SUNSTORM – Edge of Tomorrow – Recensione

 

A dieci anni dalla loro fondazione, i Sunstorm di Joe Lynn Turner ritornano sul mercato con il loro nuovo e quarto album Edge of Tomorrow, disponibile dal 13 maggio per Frontiers Music. La novità principale del titolo è la collaborazione, in primis in fase di scrittura, tra il frontman americano e la truppa italiana guidata da Alessandro Del Vecchio (Hardline, Edge Of Forever) e dal chitarrista Simone Mularoni (DGM), e completata da Nik Mazzucconi al basso e da Francesco Jovino alla batteria, che tenta di risollevare le sorti di un progetto da tempo preda di una parabola discendente.

Volutamente più heavy (ma complessivamente non meno melodico) dei predecessori, il platter mostra un cambio di direzione che non si addice più di tanto allo stile di un gruppo che, è doveroso ricordarlo, le cose migliori le ha mostrate con i primi due capitoli discografici della sua saga, ovvero quando andava a rispolverare materiale d’archivio (dello stesso Turner o di altri autori) che era meritevole di una nuova riproposizione su disco. Molte più difficoltà sono state invece riscontrate con gli inediti, e non a caso oggi ci troviamo tra le mani un prodotto mediocre e che non ha praticamente nulla a che vedere con fasti del moniker Sunstorm.
Nonostante la ottima prova strumentale dei nostri italiani e la sua bella produzione, questo Edge of Tomorrow fatica veramente a lasciare il segno, fatta eccezione per qualche sporadico episodio di cui parleremo poi. Lo stesso Joe alla voce appare soffocato dall’energia quasi metallica di alcuni di questi brani e la sua prova è spesso poco convincente. Il cantante non sembra infatti mai totalmente a suo agio con i pezzi e nella interpretazione delle liriche, risultando in certe occasioni persino freddo e distaccato e, più in generale, meno incisivo che in passato. Insomma, mancano qui la sua forza e la sua grinta ed è meno tangibile la sua impronta sulle canzoni, fatto che già da solo ci spinge ad abbassare di molto il giudizio complessivo dell’opera. Continue…

Magic bus dischi 2.0 reloaded – Intervista

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Il 27 Giugno 2015 é stata una data storica per tutti gli appassionati di dischi bresciani e non. Lo storico negozio Magic bus, specializzato nell’ hard ‘n’ heavy , ha riaperto con un nuovo titolare, e tante novità.

Ora il negozio si chiama “Magic bus dischi 2.0 reloaded” e, in occasione dell’apertura del sito (www.magicbusdischi.it) andato on-line proprio in questi giorni, noi di Melodicrock abbiamo deciso di fare una bella chiacchierata con la nuova titolare Paola Zanolli, e con il marito Gaetano Fezza, vero appassionato del genere.

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The Defiants – The Defiants – Recensione

 

“ore 8:30 il Boss è già dietro la scivania… seduto di fronte c’è O’Professore. L’aria è tesa, serve un’idea, un’illuminazione!
Squilla il telefono, giusto in tempo per rompere la leggera lama di silenzio che si respira nell’ufficio, è Bruno. Con Bruno puoi andare sul tranquillo, il Boss lo sa. Bruno dice che lui e Rob avrebbero in mente un progetto, potrebbero tirare dentro anche Paul, e Paul è uno che se messo in condizione è bravo bravo. Vivavoce, è meglio che anche O’Professore senta… ma ne il Boss ne O’Professore tradiscono un’emozione. Il Boss chiude con un “ci pensiamo“… non servono parole, l’intesa cresciuta negli anni non ne richiede più, O’Professore ha capito… c’è un’idea… serve un nome…”

The Defiants… questo è il nome! Non so se le cose negli uffici della Frontiers siano andate proprio così, certo è che leggende vogliono che il Boss e O’Professore abbiano poi passato i seguenti giorni a scartare nomi tra cui Danger Danger 2016 & more…, Danger Laine, Bruno Rob & Paul in Danger Danger… no, scherzo, questa cosa dei nomi (ma anche l’intro sopra) me la sono inventata! 😀
Non parlo però di Danger Danger a caso, visto che dietro al moniker The Defiants si nascondono i nomi di Bruno Ravel, Rob Marcello e Paul Laine, tutti e tre a loro modo legati al mondo dei DD.
A rigor di logica quindi questo The Defiants non dovrebbe andare a cadere troppo lontano dal classico sound dei Danger Danger, ma non è detto che sia così.

