HOLD ME NOW – JOHN WETTON: best of power ballads

HOLD ME NOW – JOHN WETTON
di Wetton, Marlette

1994

IL TESTO e LA TRADUZIONE

Here ends another day / Finisce qui un altro giorno
My emotions locked away / Le mie emozioni sono rinchiuse
And my darkness is complete as the midnight sky / E la mia oscurità è perfetta come il cielo di mezzanotte
You steal my confidence / Mi hai rubato la sicurezza
My smile is my defense / Il mio sorriso è la mia difesa
And I turn my face, so you won’t see me cry / E mi volto, così non mi vedrai piangere

How can you be so cold, and so out of control? / Come puoi essere così fredda, e così fuori controllo?
As you pour salt into my deepest cut of all / Mentre versi sale nella mia ferita più profonda
My shattered heart, in pieces now / Il mio cuore distrutto, a pezzi adesso
And I’m gazing at the fragments of my life / E sto fissando i frammenti della mia vita

Hold me now, maybe just pretend / Abbracciami adesso, puoi anche solo fingere
I could be someone that you might have loved before / Potrei essere qualcuno che dovresti aver amato in passato
Hold me now, and let me believe in a kiss that means nothing to you / Abbracciami adesso, e fammi credere in un bacio che non vuole dire nulla per te
‘Cause it means the world to me / perchè significa tutto per me

Lord above, you sanctify your love / Mio Dio, tu hai santificato il tuo amore
And the barrier you built, forces you not to care / E le barriere che hai costruito, ti hanno spinto a non interessarti
Break down that door, take my hand if nothing more / Abbatti quella porta, prendi la mia mano se non altro
So when I’m falling, then I know that someone’s there / Così che quando starò cadendo, allora saprò che c’è qualcuno qui

I wondered a thousand times, if I could love again / Mi sono chiesto centinaia di volte, se potrò amare ancora
But I will overcome, what I can comprehend / Ma supererò quello che posso comprendere
The honesty I offer you / Ti offro l’onestà
Is as naked as your fear of loving me / E’ così nuda come la tua paura di amarmi

Hold me now, let it never end / Abbracciami adesso, fa che non finisca
Hold me like you’ve never done before / Abbracciami come non hai mai fatto prima
Hold me now, we don’t have to pretend / Abbracciami adesso, non abbiamo bisogno di fingere
Smash the chains and throw them to the floor / Spezza le catene e gettale sul pavimento

Hold me now, and let me believe that a kiss is the way it should be / Abbracciami adesso, e fammi credere che un bacio è il modo giusto che dovrebbe essere
‘Cause it means the world to me / Perchè significa tutto per me
It means the world to me / Significa tutto per me

Il 31 gennaio 2017 la voce e il genio compositivo del musicista britannico John Wetton sono andati ad arricchire il sempre più grande coro degli angeli celesti, e l’uomo mortale ha chinato il capo (sconfitto da un tumore al colon che combatteva da due lunghi anni) per tramutarsi infine in leggenda, giungendo in pace al cospetto degli dei. Di lui ci resta, in musica qui sulla Terra, una eredità artistica immensa, che ha avuto i suoi momenti di massimo apice creativo nella discografia del supergruppo Asia e nei King Crimson della loro era Red (senza contare gli anni negli Uriah Heep, oltre alle miriadi di partecipazioni con altri gruppi e artisti), ma anche nella sua personale produzione musicale solista. Indimenticabile a riguardo il secondo album uscito a suo nome, quel Battle Lines pubblicato in Giappone il 17 giugno 1994 con il titolo Voice Mail, che vedeva Wetton collaborare nella stesura dei brani con songwriters del calibro di John Young, Bruce Turgon, Simon Phillips, Jim Peterik e del tastierista e pianista Bob Marlette.

Proprio con quest’ultimo compositore, John Wetton scrisse quella che forse può essere ricordata come una delle più toccanti ed emozionanti power ballads della sua discografia: Hold Me Now, traccia numero sette del sovracitato platter Battle Lines. Con le chitarre suonate qui da un sempre fenomenale Michael Landau (senza tempo è in particolare il suo assolo, ultra-melodico e musicale, degno di un posto nel cuore di ogni appassionato di rock melodico che si rispetti), e la batteria frutto del palmo di Michael Cartellone, il brano colpisce immediatamente per i suoi suoni cristallini e per i suoi ottimi arrangiamenti, che nascono dall’abilità in consolle del produttore Ron Nevison, con il mix affidato a Chris Lord-Alge degli Image Recording Studios di Los Angeles, e il mastering ad opera di Doug Sax dei The Mastering Lab. Un lavoro di altissima classe, che permette a un brano dal tratto a lungo intimo, e dal mood sommesso, di venir fuori con la giusta grinta nel momento in cui la delicatezza acustica iniziale esplode in un continuum elettrico che accende ancora di più (se possibile) le emozioni e l’energia del pezzo.

Senza dimenticare lo splendido binomio tra la intramontabile e riconoscibilissima voce di Wetton e la soffice ma decisa tastiera melodica di Marlette (che crea armonie, mamma mia, uniche!), quello che maggiormente colpisce di Hold Me Now è il suo testo, che mette in luce tutto il talento in fase di scrittura del frontman britannico. Oltre alla incredibile capacità di Wetton di trovare continue assonanze di parole che rendano sempre fluido non solo il cantato del pezzo, ma anche la sua semplice lettura, troviamo in questa canzone una delle massime espressioni del suo genio poetico, che è sempre stato peculiarità della sua carriera come autore e che leggiamo in gran parte delle sue più celebri composizioni (si pensi anche soltanto al testo della mega hit Heat of the Moment). Qui, in un brano che parla di solitudine, di abbandono, di mancanza affettiva, di speranze svanite e più semplicemente di dolore del cuore, Wetton riesce ad immergersi nella situazione emotiva del protagonista, tirando fuori dal cilindo espressioni tristi ma bellissime come my darkness is complete as the midnight sky e you pour salt into my deepest cut of all, senza contare frasi come take my hand if nothing more so when I’m falling, then I know that someone’s there o il ritornello – tutto quanto – da cardiopalma, che valgono decisamente un posto con vista nel pantheon delle più grandi liriche dell’amor finito di tutti i tempi.

Così, ascoltare Hold Me Now può dare al fan l’impressione (felice o infelice a seconda dei casi) di rivivere, all’interno dei suoi circa sei minuti di durata, quegli ultimi e dolorosi istanti di una storia d’amore vissuta e passata, ma forse ancora importante, che giace nei meandri neppure troppo nascosti del cuore. Finisce qui un altro giorno, le mie emozioni sono rinchiuse e la mia oscurità è perfetta come il cielo di mezzanotte è la frase di apertura del testo che, in un battito di ali, ci disegna la scena – artisticamente magnifica ma emozionalmente, beh, un po’ meno – di un uomo solo e tormentato dai pensieri, chiuso dentro a emozioni che sono tanto cupe da sembrare simili a quel nero cielo di mezzanotte che lo circonda.
Ponendo fine alla loro storia, lei ha totalmente rubato la sicurezza che aveva in se stesso, ha portato via ogni certezza. Lo ha lasciato nudo di fronte al mondo. Adesso è il sorriso la sua unica difesa, l’unico modo che ha per mostrare agli altri di essere forte e pronto a reagire, quando in realtà dentro è un dannato preda alle più atroci pene, vittima di un purgatorio che lo porta a rimurginare quotidianamente dei suoi stessi errori. E mi volto, così non mi vedrai piangere..

