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20 Luglio 2017 0 Commenti Matteo Trevisini
Report a cura di Matteo Trevisini e Giorgia Massarotto
Fotografie a cura di Matteo Trevisini
Caldo per caldo… almeno sudiamo per qualcosa! In una bollente serata di metà giugno dove anche mangiare un gelato, passeggiando lentamente, procura aloni di sudore sui vestiti, non c’è niente di meglio che giustificare quelle poco estetiche chiazze sulla maglietta con del sano e ruggente rock ‘n roll! …e gli australiani Airbourne sono la band giusta per incrementare il liquido ipotonico che fuoriesce dal nostro corpo.
Unica data italiana di questo tour europeo, la band dei fratellini O’Keefe non ha bisogno di presentazioni: c’è chi li ama alla follia per aver portato avanti il sacro fuoco del rock’n roll senza compromessi e contaminazioni e c’è chi invece polemizza sul fatto che siano solamente una band clone dei loro connazionali più famosi (…serve dire chi siano?).
La storica Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro accoglie calorosamente la band nonostante gli spalti mostrino molti buchi (…evidentemente i classici turisti tedeschi della cittadina balneare friulana hanno recepito fino ad un certo punto…).
Poco importa… perchè chi ha deciso di esserci dimostra di avere tanta energia e voglia di divertirsi già durante il set della band di supporto, i pordenonesi Fake Idols, che si ritrovano sorprendentemente sepolti dalla partecipazione e dagli applausi dei fans a dimostrazione del loro reale valore, non solamente su disco, ma anche e soprattutto in sede live. A distanza di due anni dal debutto, i friulani sono appena tornati in pista con un disco nuovo di zecca come “Witness” e gli si legge negli occhi la voglia di dimostrare a tutti di essere una band di caratura internazionale.
Il bravissimo singer Claudio Coassin ha gli occhi della tigre come i suoi compagni ed inondano letteralmente il pubblico con il loro hard rock moderno impastato in modo egregio a riff di groove metal possenti come monoliti.
Fate un favore a voi stessi e andate almeno ad ascoltare brani d’impatto come “Out Of Gear” e la splendida “I Am A Fake”… ulteriore dimostrazione che qui in Italia ci sono delle piccole grandi band che all’estero ci farebbero fare un figurone… ed il pubblico di Lignano – grazie a Dio – se ne è accorto!
Ma è già tempo per gli headliner di salire on stage …Il boato che accoglie “Ready To Rock” è impressionante (…soprattutto se ci si trova tra l’incudine ed il martello del pit fotografi, tra i decibel della band e l’entusiasmo dei fans!).
Protagonista assoluto, al centro del palco Joel O’Keefe, a torso nudo che schiuma energia da ogni poro, saltando e correndo con la chitarra a tracolla. “Too Much, Too Young, Too Fast” è già un cavallo di battaglia che cede il passo alla nuova e coinvolgente “Rivalry” (…ad essere sinceri una delle poche dell’ultimo disco…).
“Down on You”, il classicone “Cheap Wine & Cheaper Women” e “Girls in Black”, la band australiana fila come un bolide senza il minimo intralcio: una vera macchina macina riff.
Uno degli ultimi singoli, “It’s All for Rock ‘n’ Roll”, dedicata a Lemmy, possiede un ritmo potente grazie anche ad una sezione ritmica solida e precisa dove il bassista Justin Street ed il fratello di Joel, Ryan hanno imparato alla perfezione la lezione dei padri putativi, lasciando cosi ampio spazio al leader di scorrazzare in libertà coprendogli le spalle in modo egregio… della partita anche Harri Harrison, il chitarrista ritmico appena arrivato a sostituire David Roads che ha lasciato la band pochi mesi fa.
“Breakin’ Outta Hell”, “No Way but the Hard Way” ed un altro piccolo inno come “Stand Up for Rock ‘n’ Roll”: salti, acrobazie, smorfie e passeggiate tra il pubblico sulle spalle di un roadie (…chi lo faceva anche ???), lanci di birra al pubblico e tutti i trucchetti che rendono uno show rock’n roll accattivante.
