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Pompei Nights – Midnight Mistress – recensione

07 Giugno 2011 0 Commenti Denis Abello

genere: Hard Rock / Sleaze Rock
anno: 2011
etichetta: Street Symphonies

Due taglienti chitarre che si poggiano su un’ottima sezione ritmica, il tutto condito dall’anomala voce di Joey Eden! Queste le carte che posano sul tavolo i Pompei Nights, giovane gruppo svedes, che punta a non passare di certo inosservato. Se ancora non siete convinti possiamo ancora mettere in gioco il fatto che la produzione è stata curata da Martin Sweet dei Crashdiet.
A breve dovrebbe arrivare il loro primo album, ma intanto noi iniziamo s scaldarci le orecchie con questo loro mini ep promozionale di Midnight Mistress

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Hell in the Club – Let the Games Begin – recensione

05 Giugno 2011 5 Commenti Denis Abello

genere: Hard Rock / Sleaze Rock
anno: 2011
etichetta: Avenue of Allies

Hell nel nome, un sound che profuma del vecchio Jack (Daniel’s) lontano un miglio, nomi come Dave e Andy… ma se andiamo bene a fondo semplicemente ci troviamo tra le mani l’ennesima grande conferma firmata Italia.
La storia degli Hell in the Club inizia infatti ad Alessandria quando Andrea “Andy” Buratto, bassista dei Secret Sphere con una manciata di buoni pezzi in mano in puro stile Kiss, Mötley Crüe, Skid Row e Ratt decide di buttarsi anima e corpo in un progetto Hard/Sleaze Rock. Comincia così la ricerca degli altri componenti della band che porterà all’entrata in scena di Andrea “Picco” Piccardi alla chitarra e un altro componente dei Secret Sphere alla batteria, Federico “Fede” Pennazzato.
A questo punto agli Hell in the Club non manca che la giusta voce e la scelta ricade su Davide “Dave” Moras, preso in prestito dagli Elvenking. Certo che se si tiene conto del passato della formazione degli Hel in the Club per buona parte proveniente dai Secret Sphere e dagli Elvenking tutto ci si potrebbe aspettare fuorchè un album di Hard / Sleaze Rock, eppure si sa, l’Italia è un paese sempre in grado di stupire, quindi, senza spendere altre parole… Let the Games Begin!

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King Kobra – King Kobra – recensione

24 Maggio 2011 3 Commenti Denis Abello

genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers Music

King Kobra… un altro grande nome del passato che torna prepotentemente in scena! La Frontiers Records ancora una volta stupisce riportando in auge un moniker che sicuramente molti di voi pensavano morto e sepolto da anni di Grunge!
Invece l’Hard Rock granitico spinto dall’incedere del “martellatoreCarmine Appice (Vanilla Fudge, Rod Stewart, Ozzy Osbourne) cerca una sua nuova strada in questo rinascimento Hard and Melodic Rock che sta prendendo sempre più forma in questi anni.
Non a caso prima però ho parlato di “nuova strada“, infatti i King Kobra si presentano in una nuova veste che vede la voce di Paul Shortino (Rough Cutt, Quiet Riot) sostituire lo storico Marcie/Mark Free (tornata da poco nella reunion degli Unruly Child).
Già la totale differenza vocale tra le due grandi voci fa presumere che questi King Kobra poco avranno da spartire con la band originale e a noi non resta che testare con le nostre orecchie se comunque hanno ancora qualcosa di valido da dire in questo nuovo millennio…

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Danger Zone – Line Of Fire – Recensione

05 Maggio 2011 5 Commenti Andrea Vizzari

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Avenue of Allies

In pochi fra i giovani conosceranno la triste storia degli italianissimi Danger Zone, un gruppo nato a metà anni 80 in quel di Bologna per volontà del mastermind Roberto Priori (chitarra solista) e che nel giro di pochi anni sarebbe stato sicuramente una delle stelle più brillanti nel panorama melodic rock mondiale. Avete letto bene, “sarebbe stato”, perchè purtroppo per tutta una serie di motivi la band non è riuscita a fare quell’ultimo passo che li avrebbe consacrati come realtà importante nel genere al pari perchè no dei Danger Danger, Ratt, Winger & Co. Ma procediamo con ordine: la band nell’1984 pubblica il suo primo Ep “Victim Of Fate” che permette loro di girare in diversi festival fino ad aprire ad un gruppo importante e famoso come i Saxon. Da quel momento la band sembra pronta a fare il salto di qualità pronta ad approdare in quel di Los Angeles, nell’America tanto importante e cara che avrebbe permesso ai Danger Zone di ottenere il meritato successo. L’album era stato registrato durante tutto il 1989 nei dintorni di Venezia e mancava solo il mixing finale che si stava svolgendo nei Quad Studios di New York sotto la guida di produttori importanti come Stephan Galfas (Meat Loaf, Savatage, Stryper, Saxon), Jody Gray e Mark Cobrin (Loudness, EZO) ma qualcosa andò per il verso sbagliato: la band allora composta da Giacomo “Giga” Gigantelli (voce), Stefano Peresson (chitarra e tastiere), Stefano Gregori (basso), Paolo Palmieri (batteria) oltre che dallo stesso Priori dovette affrontare vari problemi con la casa discografica che ritardò l’uscita di “Line Of Fire”. Tutto questo percorso però non fu immediato e ciliegina sulla torta l’arrivo di quel tornado proveniente da Seattle chiamato grunge che distrusse definitivamente ogni speranza per tutte le band di quel genere melodico (e cotonato) che avevano dominato per tutti gli anni ’80, Danger Zone compresi. Il disco comunque riuscì a guadagnarsi negli anni una certa fama tra gli estimatori del genere circolando quasi come un clandestino per tutti questi anni fino a quando nel 2010 Roberto Priori decise di riunire la band che con l’aiuto dell’etichetta Avenue Of Allies è riuscita finalmente a regalarci questo “Line Of Fire”: un tuffo tutto italiano nel mondo del rock anni 80!
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Shakra – Back on Track – Recensione

