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10 Marzo 2011 8 Commenti Denis Abello
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: LZ Records
Volete un’idea di cos’è il melodic hard rock? Allora ascoltatevi i Bonfire e questo loro Branded! Perchè a mio avviso i teutonici Bonfire sono sicuramente uno dei gruppi che meglio può incarnare lo spirito melodico dell’hard rock fatto di un sound sempre dannatamente incisivo e supportato da una sezione ritmica di tutto rispetto, grandi cori ed una voce particolare e graffiante come quella di Claus Lessmann.
Dopo il particolare The Rauber, tratto da un’opera teatrale di Friedrich Schiller, che fece storcere il naso a più di un fan e dopo comunque un decennio senza clamorosi successi per il duo storico Claus Lessmann / Hans Ziller tutti sperano che questo Branded riporti a far brillare nella notte il fuoco del Falò (Bonfire) tedesco!
04 Marzo 2011 2 Commenti Andrea Vizzari
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Avenue of Allies
Un’altra band svedese, un’altra band giovane, e un altro ottimo album. Loro sono i Miss Behaviour e come già anticipato, provengono dalla Svezia ormai diventata la culla dell’aor/melodic rock di alta classe. Il nuovo album rilasciato tramite Avenue Of Allies si intitola Last Woman Standing e vede un cambiamento significativo nella line up rispetto al precedente debutto Heart Of Midwinter del 2007: oltre ai due fondatori Henrik Sproge (tastiere) ed Erik Heikne (chitarre), si aggiungono alla band il cantante e bassista Sebastian Roos e il batterista Anders Berlin per un risultato davvero sorprendente. Grazie a questi nuovi innesti, la band sembra aver trovato un giusto equilibrio rispetto al precendete platter non proprio esaltante, dando alla luce un album che, pur attingendo molto dalla scena musicale scandinava e pur non mancando di fare il doveroso tributo alle band storiche del genere (specie per quanto riguarda il lavoro corposo delle tastiere) riesce comunque a non risultare scontato, banale o “vecchio”.
01 Marzo 2011 2 Commenti Denis Abello
genere: AOR
anno: 2011
etichetta: Avenue of Allies / Frontiers Records
Ritrovarsi tra le mani il debutto di un gruppo come i Moritz che ha alle spalle oltre vent’anni di carriera è per certi versi sconcertante. Se si pensa poi alla qualità di questo gruppo che avrebbe avuto assolutamente tutte le carte in regola al tempo per ritagliarsi un suo spazio tra nomi ben più blasonati quali Asia, Styx, ma anche Journey, allora non ci resta che arrenderci alle stane regole che guidano lo show business della musica.
Gli inglesi Moritz infatti sono attivi dalla metà degli anni ’80 e questo loro debutto Undivided è pronto ormai dal lontano 1988, ma solo ora riescono a darlo alle stampe e quindi come una improbabile macchina del tempo Undivided sta per riportarci a ritroso fino a quei giorni in cui l’Aor splendeva nel panorama musicale mondiale.
22 Febbraio 2011 0 Commenti Denis Abello
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: /
Un Ep in edizione limitata intitolato Metalmorphosis per festeggiare i trentanni dall’uscita di Time Tells No Lies. Questo il regalo che ci fanno gli inglesi Hard Rockers Praying Mantis, anche se nel loro caso parlare di semplice Hard Rock è riduttivo essendo loro stati tra i gruppi più influenti nella nascita del New Wave of British Heavy Metal (NWOBHM).
In Pratica i Praying Mantis hanno ripreso 3 pezzi dal loro album di debutto Time Tells No Lies (Children of the Earth, Lovers to the Grave e Panic in the Streets), il loro primissimo singolo omonimo (Praying Mantis) e infine un pezzo tratto dall’originale NWOBHM compilation Metal for Muthas (Captured City).