Joel si diverte come un matto a girare la manovella di una vecchia sirena antiaerea, posizionata strategicamente in mezzo al palco, prima di aprire le danze dei bis con “Live It Up”: la sirena ha fatto il suo dovere visto che fa saltare tutto l’impianto d’allarme dell’arena che continuerà a suonare in modo indecoroso fino alla fine dello show con un paio di addetti alla sicurezza che danno l’idea di non sapere che pesci pigliare… insomma una cascata di decibel che proviene dal palco con il gran finale di “Runnin’ Wild” e altre tonnellate di decibel che provengono dalle scalinate di fronte mettono a durissima prova i timpani dei fans… alla faccia dei padri putativi nominati prima che cantavano “Rock’n Roll ain’t Noise Pollution” !!!
Nonostante tutto, il pubblico sorride felice quando le luci si accendono… c’è poco da fare, questi sono i concerti che divertono e divertiranno sempre! I detrattori della band “aussie” avranno sempre una critica riservata a loro ma finchè il livello dei loro show sarà questo gli Airbourne avranno un futuro radioso nel rock’n roll del nuovo millennio.
P.S. Consiglio vivamente tra qualche anno a Joel O’Keefe una tac di controllo al cervello vista la sua spettacolare quanto traumatica abitudine di aprire le lattine di birra sbattendosele sul cranio: ormai un suo trademark che può, a lungo andare, provocare seri problemi, non solo ai fans completamente lavati dal prezioso liquido dorato.
FAKE IDOLS
AIRBOURNE
10 Giugno 2017 11 Commenti Denis Abello
Quarta edizione… e se già le premesse erano di un’edizione che puntava in alto possiamo ora dire con certezza che tra sorprese, scoperte e qualche piccola delusione il carrozzone del Frontiers Rock Festival ha portato a casa forse una delle sue migliori edizioni.
Bands e organizzazione a parte, e come se ce ne fosse ancora bisogno, il Frontiers si conferma anche come il punto d’incontro centrale e più importante dell’anno tra tutti gli appassionati di AOR, Melodic Rock e Hard Rock italiani e come vero polo d’attrazione per molti fans stranieri, ancora una volta accorsi in massa (e aimè ancora una volta in numero quasi maggiore degli italiani) per questo evento che consolida la sua ormai rinomata fama a livello internazionale…
… ma bando ai convenevoli e partiamo per questo lungo resoconto che per noi parte la sera del 28 aprile con lo speciale show acustico che da tre anni a questa parte viene offerto dalla Frontiers come “benvenuto” ai possessori del VIP Ticket!
Live report a cura di Denis abello
Tutte le foto a cura di Monica Manghi eccetto serata acustica e Palace a cura di Denis Abello
VENERDI’ 28 APRILE – Acoustic Show
NANA ONLUS
La serata acustica inizia con un salto nel… sociale! Infatti da alcuni anni la Frontiers Music nella persona di Serafino Perugino si è impegnata nel progetto “NANA Music” legato all’associazione NANA Onlus, associazione nata in memoria di Francesca Martini, ragazzina di 14 anni mancata per una malattia incurabile.
Da qui l’idea del Presidente di Frontiers di legare l’associazione ad un progetto musicale che permette a ragazzi svantaggiati di poter seguire un corso di tre anni che gli permetterà di ricevere un diploma dalla prestigiosa Rock School of London… e l’arduo onere ed onore di aprire le danze di questa edizione spetta proprio ai primi due vincitori di questa borsa di studio… Raul Manalo, chitarrista di 17 anni, e Hellison Fabri, voce di 15 anni.
L’emozione gioca qualche colpo mancino alla comunque brava Hellison Fabri mentre Raul Manalo dimostra subito una bravura ed un talento alla chitarra che speriamo possa solo crescere con il tempo. Non poteva esserci inizio migliore e applausi alla Frontiers e all’Associazione NANA Onlus per questa iniziativa!