A pezzi, l’uomo si rivolge allora direttamente all’amata domandandole, faccia a faccia o all’interno dell’immaginario dei suoi tormenti, come lei possa essere così fredda e così fuori controllo di fronte alla figura di lui che, con il cuore distrutto, fissa senza forze i frammenti della sua vita, incapace di ridar loro una forma compiuta. Il dolore è tale da sembrare sale versato nella sua ferita più profonda, quella che fa a pezzi il suo cuore. Una immagine di pietà, di resa totale nei confronti di questo amore, che porta Wetton a scrivere le liriche magnifiche del ritornello: abbracciami adesso, anche fingendo, perchè già solo questo mi basta ora. Fallo, ti prego, nella consapevolezza che potrei essere ancora colui che amavi in passato. Abbracciami, adesso, e fammi credere ancora che esista una scintilla da cui far riaccendere la fiamma del nostro amore. Donami una tua dimostrazione di affetto, confortami, magari dandomi quel bacio che non vuole dire nulla per te, perchè significa tutto per me.

Tutto questo non accadrà mai, lui non avrà altre possibilità, e ne è consapevole. Le barriere che hai costruito, ti hanno spinto a non interessarti di me, a ignorarmi. Ti chiedo solo, però, di abbattere ora quella porta, di raggiungermi qui nella mia stanza piena di dolore e di stringere la mia mano se non altro, così che quando starò cadendo proverò un po’ di conforto nel sapere che c’è qualcuno qui con me. Qui, in una immagine di una drammaticità unica, Wetton pone l’uomo vinto dall’amore sul letto di morte, ad attendere la liberazione dal dolore (e il definitivo decesso del suo sentimento) nel conforto della stretta della mano da parte di colei che non è altro che la sua stessa aguzzina. L’unica donna che vorrebbe accanto durante il suo atroce, ma simbolico, trapasso.

Riacquistata la razionalità, l’uomo confessa di essersi chiesto centinaia di volte se riuscirà ad amare ancora, e di essere giunto alla certezza che probabilmente sì, è possibile che un giorno possa superare la sua sofferenza per riaprire il suo cuore ad un’altra donna. Una onestà di pensiero che definisce completa e totale, nuda come la stessa paura di amarlo che lei prova di fronte alle sue insistenze.
Questa ennesima negazione dell’amata avvenuta anche di fronte alla sua totale apertura di pensiero lo ferisce come una lama, e lo spinge ancora ad implorare un abbraccio, facendo sì che quello che hanno vissuto insieme ora non finisca. Abbracciami come non hai mai fatto prima d’ora, abbracciami adesso, non abbiamo bisogno di fingere! Spezza le catene e gettale sul pavimento! Abbracciami adesso, e fammi credere che un bacio è il modo che abbiamo per tornare ad essere uniti, una coppia. Fallo, perchè significa tutto per me. Sì, significa tutto per me..

PERCHE’ QUESTA CANZONE MERITA UN POSTO NEL NOSTRO BEST OF POWER BALLADS?

John Wetton è stato niente meno che una delle voci più grandi, belle, passionali, originali e riconoscibili (per timbrica, stile, carisma, etc, etc) del panorama rock internazionale. Un cantante, e un compositore, unico e inimitabile, che nei suoi pezzi era capace di dare sfogo ad aperture melodiche sofisticate ed elaborate, lavorando a strutture armoniche di grande stile e di certa classe. Incredibili anche i suoi testi, frutto di una scrittura intelligente, poetica, talvolta ironica, sempre estremamente espressiva.

Quel che è certo è che tutte le canzoni da lui composte sono riuscite a mostrare sempre uno specifico marchio distintivo, un tocco particolare, un accento tale da ricondurle sempre e inequivocabilmente al suo autore. Cosa questa, specie nel mondo della musica di oggi, ahimè sempre più difficile da notare.

Nel dettaglio, in questo specifico lento melodico che ho scelto di proporvi troviamo uno degli apici della scrittura di Wetton, specie per ciò che concerne il suo songwriting emotivo e di sentimento, per un inno alla forza resistente dell’amore vista anche nel momento più triste dell’abbandono. Un brano che è una ferita, ma che per certi versi è anche un cerotto che si incastra tra le due metà del cuore, sigillando ogni nostra passione. Un pezzo eccellente che ci fa dire con certezza che no, purtroppo no, non avremo mai più un altro compositore – sofisticato ma di stampo commerciale e radiofonico – come lui..

IL VIDEO


https://www.youtube.com/watch?v=Mej1m8VjH0s

LOVE OF A LIFETIME – FIREHOUSE: best of power ballads

LOVE OF A LIFETIME – FIREHOUSE
di C.J. Snare, Bill Leverty

1991

IL TESTO e LA TRADUZIONE

I guess the time was right for us to say / Credo sia giunto il giusto momento per dire
We’d take our time and live our lives / Ci siamo presi il nostro tempo e abbiamo vissuto le nostre vite
Together day by day / Assieme giorno dopo giorno
We’ll make a wish and send it on a prayer / Esprimeremo un desiderio e lo invieremo con una preghiera
We know our dreams will all come true / Sappiamo che i nostri sogni diventeranno tutti realtà
With love that we can share / Con l’amore che possiamo condividere

With you I never wonder – will you be there for me? / Con te non mi chiedo mai – ci sarai per me?
With you I never wonder – you’re the right one for me? / Con te non mi chiedo mai – sarai quella giusta per me?

RIT
I finally found the love of a lifetime / Ho finalmente trovato l’amore di una vita
A love to last my whole life through / Un amore che duri attraverso tutta la mia vita
I finally found the love of a lifetime / Ho finalmente trovato l’amore di una vita 
Forever in my heart / Per sempre nel mio cuore
I finally found the love of a lifetime / Ho finalmente trovato l’amore di una vita 

With every kiss, our love is like brand-new / Con ogni bacio, il nostro amore è come nuovo
And every star up in the sky / E ogni stella del cielo
Was made for me and you / E’ stata creata per noi
Still we both know that the road is long / Entrambi sappiamo che la strada è ancora lunga
We know that we will be together / Siamo certi che resteremo assieme
Because our love is strong / Perchè il nostro amore è forte

RIT

Love of a Lifetime non è solo una delle più belle power ballad del nostro genere ma anche, e questo secondo una ricerca americana, uno dei pezzi più utilizzati durante le cerimonie di matrimonio negli Stati Uniti. Eseguita dai FireHouse nel loro omonimo disco di debutto, il brano fu il secondo dei tre singoli estratti dal platter, e quello di maggiore successo di vendite, piazzandosi alla posizione numero 5 della classifica Billboard Hot 100 nel settembre 1991, alla #43 della US Billboard Hot 100 di fine anno, e toccando la posizione #30 in Canada. Il suo celebre video musicale fu diretto da Mark Rezyka, già regista di “Edge of a Broken Heart” delle Vixen e di “Loud and Clear” degli Autograph.

