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Recensione

73/100

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Jon Anderson And The Band Geeks – True – Recensione

21 Agosto 2024 2 Commenti Samuele Mannini

genere: Prog Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. True Messenger
2. Shine On
3. Counties And Countries
4. Build Me An Ocean
5. Still A Friend
6. Make It Right
7. Realization Part Two
8. Once Upon A Dream
9. Thank God

Formazione:

Jon Anderson - Vocals
Richie Castellano - Bass, Guitar, Keyboards, Vocals
Andy Ascolese - Drums, Percussion, Keyboards, Vocals
Andy Graziano - Guitar, Vocals
Christopher Clark - Keyboards
Robert Kipp - Hammond Organ, Vocals
Ann Marie Nacchio - Additional Vocals

 

Jon Anderson è un nome che evoca immediatamente l’immagine degli Yes e dei loro gloriosi giorni passati. La sua carriera solista, sebbene abbia preso una direzione diversa dopo molti anni di separazione dalla band, conserva ancora echi di quel passato. Le sue opere soliste, come anche il progetto Anderson, Bruford, Wakeman and Howe (QUI la recensione), mostrano una chiara predilezione per la spiritualità, un tema che Anderson esplora con delicatezza e profondità. Le atmosfere eteree e meditative che caratterizzano il suo album “True” sono un esempio lampante di come la musica possa essere un veicolo per l’espressione spirituale e personale. Questo approccio alla composizione musicale non solo riflette la crescita e l’evoluzione di Anderson come artista, ma offre anche agli ascoltatori un’esperienza che va oltre il semplice ascolto, invitandoli a un viaggio interiore alla ricerca di significato e connessione. La musica di Anderson, quindi, diventa un ponte tra il materiale e lo spirituale, tra il passato e il presente, e continua a ispirare e influenzare nuove generazioni di musicisti e fan. Con la sua capacità di fondere insieme elementi classici del progressive rock con tematiche più introspettive, Anderson dimostra che la musica può evolversi e adattarsi, rimanendo sempre rilevante e toccante.

Personalmente preferisco questo lavoro agli ultimi Yes ed anche se in alcuni frangenti la voce comincia segnare un po’ il passo, le atmosfere soavi ed evocative rendono il disco piuttosto gradevole, anche se magari, alla lunga, un’ po’ troppo monocorde. Una nota negativa invece per la copertina che, soprattutto, al cospetto di quelle degli anni che furono è semplicemente imbarazzante.

 

© 2024, Samuele Mannini. All rights reserved.

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