Recensione

AOR – The Colors of L.A. – Recensione

27 Febbraio 2012 1 Commento Iacopo Mezzano

genere: Westcoast AOR
anno: 2012
etichetta: Aor Boulevard Records

Los Angeles: dolce ossessione. Frederic Slama, polistrumentista e compositore francese, non ha fatto mancare neppure in questa occasione la ormai arcinota sigletta L.A. nel titolo del nuovo album del suo progetto musicale AOR, giunto ora al settimo capitolo discografico con questo The Colors of L.A., nei negozi da fine gennaio e pubblicato dalla Aor Boulevard Records.

Un’amore per la città statunitense che Slama ha anche qui espresso presentando la sua tipica formula musicale, che vuole un album denso di brani caldi, notturni e forti del tipico sound westcoast, ma soprattutto di un’innumerevole lista di partecipazioni di celebri musicisti del nostro genere. Citandone per ovvie questioni solo alcuni, leggiamo nomi quali Steve Lukather, Michael Thompson, Steve Newman, Joey Summer, Jerry Hludzik, Rick Riso.. E ancora, come in passato, la tracklist è composta da brani sia inediti che rivisitati, entrambi i quali appaiono dotati di grande songwrting e invidiabile energia. Unica pecca, la produzione dai suoni (in particolare quelli della batteria) lontani dalla perfezione.

Tra le composizioni inedite, spiccano la bellissima opener Jenny At Midnight, una mid tempo di grande spessore compositivo e ben eseguita da Joe Pasquale alla voce, Under Your Spell, che vede la partecipazione di Joey Summer supportata da un bel lavoro di chitarre, Halo Of Light, dove Rick Riso è accompagnato da un grande tappeto di tastere, e Dreams From Silver Lake, cantata da Jerry Hludzik. Risultano infine piacevoli le riproposizioni di You’re My Obsession e Teach Me How To Love You Again, oltre alle due strumentali in chiusura Grace e Never Gonna Let Her Go, con quest’ultima che riesce a confermarsi hit anche in questa versione non cantata.

IN CONCLUSIONE

Se avete amato le precedenti pubblicazioni del progetto AOR non potrete rimanere delusi da questo The Colors of L.A., sicuramente catalogabile tra le migliori uscite di Slama e di questo inizio anno. Purtroppo i difetti in fase di produzione (mai comunque tali da rendere l’ascolto fastidioso!) piegano in parte le ali di questo disco e non gli permettono di raggiungere vette d’eccezione. Il voto medio-alto credo però sia pienamente meritato anche per premiare la caparbia di questo compositore francese che dal 2000 ad oggi è stato in grado di sfornare musica di qualità con impressionante regolarità.

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