Nonostante la canzone venga accreditata sia al cantante del gruppo C.J. Snare che al chitarrista Bill Leverty, è confermato come fu il vocalist a scrivere gran parte del suo testo e della sua melodia prima di fondare la band, in una camera di hotel e dopo un suo concerto solista. In una intervista del 2005 lo stesso Snare afferma come, consegnati i demo per il loro primo album alla Epic Records, l’etichetta avesse sottolineato la mancanza di una ballata potente, visto che quella presente nella registrazione (Midnight Fantasy) non possedeva le caratteristiche melodiche ricercate. Esclusa la possibilità di affidarsi a songwriters esterni al gruppo, fu proprio il cantante ad alzarsi e dire “Bene, ho una canzone…” proponendo all’etichetta Love of a Lifetime: un pezzo che piacque talmente tanto ai manager della label da spingerli ad accettarla per la produzione e a farla diventare immediatamente il grosso successo che oggi conosciamo.

E’ ancora C.J. Snare a raccontarci parte della genesi del pezzo: “in realtà ai tempi non avevo ancora trovato il mio “love of a lifetime” (l’amore della vita, trad.). Credevo però fosse un bell’ideale in cui credere e qualcosa di figo su cui scrivere . E sembra che sia così per molte persone. C’è gente che viene continuamente da noi per dire: ‘ci siamo sposati con questa traccia, e lo siamo ancora”. E poi: “non è dedicata a una persona in particolare, anche se da quando l’ho scritta ammetto di aver avuto tre amori di una vita, che sono ‘Love of a Lifetime’ ma che si sono trasformati anche in ‘Next Worst Enemy’ finendo in ‘All She Wrote.'”, giocando con i titoli di alcune delle più famose canzoni dei FireHouse.

Perfettamente arrangiata, la canzone gioca principalmente sul sodalizio musicale tra la bellissima voce, acuta e delicata, del cantante e la chitarra di Leverty, con quest’ultima che si evidenzia sugli scudi sia nell’arpeggio acustico iniziale (e finale) che negli ottimi riff melodici, che arrivano fino all’assolo centrale che innlanza le energie del pezzo fino al suo brillante refrain, ripetuto sul finale. Le sue liriche si rivolgono direttamente all’amata, in un momento di iniziale intimità che, non a caso, è reso in musica attraverso l’utilizzo di un riuscitissimo duetto voce-chitarra acustica. Credo sia giunto il giusto momento per dirlo, afferma il cantante, per mettere su carta quanto fino ad oggi abbiamo vissuto assieme. Il nostro amore non è mai stato soffocante (ci siamo presi il nostro tempo) ma nonostante i nostri spazi abbiamo vissuto le nostre vite assieme, giorno dopo giorno. Per questo ora, guardandoci ancora negli occhi, esprimeremo un desiderio e lo invieremo con una preghiera. Perchè finchè siamo assieme sappiamo che i nostri sogni diventeranno realtà attraverso l’amore che condividiamo.

Con te non mi chiedo mai – ci sarai per me? Con te non mi chiedo mai – sarai quella giusta per me? E’ questa la frase su cui muove l’intera composizione, e che credo abbia decretato il definitivo successo del pezzo, specie tra gli sposi. E’ la certezza di aver trovato una persona su cui davvero contare, prima ancora che una brava amante, che spinge l’innamorato a professare ancora il suo sentimento, perchè è solo e unicamente nella sua lei che vede un futuro e un orizzonte certo. Quel qualcosa di unico che, di fronte a ogni ostacolo che la vita può dare, rassicura e calma ogni paura.

Ecco allora il ritornello: semplice, chiaro, esaustivo. Ho finalmente trovato l’amore di una vita, un amore che duri lungo tutta la mia esistenza. La mia ricerca è conclusa, non ho bisogno di altro: sarai per sempre nel mio cuore perchè ho finalmente trovato l’amore di una vita.

La seconda strofa, che porta dolcemente e delicatamente verso il finale con i ritornelli della canzone ripetuti, racconta ancora (e con una certa poetica) la bellezza di questo amore unico (con ogni bacio, il nostro amore è come nuovo, e ogni stella del cielo è stata creata per noi). Viene inoltre fatta qui una nuova professione di fede verso un sentimento che non può e non deve avere una fine (entrambi sappiamo che la strada è ancora lunga, ma siamo certi che resteremo assieme perchè il nostro amore è forte), dando l’ennesima certezza e nuove sicurezze al cantante: sì, sono certo di aver trovato finalmente l’amore di una vita.

PERCHE’ QUESTA CANZONE MERITA UN POSTO NEL NOSTRO BEST OF POWER BALLADS?

Arrivati un po’ tardi sulle scene, gli americani FireHouse non hanno raccolto tutto il successo che meritavano lungo la loro, comunque buona, carriera. Hanno però regalato alla storia del nostro genere una serie di canzoni di assoluto rilievo, capitanate da questa Love of a Lifetime che fu il loro maggiore successo e che tutt’oggi è citata come una delle più grandi canzoni d’amore della storia del rock melodico da classifica.

Ammettetelo: quanti di voi l’hanno dedicata all’amata, o l’hanno inserita nella colonna sonora del proprio matrimonio? Sì, è come un talismano: va dritta al cuore, unisce e con la sua forza non separa mai! Altissima classe.

IL VIDEO

IRENE – DHAMM: best of power ballads

IRENE – DHAMM
di P. Calabrese, A. Ventura, D. Benedetti, M. Munzi, M. Conti

1994

IL TESTO

Irene non t’aspetto più
è un altro inverno anche per me
nell’aria cambiano gli odori
rinasco ancora senza te

Corri Irene, corri vai
questa volta non mi avrai

RIT
Qui la notte non passa mai
Qui la notte è un oceano
Sei la strada che non c’è più
E anche questa pioggia finirà

Irene non so dove sei
ma la paura non c’è più
Irene buco di memoria
Irene brutta vecchia storia

Corri Irene, corri vai
questa volta non mi avrai

RIT

Prima della loro recente reunion, i Dhamm sono stati una delle più interessanti meteore del rock melodico italiano. Nati nel 1994, con la prima formazione composta da Alessio Ventura (voce), Dario Benedetti (chitarra), Massimo Conti (basso) e Mauro Munzi (batteria), questi quattro giovani musicisti fecero il loro esordio in tv a Sanremo Giovani 1994, vincendo il concorso con il brano Irene nella categoria “Gruppi”, e assicurandosi con esso la qualificazione al Festival maggiore del 1995.

