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Reckless Love – InVader – recensione

22 Maggio 2016 25 Commenti Luka Shakeme

genere: Pop / Melodic Rock
anno: 2016
etichetta: AOR Heaven

Ritrovarsi a parlare di un progetto che nasce inizialmente come cover band dei Guns ‘N Roses di questi tempi è davvero grottesco; i gunners volente o nolente rappresentano l’inizio e il crocevia di tantissime band desiderose di iniziare un loro percorso artistico. Chi odia Axl e soci si metta l’animo in pace, i finlandesi Reckless Love fanno parte dello stuolo delle succitate cover band anche se il loro sound degli esordi differisce dallo street di matrice punk dei gunners e si avvicina decisamente allo sleazy. I primi tre full “Reckless Love”, “Animal Attraction”, “Spirit” si muovono su lidi più stradaioli dunque, mentre con l’ultima fatica “InVader” c’è un vero strattone oscillante fra il pop, il rock moderno e qualche reminiscenza passata. Il problema di questo platter come vedrete nel consueto “track by track” sarà proprio questo; cercare di accontentare tutti con episodi a volte privi di un filo conduttore.

continua

Sunstrike – Ready II Strike – Recensione

20 Maggio 2016 7 Commenti Nico D'andrea

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Aor Heaven

 

Qualcosa dev’essere andato storto all’ufficio immigrazione di Stoccolma.
Probabilmente colpa di un distratto funzionario, più attento ad osservare le sinuose curve di una giovane modella svedese che nel rilasciare i passaporti a questi scoppiettanti Sunstrike.

Generalità e tratti somatici dei componenti la band, rimandano innegabilmente al grande Regno di Svezia, altrettanto non si può dire per quello che invece sembra essere il loro DNA artistico.
La simultanea militanza dei due capi progetto, Joachim Nordlund (chitarre) e Johan Lindstedt (batteria),nelle fila degli epic metallers Astral Doors è l’altro indizio fuorviante per chi volesse poi abbozzarne una sorta di identikit stilistico.

Ora…ascoltato il disco senza queste informazioni preliminari, risulterebbe alquanto difficile per chiunque non individuare nella soleggiata California la terra di provenienza della band in questione.
Non lasciatevi ingannare dal mood nordico della keyboard-driven Head Over Heels che apre il disco.
Quello che seguirà fino a quasi la fine del platter, sarà uno showcase del più classico Hard Rock melodico Made in USA che infiammò gli indimenticabili anni 80.

Come per la citata opener è il frizzante drumming di Johan Lindstedt a pilotare il party rock di A Piece Of The Action.
Un contro tempo che sa tanto di Firehouse ma con un apporto più marcato delle tastiere. continua

Phantom V – Phantom V – recensione

13 Maggio 2016 18 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Frontiers Music

Cinque fantasmi della vecchia guardia dell’hard rock melodico Teutonico! Michael Voss (Casanova, Mad Max), Claus Lessmann (Bonfire), Robby Boebel (Frontline), Axel Kruse (Jaded Heart) e Francis Buchholz (Scorpions) uniscono le loro forze per dar vita ad un album nel più puro stile Tedesco anni’90 di questo genere.
Volendo essere un po’ “political incorrect” e andando a dissezionare la line up vediamo che troviamo gente buttata fuori dopo aver speso una vita per la carriera di una band, chi si è trovato a non riuscire a replicare lo stesso livello di un tempo con i suoi ultimi lavori, chi è al margine della scena da un po’ e chi ancora si ritrova a guardare la sua vecchia band il cui sound non rispecchia più il suo modo di intendere la musica… praticamente un gruppo di outsiders con tanta voglia di rivincita… miscela esplosiva!

continua

SUNSTORM – Edge of Tomorrow – Recensione

08 Maggio 2016 34 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Frontiers

 

A dieci anni dalla loro fondazione, i Sunstorm di Joe Lynn Turner ritornano sul mercato con il loro nuovo e quarto album Edge of Tomorrow, disponibile dal 13 maggio per Frontiers Music. La novità principale del titolo è la collaborazione, in primis in fase di scrittura, tra il frontman americano e la truppa italiana guidata da Alessandro Del Vecchio (Hardline, Edge Of Forever) e dal chitarrista Simone Mularoni (DGM), e completata da Nik Mazzucconi al basso e da Francesco Jovino alla batteria, che tenta di risollevare le sorti di un progetto da tempo preda di una parabola discendente.