02 Maggio 2011 1 Commento Denis Abello

genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: AFM Records

Rabbiosi e cattivi,  gli svizzeri Shakra tornano nel 2011 con il loro ottavo album e nella loro nuova incarnazione che vede l’entrante John Prakesh alla voce in sostituzione dello storico  Mark Fox.
Gli Shakra sono uno di quei gruppi che pur non avendo mai mancato di centrare il bersaglio nei loro precedenti 7 album non è mai comunque riuscito ad ottenere qui da noi la notorietà che sicuramente meriterebbe. Forti del loro hard rock graffiante, che però non ha mai mancato di mostrare nella sua carriera il suo lato più intimista grazie a splendide e malinconiche ballate,  gli Shakra si rimettono in gioco in questo Back on Track puntando sulla nuova voce di John Prakesh

LE CANZONI

L’inizio di questo Back on Track è assolutamente spiazzante per chi è abituato a suoni più melodici,  B True B You entra in circolo con una potenza estrema, la voce di Prakesh arriva diretta e potente ed il resto della band lo segue con grande maestria! Se con B True B You abbiamo fatto la prima ottima conoscenza con i nuovi Shakra è con la successiva I’ll Be che gli Svizzeri piazzano il primo colpo da maestro di questo Back on Track… cattivo come il precedente, ma più ricercato nella linea melodica, riesce ad innalzarsi oltre la già ottima title di apertura. Aggiungete ancora un assolo di chitarra da manuale e la prima hit del gruppo è bella che confezionata.
Back on Track continua a stupire continuando con Crazy un crescendo qualitativo che sembra senza sosta. Il pezzo cattura, ammalia e ci lascia in balia della sempre ottima e sorprendente voce di Prakesh… questo è l’Hard Rock che ci piace! continua

The Poodles – Performocracy – Recensione

18 Aprile 2011 11 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers

 

I The Poodles pur essendo una band relativamente giovane (attiva dal 2006) hanno saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano nel rilancio del rock melodico Europeo confermandosi tra l’altro come una vera macchina da guerra in ambito live.
Dopo i loro primi due esaltanti album (Metal Will Stand Tall – 2006 e Sweet Trade – 2007), che contenevano pezzi che ne hanno decretato il successo come Echoes from the Past, Night of Passion, Song For You, Streets of Fire, Seven Seas, Thunderball e molti altri ancora, il loro terzo album (Clash of the Elements – 2009)  pur mantenendosi su livelli più che buoni sembrava iniziare ad evidenziare alcune crepe nella vena compositiva del gruppo.
Anche il loro live No Quarter (qui la recensione), prima fatica sotto etichetta Frontiers Records, non arrivò a centrare perfettamente il bersaglio non riuscendo a trasmettere appieno il feeling che la band può regalare durante i suoi live.
A questo punto non ci resta che prendere in mano le redini di questo loro nuovo Performocracy sperando che i quattro Barboncini riprendano la strada che ha segnato il successo del loro debutto…

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Whitesnake – Forevermore – Recensione