La canzone Irene, pubblicata su disco dalla EMI italiana nel debutto omonimo del gruppo (Dhamm, 1995 – prodotto da Marco Lecci e Paolo Carta, 100.000 copie vendute nel 1996 e conseguente disco di platino), fu un singolo di grande successo per la band, tanto da divenire fin dagli esordi uno dei pezzi forti dei concerti della giovane band. Strutturata come una intensa power ballad rock melodica fedele ai canoni del genere AOR (si sentono in essa le influenze derivanti dal sound degli Skid Row, dei Bon Jovi, degli Aerosmith, e non solo), forte di ottimi arrangiamenti e di un bel lavoro corale di sfondo ad opera del rinomato coro della RAI, la traccia fu composta dal gruppo con il supporto dell’autore P.Calabrese, e fu accompagnata nella sua ampia promozione da un bel video musicale a lungo in rotazione nei canali televisivi di quegli anni.

Prima ancora che nella sua orecchiabilità e nel suo bel testo, la forza di questa canzone sta tutta nell’ottimo lavoro di chitarra ad opera di Dario Benedetti, a suo agio sia nelle delicate parti bluesy in sottofondo alle strofe, che nei due bellissimi assoli melodici che regalano ampie dosi di sentimento alla variegata parte strumentale del brano. Ottima e determinante risulta essere poi l’interpretazione vocale di Alessio Ventura, un cantante molto carismatico che riesce qui a mostrare tutte le sue doti calamitando sui suoi vocalizzi gran parti delle attenzioni del pubblico, e fornendo al pezzo il giusto mood rock nostalgico.

Ecco allora che, concentrandoci sulle liriche, vediamo come queste siano dedicate a una ragazza (tale Irene) del cui aspetto o carattere non ci viene dato nessun dettaglio certo o particolare. La sua immagine è totalmente frutto dell’immaginario dell’ascoltatore, e di lei conosciamo qualcosa soltanto attraverso le parole e i pensieri dell’io protagonista del pezzo. Irene non t’aspetto più, è un altro inverno anche per me, nell’aria cambiano gli odori, rinasco ancora senza te. Con questa prima strofa gli autori ci svelano subito (e con pochissime parole) quale sia stato il rapporto tra la ragazza e il narratore: un amore certamente forte, ma ormai concluso, che lascia però spazio a un agrodolce fatto da un lato di nostalgie, dall’altro da una certa voglia di ricominciare e vivere una nuova, differente e magari più semplice storia (visto anche il lungo allontanamento senza ritorno della ragazza – non t’aspetto più). Inoltre, l’espressione seguente corri Irene, corri vai, questa volta non mi avrai lascia supporre come questa storia abbia avuto in Irene il solo personaggio negativo, in quanto è ora evidente come già in passato la ragazza debba essersi comportata così nei confronti del suo lui, lasciandolo per poi ritornare, e fuggire ancora, in un perfetto gioco di tira e molla.

Mi viene allora facile delineare ora Irene come una ragazza di carattere, forte di un io brillante e di un certo fascino, che le permettono di poter giostrare i suoi amanti (e più in generale la gente) a suo piacimento. Allo stesso tempo però la fanciulla deve essere vittima del suo stesso essere, una incompleta giovane girovaga terrorizzata dalla forza dei sentimenti che prova, specie se si tratta di un amore forte come quello che certamente deve aver provato per il protagonista. Irene è quindi la fuggitiva di Bon Jovi, la stessa donna affascinante che tormenta i sonni di Kip Winger e di tante altre rockstar degli anni’80, la heartbreaker che metà di noi odia, e l’altra metà ama alla perdizione. Il felino selvaggio e feroce, ma bello e accattivante, che tutti vorremmo rischiare nell’avere in grembo.

Qui la notte non passa mai, qui la notte è un oceano. Sei la strada che non c’è più, e anche questa pioggia finirà. L’unica espressione realmente nostalgica del pezzo è affidata allora all’incredibile ritornello di questa canzone. Il protagonista si lascia andare alla sincerità, cede e smette di nascondersi dietro a quei sto bene e alla fine è meglio che sia andata così che appaiono di circostanza. Irene gli manca, eccome, e le sue parole dipingono un presente sofferente, simile a una notte senza fine, poeticamente vasta come un oceano. E Irene? Beh, Irene è il ricordo di quella strada che ci piaceva percorrere, su cui ci sentivamo al sicuro, ma di cui abbiamo improvvisamente perso le tracce. Con la speranza che questa pioggia che si mischia alle nostre lacrime un giorno possa avere una fine, alleviando il dolore che pulsa dentro, e fa male.

Irene non so dove sei, ma la paura non c’è più. Irene buco di memoria, Irene brutta vecchia storia. Nella seconda strofa la razionalità e la ragione tornano a impossessarsi del protagonista. Non importa se non so che fine hai fatto Irene, con chi passi ora le tue giornate, dove e con chi dormi, o se ancora mi pensi e vorresti un giorno ritornare da me. No, non ho più paura del domani, non ho più timore di vivere i miei giorni senza di te. Tu sei per me solo un buco di memoria, una vecchia storia andata male che mi devo sforzare di rimuovere al più presto dalla mente.

Quindi corri Irene, corri vai, questa volta non mi avrai. Fallo per te, bella, per la tua libertà e per il tuo essere. Ma fallo anche per me. Perchè anche se sono forte, anche se ho deciso che a te ora non voglio pensare più… Qui la notte non passa mai, qui la notte è un oceano
E se poi tornassi, Irene?!

PERCHE’ QUESTA CANZONE MERITA UN POSTO NEL NOSTRO BEST OF POWER BALLADS?

La rarità di avere un pezzo emozionante come questo, per lo più cantato in italiano ma fedele ai canoni del rock melodico di impronta più internazionale e ottantiana, merita certamente un posto di prestigio nella nostra raccolta di power ballads che hanno fatto la storia del nostro genere. In questo caso, almeno qui da noi, nella piccola Italia.

I Dhamm sono stati, e sono tutt’oggi vista la reunion, una eccellenza del nostro panorama che, come spesso accade, non ha ricevuto il supporto che molto probabilmente avrebbe meritato. Quantomeno adesso è allora giusto riconoscergli un merito in particolare: il coraggio di aver suonato diversi e totalmente anacronistici nel nostro Paese e a metà anni Novanta, contro tutto e tutti. E poi oh, se il rock melodico non è mai stato mainstream in Italia, beh, non è certo colpa dei Dhamm..

