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21 Marzo 2024 5 Commenti Giulio Burato
genere: Melodic Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers
Tracklist:
1. The Jungle Revolution
2. Angel Dust
3. FL89
4. Killing In The Name Of Love
5. SkullCruzher
6. At The Radio Station
7. Split Personality
8. Sold Your Soul
9. From Above
10. Winner
11. Gimme Anarchy
Formazione:
Alex Waghorn – lead vocals
Anton Joensson - guitar, background vocals
Dennis Butabi Borg - bass, background vocals
Johan Öberg – guitar
Matt Silver – drums, background vocals
Tornano dopo tre anni i Cruzh, capitanati da Alex Waghorn alla voce e i due membri fondatori Anton Joensson e Dennis Butabi Borg, rispettivamente alle chitarre e al basso; a completare la band il batterista Matt Silver ed il neoentrato Johan Öberg alle chitarre.
“The Jungle Revolution” esce il 22 marzo tramite Frontiers, dopo il precedente “Tropical thunder”, affine per la tipologia dei titoli scelti.
La title track è una canzone ben costruita e posta giustamente come apri pista grazie alla sua intro” ascendente”; chitarre e batteria entrano a scandire il cantato di Alex che arriva ad un refrain che convince parzialmente. Bella la variazione di ritmo in prossimità dell’assolo.
Il viaggio nella savana musicale ci porta davanti ai primi due singoli rilasciati; l’ariosa e accattivante “FL89” e la più robusta “Angel dust”, più vicina, quest’ultima, al “tuono tropicale” del precedente album. Alla ricerca della melodica di impatto” in “Killing In The Name Of Love” che ha le giuste intenzioni ma difetta di mira verso il centro dell’obbiettivo; il ritornello si intreccia infatti con qualcosa di già sentito.
Una bella intro ci accompagna in “SkullCruzer” dai vocalizzi corali all’uscita del ritornello anche se la parte pregiata risiede nel lavoro strumentale in prossimità ed in funzione dell’assolo di chitarre.
La simpatica tappa “At The Radio Station” è il preludio alla canzone più “cattiva” del lotto; “Split Personality” parte a canna con una sessione ritmica più idonea ad un altro genere. Il ritornello un po’ troppo urlato lascia “divisi”, ma non negativi, sul giudizio di una canzone fuori dai canoni dei Cruzh. Si respira un’aria da far-west nelle note iniziali di “Sold your soul” con un basso pulsante che ne sentenza l’incedere. Anche qui apprezzo il lavoro della sessione ritmica in zona assoli.
Al tramonto in una giungla può mancare una ballata? Ecco arrivare “From above” delicata come il correre di una gazzella a cui, però, manca il ruggito della tigre, presente in “Cady”, lento azzeccatissimo del 2021.
Si chiude con “Winner” che sa molto di Bon Jovi mixata con i Danger Danger seppure non sia vincente come dichiara il titolo, e la spregiudicata “Gimme anarchy” con quei riff sincopati che danno un tocco di energia e originalità in uscita dalla giungla.
Nel complesso un album che risulta essere un ibrido di idee, tra il recente passato e qualche aggiustamento verso territori inesplorati.
Non sempre lasciare la strada vecchia per una nuova da risultati migliori.
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