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Keys – The Grand Seduction – Recensione

11 Ottobre 2024 1 Commento Denis Abello

genere: AOR - Prog Rock
anno: 2024
etichetta: Escape Music

Tracklist:

1. The Grand Seduction
2. All I Need
3. Shining Sails
4. Switchblade
5. Vortex
6. Skin And Bones
7. Turn To Dust
8. Crazy Town
9. Thought We Had Forever
10. The World Is Ours (Curse The Lies)

Formazione:

Jake E - voce, tastiere
Mark Mangold - tastiere
Emanuel Bagge - voce, tastiere
Irwan Fabrien - tastiere
Alex Landenburg - batteria

 

Cosa aspettarsi da una band AOR con venature prog che si chiama Keys? Riff graffianti di chitarra e batterie pestate? Direi proprio di no! Direi che da un progetto che si chiama Keys e che nasce dall’idea di Mark Mangold, tastierista leggendario noto per aver fondato i seminali American Tears oltre che per gli splendidi Drive She Said senza dimenticare il suo lavoro con artisti come Michael Bolton e Cher, dove si va a parare sia ben chiaro… una profusione estrema di tastiere.
Jake E, ex frontman di Amaranthe e attualmente con i Cyhra si unisce in questi Keys! Insieme i due hanno creato un album che fonde il rock classico con suoni completamente elettronici cercando di dare vita ad un’esperienza unica, particolare e nostalgica.

Mark Mangold porta il suo inconfondibile tocco sulle tastiere, trasformandole nel fulcro di ogni brano. Il suo stile utilizza arrangiamenti sofisticati e epici assoli di tastiera che rimpiazzano le tradizionali chitarre. Oltre a questo lato, Jake E offre una performance vocale che è un omaggio agli anni ’80, con la sua voce graffiante e melodica che sa emozionare e dare energia alle tracce più dinamiche​.
L’album The Grand Seduction, secondo lavoro a nome Keys, si apre con la traccia omonima, un pezzo di 9 minuti che fonde melodie epiche miste a incursioni di Hammond. A seguire canzoni come “All I Need” e “Shining Sails”, che ci riportano all’arena rock era. Tuttavia la totale dipendenza da strumenti sintetizzati, soprattutto nella sezione ritmica, penalizza il risultato sonoro finale del tutto.

Il brano “Vortex” emerge come uno dei momenti migliori, con il suo ritornello potente e l’atmosfera epica, mentre tracce come “Skin and Bones” e “Turn to Dust” si spostano sul pop elettronico e il synthwave, creando un’interessante fusione tra passato e futuro. Valida e apprezzabile anche la presenza di diverse ballads, anche se va detto che potrebbero anche portare ad un effetto finale fin troppo edulcorato, effetto già enfatizzato dalla massiccia presenza delle tastiere​.

In sintesi, The Grand Seduction è un album che si lascia ascoltare e tenta un approccio differente all’AOR. Gioca a favore l’esperienza dei musicisti coinvolti. Inutile sottolineare che questo è un album volutamente orientato a chi ama ed ha amato le tastiere tipiche degli anni ’80 e a cui non dispiace un approccio elettronico. La presenza di molti suoni sintetizzati lo porta invece ad essere evitato da chi è alla ricerca di un sound grezzo, diretto e assolutamente autentico.

© 2024, Denis Abello. All rights reserved.

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