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7Th Crystal – Entity – Recensione

08 Novembre 2024 6 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Oathbreaker
2. Thirteen to One
3. 404
4. Path of the Absurd
5. Architects of Light
6. Interlude
7. Blinded by the Light
8. Siren Song
9. Versus
10. Mayflower
11. Push Comes to Shove
12. A Place Called Home
13. Song Of The Brave

Formazione:

Kristian Fyhr - Lead Vocals
Anton Roos - Drums/Percussion
Olof Gadd - Bass/Backing Vocals
Gustav Linde - Guitar/Backing Vocals
Emil Dornerus - Guitar/Backing Vocals

 

Per rispetto a chi si impegna tanto per far uscire un disco di questi tempi, prima di scrivere una recensione ascolto l’album per intero almeno 4-5 volte, di cui almeno due sull’impianto Hi-Fi, seduto in poltrona. A volte è arduo mantenere questo impegno, ma non è questo il caso: la voglia di ascoltare la nuova fatica dei 7Th Crystal a ripetizione è venuta subito, e dopo numerosi ascolti, mi sento pronto per scriverne.

“Entity” è un album che propone una rivisitazione completa del concetto di hard rock moderno. All’interno di ogni canzone, la band riesce a fondere elementi tipici dell’hard melodico scandinavo con potenti riff di origine power e heavy, oltre ad arrangiamenti che, oserei dire, sfiorano il progressivo. Ogni traccia è un patchwork riuscitissimo che mescola tutte le anime dell’hard and heavy, intrigando l’ascoltatore ad ogni passaggio e conferendo alla band un tratto distintivo unico nel genere.

In passato, avevo ascoltato alcune canzoni dei precedenti album dei 7Th Crystal e ne ero rimasto intrigato, tanto da voler recensire assolutamente questo nuovo disco. Devo dire che l’evoluzione del loro sound è davvero impressionante. Mi ripeto, pur non inventando nulla di completamente nuovo, la miscela creata è altamente coinvolgente ed il disco cresce con ogni ascolto, spingendo l’ascoltatore a coglierne ogni piccola sfumatura. Il contrasto e il contrappunto tra i vari brani sono sempre azzeccati, e la voce di Kristian Fyhr spesso raggiunge registri simili a quelli di Danny Vaughn, ma con una vena interpretativa originale, multicolore ed evocativa.

Qualche esempio random? Perché no… “404” è ossessiva e aggressiva, ma si canticchia subito con piacere nella sua sofisticata semplicità. “Architects of Light” inizia con un’introduzione funerea, crescendo nella strofa con punteggiature prog. La canzone sfocia in un cantato moderno che potrebbe sembrare un pop rock da classifica, per poi sorprendere con un ritornello iper melodico e catchy, ma epico allo stesso tempo. “Interlude” inizia con un’introduzione narrata, accompagnata da motivi sonori che non sfigurerebbero in gruppi più estremi. La canzone si sviluppa su un potente riff power ed un cantato aggressivo, per poi sorprendere con un ritornello in stile Eclipse. È incredibile come il tutto risulti estremamente funzionale e ben orchestrato, soprattutto per me che gli Eclipse non li reggo nemmeno tanto… Che faccio? Siete curiosi? Vado avanti? Ma sì, dai… “A Place Called Home” comincia così sempliciotta che sembra impossibile che poi si sviluppi in modo così arioso ed etereo, mentre la conclusiva “Song Of The Brave” è epica e sognante, e vorresti che durasse un quarto d’ora.

Questo disco entra direttamente nella mia top ten perché rappresenta un esempio di come si possa rinnovare e reinterpretare un genere ormai più che cinquantennale. Prestando attenzione ai testi, agli arrangiamenti e alla produzione, i 7Th Crystal non temono di attingere dalle varie tradizioni musicali delle numerose branche del genere, ma lo fanno con una perizia e una passione eccezionali. Ed ora via con il 58 esimo ascolto! Must Have.

 

 

© 2024, Samuele Mannini. All rights reserved.

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