IL VIDEO

WHEN THERE’S TIME (FOR LOVE) – LAWRENCE GOWAN: best of power ballads

WHEN THERE’S TIME (FOR LOVE) – LAWRENCE GOWAN
di Lawrence Gowan

1993

IL TESTO e LA TRADUZIONE

The timing’s wrong / Il tempismo è sbagliato
You’re out there eager to fly / Tu sei la fuori impaziente di volare
I’ll say so long / Io dirò addio
But I’ll sure be watching the sky / Ma starò certamente guardando il cielo
When your wheels finally touch the ground / Quando le tue ruote staranno finalmente toccando terra
Look me up, I’ll be around / Vai a vadere, sarò intorno

RIT
When there’s time for love / Quando c’è tempo per l’amore
I want to be there / Io voglio essere lì
When you’ve got all night for love / Quando hai avuto tutta la notte a disposizione per l’amore
I see you and me there / Lì vedo noi
Well maybe our time isn’t now / Beh forse il nostro momento non è questo
But it will come around / Ma si ripresenterà

Must be nice / Deve essere bello
Out there chasing the stars / Stare là fuori a rincorrere le stelle
I’ve tried it once or twice / Ci ho provato un paio di volte
Flew real high and I fell real hard / Sono volato davvero in alto e sono caduto molto duramente
Do what you’ve got to do / Fai quello che devi fare
Make every single dream come true / Rendi realtà ogni singolo sogno

RIT

Yes it will come around, it’ll come around / Sì, si ripresenterà, si ripresenterà
And when you think your soaring days are done / E quando penserai che i tuoi giorni in alta quota saranno finiti
You’re going to find out / Allora scoprirai
How they’ve just begun / Come sono iniziati
When your wheels finally touch the ground / Quando le tue ruote staranno finalmente toccando terra
Look me up, I’ll be around / Vai a vadere, sarò intorno

RIT

 

Il cantante, tastierista e chitarrista canadese Lawrence Gowan, attuale componente dei celeberrimi Styx, nasconde alle sue spalle un passato solistico di tutto rispetto, con sei album in bilico tra pop rock e hard rock capaci di toccare più volte posizioni di classifica in terra americana.

Sono tante le tracce degne di nota della sua carriera (mi vengono in mente su due piedi A Criminal Mind, (You’re A) Strange Animal, e Moonlight Desires), ma una in particolare merita un posto nella nostra raccolta delle migliori power ballads della storia del rock melodico: When There’s Time (For Love). Uscita nel 1993 come primo singolo del disco …but you can call me Larry (#60 in Canada nelle classifiche di fine anno), la canzone si piazzò rispettivamente nelle posizioni #6 e #11 nelle due maggiori chart canadesi, ottenendo passaggi radio e televisivi (fu supportata dal video che potete vedere a fine articolo) e risultando il pezzo di maggiore successo commerciale del platter.

Strutturalmente molto semplice e guidata dalla chitarra acustica, questa canzone d’amore mette in mostra tutta l’espressività vocale di questo eccellente performer, esplodendo di ariosa energia nel suo ritornello delicato, motivazionale, supportato da liriche di grande sensibilità. Ben arrangiata e prodotta con suoni nitidi ed avvolgenti, la traccia fonda proprio sul suo refrain l’intera sua composizione, per un testo sentimentale che intreccia l’incerta posizione attuale di un amante con i suoi sogni e desideri futuri.

Ecco allora che in apertura di canzone viene disegnata l’immagine di un uomo in affanno, che si è reso dolorosamente conto di come il suo tempismo sia sbagliato, essendosi trovato di fronte all’amore proprio nel momento in cui la ragazza dei suoi sogni appare in realtà impaziente di volare, in cerca di nuove esperienze e avventure. Forse lei è appena uscita da una precedente relazione e ha bisogno di tempo per ritrovarsi, forse sta attraversando un cambiamento nella sua vita, forse deve trasferirsi altrove o forse vuole solo viaggiare e conoscere il mondo, questo non ci è lecito sapere. Quel che è certo, e ce lo dice la voce l’uomo in prima persona, è che le dirò addio, e la lascerò andare almeno per il momento. Ma starò certamente guardando il cielo quando le sue ruote staranno finalmente toccando terra. In quel momento, ragazza, vai a vadere, guardati in giro, io sarò intorno. La tipica metafora del volo d’aereo che separa due amanti, spesso utilizzata nel genere, viene qui sfruttata nel suo senso opposto: lascia che la partenza ti porti nella direzione che vuoi esplorare, così che tu possa ritrovare te stessa – afferma la voce narrante, – ma quando ritornerai sappi che io sarò il primo, lì alla pista di atterraggio, ad attenderti.

Quando c’è tempo per l’amore io voglio essere lì, quando hai avuto tutta la notte a disposizione per l’amore, lì vedo noi. Beh forse il nostro momento non è questo, ma si ripresenterà. Lo splendido ritornello spiega il senso di questa attesa. L’uomo riconosce, in cuor suo, come questo preciso istante non sia quello giusto per provare a dare inizio a una relazione che resta comunque scritta nel destino. Si ripresenterà allora l’occasione, anche se quando e come non si può sapere, perchè un sentimento così sincero e vero merita sicuramente l’appoggio del fato. Così, quando anche per lei sarà tempo di tornare ad amare, allora le carte potranno essere svelate, facendo sì che una notte di lungo amore sia il primo naturale battito di una nuova relazione. Trasformando il futuro in un noi condiviso.

Tornando però (con l’inizio della seconda strofa) al presente, l’uomo riconosce quanto deve essere bello stare là fuori a rincorrere le stelle, in cerca di un sogno da realizzare e di un futuro da dipingere su di una bianca tela. Lui stesso ricorda di averci provato un paio di volte, cercando una nuova vita e nuovi amori, forse dimenticandosi un po’ anche della ragazza dei suoi sogni. Sono volato davvero in alto, – ricorda – ma sono caduto molto duramente, e questo mi è servito da lezione. Da questa esperienza è nata la consapevolezza che quello che voglio sei tu, e solo tu. Quindi, amore, ora và e fai quello che devi fare, rendendo realtà ogni tuo singolo sogno.

Forse non è questo il nostro momento, ma si ripresenterà. Così (ed eccoci al finale) quando i tuoi giorni in alta quota saranno finiti, allora scoprirai come in realtà essi siano appena iniziati. Ti mostrerò un amore molto più passionale e sincero di tutti quelli che abbiamo fino ad oggi vissuto. Allora, quando le tue ruote staranno finalmente toccando terra, vai a vadere. Cercami! Sarò lì intorno..

PERCHE’ QUESTA CANZONE MERITA UN POSTO NEL NOSTRO BEST OF POWER BALLADS?

Perchè in When There’s Time (For Love) il genio musicale dell’inimitabile Lawrence Gowan tocca uno dei suoi apici artistici, lasciandosi trasportare dall’intensità del sentimento rock melodico per eccellenza: l’amore.

Chiudete gli occhi e fatevi trasportare dalla sua chitarra e dalla sua voce. Fatelo, perchè quando ci sarà tempo per l’amore beh, sarebbe stupido farsi trovare impreparati. Forse non potete sapere il quando e il come, ma cercate di essere lì, aperti nel cuore da queste note, pronti a volare!