Il tutto è stato poi riarrangiato e risuonato dalla formazione attuale.
continua
18 Febbraio 2011 0 Commenti Denis Abello
genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Escape Music
A due anni di distanza torna il potente sound degli svedesi ColdSpell. Con il loro primo album Infinite Stargaze (2009) colpirono nel segno grazie soprattutto alla profonda voce del cantante Niklas Swedentorp ed ai tecnicismi messi sul piatto dalla chitarra dello straordinario Micke Larsson.
La loro musica riesce a fondere sapientemente il meglio dell’hard rock di stampo Euporeo quali ad esempio gli ultimi Europe ed in più donano, grazie alla qualità dei componenti della band, una buona dose di raffinata ricercatezza al loro sound generale.
Questo ha decretato due anni fa il successo del loro debutto ed ora i ColdSpell sono tornati per bissare e riconfermare quanto di buono già dimostrato allora.
16 Febbraio 2011 0 Commenti Andrea Vizzari
genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers Music
Nella musica ci vuole quel pizzico di fortuna. Diversi artisti solo con la loro bravura e la forza del duro lavoro sono riusciti a diventare qualcuno, ma nella maggior parte dei casi senza la dea bendata molti sarebbero ancora dei perfetti “sconosciuti”. Ma la fortuna in sé non basta comunque: mi si palesano subito in mente diversi episodi a conferma di questa affermazione vedi Blaze Bayley negli Iron Maiden o Tim “Ripper” Owen nei Judas Priest. Giovani cantanti dal talento innato chiamati a sostituire dei singer storici e importanti in band leggendarie. Purtroppo non è servito a molto, arrivati al momento sbagliato gli Iron e i Priest con questi “sostituti” diedero alla luce gli album meno belli della loro carriera, con tanta rabbia dei fans più incalliti e fedeli pronti a far ricadere la colpa ai nuovi innesti. Ma col senno di poi si capii che era più un songwriting deficitario e delle scelte di sound discutibili a penalizzare quei lavori, piuttosto che l’arrivo dei nuovi cantanti. Questo è quanto successo anche a Gary Cherone. Cantante e compositore negli Extreme, band hard rock che arrivò al successo commerciale nei primi anni ’90 grazie alla famosa ballad “More Than Words” (comunque lontana dallo stile funk-hard rock del gruppo), il buon Gary finì addirittura a partecipare con la sua band al Freddie Mercury Tribute Concert organizzato dai rimanenti Queen in onore al leggendario singer appena scomparso. Un onore riservato di certo ai grandi artisti. Poi la svolta: nel 1996 i Van Halen, orfani dall’abbandono di Sammy Hagar, scelsero proprio in Gary Cherone il loro nuovo vocalist. Il singer così si trovò a fare il salto di qualità andando in una delle rock band più famose della storia del rock, ma, proprio come Bayley/Owen citati prima, anche Gary non fu graziato dalla fortuna, così, dopo un deludente VHIII, il gruppo si sciolse e Gary dopo vari anni di pausa nel 2008 riformò i suoi Extreme ancora attivi fino a oggi. Gli Hurtsmile invece sono un side-project dello stesso cantante affiancato dal fratello Mark Cherone alle chitarre, Joe Pessia al basso e Dana Spellman alla batteria e percussioni. Il termine Hurtsmile, spiega lo stesso Cherone, è una parola che lui e il fratello Mark usavano molto da piccoli, che sta a indicare quel tipo di sorriso (“smile”) finto che i bambini mostrano quando si fanno male (“hurt”) e non vogliono piangere davanti ad altri bambini (una sorta di facciata per dimostrare di non essersi fatti nulla di che). Il disco mostra tutto l’estro del cantante americano in un mix estremo di tanti generi diversi per un lavoro molto interessante. Tuffiamoci allora insieme nelle canzoni che compongono questo “Hurtsmile”..