10 Aprile 2011 23 Commenti Andrea Vizzari

genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers

Cosa si aspetta un ipotetico fan di una band dalla carriera pluri trentennale, che ha sfornato in questa sua lunga carriera alcuni capolavori di un genere ben preciso (in questo caso l’hard ‘n heavy) diventantandone quasi la stella più brillante, quando la suddetta band in questione decide di pubblicare un nuovo album di inediti? Che aspettative può avere lo stesso fan da una band che, nello specifico, nel corso di trent’anni non ha mai avuto una formazione stabile che durasse più di 5 anni e che ha combattutto il tempo e il music business solo grazie all’unico punto fermo che possiede cioè un leader carismatico, un’icona della musica rock, un ottimo songwriter e un eccellente cantante? Queste sono le domande che probabilmente molti fan si saranno fatti nell’apprendere che nel 2008 i leggendari Whitesnake sarebbero tornati sulla scena musicale con un nuovo album, intitolato “Good To Be Bad” dopo ben 11 anni dal precedente “Restless Heart” (ma contando che quest’ultimo era intitolato David Coverdale/Whitesnake, sono ben 19 anni da “Slip Of The Tongue”, ultimo vero album Whitesnake). Eppure la band, forte di una solida line-up, riuscì a dar vita a uno splendido lavoro nel pieno stile della band; un hard ‘n heavy roccioso con quel tocco misurato di modernità che lo rese fresco, godibile e soprattutto degno del pesante nome che portava. Toccava a questo nuovo Forevermore, almeno per quanto riguarda il sottoscritto dimostrare se il buon vecchio Coverdale si sarebbe adagiato sugli allori sfornando album di mestiere, o se il caro singer inglese avrebbe, ancora una volta, fatto centro cercando di tirare sempre il meglio dai musicisti che chiama alla sua corte. Forevermore per fortuna, non solo rientra in questa ultima mia “considerazione” ma riesce ad andare oltre…Innanzitutto rispetto a Good To be Bad adesso vi è un ritorno più marcato all’hard ‘n heavy con chiare influenze blues come agli inizi di carriera ma, prima di addentrarmi nell’analisi del disco è doveroso puntualizzare il cambio di line-up avvenuto in seno alla band: David Coverdale ha praticamente cambiato tutta la sezione ritmica che adesso prevede Michael Devin (Lynch Mob) al basso e Briian Tichy (Derek Sherinian, Vinnie Moore…) alla batteria al posto rispettivamente di Uriah Duffy e Chris Frazier. Il gruppo con Forevermore si presenta inoltre senza un tastierista dopo l’abbandono di Timothy Drury che vuole concentrarsi alla carriera solista. Il gruppo di chitarre invece rimane lo stesso dall’anno del ritorno (2002) della band e include Reb Beach (Winger) e l’ex Dio Doug Aldrich, che sembra essere il nuovo “partner in crime” di David Coverdale nella composizione e produzione dei pezzi.
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Last Autumn’s Dream – Yes – recensione

29 Marzo 2011 3 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2011
etichetta: Escape Music

Attivi dal 2002 e per chi segue il panorama Aor e Melodic Rock mondiale i Last Autumn’s Dream sono sinonimo assoluto di grandissima qualità e splendide melodie il tutto basato sulle roche corde vocali di Mikael Erlandsson.
Una delle caratteristiche principali di questo splendido gruppo è proprio la voce roca e graffiata di Mikael che forse ci si aspetterebbe al soldo di un gruppo più duro e rock ed invece in questo caso si adatta perfettamente a melodie nettamente più dolci e dai tratti delicati.
Il risultato è che i Last Autumn’s Dream dal 2002 ad ora si sono ritagliati un loro spazio nel cuore di molti fans del rock melodico internazionale. Non resta che vedere se questo Yes riuscirà a mantenere alto il livello della band svedese.

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Wheels of Fire – Hollywood Rocks – Recensione

17 Marzo 2011 1 Commento Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2010
etichetta: Avenue of Allies

Ripeschiamo questo album del 2010 in previsione della possibile partecipazione dei Wheels of Fire all’Heineken Jammin Festival (ricordatevi di votarli a questo link ).
I Wheels of Fire sono l’ennesima conferma del nuovo movimento in ambito Rock e Melodic Rock che dal 2009 ha portato alla luce o ha confermato artisti e band di sicuro valore (Shining Line, Edge of Forever, Brunorock, Hungryheart, F.e.a.s.t., Elektradrive, Borgogna, Skill in Veins… e questo solo per citarne alcuni) che hanno dato alla luce progetti che portano tutti ben impresso il marchio “Made in Italy”!
Hollywood Rocks segna il debutto della band capitanata da Davide “Rox” Barbieri e che vede come padrino d’eccezione Michele Luppi (Vision Divine, Killing Touch) di cui Davide è stato allievo. Prima di premere play un’ultima parola per lo “stile” del gruppo… sarà pure un progetto italiano, ma già dalla copertina è chiaro che il profumo che ci faranno assaporare i Wheels of Fire sa di America dalla prima all’ultima nota!
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M.ILL.ION – Sane & Insanity – recensione

16 Marzo 2011 1 Commento Denis Abello

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Metal Heaven

Spesso capita di incontrare band o artisti che propongono più fumo che sostanza e diciamocelo, spesso il fumo riesce ad annebbiare per bene la vista e a nascondere più di una lacuna… e poi ci sono invece band o artisti che sono pura sostanza e neanche un minimo di fumo! Da che li conosco i M.ILL.ION sono proprio una band di quest’ultimo tipo. Tanta sostanza fatta di ben 6 album pubblicati (questo Sane & Insanity è il loro settimo lavoro in carriera), un sacco di tour spesso condividendo il palco con gente del calibro di Magnum, Nazareth, Status Quo, MSG e Saxon solo per citarne alcuni e sicuramente una formazione di ottima fattura a cui da poco si sono aggiunti il nuovo chitarrista Andreas Grövle ed il nuovo tastierista Angelo Modafferi.
Le premesse quindi per mettere a segno un altro bel colpo con questo Sane & Insanity ci sono sicuramente tutte!

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