IL VIDEO

JUST A WISH – 21 GUNS: best of power ballads

JUST A WISH – 21 GUNS
di Scott Gorham, Leif Johansen

1992

IL TESTO e LA TRADUZIONE

You walk my dreams any time / Attraversi i miei sogni ogni volta
We’ve only spoken twice / Abbiamo parlato solo due volte
I’ve built a world deep in my mind / Ho costruito un mondo a fondo nella mia mente
I never realized / Non ho mai capito

I’ve watched you time after time / Ti ho guardata volta dopo volta
You never see me. / Non mi hai mai visto
It gives me chills to the bone / Mi da gelo alle ossa
When you come near me / Quando ti avvicini
You ask me why am I here / Mi chiedi perchè sono qui
And why I’m smiling / E perchè sto sorridendo

RIT
Just a wish, before I go / Solo un desiderio, prima che vada
Just a dream, to have and hold/ Solo un sogno, da portare con me
I close my eyes / Chiudo i miei occhi
And I make that wish once more / E ripeto un’altra volta il mio desiderio
Just once more / Ancora un’altra volta

I’ve played the fool many times / Ho fatto lo scemo tante volte
This one’s topped them all, yeah, yeah / Questa le batte tutte, si si
Another day has come and gone / Un altro giorno è trascorso
Still my dream lives on / E il mio sogno è ancora in vita

You turn to ask what I said / Ti giri per chiedermi cosa ho detto
You couldn’t hear me / Non potevi sentirmi
I see surprise in your eyes / Vedo la sorpresa nei tuoi occhi
What are you feeling? / Cosa stai provando?
How could I live with the pain / Come potrei vivere con il dolore
Of never trying!? / Di non provarci mai!?

RIT

 

Correva l’anno 1992 e un genere ormai a un passo dal declino come il rock melodico degli anni’80 sapeva ancora sfornare le sue ultime perle prima di cadere in disuso lungo tutta la seconda metà degli anni’90, o quasi. Ecco allora uscire in quel già difficile periodo storico il disco di debutto dei 21 Guns, band fondata a inizio anni’90 dal chitarrista dei Thin Lizzy, Scott Gorham, dal bassista Leif Johanson (i due principali songwriters del progetto) e dal batterista Mike Sturgis, incontratisi durante le registrazioni del nuovo album dei Phenomena di Tom Galley e Wilfried Rimensberger.

Con Tommy La Verdi (ex componente dei A440) come frontman originale e con il prezioso aiuto di Kim Bullard al piano, i 21 Guns pubblicarono così via RCA un album, Salute, tutt’oggi considerato dai più come una piccola gemma del genere grazie al suo hard rock melodico molto musicale e orecchiabile, squisitamente radiofonico, dominato dal talento chitarristico di Gorham e dalla pecuiliare voce acuta di La Verdi.

All’interno del platter, che conseguì un discreto successo di vendite, si innalzava una power ballad indimenticabile, ariosa e sognante, inimitabile per emozioni e sentimento: Just A Wish. Il brano, composto da Gorham e Johanson, evidenzia tutto il gusto melodico del gruppo lasciando ampio spazio alle tastiere di Bullard, che vengono accompagnate dal riffing delicato del chitarrista (sugli scudi nel breve assolo melodico centrale), da un ottimo groove ritmico e dal cantato a cinque stelle di un La Verdi magari non dotatissimo tecnicamente, ma emotivamente stupendo. In un brano dalle liriche ispirate che ci parlano della tormentata insicurezza (e timidezza) di un’amante che non sa come approcciare e farsi notare dalla sua lei.

L’immagine che apre la canzone è a tutti gli effetti un dipinto di solitudine. L’innamorato si rivolge con l’immaginazione alla sua amata, sognando dentro di se le parole che le direbbe per conquistarla, e la conseguente reazione di lei, se soltanto non fosse così tanto frenato dalla sua insicurezza. Attraversi i miei sogni ogni volta anche se abbiamo parlato solo due volte. Ho costruito un intera storia con te nella mia mente e non ho mai capito perchè io sia arrivato a tanto. Non ti ho quasi mai parlato ma ti ho guardata volta dopo volta, e tu non mi hai mai visto. Sai, mi da gelo alle ossa quando ti avvicini e (ed ecco l’immaginata reazione di lei di cui parlavo) ora che mi hai notato mi chiedi perchè sono qui e perchè sto sorridendo.

E’ il momento dell’ingresso del bellissimo ritornello, l’apoteosi melodica di questo pezzo e il fulcro su cui gira la tormentata storia emotiva del protagonista che immagina, adesso, di fare finalmente il grande passo verso la ragazza: solo un desiderio, prima che io vada. Ho bisogno solo di un sogno, da portare con me. E allora chiudo i miei occhi e ripeto un’altra volta dentro me il mio desiderio. Ancora un’altra volta, quasi fosse un talismano da toccare per avere con se la bontà della sorte.

La seconda strofa del brano porta con se la sofferta consapevolezza che non è ancora arrivato il momento di trasformare in realtà questo atto di coraggio. Ho fatto lo scemo tante volte ma questa le batte tutte, si si, anche perchè un altro giorno è trascorso e il mio sogno è ancora in vita. Sono sempre ancorato alla mia timidezza nonostante sia conscio che lei non sarà per sempre lì ad aspettarmi. Sto sprecando il mio tempo, me me rendo conto, ma non so se riuscirò mai a fare il primo passo. E allora torno ad immaginare come potrebbe andare fra di noi, cosa accadrebbe se mi dichiarassi: ti giri per chiedermi cosa ho detto, non potevi sentirmi perchè ho parlato troppo piano, ma sei intelligente e hai intuito. Vedo la sorpresa nei tuoi occhi, che cosa stai provando? Come potrei vivere con il dolore di non provarci mai!?

Proprio quest’ultimissima frase, che anticipa la tripla ripetizione finale del ritornello, lascia presagire che l’uomo rimane dentro di se determinato a farsi avanti, prima o poi, per placare il dolore che prova nel restare in bilico tra il dire e il non dire. Cercando di dare una chance a se stesso, prima di tutto. Nel frattempo però: solo un desiderio, prima che io vada. Solo di un sogno, da portare con me. Chiudo i miei occhi e ripeto un’altra volta il mio desiderio. Ancora un’altra volta..

PERCHE’ QUESTA CANZONE MERITA UN POSTO NEL NOSTRO BEST OF POWER BALLADS?

Sono poche le ballad del nostro genere in grado di dipingere così bene in musica le insicurezze di una persona timida di fronte a colei, o colui, che sente di amare. I 21 Guns ci riescono perfettamente, creando un singolo melodicamente pazzesco, ed emotivamente assoluto.

Lo spirito del gruppo, con la coesione tra le sue differenti parti, raggiunge qui un apice massimale, in una canzone che non ci si stancherebbe mai di ascoltare e di cantare. Come sfogo personale, o come desiderio di spiegare le ali e volare al di là delle proprie insicurezze.