10 Febbraio 2011 0 Commenti Denis Abello
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2010
etichetta: Steelheart Records
Melodic Hard-Rock form Italy… questa la scritta che appare in bella mostra su un angolo del debutto ufficiale Something To Lean On dei Borgogna. Il gruppo non nasconde infatti in nessun modo la sua origine nostrana e direi nemmeno lo stile con cui si presentano sul panorama musicale, del puro melodic hard rock vecchio stile.
In realtà i Borgogna nascono dall’incontro nel 2000 tra il chitarrista Pierpaolo Buzzi ed il bassista Luca Bordin. A loro ben presto si aggiunge la (bella) voce di Tomas Borgogna e a concludere la formazione arriverà di li a poco il batterista Roberto Milani.
Nel 2003 danno alla luce il loro primo promo e nel 2005 arrivano le prime critiche positive per il loro EP autoprodotto Outbound… purtroppo come capita spesso per l’hard rock ed il rock internazionale targato Italia anche i Borgogna dovranno aspettare molti anni per riuscire a trovare un’etichetta e dare così alle stampe questo loro primo debutto ufficiale intitolato Something To Lean On!
Sicuramente quella scitta “Melodic Hard-Rock form Italy” mette i Borgogna in una posizione scomoda. Infatti non stiamo solo per recensire il loro album, ma stiamo anche per decidere se i Borgogna sono degni di portare quel “marchio” ben impresso sul loro esordio…
09 Febbraio 2011 2 Commenti Andrea Vizzari
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers
Sono passati ben cinque anni dall’ultimo loro lavoro, e finalmente sono tornati. Sto parlando dei Ten, band britannica che nel corso della sua carriera è diventata il punto di riferimento dell’hard rock melodico di stampo europeo.
Classici come The Name Of The Rose, Spellbound o The Robe hanno imposto i Ten come grande realtà musicale europea grazie a un hard rock granitico con facili, ma mai banali melodie, un riffing possente e preciso e la particolare voce di Gary Hughes, fondatore e main man della band. Gary, diversamente dalla maggior parte dei cantanti hard rock, riesce a fondere una timbrica calda frequentemente su tonalità basse ad un’epicità che calza a pennello con le composizioni magniloquenti e pompose che lo stesso musicista compone. Nonostante vari cambi di formazione nella band (basti pensare all’uscita di Vinny Burns dal gruppo nel 2001, chitarrista dal tocco sopraffino e magico protagonista di molti dei capolavori della band) Gary è riuscito a mantenere intatto lo spirito e la musica dei vecchi e gloriosi Ten dando alla luce album sempre ottimi grazie all’aiuto dei vari musicisti che negli anni si sono avvicendati in seno alla band. L’ultimo album “The Twilight Chronicles” (2006) aveva però mostrato il lato più melodico e sinfonico di Hughes che, nonostante un buon songwriting, era penalizzato soltanto da una prolissità e da una ripetizione della solita melodia in diverse canzoni davvero eccessiva. Arriviamo infine a questo “Stormwarning”, nona fatica in studio con una formazione ancora rimaneggiata: arriva Neil Fraser alla chitarra solista che prende il posto lasciato vuoto da Chris Francis, mentre al basso troviamo Mark Summers, altro nuovo acquisto nella band. Oltre ai soliti John Halliwell alla chitarra ritmica e Paul Hudson alle tastiere (vecchi compagni di Gary) “Stormwarning” vede la presenza di una guest star d’eccezione: il batterista Mark Zonder (Fates Warning), musicista eccelso dotato di una tecnica e di un tocco unico al mondo. Bellissima la cover del disco, dal solito sapore epico-fantasy, ad opera dell’artista spagnolo Luis Royo, altro gradito ritorno per la band, già autore in passato delle cover di “Spellbound” e “Babylon”.
La produzione (di solito punto debole dei lavori della band) è invece affidata al grandissimo Dennis Ward (Khymera, House of Lords, Place Vendome) per un risultato finalmente degno del monicker “Ten”.