Di certo, passato l’intro introduttivo che già da solo fa capire che tocco abbia un chitarrista come Rob Marcello, si viene travolti dalla carica energetica di Love And Bullets. Il suono è potente e carico con un marcato tratto “bombastico” e su tutto esalta ed incanta lo splendido stato vocale di Paul Laine.
Basta l’incedere della successiva When The Lights Go Down a far iniziare ad intravedere che questi The Defiants giocano sul filo dei Danger Danger con rimandi a Four The Hard Way e The Return of the Great Gildersleeves (ceh vedevano insieme Laine e Ravel) uniti al tocco unico e personale della chitarra di Rob Marcello.
Waiting On A Heartbreak spezza la cavalcata rock dei primi due pezzi e porta la band su territori nettamente più melodici su cui spiccano voce e chitarra. Originale l’arrangiamento.
Runaway porta tutto il colore del melodic rock anni ’80 ai giorni nostri, l’inserimento del piano, l’intro con la voce femminile, il chorus commerciale e radiofonico… da cantare nota su nota! Gran pezzo! Continue…

Treat – Ghost of Graceland – Recensione

 

Treat… potremo definirla una band dalla doppia vita, o meglio, dalla doppia carriera. La prima fase vede la loro popolarità crescere negli anni ’80 in pieno boom AOR / Melodic Rock e contrapporsi come band svedese allo strapotere che conquisteranno gli Europe. La loro carriera inizia con Scratch and Bite (1985) a cui seguiranno The Pleasure Principle (1986), Dreamhunter (1987), Organized Crime (1989), Treat (1992, con Mats Levén alla voce).
Dagli anni ’90 come per tante band la strada si interrompe.
Anni 2000, il genere riprende vigore (anche grazie proprio alla Frontiers Music, etichetta di pubblicazione di questo Ghost of Graceland e del precedente Coup De Grace) ed una compilation, Weapons of Choice (2006), rilancia i Treat. Quello sarà il primo ed inaspettato passo della “seconda vita” dei Treat che nel 2010 daranno alle stampe quello che ritengo essere il loro vero capolavoro, Coup De Grace, che a sentire dai rumors avrebbe dovuto siglare la conclusione della loro carriera!
Ghost of Graceland arriva così inaspettato a 6 anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio e negli intenti dichiarati dalla band dovrebbe aggiungere un lato più roccioso al sound portanto in scena negli ultimi anni…

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Joe Bonamassa – Blues Of Desperation – Recensione

Questa volta non so davvero da dove cominciare.
Potrei fare outing sulla mia passione viscerale per questo titano del Rock Blues (in realtà la cosa è già nota ai più da tempo).
Confessare che si tratta dell’unico artista contemporaneo, del quale acquisto ogni nuovo album a scatola chiusa, senza passare dai comodi servizi di Spotify, YouTube ed affini. Continue…

Catalano – Dark Skies – recensione

Catalano??? …mmmh… maledetta demenza senile! Chi è Catalano ?….Google aiuta poco in questo caso …Catalano… famosa ditta di sanitari e ceramiche… direi di no! …Catalano Massimo? …no!…quello è il  comico “poeta” di Quelli della notte. Forse, Giuseppe Catalano ? …naa, niente da fare… quello era un roccioso centrocampista del Messina e dell’Udinese negli anni ottanta!
Forse è meglio impegnarsi meglio nella ricerca… qualcheparola chiave qua e là e…paff ! Trovato !!! Roxxi Catalano !!! …visto il nome direi che sia quello giusto!

Adesso voi vi domanderete giustamente: “…ma chi diavolo è Roxxi Catalano ???”… Roxxi Catalano è niente poco di meno che il singer  degli australiani De La Cruz passati alle cronache per aver pubblicato un acclamato EP autoprodotto nell’ottobre del 2011. Messi prontamente sotto contratto dalla Frontiers nel 2013 hanno pubblicato il loro full-length album di debutto Street Level che donava al mondo 12 pezzi senza infamia e senza lode di puro hard rock anni ’80 tra Def Leppard, Ratt, Motley e Whitesnake (…i soliti nomi da cui prendere spunto!) ed una miriade di altre citazioni più o meno volute.
L’album scorreva bene tra melodie trascinanti e riff semplici ma d’impatto: l’originalità però latitava parecchio e alla fine dell’ascolto si aveva la dolce amara sensazione di qualcosa riuscito a metà… un disco che sarebbe rimasto negli annali solamente per qualche canzone discreta baciata dalla bella voce graffiante di… si appunto! Roxxi Catalano !

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