PALACE
Michael Palace aveva già fatto la sua presenza al Frontiers come bassista lo scorso anno con i Find Me (con il fenomenale La Blanc alla voce) e quest’anno si ripresenta con la sua band Palace. Sul palco con il chitarrista Rick Digorio il buon Michael piazza alcuni “strilli” che forse avrebbero già dovuto far intuire come sarebbe andata il giorno seguente. In realtà in acustico Palace e Digorio se la cavano portando comunque a casa un’esibizione accettabile… vedremo che in “elettrico” andrà molto… ma molto peggio…
MILJENKO MATIJEVIC (Steelheart)
Qui Signori sulla prestazione vocale non si discute… Matijevic sale sul palco con quel suo fare un po’ arrogante che ad un primo approccio lo fa subito passare per antipatico ma quando apre bocca siede tutti. Esibizione sentita, la bravura ed il talento sono innegabili, servirebbe forse solo qualche sorriso in più e un fare un po’ più terra a terra (imparare da Deen Castronovo?)… ma lo perdoniamo, anche per il chitarrista ubriaco che si porta appresso! 😀
REVOLUTION SAINTS
Primissima assoluta per i Revolution Saints con un “battesimo” acustico… Splendidi, vedere poi il nostro Alessandro Del Vecchio vicino a gente come Jack Blades, Deen Castronovo e Doug Aldrich rende innegabilmente fieri della nostra bandiera italiana. A loro agio, Artisti navigati, mettono insieme uno show emozionante e ricco di momenti che fanno battere il cuore prendendo dal repertorio dei Revolution Saints ma giocandosi anche alcune carte a sorpresa… High Enough dei Damn Yankees, così giusto per gradire…
TYKETTO (non previsti)
Volete capire l’atmosfera che si respira negli acustici del Frontiers Rock Festival? Bene… chiedete ai Tyketto che, pur non previsti in scaletta ma inebriati dalla serata, hanno chiesto la possibilità di salire sul palco per piazzere tre pezzi dal loro repertorio… risultato… Splendidi e sorpresa che il pubblico ha gradito parecchio!
JIM PETERIK (Pride of Lions, Survivor, Ides of March)
La Rockstar, dove c’è Peterik l’aria profuma di quel senso assoluto di Golden Era dell’AOR… un signore su e giù dal palco che in questa venuta più intima rispetto alla prima calata italiaca con i suoi Pride of Lions trova il tempo per infarcire il suo Magistrale show con aneddoti e racconti tratti dalla sua lunga carriera… il raccondo della telefonata con Sly (Sylvester Stallone) entrerà di diritto negli annali del Festival.
Che dire… se il Festival finisse qua ci sarebbe già di che esserne più che soddisfatti!
SABATO 29 APRILE – Day 01
PALACE
Cos’ha di positivo l’esibizione dei Palace? Che forse per la prima volta il Live è già quasi pieno al primo gruppo che apre il Festival… e cos’ha di negativo? Aspettate, avete tempo mezza giornata per leggervi la risposta? Allora, per farla breve, erano uno dei gruppi che sinceramente più attendevo avendo divorato il loro disco di esordio… in più lo scorso anno con i Find Me Michael Palace aveva dimostrato di essere un ottimo artista… e allora?
Allora qualcosa a questo giro deve essere andato storto… Michael canta molto male (leggende dicono che sui suoi “acuti” più di un pollaio nei dintorni di Trezzo abbia risposto a tono), la band è disorganizzata e poco amalgamata e il tutto sa veramente di raffazzonato… un vero peccato e speriamo che si sia solo trattata di una brutta giornata, cosa che purtroppo può capitare.
