LOGIN UTENTE

Ricordami

Registrati a MelodicRock.it

Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.

effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!

Recensione

80/100

Video

Pubblicità

Storace – Crossfire – Recensione

27 Novembre 2024 Comment Giorgio Barbieri

genere: Hard Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. Screaming Demon
02. The New Unity
03. Rock This City
04. Adrenaline
05. Love Thing Stealer
06. Let’s Get Nuts
07. Thrill And A Kiss
08. We All Need The Money
09. Hell Yeah
10. Millionaire Blues
11. Sirens
12. Only Love Can Hurt Like This

Formazione:

Marc Storace - Vocals
Dom Favez – Rhythm Guitar
Serge Christen – Lead Guitar
Patrick Aeby - Drums
Emi Meyer – Bass

Contatti:

https://en.storace.ch/
https://www.facebook.com/marcstorace
https://www.instagram.com/marcstorace/

 

Marc Storace è tornato, come ha sempre fatto quando i Krokus si sono fermati, anche stavolta che la band madre, seppur riformatasi per alcuni concerti, è finita in naftalina, lui continua a sparare hard rock’n’roll ad alto voltaggio; tutti sappiamo dell’amore dei Krokus per gli Ac/Dc, ma sappiamo anche che in diversi momenti, hanno toccato a più riprese il metal classico, l’hard melodico e l’hair metal, ecco, in “Crossfire” si ritrova tutto questo, quasi come se fosse un compendio della carriera di Fernando Von Arb e soci.

Ma la domanda è, dato che l’album arriva da un’etichetta che sta facendo uscire quasi solo gruppi nostalgici, il più delle volte interessanti quanto un programma di televendite, è proprio necessario che Marc ritorni con qualcosa che ha già proposto decine di volte in passato? Stavolta sì, perché lui sa fare questo e maledettamente bene, ci sono artisti che, non è che non possono, non devono variare la loro idea musicale, un po’ come se i già citati Ac/Dc si mettessero a fare aor o death metal, sarebbe comunque un disastro! Per cui, dato che Marc questo lo sa fare davvero in maniera egregia e dato che ha queste idee che per il momento non possono essere usate per i Krokus, perché cambiare? Quindi, già dall’opener “Screaming demon” ci da giù a colpi di rock’n’roll coinvolgente con un riff e un ritornello che si stampano in testa, prosegue con un interludio come “The new unity” che funge da apripista per il mid tempo ottantiano di “Rock this city”, subito doppiato da “Adrenaline”, che rimane su quelle coordinate, salvo avere un incedere più “strisciante”, ma il primo amore non si scorda mai e allora ecco “Love thing stealer” e “Let’s get nuts” che sono in pieno stile della band più famosa proveniente dalla terra dei canguri, chi indovina il nome vince un funko pop di Angus Young…

Sparate un nome a caso dei gruppi che invadevano il Sunset Boulevard negli anni ottanta e sicuramente ci prendete con il riferimento che esce da “Thrill and a kiss”, ariosa e muscolosa al tempo stesso, si ritorna a bomba nel rock’n’roll più puro con “We all need the money”, dal classico giro in quattro note che è sempre e comunque coinvolgente e seppur con “Hell yeah” non sembra neanche di ascoltare lo stesso gruppo, tanto è prevedibile (sì, ancora di più dei brani Ac/Dc oriented) e fin troppo ‘facile’, l’hard blues di “Millionaire blues” risolleva da subito l’adrenalina, semplice, ma efficace, tanto che il piedino mi si muove in automatico ogni volta che l’ascolto e allora voi direte, ok, ma i Krokus sono anche più muscolari e io vi rispondo, vero, difatti questa è la differenza principale tra questo progetto di Marc e la sua band più importante, però se qualcuno di voi ha nostalgia degli autori di “Headhunter” e pensa che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, può ritenersi soddisfatto di “Sirens”, un bel metallone diretto con tanto di cori potenti e atmosfere epico/apocalittiche e se il titolo della canzone precedente può aver fatto venire in mente i Savatage, senza però aver alcun contatto con il brano dei fratelli Oliva, la chiusura con “Only love can hurt like this”, sembra quasi uscita dalla mente e i tasti d’avorio di Jon, sia come atmosfere, che come trasporto nel cantato di Marc.

Di solito non mi piace citare quello che le etichette scrivono nell’info sheet, ma mi sembra giusto rimarcare il lavoro fatto da Tommy Henriksen alla produzione e al songwriting condiviso con lo stesso Marc, si sente che questo signore ha suonato con Doro e tuttora fa parte degli Hollywood Vampires e della band di Alice Cooper e quello svolto al mixing da Olle Romo, l’ingegnere del suono di un certo John “Mutt” Lange, tutto questo depone nettamente a favore degli Storace, che, ripeto, magari non fanno nulla di eccezionale, ma lo fanno davvero, ma davvero molto bene!

© 2024, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

Ultime Recensioni

Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli

0
Would love your thoughts, please comment.x