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Voodoo Circle – More Than One Way Home – recensione

31 Maggio 2013 8 Commenti Denis Abello

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: AFM

 

Terzo album per il combo Voodoo Circle, figlio dell’idea di Alex Beyrodt (ex Primal Fear, Sinner, Silent Force), che da progetto in studio nel corso del tempo ha saputo trasformarsi in una vera e propria band rodata e macinata che al momento vede tra le sue fila nomi di tutto rispetto quali quello di Matt Sinner, la voce dei Pink Cream 69 David Readman, Markus Kullman alla batteria e Jimmy Kresic alle tastiere.
Chi conosce la band sa che quello che mettono sul piatto è nient’altro che un sano Hard Rock di chiara matrice ottantiana e che rifà il verso ai migliori anni del serpente bianco. Non resta quindi altro da fare che buttarci nell’ascolto di questa loro nuova fatica.

Una potente sferzata di chitarra ci inchioda sulle note di Graveyard city e ci si aspetterebbe di sentire le corde vocali di Coverdale su questo pezzo, ma devo ammettere che anche Readman si trova dannatamente a suo agio su queste tonalità.
L’album da qui in avanti si gioca così sempre su sonorità mai troppo distanti dal classicissimo hard rock whitesnake style con una serie di brani tutti abbastanza riusciti e su cui su tutti spicca la prova vocale di David Readman, vero valore aggiunto di questo lavoro.
Ascoltatevi, per capire, la granitica Heart of Babylon, anche se forse i momenti più riusciti si ritrovano su pezzi meno potenti come il primo singolo Cry for Love o sulle note melliflue di Alissa o sull’avvolgente chitarra di More Than One Way Home per finire sui ritornelli di Victim of Love. continua

State Cows – The Second One – Recensione

28 Maggio 2013 3 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Westcoast
anno: 2013
etichetta: Avenue of Allies

 

Se l’incredibile fascino della musica westcoast ha contagiato i vostri padiglioni auricolari avrete sicuramente sentito parlare del progetto svedese State Cows, formazione a due guidata dalle menti di Daniel Andersson (vocals, guitars) e Stefan Olofsson (keyboards, synth bass), che ha esordito qualche anno fa con un album omonimo di tutto rispetto.

Il duo ritorna sul mercato, come sempre fiancheggiato da un nutrito numero di ospiti, con il suo secondo prodotto discografico, intitolato semplicemente The Second One e già disponibile nei negozi via Avenue of Allies.

A fare da apertura all’album è This Time, che ospita Michael Landau nel suo bell’assolo di chitarra. Un grande produzione, fatta di suoni caldi e avvolgenti, dona carattere a un pezzo che raggiunge il suo apice sul ritornello, corale e splendidamente cantato da Andersson. In The City è un pezzo soft e dall’atmosfera soffusa e da tramonto rosso su uno skyline illuminato da luci al neon, dove è ancora la coralità del refrain, unita ad ottimi arrangiamenti, a impressionare l’ascoltatore. Eccezionale la traccia numero tre Mister White, avvalorata da un grandissimo lavoro di chitarre di Andersson e dell’opsite illustre Peter Friestedt. Sugli scudi qui anche il resto della formazione (e in particolare il bassista Lars-Erik Dahle), con grandi parti di tastiere di Olofsson che regalano tonalità di colore a un pezzo davvero da lode. E’ Sven Larrson ad accompagnare poi la band in Hard Goodbye, componimento raffinato, sognante e perfetto per un giro in auto d’estate lungo la costa, con Scofflaws che prosegue con sonorità e sensazioni simili, e con i soliti arrangiamenti pregiati e raffinati. continua

Black Star Riders – All Hell Breaks Loose – Recensione

25 Maggio 2013 14 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: Nuclear Blast

Se ne sono dette di tutti i colori su questo nuovo progetto nato dalle ceneri della reunion dei Thin Lizzy, e sul se fosse o meno giusto procedere con questa nuova musica, sul se si dovesse o meno mantenere lo storico moniker, sul fatto che l’uscita di un nuovo disco volesse cancellare la memoria di una leggenda come Phil Lynott, sul se invece ciò volesse essere un ulteriore tributo alla sua figura, eccetera, eccetera.