ONE DESIRE
Un po’ temevo anche per i One Desire dopo la delusione dei Palace… invece il gruppo dimostra di esserci. Paga un po’ di inesperienza e i pochi live fatti insieme, il che rende forse un po’ meno coesa la loro esibizione, ma la band funziona e dopo il primo pezzo mostra già di saper aggiustare il tiro. Andrée Linmann dimostra di avere la stessa bella voce che ci ha regalato su disco, anche se furbescamente si tiene qui un pelo più basso, ed il resto della band lo segue in bravura e cerca già da subito di diventare parte attiva dello show.
Possono solo crescere e meritano di poterlo fare calcando molti palchi. Mi sono piaciuti, una bella conferma anche live dopo l’ottima figura fatta su disco!
CRAZY LIXX
La cannonata Crazy Lixx… non deludono mai. Potremo chiuderla qui, ma il gruppo Svedese merita ben più di poche righe. I nuovi innesti alla chitarra funzionano e, oltre che su disco, donano movimento e grinta anche in sede live. I pezzi ci sono, la carica della band anche… successo assicurato! Sempre un’ottima band da vedere su di un palco!
ECLIPSE
Eroi! Amati in Italia come poche altre band di questo genere… Erik Martensson e soci mostrano i muscoli con uno spettacolo adrenalinico, esaltante e coinvolgente. Mi sono piaciuti? Si, tantissimo… e non vedo l’ora di rivederli! Questi hanno tutto, carisma, talento, una vagonata di pezzi cuciti apposta per la dimensione live (che per capirci sono quelli da pugnetto al cielo e un sacco di whooooo ho ho) e ormai a Trezzo sono più conosciuti del parroco tanto sono di casa al Frontiers Rock Festival (terza edizione per loro)! Trionfanti!
Aggiungiamo poi il duetto inaspettato tra Erik ed il nostro Michele Luppi (Whitesnake, Los Angeles, Secret Sphere…)
REVOLUTION SAINTS
Un inizio travagliato causa qualche problema al microfono di Deen e un po’ poca empatia iniziale tra i componenti della band non fermano questa splendida realtà… che in brevissimo recupera il gap tecnico e trova il giusto movimento per portare in scena, dopo la serata acustica, un’altra prestazione emozionante.
Era lecito aspettarsi tanto da questa band e così è stato, con ancora una volta un perfetto Alessando Del Vecchio che ormai a fianco di nomi “pesanti” del nostro amato genere cammina a testa alta! A mio parere le possibilità di questa band a livello live sono immense e la speranza è che possano suonare sempre più spesso in modo da trovare quell’assoluto bilanciamento sul palco tra i suoi componenti che potrebbe rendere i Revolution Saints sicuramente una delle band più spettacolari da vedere su di un palco! Setlist giocata nella prima parte sul repertorio Revolution Saints e in chiusura su cover di valore quali Love Will Set You Free (Whitesnake), Coming of Age (Damn Yankees) e Higher Place(Journey).
TYKETTO
Macchine da Live! Sanno cosa devono fare, sanno come lo devono fare, hanno i mezzi per farlo (leggasi bravura, tecnica e pezzi) e soprattutto lo sanno fare. Vincitori assoluti per chi scrive della prima giornata del Frontiers Rock Festival. Sparano tutto “Don’t Come Easy”, album storico per gli amanti del genere e fanno sobbazare i cuori su pezzi come Lay Your Body Down, Wings, Standing Alone e l’evergreen Forever Young!
Il pubblico è tutto dalla loro, Danny Vaughn è un vero e proprio animale da palco che salta da una parte all’altra e che mostra una vocalità ancora sorprendente! Vincitori Assoluti di un primo giorno che partito stentato si è risollevato con una caratura notevole!
STEELHEART
Non avrei voluto essere nei panni della band che sarebbe salita sul palco dopo l’esibizione dei Tyketto! Il compito tocca agli Steeelheart che a onor del vero portano sul palco un discreto show che però non raggiunge assolutamente le vette toccate dai Tyketto.