IL VIDEO

HEAVEN – WARRANT: best of power ballads

HEAVEN – WARRANT
di Jani Lane

1989

IL TESTO e LA TRADUZIONE

Got a picture of your house and you’re standing by the door / Ho una fotografia della tua casa e tu sei sulla porta
It’s black and white and faded and it’s looking pretty worn / E’ in bianco e nero ed è sbiadita e appare abbastanza logora
I see the factory that I worked silhouetted in the back / Vedo la fabbrica dove lavoravo come una silhouette sullo sfondo
The memories are gray but, man, they’re really coming back / I ricordi sono grigi ma, cavolo, stanno iniziando a tornare
I don’t need to be the king of the world  / Non ho bisogno di essere il re del mondo
As long as I’m the hero of this little girl / Fintanto che sarò l’eroe di questa ragazzina

RIT
Heaven isn’t too far away / Il paradiso non è troppo distante
Closer to it every day / Mi ci avvicino ogni giorno
No matter what your friends might say, we will find our way / Non importa cosa dicono i tuoi amici, troveremo il modo

How I love the way you move and the sparkle in your eyes / Come mi piace il modo in cui ti muovi e il luccichio nei tuoi occhi
There’s a color deep inside them like a blue suburban sky / C’è un colore dentro di loro che è come un cielo blu di provincia
When I come home late at night and you’re in bed asleep / Quando arrivo tardi la sera e tu sei in letto che dormi
I wrap my arms around you so I can feel you breath / Avvolgo le mi braccia attorno a te così che possa sentirti respirare
I don’t need to a superman / Non ho bisogno di essere un superuomo
As long as you will always be my biggest fan / Fintanto che tu sarai la mia più grande fan

RIT

Now the lights are going out, along the boulevard / Adesso le luci si stanno spegnendo, lungo il viale
Memories come rushing back and it makes it pretty hard / I ricordi ritornano e ciò lo rende un po’ difficile
I’ve got nowhere left to go, no one really cares / Non ho un posto dove andare, nessuno a cui davvero importi
I don’t know what to do but I’m never giving up on you / Non so cosa fare ma non ti lascerò mai andare

RIT

 

Heaven è il titolo del singolo di maggior successo commerciale nella storia degli statunitensi Warrant, una iconica band hair metal di ampio successo tra la fine degli anni’80 e l’inizio degli anni’90. Contenuto nell’album di debutto del gruppo (Dirty Rotten Filthy Stinking Rich, 1989), il singolo (la 17ª più grande power ballad di tutti i tempi secondo Yahoo! Music) raggiunse infatti la seconda posizione della classifica Billboard Hot 100 e il terzo posto della Mainstream Rock Songs negli Stati Uniti, venendo supportata anche da un video musicale diretto da Nick Morris a lungo trasmesso dall’emittente MTV. In esso figura la bellissima modella scozzese Tracy Allan, con gli esterni ripresi tra la città di Kansas e New York e le parti live relative a un concerto al Sandstone Amphitheater di Kansas City.

La canzone, scritta dal compianto cantante del gruppo, Jani Lane, per la sua vecchia band Plain Jane (e poi riadattata per i Warrant con migliorie varie ad opera dei restanti componenti), è tutt’oggi riconosciuta come una delle tracce preferite dai fans del gruppo. Piccola curiosità: avrete notato che la versione della ballad presente nell’album differisce leggermente dalla versione utilizzata nel singolo e nel video musicale. E’ proprio così! Questo perchè la label del gruppo, la Colombia, chiese alla band di dare un tocco più radiofonico al pezzo nella versione commerciale, proprio per favorire la promozione del pezzo su ogni canale disponibile.
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COMPULSORY HERO – 1927: best of power ballads

COMPULSORY HERO – 1927
di Garry Frost

1989

IL TESTO e LA TRADUZIONE

Remember the times when we were kids / Ricordo quando eravamo bambini
Playing war games in your yard / Giocando alla guerra nel tuo cortile
Everybody had to be a hero and get one in the heart / Ognuno doveva essere un eroe e averne uno nel cuore
Night would fall and we’d call a truce and all go home / Sarebbe scesa la notte e avremmo proposto una resa e saremmo tornati tutti a casa

Years went by we were average guys / Passarono gli anni ed eravamo ragazzi come gli altri
Playing life by rule of thumb till a man came on the TV / Vivevamo la vita secondo le regole generali finchè non arrivò un uomo alla TV
Talking ‘bout war like he wanted one / A parlare della guerra come se ne volesse una
He said “Everybody line up backs to the wall / Disse “Allineatevi tutti spalle al muro
Till your numbers called” / Finchè non verrà chiamato il vostro numero”

You’ve gotta go and be a hero / Devi partire ed essere un eroe
I’ve got a new game for all you boys / Ho un nuovo gioco per tutti voi ragazzi
It’s war without a choice / E’ la guerra senza scelta
Compulsory hero, just try and make it home / Eroe d’obbligo, cerca solo di tornare a casa

Grandpa heard the call to all / Il nonno sentì la chiamata generale
For the war to end all wars / Per la guerra che fosse la fine di tutte le guerre
And your dad went off to do his bit / E tuo padre si presentò per fare la sua parte
When he had to go on more / Quando dovette partire per un’altra
You’ve really got no say in it / Tu non hai proprio avuto scelta
You’ve gotta fight that’s the law / Devi combattere, questa è la legge

You’ve gotta go and be a hero / Devi partire ed essere un eroe
They made a law that you had to go fight / Hanno fatto una legge che ti obbliga ad andare a combattere
One more crazy war / Un’altra folle guerra
Compulsory hero, just try and make it home / Eroe d’obbligo, cerca solo di tornare a casa

So all that had to be heroes / Quindi tutti quelli che dovevano essere eroi
Went off to do their chores / Si presentarono per fare il loro compito
None of them really wouldn’t of known / Nessuno di loro poteva realmente sapere
How far a bloody war goes / Quanto a lungo può durare una guerra sanguinaria
They’re dying to make it home / Stanno morendo per tornare a casa

Then I think back on all those times / Allora ripenso a tutti quei momenti
Playing war games in your yard / In cui si giocava alla guerra nel tuo cortile
Everybody had to be a hero / Tutti dovevano essere un eroe
Back then that wasn’t hard / Al tempo non era difficile esserlo
Night would fall on the battle zone / Sarebbe scesa la notte sul campo di battaglia
And we could all go home / E tutti saremmo potuti tornare a casa

You had to go and be a hero / Dovevi partire ed essere un eroe
They made a law that you had to go and fight / Fecero una legge che ti obbligava ad andare e combattere
Compulsory hero, just try and make it home / Eroe d’obbligo, cerca solo di tornare a casa
Just try and make it home / Cerca solo di tornare a casa
But who’s gonna make it home? / Ma chi riuscirà a ritornare?

 

Una delle più belle canzoni contro la guerra che la storia della musica pop rock conosca porta il titolo di Compulsory Hero e la firma di una band di ampio successo del continente Australiano: i 1927.
Fondati nel 1986 nella formazione composta da James Barton alla batteria, Bill Frost al basso, su fratello Garry Frost alla chitarra e alle tastiere, ed Eric Weideman alla voce, alle chitarre e alle tastiere, gli australiani pubblicarono un disco d’esordio, …ish (1988), capace di volare in cima alle classifiche Nazionali grazie a singoli di strabiliante successo come le tracce soft e romantiche “That’s When I Think of You” e “If I Could“, la canzone rock melodica “You’ll Never Know“, e non solo.