Con l’uscita dalla formazione dei membri storici Brian Downey e Darren Wharton credo che la band abbia fatto il giusto gesto di depositare sui morbidi guanciali della storia l’imponente nome Thin Lizzy per dar vita ufficialmente ai Black Star Riders, sostanzialmente un nuovo gruppo (dei Lizzy resta il solo originale Scott Gorham) che ha debuttato con All Hell Breaks Loose il 24 maggio via Nuclear Blast.
continua

The Poodles – Tour De Force – Recensione

21 Maggio 2013 17 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: Frontiers

 

Che delusione. Prosegue la fase stagnante della carriera delle ormai ex-rivelazioni The Poodles con il nuovo e quinto album Tour De Force, pubblicato dalla Frontiers Records in Europa il 17 maggio.

Il quartetto svedese non va infatti oltre ad una prova giudicabile solo come ‘buona’, con i fasti del passato e la genuinità (e genialità) dei primi album ormai totalmente dimenticata e quasi appartenente a un altro secolo di storia per come appare ora distante e irraggiungibile per Jakob Samuel e soci.

Tolto infatti qualche buon episodio sparso qua e la lungo questa tracklist (l’opener Misery Loves Company e la seguente Shut Up!, con Now Is the Time e la bonus En För Alla För En a cercare di salvare la seconda misera parte del disco) e un ottimo singolo (almeno uno c’è..) a titolo 40 Days And 40 Nights, Tour De Force è una noia quasi assoluta, con davvero pochi passaggi frizzanti e di appeal. Un hard rock sì energico ma anche e soprattutto incredibilmente dozzinale, specie nel riffing, con un Henrik Bergqvist ancora piuttosto estraneo al vero stile The Poodles e lontanissimo dalla maestria del suo predecessore Pontus Norgren. continua

Tom Keifer – The Way Life Goes – Recensione

19 Maggio 2013 7 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: Merovee Records

 

Tom Keifer, un nome che i fan del hard rock ottantiano non potranno mai dimenticare. Storico frontman dei Cinderella, si è sempre distinto grazie alla sua voce roca, i suoi riff di chitarra e la sua bravura in ogni singolo strumento musicale, pianoforte su tutti. Con l’inconfondibile sound che mescola Aerosmith, Stones e il blues più elettrico Tom è da diversi anni che aveva promesso un album solista e finalmente ecco l’uscita che in tantissimi aspettavano: The Way Life Goes. Il problema delle corde vocali, che ha sempre obbligato Tom a soste forzate e interventi chirurgici sembra ormai superato e in questo lavoro la sua voce sembra più pulita e potente rispetto al passato. L’album ha invece un sound certamente più moderno, ma con un tocco ottantiano che lo rende una delle uscite più belle di questo 2013.

Si parte forte col primo singolo Solid Ground, intro molto Aerosmith e un crescendo fino al refrain azzeccato. Si rallenta alla seconda traccia con la bellissima A Different Light, dove il suond si modernizza ma il ritornello è qualcosa che si stampa subito in testa. It’s Not Enough riaccende gli animi ed ha il tipico groove dei Rolling Stones ma con una ritmica Cinderelliana…Cold Day In Hell parte con l’armonica e la chitarra che fraseggia fino al refrain che ricorda i primi Cinderella. Arriviamo alla prima ballad, Thick And Thin , dove Tom riesce ad emozionare come pochi sanno fare; l’intro di pianoforte, l’organo come tappeto, la voce bassa e roca e un’esplosione di chitarre fino all’assolo di grande effetto. Capolavoro. Momento acustico con Ask Me Yesterday con qualcosa degli Eagles in apertura e le chitarre acustiche che creano un’atmosfera incredibile. Fools Paradise riaccende gli animi ed è un Hard-blues devoto ai Led Zeppelin; bello il riff di chitarra effettato e il solo. The Flower Song ci riporta la dodici corde acustica e col suo sound country con tinte di blues non avrebbe sfigurato su un album come Heartbreak Station… continua

