poro del cd e rimanda alla mente quelle miriadi di canzoni che tutti noi volenti o nolenti ci troviamo ad ascoltare alla radio mentre siamo al bar, in auto quando cazzeggiamo con l’Fm o in tv anche come spot pubblicitari. Il tutto è però foderato di riffoni di chitarra e sonorità più Heavy che possono renderlo appetibile anche a noi vecchie cariatidi degli anni 70. Se dobbiamo proprio definirlo userei il termine Heavy Pop. continua

Sinner – Brotherhood – Recensione

01 Settembre 2022 1 Commento Vittorio Mortara

genere: Hard Rock / Melodic Metal
anno: 2022
etichetta: Atomic Fire

E sono venti! Ebbene si, signore e signori, “Brotherhood” è il ventesimo album in studio per la storica band di Matt Sinner. Cominciata nel lontanissimo 1982 con “Wild’n’evil” all’insegna di un grezzo ma orecchiabile hard rock, la carriera dei tedeschi si è evoluta prima verso la melodia, fino al quasi AOR di “Dangerous charm” del 1987, per poi spostarsi gradualmente verso i territori del power metal tedesco a cavallo fra gli anni 90 e primi 2000, giungendo al capolavoro “End of sanctuary”. Negli anni seguenti l’orientamento si sposta gradualmente su un kraut rock più orecchiabile, tra Bonfire ed Accept, fino a giungere ai giorni nostri ed alla sbandata di Matt per il Messico che, fortunatamente, si limita all’iconografia delle copertine ed alla tequila. La musica è un gradevole hard/metal senza troppi fronzoli, utilissimo per passare un’ora a battere il piedino e scuotere il testone. continua

Dynazty – Final Advent – Recensione

31 Agosto 2022 6 Commenti Vittorio Mortara

genere: Gothic Power Metal
anno: 2022
etichetta: AFM

Gli swedish rockers Dynazty danno alle stampe, sotto l’egida della AFM Records, il loro ottavo album di inediti in studio. Formazione immutata dagli esordi, il che significa estremo affiatamento ed amalgama perfetta fra i membri della band. Peraltro tutti ottimi musicisti. Il vostro scribacchino ha amato moltissimo i primi dischi, diciamo fino al capolavoro “Renatus”. I nostri sono partiti dall’hard a stelle e strisce per poi dare più spazio ad influenze europee, non necessariamente di ambito rock, con le tastiere ed i ritmi danzerecci a farsi sempre più largo nell’intreccio musicale. Da “Titanic Mass” le cose hanno cominciato a prendere una piega diversa. Probabile che le assidue frequentazioni del cantante Nils Molin in casa Amaranthe abbiano contribuito a puntare la prua della nave Dynazty verso lidi power gothic metal, melodici ma non troppo, non molto distanti da quanto proposto dalla band di Elize Ryd. E così, attraverso un paio di lavori interlocutori come “Firesign” e “The Dark Delight” arriviamo ai giorni nostri e a questo “Final Advent”, album ben suonato e ben prodotto, dominato dalla stentorea voce di Molin e dai ficcanti solos dell’ascia di Magnusson, che probabilmente piacerà alle generazioni più giovani ma che ormai con noi consumati melodic rockers ha ben poco a che spartire… continua

H.E.A.T. – Force Majeure – Recensione

30 Agosto 2022 17 Commenti Giulio Burato

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2022
etichetta: ear music

I primi due album degli H.e.a.t (“H.e.a.t ” del 2008 e “Freedom Rock” del 2010) sono innegabilmente delle perle A.o.r. del melodic rock contemporaneo. Dietro al microfono delle suddette uscite discografiche era presente Kenny Leckremo.
Della serie “A volte ritornano…” Kenny è tornato in sella agli He.a.t, dopo dodici anni e ben quattro album in studio con la voce di Erik Gronwall, passato recentemente ai blasonati Skid Row.
In uscita ad inizio agosto, tramite Ear Music, ecco il nuovo album dei cinque svedesi dal titolo “Force Majeure”, un album che non è un ritorno alle origini ma bensì è la ricerca di nuova linfa da apportare alla loro proposta musicale; tutto ciò è esemplificato anche dai nuovi video musicali e gli artwork proposti, all’insegna di un mondo immaginario, chiamato H.E.A.T City.

Parto dai tre singoli rilasciati:
Il primo singolo “Nationwide”, con Lenny alla voce, è stato sicuramente destabilizzante per chi, come me, si aspettava qualcosa che riportasse ai primi album mentre si trova di fronte ad un lavoro poderoso alle chitarre.
Più efficace e ritmato, già dal titolo, è il secondo estratto, “Back to the Rhythm”, con cui abbiamo capito che il nuovo corso musicale era in atto.
Dulcis in fundo, “Hollywood” dall’irriverente video che è indiscutibilmente il pezzo più catchy e azzeccato per presentare “Force Majeure”. continua

Bad Baron – Ace Of Hearts – Recensione

24 Agosto 2022 3 Commenti Giulio Burato

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Pride & Joy

A pochi mesi dall’uscita di “The Early Years: 2021-2022” (QUI la recensione), contenente le canzoni lanciate sul mercato tra il 2021 ed inizio 2022, ecco messo sul tavolo di gioco “l’asso di cuori”. “Ace of hearts” (appunto), in uscita il 26 agosto, tramite la label Pride & Joy, è il primo album degli scandinavi Bad Baron ed è composto di ben tredici canzoni. La proposta musicale è quella collaudata nel primo EP e va ripercorrere le grandi sonorità rock degli anni Ottanta.

Si parte in grande stile con “Edge of our dreams”, canzone costruita su un bel tappeto di tastiere e che raggiunge la vetta nel ficcante ritornello. Degno di nota in tutta la release è il massiccio lavoro alle tastiere del britannico Alex Kron. La bella “Can You love someone”, primo singolo, è la riprova lampante del gusto eighteen dei quattro ragazzi scandinavi. “Breakdown in communication” si stampa facilmente in testa grazie ad un simpatico ritornello, caratteristica che troviamo anche nel “tik tok, tik tok” presente in “One minute to midnight”. La struttura di “Our Story Isn’t Over” ricorda i Def Leppard anche se il ritornello non ha tutti i contro-cori della band di Joe Eliott, mentre “Rock in the city” è una esplosione di tastiere.

Il restante lotto di canzoni scopre le altre carte del mazzo: da “Hungry” alla ridondante “Lights go out”, da “Rebel in heartache” alla ritmica “Going down in flames”. L’apice dell’album si raggiunge al capolinea dello stesso; “Anthem Of Rock ‘N’ Roll” è un vero inno con tanto di inserzioni celtiche. Una canzone che ha tutto per avere successo in sede live. Capitolo a parte per “Long road home” che ha troppe assonanze a “Heart of stone” di Cher, una carta del mazzo mal giocata.