Sarà lo stile rabbioso e metallico molto anni ’90 con cui suonano i pezzi (anche quelli dell’era più “hair”), sarà l’apparenza arrogante che si porta dietro Matijevic ma la band non riesce a conquistare e a portare dalla sua l’interezza del pubblico in sala… e non basta neanche il comunque apprezzabile tentativo di movimentare il tutto da parte di Matijevic salendo a cantare sul bancone del bar del Live Club! Si parte carichi con due pezzi degli Steel Dragon tratti dal film Rockstar, si continua su una scaletta altalenante ma comunque apprezzabile e si arriva a sentire il calore del pubblico solo sulle note di We All Die Young durante l’encore…
… menzione a parte per il tarantola Bassista che continuerà a saltellare esagitato anche nella consueta festa in hotel del dopo festival!
DOMENICA 30 APRILE – Day 02
CRUZH
Ammettiamolo… ci andava poco a iniziare meglio del primo giorno. I Cruzh per fortuna danno lo start al day 2 con carattere e convinzione con un “sostituto” alla voce come Philip Lindstrand (anche lui visto lo scorso anno in veste di chitarrista dei Find Me) che ben si adatta alla band!
I pezzi dell’album di debutto vengono rivitalizzati da un approccio più energico che su disco, tutto a favore di uno spettacolo sicuramente più galvanizzante e coinvolgente! I Cruzh ne escono quindi bene e danno il via nel modo giusto a qquesto intenso secondo giorno.
LIONVILLE
Devo dirlo… non sapevo cosa aspettarmi… ho amato i Lionville su disco e questo non si può negare… ma dal vivo? Per di più con una band stravolta rispetto ai primi due album (nel terzo restano solo il mastermind Stefano Lionetti e la splendida voce di Lars Safsund) che vede tra le sue fila gente che finora non aveva mai praticamente messo “note” nel melodic rock e AOR.
Invece mi sono trovato a vedere ed ascoltare una delle migliori esibizioni del festival con un Lars grandioso alla voce e sul piano scenico, uno Stefano Lionetti che battuta la sua timidezza ha saputo tenere le redini dei Lioville e dulcis in fundo una band veramente di quelle di Talento con una sezione ritmica (Giulio Dagnino al basso e Martino Malacrida alla batteria) precisa, pulita e sicura come il genere proposto dai Lionville richiede per chiudere con un chitarrista dal tocco fine come Michele Cusato.
La sorpresa del Festival! TOP!
ADRENALINE RUSH
Visti al primo Frontiers e rimandati a data da destinarsi causa “acerbità acuta”. Bene, la data da destinarsi è finalmente giunta e gli Adrenaline Rush, con un nuovo album in saccoccia, tornano alla ribalta per la loro seconda venuta in territorio Italiano.
E’ indubbio che la bella Tåve Wanning sappia attirare l’attenzione del pubblico maschile e finalmente sul palco si mostra nettamente meno costruita nelle movenze a tutto vantaggio dello spettacolo generale. La band non è male anche se manca ancora un po’ di coesione tra i singoli elementi. Per il resto però il punto che fa crollare un po’ tutto il castello rimane la voce proprio della front-woman Tåve che non riesce a reggere il palco con nuovamente una prestazione non a livello di quanto finora visto sul palco dei FRF (Palace a parte… 🙂 ). Ancora di più sui nuovi pezzi dal tratto più ruvido e roccioso rispetto ai brani del debutto la voce mostra tutti i suoi limiti.
Peccato, ancora una volta rimandati in attesa di capire se questa band abbia i numeri per sollevarsi e farsi notare oltre la bellezza di Tave.
KEE MARCELLO
Parlando di voci non proprio da Top Act arriva sul palco lo “(Ex) Europe Chitarrista” Kee Marcello che, sarà anche il fatto di esserci appena devastati le orecchie con la voce di Tave, ma risulta meno peggio di quello che ci si poteva aspettare… ed anzi, in sede live riesce a portare a casa una discreta prova vocale che unita al suo stile unico ed inimitabile alla chitarra gli fa giustamente tributare una cascata di applausi, soprattutto nel momento “Europe” dell’esibizione quando passano in sequenza Girl From Lebanon, Superstitious e The Final Countdown.