Moritz – SOS – recensione

18 Maggio 2013 5 Commenti Denis Abello

genere: AOR
anno: 2013
etichetta: Harmony Factory

Basta dire MORITZ ed il cuore di fans in tutto il mondo comincia a battere all’impazzata… o forse no? Lo show business che ruota attorno alla musica segue regole che sicuramente alle volte possono essere difficili da comprendere.
La teoria mi dice che se sei un gruppo bravo, formato da ottimi musicisti che sanno scrivere e suonare buona musica e che riesce a mettere insieme un album di sicuro valore il successo è praticamente assicurato. La pratica dello show business dice che in un caso come questo probabilmente quel disco vedrà la luce con 20 anni di ritardo (leggi la recensione di Undivided per capire).
Questa in tre righe la storia dei MORITZ, un gruppo che per il sottoscritto dovrebbe dividere il piedistallo con i vari Journey, Survivor ecc. ecc. e che invece si trova per puro caso in corso di rinascita solo in questi ultimi anni. Meglio tardi che mai mi viene da dire!
Torniamo però ora a questo SOS che ci capita di avere tra le mani e lasciatemi dilungare ancora un momento, perchè se è vero che la parte importante e consistente è la musica, il compianto Steve Jobs insegnava che anche l’occhio vuole la sua parte e che anche il “pacchetto” deve essere in grado di emozionare in modo da rendere tutta l’esperienza un qualcosa di unico ed irripetibile.
I MORITZ così stupiscono dal primo secondo ponendo una cura in questo SOS che traspare già semplicemente avvicinandosi al pacchetto che andremo a scartare. Con estrema semplicità ma forte di una gran eleganza letteralmente il disco si dischiude nelle nostre mani ponendoci un CD con la serigrafia dell’orologio del Big Bang quasi a voler significare che “non è mai troppo tardi ed il tempo a volte si può anche far tornare indietro”. Bello inoltre il booklet che olte ai classici testi e ringraziamenti porta con se un commento della band per ogni pezzo che aiuta ancora di più ad immergersi in quello che è il mondo dei MORITZ.

continua

Skid Row – United World Rebellion – Chapter One – Recensione

18 Maggio 2013 4 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: Megaforce Records

Credo sia un po’ un errore comune quello di valutare negativamente a priori e con pregiudizio ogni nuova uscita degli Skid Row senza Sebastian Bach. E’ altresì vero però che dalla reunion senza lo storico cantante ad oggi questa storica band hard rock ha raccolto davvero poco e con pochi consensi a causa di album poveri di emozioni, che a fatica hanno fatto leva nel cuore dei fans, specie di quelli storici.

Ma Sabo e soci, decisi a non mollare e convinti della bontà di questa loro nuova incarnazione, ritornano oggi come se nulla fosse successo e come se critica non esistesse con quello che è forse il lavoro più azzardato e incosciente della loro carriera, ovvero un album raccolto su tre EP a titolo United World Rebellion.
continua

Deep Purple – Now What?! – Recensione

16 Maggio 2013 8 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: earMUSIC/Edel

A otto anni dall’ultimo studio-album Rapture of The Deep, tornano gli storici Deep Purple con il nuovo Now What?!. “E adesso”cosa ci aspetta? La domanda è d’obbligo anche perchè un gruppo che ha venduto milioni di dischi e che ha alle spalle oltre 40 anni di attività può far pensare ad un prodotto pubblicato solo per denaro o comunque trascurabile. E invece non è così: ci troviamo di fronte ad un album meno “diretto” rispetto ai classici, ma suonato con la classe e l’eleganza che solo questi veri Rocker sanno dare. La formazione, che è giunta ormai alla Mark VIII, è orfana dell’immenso Jon Lord, sostituto alle tastiere da Don Airey mentre alla chitarra Steve Morse ha gusto e classe in ogni singola canzone. I grandi Ian Gillan, Roger Glover e Ian Paice non hanno sicuramente bisogno di presentazioni….

