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Recensione

78/100

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Anims – Good ‘N’ Evil – Recensione

05 Giugno 2024 Comment Giorgio Barbieri

genere: Hard & Heavy
anno: 2024
etichetta: Sneakout Records

Tracklist:

01 – The cherubims
02 – Fear of the night
03 – Where were you
04 – Satellite
05 – Leviathan
06 – Dry bones
07 – Liars
08 – Lena
09 – Victim of time
10 - Nebuchadnezzar
11 - Good’n’evil

Formazione:

Elle Noir: Lead and backing vocals

Francesco Di Nicola: Guitars and bass guitars

Paolo Caridi: Drums

Contatti:

https://www.facebook.com/animsband/
https://www.instagram.com/anims.official/

 

 

Capitolo secondo per gli Anims, band non certo di pivelli, ma un altro progetto davvero valido per Francesco Di Nicola, ex chitarrista di Danger Zone e Crying Steel, coadiuvato dal fido Paolo Caridi alla batteria, con lui già nei Krell di Luca Bonzagni (“qui  la recensione di “Deserts“) e negli Ellefson/Soto e dalla brava Elle Noir, che già aveva cantato sul debutto del 2022; indubbiamente qui il buon Francesco è più coinvolto, sia a livello di songwriting, che a livello di produzione, affidata a lui stesso e a Chiara Mencarelli, la quale si occupa principalmente della stesura dei testi, inoltre, la registrazione di “Good’n’evil” è stata effettuata ai Pri Studios da Roberto Priori, amico di lunga data di Francesco, nonché chitarrista fondatore dei Danger Zone e suo compagno d’asce nell’ep di debutto “Victim of time” del 1984.

C’è da dire che il disco non rappresenta niente di nuovo, ma è fatto maledettamente bene e per me, che cerco sempre qualcosa di “innovativo”, anche se è una chimera oramai, va bene così ed è il primo, grande punto a favore per gli Anims, con i quali ho avuto il mio primo approccio proprio per questa recensione, non avendo, mea culpa, mai ascoltato il disco di debutto, per cui mi addentro nel loro mondo con la mente sgombra da aspettative, lasciandomi trasportare in mood hard’n’heavy, un po’ scanzonato e un po’ serio, così com’è “Good’n’evil”, che già dal titolo fa capire che l’argomento trattato è abbastanza importante, ossia, e qui riporto pedissequamente quello scritto nella release info: ‘il denominatore comune è il contrasto tra il bene e il male e l’elevazione alla vittoria del primo sul secondo. I riferimenti biblici sono frequenti e si ripresenta la riflessione su un luogo di incontro tra uomo e uomo e tra uomo e Dio’.

Detto questo, le canzoni che compongono il secondo capitolo a nome Anims scorrono davvero bene, tra riff interessanti come quello intrigante della ritmata apertura ‘The cherubims’ e tempi trascinanti, come quello del susseguente, coinvolgente hard rock di ‘Fear of the night’, ma la prima sorpresa arriva con ‘Where were you’, con quel suo sentore di anni novanta, chiarisco prima che i talebani rimasti agli anni ottanta mi aggrediscano a male parole, è un sensazione che mi arriva ascoltando la melodia trainante, non c’è nessun riferimento alternative, piuttosto una rivisitazione personale dei Crimson Glory del sottovalutato “Strange and beautiful” e si ritorna a bomba su territori hard’n’heavy con l’up tempo di ‘Satellite’, un turbine ritmato dove Elle la fa da padrona, non che prima l’ottima frontwoman non lo abbia fatto, ma qui si esprime su livelli davvero eccelsi, ‘Leviathan’ sfiora l’epic metal, anche se a mio parere un brano di tale portata avrebbe potuto durare almeno un paio di minuti in più ed invece si interrompe improvvisamente , quasi come se fosse stato tagliato, il coro polifonico di ‘Dry bones’ apre in modo soffuso un brano che poi si districa su territori hard coinvolgenti, quindi lo spirito del Dio solista si impossessa degli Anims, cosicchè ‘Liar’ sembra un’outtake da “Sacred heart”, con il suo metal tout court di stampo melodico ed epico al tempo stesso, mentre ‘Lena’ ritorna in quei territori obliqui dei primi anni novanta, dove la melodia, sia vocale che chitarristica, si arrampicava in territori simil zeppeliniani, tutt’e due queste canzoni hanno però lo stesso “problema” di ‘Leviathan’, ossia si interrompono sul più bello, lasciando una sensazione di incompiuto che credo proprio non sia voluta dalla band, quindi mi chiedo, perché? La già citata title track dell’ep d’esordio dei Danger Zone si abbatte poi su di noi a colpi di speed metal, con una carica rinnovata e assolutamente non sminuita dalla riregistrazione , chiudono ‘Nebuchadnezzar’ con il suo riffone hard trainante e la title track, che a dispetto della sua apertura con tanto di arpeggione oscuro, si evolve in un metal orecchiabile e anche in questo caso il brano  avrebbe potuto essere un filino più allungato.

Se non consideriamo quei piccoli intoppi riguardanti la brevità di alcune canzoni, il secondo album degli Anims è consigliatissimo per tutti quelli che amano l’hard’n’heavy non pedissequamente omaggiante, o perlomeno non solo, gli anni ottanta, anzi azzardo dicendo che “Good’n’evil” è un album piacevolmente trasversale che potrebbe mettere d’accordo due mondi apparentemente diversi, anche se non troppo lontani, suddivisi nelle due ultime decadi del secolo scorso, la matrice classica è preponderante, ma il tentativo, ben riuscito a mio parere, di arricchire il sound con parti non scopiazzate dai grandi ottantiani, è indubbiamente da tenere in considerazione, infine, mi sembra giusto tributare il grande lavoro di Francesco, che ha messo tutto in questo disco e lo si sente in ogni riff, alcuni sono davvero spettacolari, e in ogni assolo, d’altronde la carriera è lì a dimostrare il suo valore assoluto, inoltre anche la prestazione di Elle, non la solita trita e ritrita belloccia cantante sinfonica, davvero una gran voce che si adatta benissimo allo spirito dei pezzi e non è una cosa da tutte!

© 2024, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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