A parte questo momento va però detto che anche i brani proposti dal recente Scaling Up ben si adattano al palco, e anche se non hanno l’impatto emotivo dei brani citati sopra, riescono comunque a tenere ben salda l’attenzione del pubblico verso la prova di Kee.
Piccola nota di colore: tra il pubblico della serata si aggira un certo Tommy Heart (Fair Warning, Soul Doctor), che si scoprirà in seguito essere qui proprio in virtù di una sua prossima collaborazione con Kee Marcello.
UNRULY CHILD
Uno dei momenti per il sottoscritto più attesi del Festival sta per arrivare… gli Unruly Child prendono posto sul palco. Una larga parte del pubblico è li per loro e si vede, dal parterre si sente il calore che viene riservato ad una quasi intimorita Marcie Free.
Forte anche di questo abbraccio familiare che avvolge il palco l’esibizione degli Unruly Child va in un continuo crescendo. L’occasione poi di ascoltare per intero il primo album è di quelle ghiotte ed il pubblico apprezza la scaletta e man mano che si procede l’elegante Marcie prende sempre più confidenza e le si perdona anche qualche imperfezione ed il notevole cambio della sua voce dai tempi in cui fu Mark Free… ma va detto che resta comunque una voce splendida!
Perdoniamo infine il tablet da cui legge i testi e lo sgabello per riposare… diciamocelo, in fondo alla zia Marcie si perdona praticamente tutto, anche grazie ad una band alle spalle che suona con una bravura ed un talento veramente destinato a poche altre realtà del panorama AOR / Melodic Rock.
L.A. GUNS
… e se abbiamo appena salutato la zia del Festival ecco che arrivano allora i cuginetti teppisti! Gli L.A. Guns salgono sul palco coltello tra i denti ed una carica pazzesca, la band che ha fatto al storia dello street/sleaze rock, finalmente con la formazione unificata che vede i due fondatori storici Phil Lewis e Tracii Guns nuovamente insieme.
La band è nettamente in serata ed in palla, e regala una prestazione magistrale che corre a rotta di collo su pezzi come Electric Gipsy, Over the Edge (con un gran assolo di Tracii), Don’t Look at Me That Way e una Malaria giustamente esaltata dal pubblico.
Per ultime vengono regalate al pubblico la splendida Ballad of Jayne e la schiacciasassi Rip and Tear. Prestazione mostruosa di una band in netto stato di Grazia!
T.N.T.
Adruo compito quello di chiudere un Festival veramente degno di nota e ancora più quello di mantenere vivo l’interesse dopo una prestazione monumentale come quella degli L.A. Guns… ma se ti chiami T.N.T. e ti presenti con alla voce un certo Tony Harnell e per di più festeggi i trent’anni di un album come Tell No Tales sicuramente la cosa non ti fa paura.
Stride un po’ l’immagine “occhiali da sole divo di Hollywood” di Harnell versus la tutina bianca (manco fosse uno degli Angel) di Le Tekro, ma a parte questo la band sicuramente c’è. Poter contare sui pezzi di Tell No Tales è sicuramente un vantaggio non da poco, ma anche il resto della scaletta che ripesca brani di altri album come Intuition, Forever Shine On, la perla Northern Lights cantata con trasporto da Harnell, Listen to Your Heart, 10000 Lovers (In One) ed Everyone’s a Star.
La band dimostra di saperci ancora fare con un Le Tekro sempre pulito e perfetto negli assoli e un Harnell in grado di arrivare ancora in alto… degna conclusione di questo grande Evento.
Cala il sipario su questa quarta edizione del Frontiers Rock Festival che sicuramente sarà ricordata come una delle più riuscite della sua storia!
04 Giugno 2017 12 Commenti Iacopo Mezzano
Domenica 21 maggio 2017 dove diamine eravate tutti?!