L’album, composto da undici pezzi, è prodotto dal veterano Bob Ezrin (Kiss,Alice Cooper,Pink Floyd…) e parte forte con A Simple Man, dove l’hammond di Don Airey apre le danze e la chitarra di Morse rende il pezzo un classico dell’hard rock. Weirdistan cambia già personalità, sound moderno, voce effettata, una song veloce e diretta con un bel solo di synth. Out Of Land e Hell To Pay sono maestose grazie alle parti orchestrali, al solito grande lavoro della chitarra e l’hammond sempre presente. La sezione ritmica invece fa la differenza in Body Line, con il risultato di una canzone coinvolgente, frizzante e accompagnata dall’organo in netta evidenza. Above And Beyond è dedicata a Jon Lord; canzone con venature prog, di grande effetto. Blood From A Stone è blues puro; lenta, malinconica, con un refrain dove Gillan esprime tutto la sua potenza vocale. L’epica Uncommon Man è un insieme di chitarre-organo e orchestra e ci accompagna per oltre sette minuti di bellezza mentre Apres Vous suona più dura, rocciosa, sempre sorretta dall’hammond di Airey e dal basso in rilievo di Glover. All The Time In The World è il pezzo più radiofonico del lotto, pur rimanendo di alto livello mentre la conclusiva Vincent Price è la traccia più ambigua; suono duro,atmosfera cupa per una song diversa dal resto dell’album ma di grande impatto.

IN CONCLUSIONE:

Now What?! dimostra come i Deep Purple sappiano ancora graffiare e scrivere canzoni di alto livello e come abbiano l’hard rock che scorre nelle vene, confezionando un lavoro di alta caratura.

Amaze Me – Guilty As Sin – Recensione

16 Maggio 2013 1 Commento Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2013
etichetta: AOR Heaven

E’ complessivamente buono il risultato finale dell’atteso ritorno degli Amaze Me, progetto svedese autore nella seconda metà degli anni ’90 di alcuni interessanti capitoli melodic rock.

Guilty As Sin infatti, nonostante si presenti con una copertina oggettivamente molto brutta, mostra una band in buono stato di forma, con il duo Conny Lind e Peter Broman carico e ben impegnato a dare un seguito all propria discografia dopo così tanto tempo di inattività.
continua

Redrum – Victims of our Circumstances – recensione

05 Maggio 2013 9 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2013
etichetta: RMB Records

Se vuoi mettere in piedi un buon album di Hard Rock melodico e sei uno a cui piace vincere facile… beh, non hai che da assoldare alla voce uno come Michael Bormann (ex-Jaded Heart, J.R. Blackmore, Bonfire, Zeno Roth, Rain) ed il gioco è fatto.
Un pò quello che hanno fatto i greci Redrum, ma chiariamo, se non hai però almeno un buon poker di pezzi da dare in pasto al tedesco e una buona formazione a supportarlo non è detto che il successo sia assicurato, anzi…
Per fortuna i Redrum sembrano non difettare ne in fatto di formazione, con in prima linea i due fondatori e chitarristi Athan ‘Lyssa’ Kazakis e Panos Baxevanis, ne in fatto di pezzi, cuciti a misura sull’ugola del tedesco Bormann.
Prima di addentrarci nei meandri di questo nuovo Victims of Our Circumstances un breve excursus nella storia del gruppo Greco. Infatti quello che ci troviamo tra le mani è il secondo lavoro firmato Redrum, il primo “No Turning Back” datato 2007 diede notorietà al gruppo tanto da portarlo a calcare i palchi con nomi del calibro di Bonfire, Tyketto, Krokus, Danger Danger, House Of Lords, Adlers Apetite, Blue Tears, Europe, Robert Plant e Glenn Hughes. In realtà per il sottoscritto il primo lavoro risultava ancora leggermente acerbo e dai tratti non propriamente ben delineati pur essendo un buon lavoro.
Vediamo ora cosa ci aspetta con questo Victims of Our Circumstances.

continua