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Bella disanima su una scena, quella Italiana, che è tutt’altro che ferma e morta. Direi anzi che dal 2010 in avanti, con band e progetti quali Shining Line, Edge of Forever, Wheels of Fire, Soul Seller, Hungryheart, Charming Grace, Room Experience, Alchemy, Lionville, Laneslide e Perfect View si è visto un crescere continuo della qualità della nostra scena e le uscite del 2025 con Nightblaze, Steve Emm, Night Pleasure Hotel e ci aggiungerei anche lo splendido weastcost a firma Mike Della Bella Project confermano il trend sempre più positivo.
Quello che manca è però una fan base ed un’esposizione mediatica che possano supportare il Talento che i nostri stanno mettendo in campo, anche se sempre più spesso questo viene anche riconosciuto fuori dai confini Italiani (vedi il caso dei Nightblaze su Rock Report)… purtroppo però resto poco fiducioso che in futuro si possano aprire orizzonti più ampi per la nostra scena, ma in generale per tutta la scena Melodic Rock, Hard Rock e AOR.
Tutto giusto, purtroppo c’è veramente poca speranza dal punto di vista dell’esposizione mediatica generale, ricordiamo che laggente vuole Tony Effe e tutte le altre porcherie che vanno a Sanremo, non i Lionville.
Certo, se avessimo avuto Steve Emm e compagnia nel 1985…
Si, ma qui si parla di successo a livello di ‘scena’ e in questo ambito potremmo fare di più e meglio, per il successo ‘assoluto’ e ovvio che il nostro genere non sarà mai più mainstream…
Scena “meravigliosa”, a parer mio, proprio no.
Poi magari possiamo metterci d’accordo sul concetto di “meraviglioso” e guardare la cosa sotto altra prospettiva: perché se ci concentriamo sulla tanta forza di volontà di alcuni aspiranti artisti della scena italica, posso anche essere d’accordo sul fatto che possa esserci dall’ottimismo per il futuro di questa musica…ma se ci soffermiamo sul puro aspetto musicale, per me le cose sono ferme sullo stesso punto da anni.
Tra i nomi citati da Denis, faccio fatica a trovarne uno che mi dia una sensazione di “professionismo”: forse solo i Lionville meritano di essere inseriti nel novero della scena professionistica.
Tutti gli altri sono amatori che fanno dischi amatoriali per nostalgici che li valutano sulla base del loro approccio nostalgico.
Niente di più.
Per me il professionista scrive pezzi memorabili, con produzioni memorabili e con tour promozionali degni di tal nome…
L’amatore non fa nulla di tutto questo.
Gli Heat sono dei professionisti…i Treat…
Capite che partendo da questi presupposti, a parer mio la scena italiana è pressoché irrilevante da anni.
se tutti fanno codesto discorso, vai tranquillo che non cambierà mai nulla 🙂 , per arrivare al professionismo ci vogliono risorse che in questo paese ben raramente vengono dirottate sulla scena nostrana, mentre in svezia probabilmente si, e cmq a livello di idee e di tecnica, ma anche di feeling ultimamente penso proprio che potremmo insegnare qualcosa ai numerosi copia e incolla che vengono dall’estero. Io non valuto i dischi da amatore nostalgico, sia perché non sono nostalgico e nemmeno mi ritengo amatore, giudico con quarant’anni di ascolti e qualcosa in vita mia ho sentito e se mi dici che la produzione dei Barock Project è peggio di qualche svedesata io avrei qualche dubbio, se mi dici che ultimo disco dei Treat suona meglio di quello di Steve Emm avrei ben da ridire anche li…
Ma chi vuoi che investa in musica che non vende e non fa numeri rilevanti, Samuele?
