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Wild Rose – 4 – recensione

26 Giugno 2016 9 Commenti Denis Abello

genere: AOR
anno: 2016
etichetta: Lions' Pride Music

Cercate un album AOR con un sacco di richiami agli anni d’oro del genere, quei mitici anni’80 che tanti rimpiangono? Bene, fermatevi e leggetevi questa recensione perchè qui avete trovato quello che state cercando!
Si ripresentano infatti al mondo i Greci Wild Rose, con il ritorno alla voce di George Bitzios, già con la band nel debutto Half Past Midnight (2011) e che sostituisce David A. Saylor con cui i Wild Rose hanno inciso le loro ultime due fatiche Dangerous (2013) e Hit N’ Run (2014). Personalmente trovo il ritorno di George Bitzios alla voce il primo punto a favore per questo 4, infatti, per quanto David A. Saylor sia un puro talento non l’ho mai trovato perfettamente in sintonia con la band tanto che per me l’album migliore del gruppo resta quel debutto a titolo Half Past Midnight dove proprio Bitzios incideva le note con la sua voce… almeno fino ad oggi!
Non ci resta che iniziare a correre lungo il percorso che i Wild Rose ci consigliano con questo 4… ma prima è doverosa una premessa, sappiamo che uno dei talloni d’achille dei Wild Rose è da sempre quel loro sound tecnicamente poco pulito e lontano dal poter essere definito una produzione buona ed attuale. Bene, lasciatemi dire che qui secondo me dei passi avanti ci sono stati, il suono degli strumenti è più nitido e meglio amalgamato anche se ancora una volta nello scontro con le produzioni più attuali la differenza di qualità è abbastanza notevole.

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Tigertailz – Blast – recensione

26 Giugno 2016 6 Commenti Matteo Trevisini

genere: Glam, Hard Rock
anno: 2016
etichetta: TT Records

I fans del gruppo gallese ed in generale tutti gli appassionati del genere si sono sempre divisi per quanto riguarda i due album più importanti della pur lunga storia dei Tigertailz.
Alcuni preferivano l’album di debutto del 1987 Young & Crazy, più stradaiolo e grezzo con il biondo singer Steevi Jaimz mentre altri il secondo album del 1990 Bezerk, con il nuovo cantante Kim Hooker dal quale vennero estratti tre singoli Heaven, Love Bomb Baby e Noise Level Critical, più metal e più lavorato in studio… poi la storia si è ripetuta per loro, come per la maggior parte di bands legate a certe sonorità… l’arrivo del grunge, come uno tsunami, a spazzare via le buone intenzioni, i progetti a lunga scadenza, le case discografiche ed i relativi dollaroni (…in questo caso sterline!).
Anche per i Tigertailz le solide fondamenta su cui erano poggiati si sgretolarono nell’anonimato degli anni ‘90. Svariati cambi di formazione, addirittura un cambio di nome in Wazbones, litigi e dischi registrati (…male!) con pochi spicci e poco costrutto, donando ai pochi “aficionados” rimasti alcuni album davvero imbarazzanti per mancanza di idee e di canzoni fino al scioglimento.

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DARE – Sacred Ground – Recensione

11 Giugno 2016 36 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock / Soft Rock / Celtic Rock
anno: 2016
etichetta: Legend Records

Un periodo di sette anni intercorsi senza un nuovo disco di inediti dei Dare può certamente essere definito come eccessivo da chi (come l’autore di questa recensione) si dichiara senza timori fan accanito di uno dei gruppi rock melodici inglesi oggettivamente più innovativi e originali di sempre. E’ però risaputo (e lo si sà quindi preventivamente quando si sceglie questa band come preferita) che le lunghe pause sono sempre state una (sofferta) caratteristica del songwriting di Darren Wharton, un compositore geniale ma in continuo bilico tra il presente (della sua formazione) e il suo passato storico, da sempre legato alla permanenza nella formazione dei leggendari Thin Lizzy, e ai suoi innumerevoli show di tributo.    

Come una soap opera che non manca mai di riservare colpi di scena, ecco allora che tra un disco dei Dare e il suo successivo si potrebbero scrivere paginate di storia, parlando all’infinito di false promesse e finti annunci, di ritardi e scadenze mai rispettate, di entrate e uscite in formazione, eccetera, eccetera. Quel che è certo è che, nel riassunto di quanto accaduto dall’ultima pubblicazione di inediti Arc of the Dawn (2009) all’uscita di questo Sacred Ground (fissata per il 15 luglio), si deve certamente sottolineare l’abbandono del chitarrista Richie Dews, escluso dal gruppo (peccato..) per lasciare spazio al ritorno in pompa magna del co-fondatore e chitarrista Vinny Burns, con il bassista storico Nigel Clutterbuck.