Fu infatti proprio con il quarto singolo Compulsory Hero (uscito nel 1989, #14 nelle classifiche nazionali e vincitore del premio ‘miglior video musicale australiano per l’anno 1990’ agli ARIA Music Awards) che il gruppo toccò il suo apice creativo, dando vita a una power ballad di grande spessore non solo compositivo, ma anche lirico.
Il pezzo, composto dal chitarrista e tastierista Garry Frost, nasce da un delicato arrangiamento di pianoforte, e su di esso si sorregge disegnando melodie nostalgiche di grande effetto emotivo sul fan all’ascolto. Emerge qui la grande capacità interpretativa di Eric Weideman alla voce, che si cimenta in una splendida e variopinta interpretazione al testo, mentre le chitarre si limitano all’accompagnamento fino all’assolo conclusivo, denso di energie e perfetta valvola di sfogo per il finale ispirato del singolo. Infine, decisamente ottima la produzione, curata e capace di esaltare l’insieme valorizzando il bel groove dato dal basso di Bill Frost e dalle pelli di James Barton.

Però, come anticipato nelle righe precedenti, le ragioni del successo di questo brano non sono da ricercarsi soltanto nel bel video musicale e nell’ottimo ritornello corale che ne fa da fulcro. No, perchè a sancire la definitiva fama del singolo è senza ombra di dubbio il deciso posizionamento antibellico del gruppo, che porta alla nascita di alcune delle più belle liriche contro la guerra che si possano ascoltare in questo genere musicale.
Sostanzialmente, vengono qui raccontati i pensieri di un soldato partito per un conflitto bellico insieme agli amici di infanzia, perchè vittima della chiamata alle armi obbligatoria voluta dai governanti del suo Paese. Le immagini di giovinezza si scontrano e incontrano così con le violenze del conflitto, creando quell’altrenanza tra chiaroscuri che rende magica la suddetta prova strumentale del gruppo.

Ricordo quando eravamo bambini e giocavamo alla guerra nel tuo cortile è la frase che apre il testo e che il protagonista pronuncia, con sottile nostalgia, immaginando di rivolgersi (forse in una lettera) al suo amico di infanzia. L’uomo ricorda quando i due giocavano da piccoli a vestire i panni dei militari, a fare i soldati. Ognuno doveva essere un eroe quando le fantasie dei bimbi disegnavano azioni temerarie, rischi impossibili per salvare i compagni, vittorie degne di una pellicola cinematografica. Tutto era finto e divertente, c’era un lieto fine e non ci si faceva mai del male. Si andava avanti a sparare quei proiettili immaginari, quelle bombe senza esplosivo, fino a sera. Al calare del sole veniva proposta una resa e saremmo tornati tutti a casa. Sporchi, sudati, stanchi, ma felici.

La giovinezza andò avanti normalmente, come quella degli altri ragazzi, vivendo la vita secondo le regole, nella serenità e nella tranquillità. E così fu finchè non arrivò un uomo alla TV a parlare della guerra come se ne volesse una. Ben presto le fantasie di questo governante divennero realtà, e il conflitto ebbe veramente inizio. “Allineatevi tutti spalle al muro finchè non verrà chiamato il vostro numero”. In un attimo i giovani si trovarono costretti alle armi e dovettero realmente partire per il fronte per diventare gli eroi della loro della loro Nazione. Lasciarono le loro case, le loro famiglie, le loro vite, i loro amori e i loro giochi spensierati per diventare improvvisamente adulti. Per diventare dei militari in guerra.
Ho un nuovo gioco per tutti voi ragazzi, è la guerra senza scelta. Non gli fu data alcuna possibilità di rifiuto. Divennero eroi d’obbligo. La loro unica missione: cercare di tornare a casa.

Tutti gli uomini della tua famiglia, ricorda la voce del testo rivolgendosi ancora all’amico, partirono per il fronte. Il nonno sentì la chiamata generale per la guerra che fosse la fine di tutte le guerre, e partì, coraggioso e fiero, credendo che fosse davvero l’ultima e quella giusta da combattere. Tuo padre si presentò a sua volta per fare la sua parte quando dovette partire per un’altra, volendo portare avanti l’eredità del genitore forse, o per servire semplicemente il Paese che amava. Tu invece non hai proprio avuto scelta. Devi combattere, perchè questa è la legge. Devi partire per il fronte ed essere un eroe, devi andare a combattere un’altra folle guerra. Eroe d’obbligo, cerca solo di tornare a casa.

E fu così che allora tutti quelli che dovevano essere eroi si presentarono il giorno della chiamata per fare il loro compito. Nessuno di loro poteva realmente sapere quanto a lungo potesse durare una guerra sanguinaria. Quella che doveva essere una battglia di pochi mesi, si tramutò infatti in un conflitto lungo anni. E adesso quei giovani stanno morendo per tornare a casa. In loro non c’è più nessun interesse nella vittoria, nel gesto eroico che da giovani fantasticavano. La realtà li vede ora combattere nemici veri, contro i quali si perde la propria vita non per un ideale, ma solo nella speranza di poter tornare un giorno a casa.

Oggi, seduto qui al fronte a scrivere questa lettera, ripenso a tutti quei momenti in cui si giocava alla guerra nel tuo cortile. Tutti dovevano essere un eroe, al tempo non era difficile esserlo perchè sarebbe scesa la notte sul campo di battaglia e tutti saremmo potuti tornare a casa.
E’ questa la frase su cui muove l’intera canzone, capace di colpire al cuore come un macigno. Il bel ricordo dei giochi giovanili si scontra adesso con le sofferenze del reale, e la notte che prima calava per spegnere le fantasticherie di due bambini oggi non riporta a casa nessuno. E, anzi, adesso spaventa come non mai.
Cerca solo di tornare a casa è allora la frase che ha sussurrato all’orecchio una madre, un padre, un amico o la tua ragazza, prima della partenza. E’ un augurio, ma è anche l’incubo che ti perseguita ogni notte che affronti lontano dal tuo paese, in lotta per la tua stessa sopravvivenza. Perchè ogni giorno hai paura e ti è sempre più chiaro: chi riuscirà a ritornare?

PERCHE’ QUESTA CANZONE MERITA UN POSTO NEL NOSTRO BEST OF POWER BALLADS?

In Compulsory Hero gli orrori della guerra vengono raccontati in modo drammatico ma soffuso, sfruttando una delicata freddezza che spinge l’ascoltatore a immedesimarsi nel testo e nelle note di una canzone in continuo crescendo emotivo.

I 1927 hanno composto un lento emotivo magistrale che spicca all’interno del loro grande album di debutto. Qui si combinano infatti perfettamente le perizie tecniche dei componenti con il talento compositivo di Garry Frost. Il risultato è un singolo di grande successo, che è giusto ricordare all’interno della nostra raccolta di power ballads.

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