Volutamente più heavy (ma complessivamente non meno melodico) dei predecessori, il platter mostra un cambio di direzione che non si addice più di tanto allo stile di un gruppo che, è doveroso ricordarlo, le cose migliori le ha mostrate con i primi due capitoli discografici della sua saga, ovvero quando andava a rispolverare materiale d’archivio (dello stesso Turner o di altri autori) che era meritevole di una nuova riproposizione su disco. Molte più difficoltà sono state invece riscontrate con gli inediti, e non a caso oggi ci troviamo tra le mani un prodotto mediocre e che non ha praticamente nulla a che vedere con fasti del moniker Sunstorm.
Nonostante la ottima prova strumentale dei nostri italiani e la sua bella produzione, questo Edge of Tomorrow fatica veramente a lasciare il segno, fatta eccezione per qualche sporadico episodio di cui parleremo poi. Lo stesso Joe alla voce appare soffocato dall’energia quasi metallica di alcuni di questi brani e la sua prova è spesso poco convincente. Il cantante non sembra infatti mai totalmente a suo agio con i pezzi e nella interpretazione delle liriche, risultando in certe occasioni persino freddo e distaccato e, più in generale, meno incisivo che in passato. Insomma, mancano qui la sua forza e la sua grinta ed è meno tangibile la sua impronta sulle canzoni, fatto che già da solo ci spinge ad abbassare di molto il giudizio complessivo dell’opera. continua

CODA – Coda – Recensione

06 Maggio 2016 14 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2016
etichetta: z - records

 

 

CODA è un nuovissimo progetto formato da artisti del calibro di Paul Sabu alla voce, Vince O’Regan alla chitarra, Ej Curse al basso, Eric Ragno alle tastiere e Andy Pierce alla batteria. Il progetto viene promosso dalla label Z Records e viene naturalmente proposto come un grande album hard rock…..ma non è tutto oro quello che luccica….

Il problema, anzi i problemi molteplici di questo lavoro sono principalmente nella voce debole e stanca di Paul Sabu, una produzione di bassissimo livello ed un mixaggio sonoro al limite dell’ascoltabile…a questo si aggiunge un Eric Ragno che è un fantasma, le sue tastiere si sentono in pochi frangenti….

Peccato, perchè le due canzoni iniziali All Hail e Blind Mistake sono un hard rock potente, tirato, ma rovinato come anticipato, dalla voce di Sabu e da un sonoro che non valorizza i pezzi ma da una sensazione quasi fastidiosa. Den Of Thieves è l’emblema dei suoni mischiati, la chitarra acustica in primo piano che quasi distorge e il resto degli strumenti che fatica a distinguersi. Stiamo parlando di una ballad senza infamia ne’ lode, che fa il suo compitino e niente di più….le altre canzoni poi tendono a somigliarsi l’una con l’altra senza mai “spiccare il volo”, senza mai lasciare il segno o la voglia di riascoltarla. Land of the Free tocca il punto più basso, gli strumenti sembrano andare per loro conto, pezzo noioso e ancora mal prodotto. One Way To Love è imbarazzante…..oltre ai suoni indecenti, il ritornello è l’esatta copia di “Highway To Hell” degli Ac/Dc, nota dopo nota…. Più si va avanti e più si peggiora e la conclusiva Whole Lotta Nothin’ non fa altro che riassumere le precedenti nove canzoni; un refrain lento, noioso e un ritornello che non decolla. Di questo disco non riesco, neanche a forza e dopo ripetuti ascolti, a salvare un pezzo ….

IN CONCLUSIONE:

CODA , una delusione totale sotto ogni aspetto, Paul Sabu vocalmente finito, songwriting e produzione di basso livello. Bocciati.

 

AOR – L.A. Darkness – Recensione

02 Maggio 2016 5 Commenti Nico D'andrea

genere: AOR / Westcoast
anno: 2016
etichetta: Escape Music

Scende l’oscurità su Los Angeles con il quindicesimo (!!!) capitolo della soap opera AOR, diretta dal chitarrista/tastierista francese Frederic Slama. continua

Chris Ousey – Dream Machine – Recensione

30 Aprile 2016 20 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Escape Music

A distanza di cinque anni dal suo disco di debutto solista Rhyme And Reason, (2011) il cantante britannico Chris Ousey (Monroe, Virginia Wolf, Heartland, Snakecharmer) pubblica il suo nuovo album solista Dream Machine, uscito via Escape Music il 22 Aprile 2016.
continua

The Defiants – The Defiants – Recensione

20 Aprile 2016 92 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2016
etichetta: Frontiers

 