02 Febbraio 2011 2 Commenti Andrea Vizzari
genere: Melodic Rock
anno: 2011
etichetta: Her Majesty’s Music Room
Carriera sempre al top quella di Robin Beck: regina del melodic rock che nei primi anni 90 (precisamente nel 1992) diede alla luce quel capolavoro che risponde al nome di “Trouble or Nothing” (a parere di chi scrive il suo miglior album e uno dei “must have” del genere). Punti di forza di quel disco furono in primis i grandissimi songwriter che collaborarono al progetto: parliamo di artisti dalla penna d’oro quali Desmond Child, Diane Warren, Alice Cooper, Paul Stanley. Se questi nomi non vi dicono nulla allora dovrei citarvi un paio di singoli scritti da questi signori diventati delle hit mondiali famose ancora oggi. Un esempio? “Livin on a prayer/You give love a bad name/Bad Medicine” (Bon Jovi), “I was made for lovin you” (Kiss), “Angel/Crazy/I don’t want to miss a thing” (Aerosmith), l’intero album “Poison” dell’inossidabile Alice Cooper, varie hit di Cher, Ricky Martin, Celine Dion (e altri milioni di grandi artisti). Ora potete cominciare a capire quanto talento avesse e ha tutt’ora Robin Beck per vantarsi di tali collaborazioni. Il disco fu un tripudio del melodic rock, grazie alla voce potente e aggressiva della stessa Robin, una produzione eccellente, e un insieme di canzoni tutte da airplay radiofonico da far invidia a tante di quelle band tutte al maschile che dominavano quegli anni (o forse qualche annetto prima a dir la verità vista l’esplosione grunge). La carriera della cantante continuò tra vari cambi di line up e album sempre al top a dimostrazione che era più la sua bravura come artista e non solo una mera fortuna a permetterle di andare avanti. Nel frattempo vi è l’incontro e poi il futuro matrimonio con James Christian, frontman degli House Of Lords, che da “Wonderland” (2003, quinto disco della cantante) da inizio al sodalizio artistico in cui reciprocamente i due si aiutano nei loro rispettivi progetti musicali (Christian scrive, produce, suona e canta negli album della moglie, mentre Robin aiuta il marito nei suoi House of lords). Giungiamo a questo The Great Escape con una formazione diversa dal precedente “Livin on a dream” (2007); per questo nuovo lavoro la Beck ha preferito circondarsi esclusivamente di persone molto vicine a lei e quindi non sorprende leggere di James Christian come produttore/songwriter, bassista e in parte batterista coadiuvato dall’eccezionale Tommy Denander (non vi sto a citare tutti i suoi lavori perchè non basterebbe una pagina), uno degli amici più stretti della cantante, come songwriter/chitarrista solista e ritmico ed batterista in alcune canzoni. Soltanto loro due a supporto della cantante: diciamo un “lavoro in famiglia” per la Beck, e il risultato finale non può che essere positivo, facendo di The Great Escape il suo miglior lavoro del millennio.
02 Febbraio 2011 2 Commenti Denis Abello
genere: Pop / Blues / Jazz
anno: 2010
etichetta: Tanzan Music
MelodicRock.it per una volta stacca la spina del Rock per avvicinarsi ad un album dalle sonorità più intimiste e soffuse. Lo fa però con orgoglio per dare spazio al primo album solista di Mario Percudani, chitarrista di quella splendida realtà hard rock firmata Italia che porta il nome di Hungryheart.
Dopo aver dimostrato tutto il suo talento come chitarrista hard rock melodico molti forse si sarebbero aspettati un album su queste sonorità, anche se il bagaglio artistico di questo artista va ben oltre il rock, ma Mario ci stupisce regalando con New Day un album che viaggia tra il pop, il blues e qualche accenno di jazz… e noi rockettari per una volta tanto ci mettiamo comodi sulla nostra poltrona e ci godiamo questi minuti di assoluto relax…