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First Signal – One Step Over The Line – Recensione

05 Giugno 2016 24 Commenti Nico D'andrea

genere: AOR
anno: 2016
etichetta: Frontiers Music

A sei anni dalla prima release torna il progetto costruito da Frontiers, intorno al cult-vocalist di Harem Scarem Harry Hess.
La commessa per il nuovo capitolo sotto il monicker First Signal passa dalle mani (e dal mixer) di Dennis Ward ad quelle di un’altro collaudato uomo Frontiers, il batterista/tastierista e produttore svedese di origine cilena Daniel Flores. continua

Greg Lake – Greg Lake / Manoeuvres (ristampa 2015) – Recensione

04 Giugno 2016 0 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2015
etichetta: Creative Musical Arts Ltd

Nel periodo natalizio del 2015 Greg Lake, il celebre co-fondatore di band come King Crimson e Emerson Lake And Palmer (ELP), ha autorizzato la distribuzione ufficiale, a cura della Creative Musical Arts Ltd, della ristampa (totalmente rimasterizzata) a doppio CD dei suoi primi due album solisti: il suo debutto omonimo Greg Lake del 1981 e il seguente Manoeuvres (1983).
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Ted Poley – Beyond The Fade – Recensione

29 Maggio 2016 19 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Melodic Rock
anno: 2016
etichetta: Frontiers Music

Grazie ancora alla nostra Frontiers Records ritorna Ted Poley con il suo nuovo album solista Beyond The Fade, che segue i suoi lavori Collateral Damage e Smile. Frontman che di certo non ha bisogno di presentazioni grazie al successo con i Danger Danger, Ted Poley si affianca alla produzione e suoni il team italiano per eccellenza, Alessandro Del Vecchio, Anna Portalupi e Mario Percudani, mentre al songwriting ci sono i fratelli Martin (ora in forza ai Vega).
La miscela sembra semplicemente perfetta per avere un disco frizzante, rock e di gran classe…

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Martin Turner’s Wishbone Ash – Life Begins (ristampa 2016) – Recensione

28 Maggio 2016 4 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Dirty Dog Music

Come ben saprete, la Martin Turner’s Wishbone Ash, capeggiata dal componente fondatore Martin Turner, è una delle due formazioni attuali con le quali viene portata avanti l’eredità storica dei leggendari Wishbone Ash, gruppo rock inglese fondato a Devon nel lontano 1969.

Life Begins, andato esaurito nel 2011 e oggi ristampato dalla Dirty Dogs Discs,  è invece un album live che risale al Life Begins Tour del 2010, nel quale la band celebrava i suoi 40 anni di carriera rieseguendo dal vivo l’album Argus (1972) nella sua interezza.
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ASIA – Phoenix (ristampa 2016) – Recensione

28 Maggio 2016 2 Commenti Iacopo Mezzano

genere: AOR
anno: 2016
etichetta: ASIA Music Limited

Originariamente pubblicato nel 2008 come disco celebrativo della avvenuta reunion degli Asia a formazione originale (quindi con Geoff Downes alle tastiere, Steve Howe alle chitarre, Carl Palmer alla batteria e John Wetton alla voce e al basso), Phoenix rivede oggi la luce attraverso una ristampa curatissima edita dalla stessa band sotto la propria nuova label ASIA Music Limited.
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M.I.L.F. – More Than You – Recensione

28 Maggio 2016 1 Commento Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock / Glam Metal
anno: 2016
etichetta:

I giovani hard rockers/glamsters italiani M.I.L.F. (“Make It Long ‘n’ Fast”) riescono finalmente a raggiungere il traguardo del primo disco in studio, dal titolo More Than You, grazie alla label Buil2KillRecords/Audioglobe che dal 3 giugno 2016 distribuirà il platter in Italia e all’estero in ogni formato.
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Vega – Who We Are – recensione

22 Maggio 2016 34 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2016
etichetta: Frontiers Music

Perchè Amo i Vega? Perchè gira e rigira da quel primo incredibile Kiss of Life (2010 – qui la recensione) non mi hanno mai praticamente deluso. A ben vedere dopo quel primo fenomenale passo non hanno più forse raggiunto gli stessi livelli con un What The Hell (2013 – qui la recensione) che provava a spostarsi su un melodic rock più moderno, sacrificando però forse le loro caratteristiche tastiere, ed uno Stereo Messiah (2014 – qui la recensione) che ritornava al loro sound più personale ma contornandolo di un alone nettamente più dark e forse più difficile da assimilare rispetto al loro solito mood arioso e frizzante.
Di sicuro non si può dire che ai Vega manchi la voglia di fare, di mettersi in gioco e soprattutto le idee. In un ambito melodic rock dove spesso le nuove leve al giro del terzo album subiscono una “stagnazione di idee” loro continuano a provare ad evolversi e a rimettersi ogni volta in gioco!

continua