“ore 8:30 il Boss è già dietro la scivania… seduto di fronte c’è O’Professore. L’aria è tesa, serve un’idea, un’illuminazione!
Squilla il telefono, giusto in tempo per rompere la leggera lama di silenzio che si respira nell’ufficio, è Bruno. Con Bruno puoi andare sul tranquillo, il Boss lo sa. Bruno dice che lui e Rob avrebbero in mente un progetto, potrebbero tirare dentro anche Paul, e Paul è uno che se messo in condizione è bravo bravo. Vivavoce, è meglio che anche O’Professore senta… ma ne il Boss ne O’Professore tradiscono un’emozione. Il Boss chiude con un “ci pensiamo“… non servono parole, l’intesa cresciuta negli anni non ne richiede più, O’Professore ha capito… c’è un’idea… serve un nome…”

The Defiants… questo è il nome! Non so se le cose negli uffici della Frontiers siano andate proprio così, certo è che leggende vogliono che il Boss e O’Professore abbiano poi passato i seguenti giorni a scartare nomi tra cui Danger Danger 2016 & more…, Danger Laine, Bruno Rob & Paul in Danger Danger… no, scherzo, questa cosa dei nomi (ma anche l’intro sopra) me la sono inventata! 😀
Non parlo però di Danger Danger a caso, visto che dietro al moniker The Defiants si nascondono i nomi di Bruno Ravel, Rob Marcello e Paul Laine, tutti e tre a loro modo legati al mondo dei DD.
A rigor di logica quindi questo The Defiants non dovrebbe andare a cadere troppo lontano dal classico sound dei Danger Danger, ma non è detto che sia così.

Di certo, passato l’intro introduttivo che già da solo fa capire che tocco abbia un chitarrista come Rob Marcello, si viene travolti dalla carica energetica di Love And Bullets. Il suono è potente e carico con un marcato tratto “bombastico” e su tutto esalta ed incanta lo splendido stato vocale di Paul Laine.
Basta l’incedere della successiva When The Lights Go Down a far iniziare ad intravedere che questi The Defiants giocano sul filo dei Danger Danger con rimandi a Four The Hard Way e The Return of the Great Gildersleeves (ceh vedevano insieme Laine e Ravel) uniti al tocco unico e personale della chitarra di Rob Marcello.
Waiting On A Heartbreak spezza la cavalcata rock dei primi due pezzi e porta la band su territori nettamente più melodici su cui spiccano voce e chitarra. Originale l’arrangiamento.
Runaway porta tutto il colore del melodic rock anni ’80 ai giorni nostri, l’inserimento del piano, l’intro con la voce femminile, il chorus commerciale e radiofonico… da cantare nota su nota! Gran pezzo! continua

Shiraz Lane – For Crying out Loud – recensione

20 Aprile 2016 17 Commenti Matteo Trevisini

genere: Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Frontiers Music

Chapeau ! Gli Shiraz Lane sono riusciti a fare una cosa invidiabile l’anno scorso: con un misero Ep autoprodotto di cinque pezzi ed una manciata di video hanno conquistato fans in ogni dove, recensioni entusiaste e apparizioni su ogni rivista musicale esistente.
Niente male per una band che avrà l’anzianità media appena al di sopra della maggior età.
Geni del marketing ??? nooo… anche nella musica per fortuna esiste la meritocrazia e questo quintetto di finnici lungocriniti ne sono l’esempio perfetto.
Ma cosa avranno fatto di cosi tanto speciale ? Niente, hanno solamente inventato l’acqua calda ma sono stati in grado però di insaporirla in modo divino (divino, non di..vino… qua il Shiraz non centra nulla !!!).
Dalla Finlandia con furore, a suon di botte del caro vecchio hard rock americano, sono riusciti con Be The Slave Or Be The Change nel non facile compito di rasentare la perfezione con cinque pezzi uno più bello dell’altro che centravano il massimo dei voti da ogni angolatura uno gli ascoltasse: melodie esemplari con ritornelli ad effetto, tecnica, arrangiamento, scrittura di testi assolutamente non banale e produzione sporca ma potente …insomma, la vera tempesta perfetta !!!!

continua

Lita Ford – Time Capsule – Recensione

18 Aprile 2016 5 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Steamhammer/Audioglobe

Devo dire che alla notizia di un nuovo album di Lita Ford avevo storto un po’ il naso, soprattutto dopo le ultime uscite, a dir poco deludenti e lontane dalla Lita che conoscevo. Però appena ho saputo che il progetto era riportare in vita sue perle sconosciute o dimenticate degli anni ’80 la mia opinione è cambiata……e mi sono detto “sentiamolo!”…. La miriade di ospiti (vedete sotto la “Line Up”!) non ha fatto altro che incuriosirmi ancora di più, ed ecco quindi la mia recensione di Time Capsule:

continua