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Saxon – Hell, Fire And Damnation – Recensione

26 Marzo 2024 2 Commenti Giorgio Barbieri

genere: Heavi Metal
anno: 2024
etichetta: Silver Lining Music

Tracklist:

01 – The prophecy

02 – Hell, fire and damnation

03 – Madame guillotine

04 – Fire and steel

05 – There’s something in Roswell

06 – Kubla Khan and the merchant of Venice

07 – Pirates of the airwaves

08 – 1066

09 – Witches of Salem

10 – Super charger

Formazione:

Biff Byford: Vocals

Doug Scarrat: Lead guitars

Brian Tatler: Lead guitars

Nibbs Carter: Bass

Nigel Glockler: Drums

Contatti:

https://www.saxon747.com/

https://www.instagram.com/saxon.official/

https://www.facebook.com/SaxonOfficial/

https://open.spotify.com/intl-it/artist/71vVmHeNgCVSa5SVmfvscU

 

Cosa vi aspettavate dai Saxon, che si mettessero a fare prog, thrash o che magari si buttassero sul post salamadonnacosa? Con i qui trattati hard melodico e aor ci avevano già provato e tutti sappiamo com’è andata a finire, con il power anche ed è andata un filo meglio, ma per avere i Saxon al massimo della loro forma, devono rimanere sul classico hard’n’heavy anthemico che sprizza nwobhm da tutti i pori, nonostante l’addio definitivo del chitarrista fondatore Paul Quinn, che poteva far pensare ad una qualsiasi sterzata a livello compositivo e così non è, il sostituto eccellente Brian Tatler, chitarrista fondatore di un’altra leggenda del metal inglese, i Diamond Head, non cambia di una virgola il sound dei Saxon, magari lo farà dal prossimo album, dato che il suo ingresso in pianta stabile risale solo all’anno scorso, ma per ora il qui presente “Hell, fire and damnation” ricalca i canoni di una carriera ultra quarantennale, con rimandi più o meno diretti ai primi album, a quelli del ritorno al metal e agli ultimi “Carpe diem” e “Thunderbolt”, ha senso quindi parlare dei brani che compongono questo ventiquattresimo album di inediti di Biff e soci?

Sì, se si vuole fare una recensione bella, pulita e corretta, la quale dica più o meno le stesse ovvietà che potete trovare su tutte le varie testate, cartacee o meno, dove addirittura qualcuno di ben più lunga e prestigiosa militanza scribacchina del sottoscritto, definisce la presenza di Tatler come una curiosa sorpresa…oppure si aspetta che si calmino le acque, come ho fatto io e si ascolta il disco, sviscerandolo più volte e aspettando fino a due mesi dall’uscita e dando un parere, che magari non dirà niente di nuovo, anche perché di nuovo in questo album non c’è niente, ma sicuramente non è il solito compitino ben scritto da “quelli bravi”.

Quindi, si può dire che l’apertura con la title track risulta essere uno dei pezzi migliori di Biff e soci dai tempi di “Dogs of war”, grazie al suo riff trascinante e che la successiva “Madame Guillotine” ha un ritornello che che si stampa in testa, che “There’s something in Roswell” è l’highlight del disco, con un andamento quasi moderno e un Biff in ottima forma, che “Pirates of the airwaves” è un classico metal trascinante e che “Super charger” è la degna chiusura energica dell’ennesimo album riuscito dei Saxon, ma non vi sembrano tutte cose già sentite e già scritte centinaia, se non migliaia di volte per diversi album della band inglese?

Per cui, non mi dilungo più del dovuto e esorto chi, come me, ama i Saxon a prescindere, ad acquistare l’album a scatola chiusa o semiaperta se state leggendo queste righe, perché è la nostra comfort zone, è l’amico fidato che torna sempre da noi con il sorriso e con la voglia di divertirsi, è l’angolo di mondo dove si va a rilassarsi quando si vuole ritrovare il sorriso e poco conta se non c’è più Paul Quinn, Biff rimane a tenere alta la bandiera dei sassoni e sappiamo che finché ci sarà lui, ci saranno i Saxon, per tutti gli altri, quelli che rimpiangono il terribile, a mio parere sia chiaro, “Destiny” o quelli che vivono a pane e doppia cassa, consiglio di passare oltre, quei Saxon non ci sono più…

© 2024, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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