Una cinquantina di spettatori per gli Hardline live nella loro prima data europea dell’Human Nature Tour 2017/18 sono davvero troppo pochi. In Spagna, Portogallo, Inghilterra, stanno facendo sold out a ripetizione, da noi faticano ad arrivare a cento spettatori. Pazzesco. E quindi ora, mi raccomando, non lamentatevi MAI PIU’ se in Italia non passa mai qualcosa di figo da vedere dal vivo eh. La persistente stagnazione della scena – salvo qualche eccezione annuale che ben conosciamo – la vuole anche chi non alza MAI il sedere dalle proprie sedie. Specie per gli eventi medio-minori poi, proprio quelli in cui si misura la reale esistenza di una vera scena musicale!
Scusate l’incipit un po’ accesso, ma in cuor mio sono ancora oggi decisamente arrabbiato. Non si può rispondere così freddamente a certi eventi, tanto più se supportati da due dei migliori gruppi melodic rock della nostra scena nazionale, ovvero gli Hungryheart e i Mr.Riot. Impariamo un po’ a dimostrare che esistiamo anche al di là di ste maledette tastiere. Se no tutto quello per cui ci sbattiamo, beh, diventa in un sol colpo ogni qual volta vano.
09 Maggio 2017 1 Commento Denis Abello
Il report fotografico del Live di Steve Stevens al Druso di Ranica (BG) del 15/04/17
Tutte le foto a cura di Monica Manghi
07 Maggio 2017 5 Commenti Iacopo Mezzano
Ci sono concerti che devono essere recensiti e commentati con particolare riguardo alla prova tecnica dei musicisiti on stage, alla loro bravura esecutiva, alla loro resa sonora piuttosto che visiva. Altri, come quello dei finlandesi Reckless Love al Legend Club di Milano, invece devono essere valutati per quello che sono, ovvero serate di festa da passare con gli amici sotto un palco a cantare canzoni in stile party / pop metal e quindi ricche di ritornelli, basi tamarre, e tanta tanta energia e divertimento di fondo.
Credo che perciò sia inutile sottolineare in senso spiccatamente negativo quello che già tutti sappiamo. I Reckless Love suonano per il 50% dal vivo, e per il restante 50% sovrastati da basi campionate (anche e soprattutto vocali), che permettono al carismatico frontman H. Olliver Twisted di esibirsi tranquillamente coperto da una marea tale di cori e controcori che.. via, gli acuti li può sempre fare anche tutti in playback, evitando così ogni sorta di fatica, errore o stonatura!
La data del 5 maggio 2017 a Milano, la prima di tre nella nostra Penisola, non ha perciò presentato un copione differente da quello che ci aspettavamo, tanto che persino i brillanti giochi di luce sul palco parevano costruiti ad arte per nascondere i possibili errori nella mimica del semi-playback del cantante.
Tralasciando questo fatto – e non prendendosela neppure troppo per la sola ora e un quarto scarsa di show (due o tre brani in più ci potevano stare, no?) – il concerto è stato all’insegna del più puro divertimento, con i quattro ragazzotti finnici capaci di tirare fuori dal cilindro un bel sound e una setlist davvero divertente e compatta, che pescava con intelligenza tra i loro maggiori successi, affiancandoli alle nuove (e più pop) canzoni, differenti ma comunque generalmente ben accolte dalle circa duecento anime del pubblico.
Saliti on stage tra le note di The Boys Are Back In Town dei Thin Lizzy, i Reckless Love scelgono Animal Attraction come traccia di apertura, lasciandola seguire da una So Happy I Could Die cantata e ballata da tutta la platea. Poi, in rapida sequenza, ecco le nuove We Are the Weekend e Monster, prima dell’eccellente prova dal vivo di una Beautiful Bomb che scalda definitivamente gli animi della gente, e di una Badass dal grande tiro. E’ poi momento di paroloni, e Edge of Our Dreams viene allora dedicata ai fans che – sono le parole del cantante – comprando cd, magliette e biglietti dei concerti mantegono anno dopo anno vivo il sogno di successo del gruppo, mentre Scandinavian Girls ha per obiettivo le ragazze italiane, che Olli definisce bellissime ed escluse dal testo solo per ragioni di metrica (bella questa..).
