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Last Autumn’s Dream – Nine Lives – Recensione

05 Febbraio 2012 7 Commenti Lorenzo Pietra

genere: AOR
anno: 2012
etichetta: Evolution Music

Tracklist:

1. In A Perfect World
2. Nine Lives
3. Is This Just Another Heartache
4. Merry-Go-Round
5. Golden Cage
6. All I Can Think Of
7. Megalomania
8. The Last To Know
9. Angel Eyes
10.We Never Said Goodbye
11. Waited A Long Time (Bonus Track)
12. Don't Let Love Fade Away

Formazione:

Mikael Erlandsson: Voce
Andy Malecek : Chitarra
Jamie Borger: Batteria
Nalley Pahlsson: Basso

Ospiti:

Jeff Scott Soto: Voce (tr.8)
Jenny Redenkvist: Voce (tr.9)

 

Nuovo anno, nuovo disco per i Last Autumn’s Dream. Dal loro esordio nel 2004 il gruppo è riuscito ad incidere la bellezza di 11 album, 9 di inediti più un “Best Of” e un “Live”. A dire il vero nel 2009 la scomparsa del bassista Marcel Jacob e il progetto parallelo del cantante Michael Erlandsson (Salute) avevano fatto presagire ad uno scioglimento del gruppo, ma fortunatamente i successivi “A Touch Of Heaven” , “Yes” e quest’ultimo “Nine Lives” sembrano aver scongiurato la minaccia. Inoltre la vena creativa del gruppo non sembra aver risentito delle tante uscite e questo lavoro ne è la prova riuscendo ancora ad emozionare senza grandi cali di tensione.

In A Perfect World apre le danze con un sottofondo di keys ben supportate dal riff del chitarrista Andy Malecek (Ex Fair Warning): la song è piacevole, trascinante e il ritornello melodico si stampa subito in testa. Ulteriore conferma della freschezza del songwriting è la titletrack Nine Lives: frizzante, melodiosa e con un lungo assolo finale. Si rallenta il ritmo con la dolcezza di Is This Just Another Heartache, con le sue chitarre che sembrano parlare, la voce quasi sussurrata, il ritornello elettrico e il piacevole assolo. Merry-Go-Round è un piacevole mid-tempo con un bel refrain mentre Golden Cage ricorda i primi lavori dei TNT di Tony Harnell con il suo intro di chitarra che sfocia in un ritornello che strizza l’occhio all’hard rock. All I Can Think Of ci riporta sui sentieri AoR più classici senza perdere freschezza mentre Megalomania si discosta dal classico stile del gruppo risultando molto moderna, con le ripetitive keys in tutta la song e la voce filtrata sorrette come sempre da un buon ritornello. The Last To Know, che ospita alla voce Jeff Scott Soto è trascinante, solare, un melodic rock classico senza fronzoli. Angel Eyes è un altro duetto vocale, stavolta con la singer svedese Jenny Redenkvist; la song si sviluppa sul ritmo incalzante del basso e un tappeto di tastiere onnipresenti, la song rappresenta lo stile dei LAD in chiave più moderna. We Never Said Goodbye con le sue keys e il riff di chitarra è un’ottima midtempo mentre la bonus track Waited A Long Time parte benissimo con chitarre e riff molto coinvolgenti per poi perdersi in un ritornello decisamente ripetitivo. La conclusiva Don’t Let Love Fade Away chiude il disco accompagnati dal pianoforte e la voce roca di Erlandsson, ancora una volta la guitar di Malecek sembra parlare in sottofondo…poesia pura…

IN CONCLUSIONE

Last Autumn’s Dream, un nome una garanzia. Ancora una volta un disco ben fatto, ben prodotto, ottimamente suonato. Tanti richiami agli anni 80 e alle loro ultime produzioni, ma mi sento di promuovere questo lavoro. C’è chi li criticherà per la loro eccessiva ripetitività nello stile…ma se questo è il risultato ben vengano tutte le critiche!!

© 2012 – 2018, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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