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BLINDSTONE – Scars to Remember – Recensione

10 Agosto 2023 6 Commenti Giorgio Barbieri

genere: Hard Blues
anno: 2023
etichetta: Mighty Music

Tracklist:

1 - Embrace The Sky
2 - A Scar To Remember
3 - Down For The Count
4 - Waste Your Time
5 - Drums Of War
6 - Drifting Away
7 - In The Eye Of The Storm
8 - The Fields Of Bethel
9 - Shining On Through
10- World Weary Blues

Formazione:

Martin Jepsen Andersen: Guitars, Vocals
Jesper Vegeberg Bunk: Bass
Sigurd Jøhnk-Jensen : Drums

Contatti:

https://www.facebook.com/Blindstone.official
https://www.instagram.com/blindstonedk/
https://open.spotify.com/artist/1xrsmG0YvSZkWXbkZDIClD

 

Era da un pò che non arrivavo a dire: ‘appena esce ‘sto disco, me lo prendo!’, ma anche quest’anno, come l’anno scorso per “Death, where is your sting?” degli Avatarium, è arrivato il momento e il platter in questione è “Scars to remember”, nono album in studio (decimo se si considera la compilation “Rare tracks”) degli hard/blues rockers danesi Blindstone, che cambiano etichetta discografica e passano dall’americana Grooveyard Records alla loro compatriota e molto attiva Mighty Music, ma non cambiano il loro tiro musicale, tant’è che se si fa partire L’iniziale “Embrace the sky” e si chiudono gli occhi, si ha la sensazione di essere trasportati in Lousiana o in Mississippi.

I Blindstone sono la classica formazione ‘power trio’ che nel mondo dell’hard/blues ha molte facce, ad esempio Cream o ZZ Top, e seppur non facendo niente di nuovo o particolarmente originale, lo fa maledettamente bene a tal punto che mi trovo in netta difficoltà a citare una canzone piuttosto che un’altra, forse il singolo con video annesso “Waste your time”, tipico pezzo hard/blues che si snoda su un riff circolare sorretto dal mid tempo della sezione ritmica e dalla voce graffiante del chitarrista Martin Jepsen Andersen, il quale centra il segno nel ritornello catchy che recita “I don’t care if you waste your time, just don’t you waste mine”, ma come ho già detto, fin dall’opener “Embrace the sky” e dalla successiva esaltante, irresisitibile” A scar to remember” ci si ritrova catapultati in un turbinio hard/blues che sa tanto di John Mayall, ma anche dei più recenti Jonny Lang e Kenny Wayne Sheperd, che si avvicina ai già citati ZZ Top nella cadenzata “In the eye of the storm”, che sfiora il Satriani più ispirato nella strumentale “The fields of Bethel”, il quale titolo fa capire quanto questa musica sia legata alla terra, i campi di Bethel nella Carolina del Nord sono tra i più fertili degli USA e nel brano i nostri tre si staccano un filo dalle sonorità prettamente blues, per sfociare in un mare di chitarra che rincorra basso e batteria incalzanti, che omaggia i Cream di “Crossroads” con “World weary blues” brano che decisamente sguazza nel blues più classico, che si avvicina all’hard rock purpleiano degli ultimi Spiritual Beggars con “Drums of war”, dal titolo che riporta ad avvenimenti tragici recenti, che si butta nel fumoso e sofferto lento “Drifting away” altro brano dal testo tristemente reale, cosa che peraltro riguarda anche la già citata “A scar to remember”, la quale parla della quasi irreale, sicuramente da ricordare, pandemia del 2020, infine che giostra sul mid tempo dalle classiche dodici battute, ma decisamente ispirato di “Down for the count” e “Shining on through”.

Cosa fa la differenza tra un disco così e un qualsiasi altro palesemente indirizzato verso un genere già sviscerato? Semplice, le canzoni, che risultano fresche ed ispirate, si sente che i tre rockers danesi vivono e respirano questa musica viscerale, si sente che hanno esperienza da vendere, si sente che con i loro strumenti ci sanno fare, ma non si perdono in tecnicismi fini a sè stessi ed il risultato è questo album godibilissimo, che scorre via esaltando sempre più ad ogni ascolto e che ti invoglia a riascoltarlo, per goderne appieno dell’ispirazione, cosa che non ti aspetteresti da gente che arriva dalle zone più settentrionali della Danimarca, ma il bello è proprio questo, anche in posti dove si pensa che la popolazione sia fredda, c’è chi scalda il cuore con la musica più vissuta e sentita del mondo e lo fa con enorme passione!

© 2023, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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