Il concerto riparte (in realtà con un’altro passo) al suono di una Born to Break Your Heart cantata a squarciagola da band, pubblico e credo persino da qualche passante nel marciapiede fuori il locale, per quanto è stata eseguita d’energia e volume. Poi l’inno Back To Paradise è l’intermezzo tra Pretty Boy Swagger e On The Radio, le canzoni che con Night On Fire mostrano il lato più ottantiano e patinato del gruppo. Infine, senza la solita farsa del bis richiesto dal pubblico, i Reckless Love salutano Milano con Dying To Live e la definitiva esplosione di grinta ed energia di Hot, che scalda definitvamente gli animi dei presenti fino alla standing ovation finale alla band, fatta sulle note dell’outro East Bound and Down (di Jerry Reed). Per una serata, in definitiva, piacevole e divertente, in pefetto stile party anni ’80s.
18 Febbraio 2017 0 Commenti Denis Abello
Il foto report della serata di Eric Martin + Michele Luppi, entrambi in acustico, di giovedì 9 febbraio 2017 al Blue Rose Club di Bresso (MI)
Report fotografico a cura di Monica Manghi
continua
08 Febbraio 2017 10 Commenti Iacopo Mezzano
Non chiedetemi quale strana malattia mentale mi spinga a presentarmi ai cancelli – sempre e comunque – ore e ore prima dell’inizio di ogni concerto a cui partecipo.
Non lo so, sarà che l’attesa è essa stessa il piacere, come disse Gotthold Ephraim Lessing (ma ora lo recita anche una nota pubblicità televisiva), o sarà una qualche sorta di masochismo che si impossessa di me ogni volta che ho un biglietto in mano, fatto sta che anche in questa occasione mi metto in coda al freddo davanti al locale Fabrique di Milano alle ore 15 in punto. Esattamente sei ore prima che gli statunitensi The Pretty Reckless inizino anche solo lontanamente a pensare di mettere piede sul palco della venue milanese.
La cosa buffa è che non è che sono né primo, né uno dei primi, a mettermi in fila. No, perchè là fuori trovo già almeno una cinquantina di adolescenti – e per adolescenti intendo soprattutto ragazze dai 15 ai 18 anni, o poco più, accompagnate dai loro fidanzatini o dai loro genitori, e tutte truccate come la loro beniamina Taylor Momsen (la giovane leader del gruppo in questione, per chi non lo sapesse) – che fremono di eccitazione in coda lungo le transenne poste davanti all’ingresso. Roba che, per un gruppo hard rock, non vedevo davvero da diverso tempo.
Anzi, che forse non avevo visto mai.
continua
25 Gennaio 2017 0 Commenti Denis Abello
Il foto report della serata dei Danger Zone di sabato 21 gennaio 2017 all’Alchemica Club di Bologna.
Report fotografico a cura di Monica Manghi
continua
19 Ottobre 2016 0 Commenti Matteo Trevisini
…si srotola il tappeto rosso… ladies and gentlemen… benvenuti alla premiere europea del Greatest Hits Tour 2016 del serpente bianco di Mr. David Coverdale: data numero uno nella capitale slovena.
20 Settembre 2016 3 Commenti Iacopo Mezzano
Per la terza volta nell’arco di soli quattro anni gli statunitensi Y&T si esibiscono in Italia sfruttando l’incantevole location del Lago di Como. Dopo due concerti a Bellagio nel 2012 e nel 2013, Dave Meniketti e soci mettono così piede sulle sponde del Lario come headliners del Lezzeno Rock, evento organizzato nel comune omonimo di Lezzeno e alla sua prima edizione in data 16 settembre 2016.
continua