Poi possiamo interpretare i numeri come vogliamo, ma le Major devono vendere e devono vendere bene…
Gli Heat hanno grandi mezzi perché se li sono meritati e perché fanno grandi numeri…
Che il nuovo album dei Treat suoni male, è un discorso che posso condividere ma implicherebbe un’osservazione ad ampio raggio su tutti i dischi attuali, prodotti con MacBook e Focusrite…
Guarda, mi sa che stiamo facendo polemica su due cose diverse, io nell’articolo mi riferisco alla scena italiana del melodic rock, ben considerando le dimensioni economiche attuali, non è che mi son fumato un peyote e ho sognato i Nightblaze live at Wembley :-). Sappiamo benissimo quali siano le dimensioni di fatturato attuali rispetto a quelle degli anni d’oro e gli heat probabilmente venderanno in una carriera quello che gli Whitesnake nel 1987 hanno venduto in un mese, e non è quello il punto. Sarò dunque brutale, ma io voglio dire, invece di spendere ciò che è stato speso per i Big Deal (che sembra Cristina D’avena che rifà i Royal Hunt) la stessa cifra non potrebbe essere investita in un valido gruppo italiano? E’ ovvio che non torneremo mai alle dimensioni economiche degli anni ottanta, ma nel suo piccolo io trovo che la scena italiana sia, mai come oggi, all’altezza di ciò che ci circonda e mi dispiace che vengano buttati soldi in cose ben più misere artisticamente.
Questo è un altro discorso però…
Potremmo criticare per l’ennesima volta Frontiers che preferisce investire soldi in progetti come The Big Deal, anziché puntare tutto sull’Italia…ma anche qui mi toccherebbe comunque in parte difendere Frontiers, che opera su doppio binario: non ha mai abbandonato la strada del progetto “one time wonder”, così come è indubbio che abbia nel suo roster tanti nomi italiani…
Se poi in concreto Frontiers preferisca investire all’estero, questa è una decisione che posso in parte capire e giustificare: Frontiers sa benissimo che i nomi italiani non hanno tutto questo grande appeal sulla scena internazionale, perché è sulla scena internazionale che si fanno le considerazioni di mercato…e quindi capisco benissimo quando si va a prendere la compagine svedese di turno e la si finanzia convinti del maggiore taglio internazionale, perché anche per me è così.
I Fans of The Dark parlano da soli.
Io credo che ci sia una partigiana sopravvalutazione di una scena che è poco più che mediocre. E credo che anche quando si fanno valutazioni di dischi nostrani, lo si faccia da sempre con poca obiettività.
Voi mi direte ovviamente di no, ma questa è una mia convinzione che non è stata smentita neanche in tempi recenti.
I Nightblaze, per tirare fuori uno dei nomi di grido, per me sono imbarazzanti ed infantili. E mi chiedo davvero come possano trovare tutti questi consensi…
Io sui gusti non discuto e se ti garbano di più i Big Deal dei Nightblaze o chi per loro, non è un problema, quello era un esempio se poi pensi che i big deal vendano più dischi dei Nightblaze o di altre band nostrane perché hanno maggior appeal internazionale…sappi che non è sempre vero e che a parità di distribuzione non ci sono differenze così significative, poi la frontiers sceglierà dove spendere i suoi soldi come meglio crede. A me la tua posizione sembra più ideologica che pratica, cmq a ciascuno le sue opinioni, l’ importante è che sia chiaro il messaggio dell’ articolo e che io personalmente non sono un difensore della scena italiana per partito preso e se qualcosa mi piace, dico il perché e se non mi piace spiego altrettanto, sia esso italiano svedese o turco.
E’ sicuramente ideologica, perchè la mia ideologia esterofila si è costruita sul dato esperenziale: dopo aver ascoltato per anni i prodotti italiani, sono giunto alla conclusione che non siamo bravi in questo particolare ambito musicale…o perlomeno non lo siamo quanto gli altri.
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La canzone non è male, orecchiabile. Sbaglio o le chitarre sono estremamente basse sul mixer?
Niente di trascendentale ma comunque un pezzo decisamente carino e orecchiabile! Dopo l’ultimo album degli Alien che personalmente non ho proprio digerito (genere fuori dai loro canoni standard con un taglio nettamente moderno che però a mio parere gli era uscito molto male) ero pronto al peggio!
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